Cuore temperante, cuore intemperante – Meditazione sul Sacro Cuore (Padre Manelli)

CUORE TEMPERANTE

La temperanza è la virtù cardinale fra le più nobili dell’uomo. Essa dona all’uomo il dominio di sé, l’armonia fra corpo e anima, l’ordinata sottomissione dei sensi e degli istinti allo spirito. Un cuore temperante è un cuore sobrio, ordinato e nobile, che tiene in equilibrio tutta la persona. Il divin Cuore di Gesù ci appare modello di temperanza per tutta la sua vita vissuta in perfetta sobrietà con se stesso e con gli altri.

Anch’Egli aveva gli stimoli della fame e della sete, del sonno e del riposo. Ma sappiamo bene come fosse padrone di sé, mortificandosi a tempo e luogo. Gesù fece una quaresima intera di digiuno nel deserto; soffrì la sete al pozzo di Sichem e sulla Croce; sacrificava il sonno per trascorrere in preghiera le notti o le ore mattutine prima dell’alba; rinunziava spesso al riposo e al cibo per ammaestrare le folle e curare tanti ammalati. Una vita sobria e forte, che ha disdegnato la soddisfazione di tante voglie della natura, da noi ritenute necessarie. Gesù ci dimostra come si debba contentarsi del poco, con il cuore libero di dedicarsi a ciò che più vale, a ciò che resta per sempre: l’amore di Dio e del prossimo nella preghiera, nel sacrificio, nella carità.

A san Macario, celebre Padre del deserto, fu regalato un giorno un magnifico grappolo d’uva. Il Santo volle mortificarsi e si affrettò a portarlo a un altro eremita; questi accettò con riconoscenza, ma pensò anche lui di farne un sacrificio, portando quel grappolo d’uva a un altro monaco malaticcio. E così, dall’uno all’altro, il grappolo fece un lungo giro e ritornò a san Macario, il quale rimase molto edificato della temperanza e della carità fraterna che regnava fra i monaci. Il cuore temperante è fatto così: si contenta dello stretto necessario, e tutto il resto lo trasforma in dono d’amore a Dio e ai fratelli. Gesù ci offre il suo Cuore per questo: dobbiamo imparare da Lui ad amare ciò che solo merita di essere amato, perché non ci verrà mai meno, trasformando tutto il resto in occasione e mezzo di carità nella rinuncia alle voglie della natura ferita.

CUORE INTEMPERANTE

«L’uomo deve imparare a trattare il corpo come si tratta un malato, a cui si rifiutano molte cose inutili che desidera, e al quale si prescrive un regime che ripugna». Questa massima di san Bernardo è la massima d’oro dell’uomo temperante. Al contrario, per l’uomo intemperante, vale la terribile espressione di san Paolo: «Il loro dio è il ventre» (Fil 3,19), e il versetto del Salmista: «Torpido come il grasso è il loro cuore» (Sal 118,70). Forse sono pochi coloro che si rendono conto della gravità mortale che l’intemperanza provoca al corpo e allo spirito. «Per l’intemperanza molti perirono - dice lo Spirito Santo - mentre l’uomo sobrio prolunga la vita» (Sir 37,34). Questa è una verità che riguarda molti uomini. I vizi e i bagordi, le crapule e le ubriachezze, hanno distrutto la salute fisica e morale di tanti uomini. Fumo e vino, scorpacciate e leccornie, liquori e droghe, hanno falciato più vite umane che le guerre, hanno distrutto sistemi nervosi, hanno fatto dilapidare patrimoni, provocando rovine e miserie senza numero. «L’insonnia, i disturbi e i dolori sono per l’uomo intemperante», dice ancora lo Spirito Santo (Sir 31,23-24).

Anche parecchi grandi uomini si sono rovinati per non aver praticato la necessaria temperanza. Si sa, ad esempio, che Maometto, per le sue intemperanze nel cibo e nell’impudicizia, morì a sessant’anni quasi improvvisamente, ed era diventato così corpulento che negli ultimi anni non riusciva più a fare le prostrazioni di rito durante la preghiera. Ma i danni più disastrosi dell’intemperanza sono morali e spirituali. A causa dell’intemperanza il cuore viene disfatto e corrotto, lo spirito viene soffocato e degradato. «Nel vino c’è la lussuria», ha detto san Paolo (Ef 5,18). «Le carni, il vino e il ventre pieno sono un semenzaio di iniquità», ha sentenziato san Girolamo. «La voluttà è compagna ordinaria dell’intemperanza; mentre i sensi perdono del loro vigore nelle delizie della mensa, il cuore si lascia andare ai vani piaceri», aggiunge san Gregorio. «Quando abbiamo contentato il demonio dell’intemperanza, esso si ritira, per far posto a un altro demonio: quello dell’impurità», avverte san Giovanni Climaco.

