Da appendere alle porte delle Chiese (Is 1,10-18)

Il libro del profeta Isaia si apre con una invettiva senza pari contro il culto e i sacrifici. Quando si leggono queste pagine ci si chiede, ma perché non abbiamo preso sul serio il Signore? Perché? Allora sentiamo, è Dio stesso che prende la posizione. Nel libro del profeta Isaia 1,10-18: Ascoltate la parola del Signore, quando leggiamo il vangelo e la bibbia e non comprendiamo la cultura dell’epoca per cui tutto lo prendiamo come acqua fresca, ma quando Isaia scrive queste parole gli ascoltatori, i lettori sono inorriditi. Perché? Dice il Signore: ascoltate la parola del Signore capi di Sodoma, prestate orecchi agli insegnamenti del nostro Dio, popolo di Gomorra. Per noi non ci suscita più di tanto, capi di Sodoma, popolo di Gomorra. Allora permettete che do il senso di quello che Isaia scrive. E’il Signore che parla! Il Signore sta parlando ai capi del popolo, ai sacerdoti, alle autorità religiose ed è solo l’inizio! Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli, il sangue di tori, di agnelli, di capri, io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo, che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso per me è un abominio! Toh! non ci abbiamo mai pensato che l’incenso era una cosa indesiderata! I noviluni, i sabati, le assemblee sacre cioè le feste religiose, sentite che mazzata: non posso sopportare delitto e solennità. Io detesto i vostri noviluni, saranno le feste religiose e le vostre feste (e a consolazione, a gratificazione nostra) per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. Se era un peso per il Padre eterno figuriamoci per noi! Lui il Padre eterno è stanco di sopportare questi riti, queste feste, dice: per me sono un peso. Grazie Signore che anche condividi la nostra sofferenza. Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi (Il Signore, quando alziamo le mani lui guarda da un’altra parte) anche se moltiplicaste le preghiere io non ascolterei, le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova (orfano e vedova in quella cultura sono persone che non hanno un uomo che provveda loro, quindi gli emarginati, quelli senza protezione). Su venite e discutiamo dice il Signore, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve, se fossero rossi come porpora diventeranno come lana. Già nel profeta Isaia il Signore dichiarava che il perdono dei peccati non può avvenire nel tempio, attraverso la funzione religiosa, una azione liturgica attraverso un sacrificio, ma solo attraverso il cambiamento di vita: cessate di fare il male, fate il bene e perdonate. I peccati sono perdonati. Sarà poi l’annuncio che riprenderà Giovanni Battista, il profeta che ci fa da ponte tra l’antico e il nuovo che annuncerà la nuova alleanza proclamando un battesimo di conversione: è il perdono dei peccati. Ma tutto questo vedremo è un problema non tanto teologico ma è un problema economico come vedremo tra poco. Identica la linea seguita dal profeta Amos. Sentiamo Amos 5,21-25: Io detesto, respingo le vostre feste solenni e non gradisco le vostre riunioni sacre. Anche se voi mi offrite olocausti io non gradisco le vostre offerte e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. Lontano da me il frastuono dei vostri carri, il suono delle vostre armi non posso sentirlo e di nuovo, Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne. Poi insinua un qualcosa che vedremo intercederà nel profeta Isaia infatti il Signore dice: Mi avete forse offerto vittime e oblazioni nel deserto per quarant'anni, o Israeliti? Quindi il Signore dice: ma cosa sono tutte queste cerimonie, questi sacrifici, nel deserto mi avete forse presentato sacrifici che mai il Signore abbia richiesto offerte e sacrifici? Allora verrà ribadito con forza dal Signore attraverso il profeta Geremia 7,22-26 che scrive: Io però non parlai, né diedi ordini sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri quando li feci uscire dalla terra d’Egitto. Qui comincia a nascere il