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Il miracolo di don Álvaro: il recupero di José Ignacio.

Il miracolo di don Álvaro: il recupero di José Ignacio
La Santa Sede ha attribuito all'intercessione di don Álvaro il completo recupero, dopo un arresto cardiaco durato più di mezz'ora, del bambino José Ignacio Ureta Wilson avvenuto il 2 agosto del 2003.


Intervista a Susana Wilson, madre di José Ignacio Ureta Wilson

Quanti anni ha oggi José Ignacio?

Il 10 luglio ne compie dieci. È nato il 10 luglio del 2003.

È nato con alcuni problemi, non è vero?

Beh, in realtà i problemi hanno iniziato a manifestarsi prima della nascita. Già da gennaio del 2003, quando ero incinta, ci rendemmo conto che non sarebbe stata una gravidanza facile, dato che era molto probabile che José Ignacio nascesse con onfalocele(ernia a livello ombelicale).

Da allora iniziammo a rivolgerci alla intercessione di don Álvaro, recitando la preghiera stampata sulla sua immaginetta. Quando mi fecero l'ecografia, a marzo, la diagnosi fu confermata.

Ai primi di giugno mi dovettero ricoverare per avere più possibilità di portare a termine la gravidanza. L'attesa è stata per noi eterna, sono stati momenti difficili anche perché il nostro figlio più grande era a casa e avvertiva la tensione dei genitori.

Quando finalmente José Ignacio nacque, pesava di 1 chilo e 750 grammi: per i medici era già un successo, perché ci si aspettava che non superasse il chilo e mezzo.

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Non era stato rilevato nessun problema al cuore?

Prima della nascita, no. Ma poi i medici, per poter operare al più presto l’onfalocele, fecero diversi esami, scoprendo che José Ignacio aveva una malformazione cardiaca con gravi conseguenze per la circolazione del sangue.

Le crisi cardiache sono state costanti fin dall'inizio. Sabato 12 luglio operarono Jose Ignacio per onfalocele, ma la situazione si complicò: ebbe un abbassamento della temperatura e un arresto cardiaco, tanto che l'operazione fu interrotta d’urgenza. Nei giorni seguenti ci furono nuove crisi che provocarono danni cerebrali: abbiamo una ecografia del 28 luglio che mostra cambiamenti nella massa cerebrale, con lesioni in entrambi gli emisferi a causa della mancanza di irrorazione.

Un giorno ho cominciato a pregare in silenzio, e ho avuto la sensazione che i tassi di saturazione di ossigeno riportati sullo schermo di José Ignacio si stessero gradualmente stabilizzando. Mi ricordo che lo dissi a mio marito. Ad un certo punto, l'infermiera di turno è andata a controllare e, vedendo che la saturazione migliorava, diminuì l’intensità del flusso del respiratore, affinché José Ignacio lentamente iniziasse a respirare da solo. Quel momento fu per noi la conferma che don Álvaro ci stava aiutando, così andai da altre persone a chiedere di continuare a pregare don Álvaro per Jose Ignacio.

All'inizio l'idea dei medici era di cercare di stabilizzare José Ignacio, dimetterlo, per poi operarlo entro un anno, ma vista la situazione, i medici decisero di fare un intervento palliativo, per fare più avanti l’operazione definitiva.

José Ignacio fu operato al cuore il 30 luglio, 20 giorni dopo la nascita, e durante le prime 48 ore dopo l'intervento è andato tutto molto bene. I medici sembravano soddisfatti.

Poi la situazione è cambiata bruscamente.

Cosa è successo?

Il 2 agosto, alle 14.30 circa, ci chiamarono chiedendoci di recarci immediatamente alla UTI pediatrica dell'Università Cattolica, perché José Ignacio stava molto male. Capimmo che la situazione era grave. Pregammo lungo tutto il tragitto. Quando arrivammo chiesi di poter vedere mio figlio e mi risposero che non era possibile, perché stava in rianimazione. Mi sentii svenire e abbracciai mio suocero che era arrivato in quel momento. Cominciai a pregare la preghiera di don Alvaro senza smettere. La finivo e ricominciavo d’accapo, per tutto il tempo.

Abbiamo chiamato tutti, affinché recitassero e facessero recitare ad altri la preghiera a don Álvaro del Portillo per José Ignacio.

Un’infermiera mi raccontò che quel giorno quando vide José Ignacio ebbe la sensazione che qualcosa non andasse, nonostante i suoi parametri fossero normali. Per questo decisero di fare al bambino un ecocardiogramma e solo allora si resero conto che era in corso un’emorragia nel pericardio e iniziarono subito le manovre per ridurla. Poi è arrivato l’arresto cardiaco.

Un altro arresto cardiaco, come prima dell'operazione?

No: questo arresto è durato più di mezz'ora. I medici lo stavano dando per morto, perché non reagiva al massaggio cardiaco né al resto. Ma quando stavano per desistere, il cuore di José Ignacio ha ricominciato a battere.

L'emorragia comunque era stata massiva. Ricordo che fu il dottor Felipe Heusser, cardiologo dell'Università Cattolica, che ci disse che José Ignacio aveva recuperato la frequenza cardiaca, ma aveva avuto un’emorragia nella zona del pericardio e intorno al rene.

Siamo andati a vederlo e il suo colore era spettrale, provammo una gran pena. Le unghie sembravano viola: come mi spiegarono era una conseguenza della …