E infine, sant’Isidoro completa il quadro della rovina dicendo: «Gli eccessi della tavola illanguidiscono la vivacità dell’intelligenza e deprimono le facoltà dello spirito». Attenti, quindi. Ispiriamoci al Cuore di Gesù, modello di ogni sobrietà. Egli ci doni il dominio di noi stessi per una retta vita cristiana. Anzi, come raccomanda il papa Paolo VI, «è assolutamente necessario che i fedeli da Lui apprendano la maniera perfetta di ordinare la loro vita».

Padre Stefano Maria Manelli,
Fondatore dei Francescani dell'Immacolata


PER APPROFONDIRE:
SANT'ALFONSO MARIA DE LIGUORI PARLA DI MAOMETTO E DELL'ISLAM

Storia delle eresie” di Sant’Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa, Cap. VII – Eresie del secolo VII, ART. I. “Della setta di Maometto”. “Nascita di Maometto e principI della sua falsa religione”. “Del suo Alcorano pieno di bestemmie e d’inezie”.


In questo secolo settimo uscì l’empia setta Maomettana. L’istoria di Maometto già mi trovo di averla scritta nella mia opera della Verità della Fede; ma non voglio qui tralasciare di darne un breve saggio. Maometto fondatore di questa setta micidiale, che ha infettata la maggior parte del mondo cristiano, nacque nell’Arabia all’anno 568, secondo il Fleury, da famiglia illustre.

Morto il padre, fu applicato da un suo zio alla mercatura. Essendo poi in età di 28 anni, fu preso prima per fattore e poi per marito da una vedova nobile e ricca, chiamata Kadia. Fu educato nell’idolatria; ma avanzato nell’età deliberò di mutar religione, e di farla mutare a tutti gli arabi, ch’erano idolatri, con propagare, come dicea, la religione antica di Adamo, di Abramo, di Noè e de’ profeti, fra’ quali annoverava anche Gesù Cristo.

Finse per molto tempo di aver colloqui familiari coll’arcangelo s. Gabriele nella grotta d’Hira, situata poco distante dalla Mecca, ov’egli spesso si ritirava. Nell’anno poi 608, essendo Maometto di 40 anni, cominciò a dichiararsi profeta ispirato da Dio, e per tale si fece tenere a principio da’ suoi parenti e domestici; quindi cominciò a predicare in pubblico nella Mecca, riprovando l’idolatria.

La gente in quei principi poco gli dava orecchio, richiedendo da lui qualche miracolo in prova della sua missione. Rispondeva egli ch’era mandato da Dio non a far miracoli, ma solo a predicar la verità. Con tutto ciò l’impostore nel suo Alcorano vanta d’aver fatto un miracolo, ma molto ridicolo; dicendo che, essendo caduto un pezzo della luna nella sua manica, egli avea saputo racconciarlo: e perciò poi l’imperio dei Maomettani ha l’impresa della mezza luna.

Maometto avea pubblicato che Dio gli avea imposto precetto di non forzare gli uomini a tenere la sua religione; ma trovandosi appresso perseguitato da’ Meccani, dichiarò che Dio gli avea comandato di perseguitare gli infedeli coll’armi, e così propagar la fede; e di poi visse perciò sempre in guerra.

Quindi gli riuscì di farsi signore della Mecca; ed ivi piantò le sede della sua setta, ed ebbe l’intento prima di sua morte di vedere tutte le tribù dell’Arabia fatte sue seguaci.

Maometto compose poi l’Alcorano (Alcoran, cioè la lettura, o come diciamo noi, la scrittura) coll’aiuto, come dicesi, di un certo monaco chiamato Sergio. L’Alcorano è un miscuglio di precetti della legge giudaica e della cristiana, e di altri da esso inventati, confuso poi con molte favole e false rivelazioni.