sospetto: Dio non ha mai chiesto, Dio non ha mai voluto offerte e sacrifici e allora da dove nascono tutte queste cose? Continua il Signore, dice: Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre; eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Bene la contraddizione allora con i testi legislativi che invece prescrivono fin dall’antichità sacrifici ed offerte è evidente. Ebbene ecco come Geremia risolve la situazione. Per Geremia quei testi nei quali si presenta Dio che chiede offerte, che chiedono sacrifici, sono una manipolazione di un testo sacro ad opera degli scribi (gli scribi erano il magistero teologico dell’epoca) e la loro convenienza. Geremia nel cap.8,8 scrive: Come potete dire: noi siamo saggi perché abbiamo la legge del Signore? perché i sacerdoti con questa cosa si fanno da scudo: è la legge di Dio, c’è scritto così, è stato scritto così. Ed ecco il Signore attraverso il profeta Geremia come li smaschera: A menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognera degli scribi. E’ una bomba questa espressione: a menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero (lo stilo era la penna) degli scribi. Il Signore sta dicendo che quella che viene presentata, imposta come sua volontà, come legge divina non ha nulla a che fare con lui, è la loro invenzione, della casta sacerdotale al potere per il loro interesse, per la loro convenienza. Quello che sta dicendo il Signore nel profeta Geremia è pericoloso perché se adesso cominciamo a dire: ma allora, questo non l’ha detto il Signore tiriamolo via, quest’altro non è da lui… tutto quel castello che noi abbiamo santificato come parola di Dio crolla, rimangono macerie dalle quali poco si salva, ma non è finita perché il profeta Osea di estrazione sacerdotale, che è sulla linea sostenuta dai sacerdoti, nelle sua pagine c’è il ripudio da parte di Dio di tutta la casta sacerdotale e scrive 4,6- 7: Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza, poiché tu rifiuti (sta parlando ai sacerdoti) la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote. I sacerdoti per la loro convenienza, per il loro interesse avevano presentato un Dio che in nessuna maniera era il Signore di Israele. Hai dimenticato la legge del tuo Dio e anch’io mi dimenticherò di te. Tutti hanno peccato contro di me, cambierò la loro gloria in ignominia ed ecco la rivelazione. Ricordate Geremia? Ha detto: A menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero degli scribi. Perché hanno manipolato la legge divina? Ecco l’affondo di Osea 4,8: Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità. Ecco rivelato il perché. Vediamola questa espressione: si nutrono del peccato del mio popolo. Tutta la casta sacerdotale, al tempo di Gesù si conta un numero di circa 18.000 sacerdoti che secondo i loro turni andavano al tempio di Gerusalemme per il servizio liturgico, come si manteneva? Attraverso l’entrata delle offerte nel tempio. Allora quello che insinua il Signore è che per mantenere una entrata costante, continua, crescente di queste offerte e cos’erano queste offerte? Prima di tutto per ottenere il perdono delle proprie colpe, poi per ottenere un beneficio, una grazia dal Signore, per ottenere la sua protezione, si entrava nel tempio e si offriva. Allora cosa hanno fatto i sacerdoti? Adesso ce lo dice il Signore: essi si nutrono del peccato del mio popolo, quindi voi peccate, noi sacerdoti mangiamo; più voi peccate, più noi mangiamo perché a quell’epoca lo sappiamo il perdono delle colpe non avveniva con tre pater -ave- gloria, ci volevano tre capre, cinque galline, due piccioni. Quindi c’era una offerta continua, crescente. Ma non solo, dice: sono avidi della sua iniquità. Ma come, ma i sacerdoti non dovevano combattere il male, il peccato della gente? Sì a parole, in realtà quello che sta dicendo il Signore è tremendo: attenti ai sacerdoti, tuonano contro il peccato, vi fanno sentire peccatori, ma in cuor loro sperano che voi pecchiate sempre di più perché più voi