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gioiafelice
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20 aprile 1993 moriva Don Tonino Bello, il Vescovo della pace. A coloro che si sentono falliti. Carissimi questa lettera la scrivo un po' anche a me. Sono convinto, infatti, che tutti nella vita ci …Altro
20 aprile 1993 moriva Don Tonino Bello, il Vescovo della pace.

A coloro che si sentono falliti.
Carissimi questa lettera la scrivo un po' anche a me.
Sono convinto, infatti, che tutti nella vita ci siamo portati dentro un sogno, che poi
all'alba abbiamo visto svanire.
Io, per esempio, mi figuravo una splendida carriera.
Volevo diventare santo. Cullavo l'idea di passare l'esistenza tra i poveri in terre
lontane, aiutando la gente a vivere meglio, annunciando il Vangelo senza sconti, e
testimoniando coraggiosamente il Signore Risorto.
Ora capisco che in questo sogno eroico forse c'entrava più l'amore verso me stesso
che l'amore verso Gesù. Comprendo, insomma, che in quegli slanci lontani della mia
giovinezza la voglia di emergere prevaleva sul bisogno di lasciarmi sommergere
dalla tenerezza di Dio. E' il difetto di quasi tutti i sogni irrealizzati: quello di partire
con un certo tasso di orgoglio. E il mio non era esente da questa tara di
fabbricazione.
Ciò non toglie, però, che ritrovandomi oggi in fatto di santità neppure ai livelli del
mezzobusto, mi senta nell'anima una grande amarezza.
I destinatari, comunque, di questa lettera non sono coloro che, come me,
sperimentano lo scarto tra le impennate illusorie dei sogni e il pianterreno prosaico,
delle piccole conquiste. Ma sono tutti quelli che non ce l'hanno fatta a raggiungere
neppure gli standard sui quali normalmente scorre una esistenza che voglia dirsi
realizzata.
Amerigo, per esempio, che ha faticato tanto per laurearsi in medicina e,
immediatamente dopo la specializzazione, ha dovuto accantonare ogni progetto di
«brillante carriera» per un distacco irreversibile della retina.
Ugo, ragazzo prodigio fino alla maturità classica, che si è insabbiato nelle secche
degli esami universitari, e non è più riuscito a distaccarsene. Oggi ha quarant'anni, e
sua moglie, ad ogni lite, gli rinfaccia davanti ai figli il fallimento di essersi ridotto a
fare il dattilografo presso lo studio di un avvocato.
Marcella, a cui tutti preconizzavano un futuro carico di successi, e che dopo i corsi
di perfezionamento in pianoforte all'Accademia Chigiana di Siena ha avuto decine di
occasioni per affermarsi. Ha rifiutato tanti partiti uno meglio dell'altro. Alla fine si è
messa con un uomo divorziato che è fallito, e ha dovuto vendersi il pianoforte a coda
che le aveva comprato suo padre.
Lucia, che straripava di entusiasmo, e voleva diventare missionaria. In primavera
sfogliava le margherite per leggervi presagi di felicità, ma poi non è partita perché i
suoi l'hanno ostacolata. Ora margherite non ne sfoglia più, ed è finita a fare la
commessa in un negozio di articoli da regalo.
Ecco, a tutti voi che avete la bocca amara per le disillusioni della vita voglio
rivolgermi, non per darvi conforto col biasimo delle buone parole, ma per farvi
prendere coscienza di quanto siete omogenei alla storia della salvezza.
A voi che, cammin facendo, avete visto sfiorire a uno a uno gli ideali accarezzati in
gioventù. A voi che avreste meritato ben altro, ma non avete avuto fortuna, e siete
rimasti al palo. A voi che non avete trovato mai spazio, e siete usciti da ogni
graduatoria, e vi vedete scavalcati da tutti. A voi che una malattia, o una tragedia
morale, o un incidente improvviso, o uno svincolo delicato dell'esistenza, hanno fatto
dirottare imprevedibilmente sui binari morti dell'amarezza. A voi che il confronto
con la sorte felice toccata a tanti compagni di viaggio rende più mesti, pur senza
ombra di invidia. A tutti voi voglio dire: volgete lo sguardo a Colui che hanno
trafitto!
La riuscita di una esistenza non si calcola con i parametri dei fixing di borsa. E i
successi che contano non si misurano con l'applausometro delle platee, o con gli
indici di gradimento delle folle.
Da quando l'Uomo della Croce è stato issato sul patibolo, quel legno del fallimento
è divenuto il parametro vero di ogni vittoria, e le sconfitte non vanno più
dimensionate sulla condizione dei fischi che si rimediano, o dei naufragi in cui
annegano i sogni.
Anzi, se è vero che Gesù ha operato più salvezza con le mani inchiodate sulla Croce,
nella simbologia dell'impotenza, che con le mani stese sui malati, nell'atto del
prodigio, vuol dire, cari fratelli delusi, che è proprio quella porzione di sogno che se
n'è volata via senza mai realizzarsi a dare ai ruderi della vostra vita, come per certe
statue mutile dell'antichità, il pregio della riuscita.
Non voglio sommergervi di consolazioni. Voglio solo immergervi nel mistero. Nella
cui ottica una volta entrati, vi accorgerete che gli stralci inespressi della vostra
esistenza concepita alla grande, le schegge amputate dei vostri progetti iniziali, le
inversioni di marcia sulle vostre carreggiate mai divenute carriere, non soltanto non
sono inutili, ma costituiscono il fondo di quella Cassa depositi e prestiti che alimenta
ancora oggi l'economia della salvezza.
A nome di tutti coloro che ne beneficiano, vi dico grazie!
+ Don Tonino Bello (11 Marzo 1990)
www.reginamundi.info/dontoninobello//Colorochesisentonofalliti.asp