Egli ammettea la missione di Mosè e di Gesù Cristo. Ammetteva ancora molte parti della nostra sacra scrittura; ma dicea che la sua legge perfezionava e riformava la giudaica e la cristiana. Ma in verità ella discrepava dall’una e dall’altra.
Credeva Maometto esservi un Dio; ma dicea poi nel suo Alcorano molte cose indegne di Dio, mischiate con mille contraddizioni, che si possono leggere nella mentovata mia opera della Fede. Dicea che ogni giudeo o cristiano si salva osservando la sua legge, benché lasciasse una legge per un’altra. Dicea che gl’infedeli staranno per sempre all’inferno; ma che quelli che credono ad un solo Dio, vi staranno solo per qualche tempo e non più di mille anni, e che poi tutti anderanno alla casa della pace, cioè del paradiso.

Ma il paradiso che promettea Maometto, era tale, com’egli se lo figurava, che si vergognerebbero di starvi anche le bestie; poiché questo suo paradiso altri piaceri non dava che sensuali e sozzi. Lascio di scrivere altre inezie dell’Alcorano, che possono leggersi nella citata mia opera.

I Maomettani si radono il capo, come si sa, e vi lasciano una chiocchetta di capelli, e sperano che per quella Maometto potrà cavarli dall’inferno, anche dopo che alcuni di loro vi fossero caduti.

La legge di Maometto permette più mogli sino al numero di quattro, e comanda che almeno se ne prenda una, e concede il ripudio per due volte. Proibisce poi il disputare sopra l’Alcorano e le scritture sacre; e questo fu un ritrovato molto efficace del demonio per fare e seguire a fare una perpetua strage di tante povere anime, acciocché le misere vivessero sempre nella loro ignoranza e così restassero per sempre accecate e perdute.

Finalmente nell’anno 631 morì Maometto in età di 63 anni, avendone regnati nove in circa, dopo aver conquistata quasi tutta l’Arabia, e steso il suo dominio per 400 leghe lontano da Medina tanto a levante, quanto a mezzo giorno.
Lasciò poi Aboubecro uno dei suoi primi discepoli, che fece altri acquisti. Succedettero indi altri capi della setta, chiamati Califfi, che rovinarono l’imperio de’ persiani, e conquistarono la Siria e l’Egitto.

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Verità della Fede” di Sant’Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa, Parte III, Cap. IV. “Non può esser vera la religione maomettana”.

Vediamo in primo luogo le qualità di Maometto, che stabilì questa religione, diciam meglio questa infame setta che ha mandate tante anime all’inferno. Egli ebbe qualche dote naturale; fu di bello aspetto, d’ingegno penetrante, cortese nel tratto, liberale e grato ai benefici. Ma all’incontro fu dominato dal vizio della libidine, e perciò tenne da 15 mogli, e più di 24 concubine, fingendo di avere avuto in ciò il permesso da Dio, poiché agli altri non concedeva egli più di quattro mogli; e quindi poi nel suo Alcorano ripose nelle sozzure della carne la massima parte della felicità eterna.

Fu dominato ancora dalla superbia, che lo fece talvolta diventar crudele. Basti sapere che una volta ad alcuni che si avean presi certi suoi cammelli, fece tagliar le mani e i piedi, e cavare gli occhi con un ferro rovente, e poi li fece lasciar così, finché spirassero l’anima.

Vediamo ora che cosa sia l’Alcorano di Maometto, e quali dogmi e precetti ivi s’insegnino.

Alcorano significa lezione, o sia libro di lezione. I titoli del libro sono vari secondo le varie edizioni. Si divide in Sure, o sieno Azoare 114, e le Sure dividonsi in Ayat, cioè segni di diversa lunghezza, che contengono attributi di Dio e precetti o giudizi di cose mirabili, e questi segni terminano col ritmo corrispondente al verso precedente.

L’Alcorano è scritto in lingua pura araba e con eleganza di parole, affettando un modo profetico. Vi sono giudizi, istorie ed esortazioni.

A’ giudizi spettano le leggi così per le cose sacre, preci, pellegrinaggi e digiuni, come per le cose politiche, tribunali, matrimoni ed eredità.

Alle istorie spettano molte narrative, parte prese da’ libri sacri, ma corrottamente, e parte finte, o pur ricavate da’ libri apocrifi e specialmente del Talmud de’ giudei.

Alle esortazioni poi si riferiscono gl’inviti alla nuova religione, alla guerra per difesa di quella, alle preci ed alle limosine, minacciando le pene dell’inferno a’ trasgressori, e promettendo le delizie del paradiso agli osservanti.

Talvolta si finge Dio, o l’angelo che parla: talvolta poi parla lo stesso Maometto o ai Meccani o a’ giudei, o a’ cristiani. Altre volte parlano i beati del paradiso ovvero i dannati dell’inferno: sicché l’Alcorano è una specie di dramma, in cui sono diversi che parlano.