peccate e più noi ci ingrassiamo. Allora per mantenere costante il flusso delle entrate (ecco la denuncia di Geremia: a menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero degli scribi) per mantenere costante questo flusso cosa hanno fatto? Hanno creato una legge contrabbandata come volontà di Dio, impossibile da praticare, in modo che anche la persona più santa al mondo, la persona più perfetta si trovasse sempre in colpa, sempre in debito e sempre bisognoso di portare offerte al Signore. L’hanno fatto addirittura dal momento della nascita, addirittura la donna quando partorisce è impura e ha bisogno di portare un sacrificio al Signore. I rapporti coniugali rendevano impuri, hanno bisogno di sacrifici etc. Hanno reso la legge divina impraticabile per la loro convenienza, sono avidi dei peccati. Ma non solo, non è finita. Osea 6,9: Come banditi in agguato una ciurma di sacerdoti assale e uccide sulla strada di Sichem, commette scelleratezze. Per il Signore sacerdoti e banditi sono uguali, entrambi si mettono in agguato per rapinare le persone ma corre una differenza, che mentre i banditi si devono mettere in agguato per rapinare le persone, prendere la refurtiva e portarla nella loro spelonca, al tempo di Gesù questo sistema si era talmente consolidato che erano le persone che andavano al tempio per farsi rapinare perché erano convinti che questa fosse la volontà divina. Ecco perché Gesù la prima azione che fa entrando a Gerusalemme quale sarà? A volte i titoli dell’episodio sono fuorvianti, ci si mette la cacciata dei mercanti dal tempio, non è così, o la purificazione del tempio, neanche. Gesù quando entra nel tempio di Gerusalemme non caccia soltanto i mercanti, quelli che vendono, ma caccia anche quelli che comprano, i compratori perché lui non tollera questo culto che in realtà è lo sfruttamento dei deboli, è lo sfruttamento dei poveri. Ed è proprio lì che Gesù userà queste parole, dice: avete ridotto la casa del Padre mio in una spelonca di banditi. (cfr. Mt. 21,13; Mc. 11,17; Lc. 19,46). Ma ripeto la differenza, mentre i banditi devono lavorare per tendere l’agguato, rapinare e portare la refurtiva, loro qui quando Gesù parla di spelonca di ladri, la spelonca era il covo dei banditi, avete fatto del tempio un covo di banditi. Quindi questo conflitto e il Signore ha preso posizione ed è proprio con il profeta Osea 6,6 che il Signore si schiera apertamente. Il Signore dirà voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio, non più gli olocausti. Osea come è arrivato a questa affermazione? Osea ci è arrivato dalla sua drammatica situazione coniugale. Osea ha una moglie che ogni tanto scappa sempre con nuovi amanti. Osea ogni volta la rincorre, la recupera e la riporta a casa finché questa donna gliela fa talmente grossa che Osea perde la pazienza, la raggiunge, le elenca tutti i capi di imputazione e arrivata la sentenza (la donna adultera va eliminata, va uccisa) perciò io vi dico (arrivato il momento della sentenza, anziché una condanna a morte) perciò io ti dico: ti porterò nel deserto e parlerò al tuo cuore. (Osea 2,16). Tradotto con linguaggio colloquiale, proviamo a fare un altro viaggio, un nuovo viaggio di nozze noi due soli. E Osea continua 2,18: Là non mi chiamerai più padrone mio perché il marito era il padrone della moglie, ecco perché la donna fuggiva, non c’era un marito, era un padrone ma mi chiamerai marito e Osea perdona la moglie senza alcuna garanzia che questa donna si sia pentita e non scappi più. Osea ha compreso una grande realtà che poi Gesù porterà a compimento che è: il Signore non perdona l’uomo quando questo si pente e gli chiede perdono, ma il Signore perdona in anticipo perché questo perdono poi provochi il pentimento. Quindi la trafila normale è: l’uomo pecca, si pente, chiede perdono, offre un sacrificio e Dio lo perdona. Osea e poi Gesù lo porterà a compimento, proibisce tutto questo. Dio vi perdona già in modo che questo suo perdono porti poi al pentimento.

ISTRUZIONE CATTOLICA