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UNA CHIESA POVERA PER I POVERI. Padre Giulio Albanese Riprendendo le parole di papa Bergoglio, padre Albanese ci spiega che non devono essere considerate periferie soltanto quelle «geograficamente» …Altro
UNA CHIESA POVERA PER I POVERI.

Padre Giulio Albanese

Riprendendo le parole di papa Bergoglio, padre Albanese ci spiega che non devono essere considerate periferie soltanto quelle «geograficamente» lontane da noi, ma anche quelle esistenziali. Sono le «frontiere» che attraversiamo per inoltrarci in territori e situazioni ignote e sconosciute, luoghi che ci possono portare nei bassifondi a fianco degl ultimi e dei poveri. Ma le periferie non si fermano lì, possono anche essere lefrontiere dell’informazione, delle nuove tecnologie, dell’economia.
Forte della sua lunga esperienza di missionario e giornalista, padre Albanese considera le frontiere dell’informazione quelle che ci dovrebbero trasmettere le notizie provenienti dalle periferie. Purtroppo, l’autore lamenta, oggi ci troviamo ad affrontare una situazione in cui programmi di alto spessore culturale sono spesso sacrificati in nome delle logiche dell’audience, le «guerre dimenticate» che affliggono il nostro pianeta in misura sempre maggiore non attraggono più l’attenzione dei media, il tema della pace non trova più spazio in nessun telegiornale. È necessario quindi ritrovare quel senso di responsabilità che faccia tornare l’informazione a «raccontare i fatti e gli accadimenti del nostro povero mondo, in particolare delle tante periferie».
Il richiamo di papa Francesco ad una riforma del sistema economico-finanziario si rivolge soprattutto a quelle periferie economiche del mondo alle quali non giungono le tanto agognate risorse, sottratte da operazioni fantasma di quella «finanza parallela»che sfugge a controlli e regole bancarie. I dati del Global Hunger Index riflettono questo trend, riportando che 2,6 miliardi di persone vivono con meno di 2 dollari al giorno, e che in zone come il Corno d’Africa la mancanza di cibo è ormai cronica. Questo scenario di povertà e sofferenza, che spinge migliaia di persone a emigrare verso l’Europa a causa della fame, è sintomatico della «”globalizzazione dell’indifferenza”per cui, invece di tendere la mano, certe nazioni europee si chiudono a riccio ostentando le più becere forme di nazionalismo», oltre ad alimentare pericolose forme di fondamentalismo religioso nei paesi d’origine.
Un esempio sono i migranti che muoiono cercando di raggiungere Lampedusa, la«periferia dell’Europa», che non a caso è stata scelta da Francesco come destinazione del suo primo viaggio. Secondo padre Albanese, è proprio in questo viaggio e in quello compiuto ad Assisi che l’universo delle «periferie» di Francesco trova la sua massima espressione. Nel primo, il Papa si è «”rivestito” del ruolo profetico di coscienza critica del villaggio globale», nel secondo ha invece invitato la Chiesa a«spogliarsi» delle sue ricchezze materiali. Due esperienze dal forte significato simbolico che esemplificano la riforma che Francesco vuole portare nella Chiesa, affinché ritorni ad essere a fianco dei poveri nelle periferie del mondo. «Ciò che evangelizza non sarà il fascino delle opere, né le promesse di sviluppo e di progresso, ma la fede del discepolo, a fianco degli ultimi».

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Prof. Leonardo Becchetti


il denaro fa la felicità? Alla ricerca dei valori che realizzano la persona
Il denaro non fa la felicità: questa massima della cultura popolare è oggi confermata dalle indagini sulla felicità che sottolineano il ruolo determinante dei beni relazionali. Eppure le scienze sociali continuano a proporre modelli riduzionistici della persona (dall'homo oeconomicus a quello sociologicus ecc.). È necessaria pertanto una rifondazione della persona che tenga conto di tutte le sue dimensioni. La prima parte del volume prende in esame gli studi sulla felicità per individuare gli elementi essenziali che fondano la felicità umana; nella seconda parte sono evidenziati i paradossi di una visione parziale dell'uomo che non integra tutti gli elementi costitutivi; infine si considerano alcune esperienze dell'economia sociale responsabile che, cercando di riportare la dimensione del "dono reciprocante" rappresentano esperimenti e tentativi di integrare il piano dell'essere e del fare, collegando operosità sociale e realizzazione della persona.

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