Dicono i Maomettani che l’Alcorano non è composto da Maometto, né da altri, ma solamente da Dio, e da Dio è stato dato a Maometto. In quanto poi al modo e tempo, dicono mille inezie. Altri dicono che l’Alcorano è stato eterno, sempre presente al trono di Dio in una certa tavola, ove stavano scritte tutte le cose passate, presenti e future. Altri dicono che in una certa notte del mese romadan, in cui suppongono che Dio dispone tutte le cose, scese questo libro dal trono divino. Altri dicono che l’arcangelo Gabriele rivelò a Maometto tutto quello che sta scritto nell’Alcorano.

Altri dicono che Maometto ricevea da quando in quando alcuni versi, ed egli li facea conservare in una cassa: altri dicono altri spropositi.
Del resto oggi negli esemplari che noi abbiamo dell’Alcorano vi sono molte lezioni varie che variano sentenza. I nostri scrittori dicono che l’Alcorano fu composto da Maometto o tutto da sé, o coll’aiuto di un certo monaco Sergio, o d’altri. Chi poi volesse intender più cose dell’Alcorano circa la sua scrittura, legga Marraccio nel prodromo all’Alcorano (Part. 4. c. 27).
Parlando poi della teologia dell’Alcorano, dee sapersi che questo libro è ripieno d’una farragine confusa di favole, di precetti e di dogmi tutti inetti, fuori di quelli che son presi dalla legge ebraica e cristiana.

Maometto riconoscea per divina la missione così di Mosè, come di Gesù Cristo, come anche riconoscea per legittima l’autorità delle nostre sacre scritture, almeno in più parti, dicendo che le altre sono state corrotte; ond’egli colla sua pretesa religione (che dicea esser la stessa che tennero Mosè e Gesù Cristo) volea riformare e perfezionare così la religione giudaica, come la cristiana. Ma in verità altro non fece che formare una setta che discrepava dall’una e dall’altra.

Maometto credea esservi un Dio, e dalla Sura 4. vers. 17. si ricava che credesse anche la Trinità delle persone nella natura divina: “Neque dicant tres (Deos), Deus enim unus est”.

Credeva esser di fede esservi gli angeli, ma dicea che essi hanno corpo, e sono anche di diverso sesso; Sura 2. e 7.
Diceva ancora essere assegnati due angeli custodi a ciascun uomo, e questi mutarsi ogni giorno.

Dicea di più che vi sono angeli e demoni di diverse specie, chiamati geni, i quali mangiano e bevono, ed anche si propagano e muoiono, ed anche son capaci della futura salute e dannazione.

Vi sono poi nell’Alcorano molte cose indegne di Dio. Ivi si dice (come bestemmiano ancora gli ebrei talmudisti) che Dio fu costretto a dire una bugia, per metter pace tra Sara ed Abramo. Ivi s’induce Dio che giura per li venti, per gli angeli ed anche pei demoni; quando che Dio solo per sé può giurare, non già per le creature.

Di più nella Sura 43 s’induce Dio che prega per Maometto: “Cum Deus et angeli propter prophetam exorent”.
Nella Sura 56 dice Maometto che Dio gli permise di violare un giuramento.

E nella Sura 43 che gli permise di potersi mischiare con qualunque donna anche maritata e consanguinea. Dice poi molte bugie.
Nella Sura 17 scrive che Dio comandò agli angeli che adorassero Adamo, e che tutti gli ubbidirono, fuorché Belzebub.
Dice nella Sura 13 che Maria madre di Gesù è adorata da noi per Dio.

Nella Sura 27 dice ch’egli fu rapito da Dio in cielo per essere ammaestrato de’ misteri

Nella Sura 25 dice che Iddio ha creato il demonio da un fuoco pestifero. Vi sono poi nell’Alcorano mille contraddizioni.
Nella Sura 11 chiama Gesù Cristo spirito di Dio e suo messo: “Iesus Mariae filius nuntius suusque spiritus”; e poi nega essere Dio, e dice che non è stato crocifisso, ma in suo luogo fu crocifisso uno simile a lui.

Nella stessa Sura 11 dice che ognuno, sia giudeo o cristiano, e benché lasci una legge per un’altra, se adora Dio, ed opera bene sarà amato da Dio, e si salverà; e poi nella Sura 3 dice che i Maomettani si dannano se lasciano la loro legge.
Nella Sura 20 dice che niuno dee sforzarsi alla fede; e poi nella Sura 9 dice che gl’infedeli debbono essere uccisi.

Nella Sura 2 dice che ciascuno può salvarsi nella sua religione, sia giudeo, cristiano o sabaita: “Qui crediderint et iudaei et christiani et sabaitae in Deum, et fecerint bonum, ipsis erit merces apud Dominum”; e poi nella Sura 3 dice il contrario: “Et qui secutus fuerit aliam religionem praeter istam (cioè la maomettana), ipse in futuro seculo erit pereundus”.

I maomettani confessano queste contraddizioni, ma dicono che Dio stesso è stato quello che si è rivocato.
Dicono di più i maomettani che dopo morte nel sepolcro da due persone Moncker e Hakir hanno da essere pesate le opere di ognuno in due coppe di bilancia, che eguagliano la superficie del cielo e della terra.

Dicono poi che vi è il ponte Sorat, dal quale i peccatori cadranno nell’inferno, dove gl’infedeli staranno per sempre; ma quelli che avranno creduto ad un Dio, vi staranno per qualche tempo, ma non più di mille anni, e poi passeranno alla casa della pace; ma prima d’entrare in questa casa beveranno l’acqua della piscina di Maometto perciò i maomettani si radono il capo, e vi lasciano una ciocchetta di capelli, sperando che per quella Maometto potrà cavarli dall’inferno.

Essi sperano che almeno nel giorno del giudizio Maometto colle sue preghiere salverà tutti i suoi seguaci.
Il paradiso poi che promette l’Alcorano, è un paradiso di cui si vergognerebbero anche le bestie: è un paradiso ove non vi sono altri piaceri che sensuali. Dice che ivi sono due orti ornati di alberi, fonti e pomi e donne, e che ciascuno avrà in cielo tante mogli, quante ne avrà avute in questa terra, e l’altre poi saranno concubine.

Ecco come si scrive nella Sura 86 ed 88: “Ubi dulcissimas aquas, pomaque multimoda, fructus varios et decentissimas mulieres, omneque bonum in aeternum possidebunt”. Avicenna maomettano, vergognandosi di tal promessa per la vita eterna, dice che Maometto in ciò avea parlato allegoricamente; ma l’Alcorano in niun luogo ammette questa spiegazione sognata da Avicenna.

In quanto poi ai precetti naturali, l’Alcorano insegna: principalmente la legge della natura; scusa non però coloro che l’offendessero per causa di timore. Ammette (come già si è detto) l’avere più mogli, sino a quattro, purché possa conservarsi la pace con tutte, altrimenti ordina che se ne prenda almeno una, e concede il ripudio per due volte.
Proibisce poi il disputare sopra l’Alcorano e le scritture sacre; e ciò asserisce nelle Sure 22 e 29 essere precetto divino. Per altro con molta accortezza da questo impostore fu dato un tal precetto; giacché tutta la forza della sua legge è nell’ignoranza.

Vi sono di più altre leggi positive di purificazioni, orazioni e limosine: di più del digiuno nel mese romadan e del pellegrinaggio alla Mecca. Si narra da un buono autore che Maometto mettea del grano dentro del suo orecchio, e che avea avvezzata una colomba a venire a beccarlo, affin da far credere agli altri che egli per tal mezzo era ispirato da Dio circa le cose che insegnava. Ed in conferma di ciò due maroniti presso Bayle dicono trovarsi nella Mecca alcune colombe, che dai turchi son rispettate come sacre, credendo essi che discendano da quella che parlava a Maometto.
Sicché non può esser vera la religione de’ gentili, non quella de’ giudei, non quella de’ maomettani: dunque la cristiana è l’unica vera (1)

Note:
Il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo parla di una funzione di Anticristo svolta da alcuni uomini del passato particolarmente empi e tra questi inserisce anche Maometto (leggi: Le due Bestie dell'Apocalisse e il "segno di apostasia" sulla mano e sulla fronte: le potenze del male a servizio del Drago (Ap 13, 1-18)).
I Santi hanno semrpe le idee molto chiare...
Tempi di Maria
Invece alla venerabile Maria d'Agreda è stato rivelato che la setta di Maometto è stata concepita dai demoni durante un Conciliabolo tenuto all'inferno dopo la morte di N.S.Gesù Cristo: Conciliabolo tenuto all'inferno da Lucifero e dai suoi demoni dopo la morte di Cristo, nostro Signore