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Un sulfureo gioco di squadra di Francesco Lamendola del 07 Febbraio 2019

UN SULFUREO GIOCO DI SQUADRA

De-cattolicizzare la Chiesa cattolica e la fede cattolica ! Un terribile, sulfureo gioco di squadra: tutto fa parte di un "disegno complessivo", di una strategia ad amplissimo raggio. Ma che razza di cattolici siamo diventati ? di Francesco Lamendola

Un terribile, sulfureo gioco di squadra

di

Francesco Lamendola

Quella del signore argentino che abita nella Casa Santa Marta, perché è troppo umile, o troppo superbo, per abitare, come tutti i suoi predecessori, nel Palazzo apostolico, è una strategia di squadra. Non bisogna limitarsi a vedere e ascoltare quel che fa e dice lui, ma quel che fa e dice tutta la sua quadra: cioè tutti i suoi fedelissimi, che ha collocato nelle posizioni chiave, ai vertici della Chiesa cattolica (se ancora la si può considerare tale). È un terribile, sulfureo gioco di squadra: per comprenderlo, bisogna osservare tutti i giocatori, e non lui soltanto. Padre Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, dice un bel giorno, e lo dice con frivolezza, alla stampa laica e non nel corso di una lezione o una conferenza rivolta specificamente ai cattolici, che il diavolo non esiste, è solo un simbolo del male. Bergoglio ascolta e tace. Perché tace? Oltre al fatto che Bergoglio è un gesuita, resta il fatto che è papa, o che è stato eletto e presentato come tale: non dovrebbe intervenire, in un caso così plateale di negazione della vera dottrina cattolica? In quale pagina, in quale paragrafo del catechismo si dice che il diavolo non esiste? E soprattutto: in quale capitolo, in quale versetto dei Vangeli, Gesù afferma una cosa del genere? A noi risulta che Gesù afferma esattamente il contrario; non solo: che compie personalmente parecchi esorcismi. Era tutta una sceneggiata? Aveva voglia di prendere in giro le folle ignoranti e superstiziose? Sapeva che il diavolo non esiste, che quelli erano solo dei poveri isterici, dei lunatici, dei depressi, però assecondava il comune livello di cultura, o d’ignoranza, del popolo? Suvvia: se si prendono i Vangeli sul serio, bisogna prendere tutto sul serio; altrimenti bisogna avere il fegato di dire che iVangeli, come documenti storici, non valgono una cicca. Sosa Abascal ha avuto anche questo coraggio, o meglio questa inaudita sfrontatezza, allorché ha detto, sempre nel corso di una intervista alla stampa, che noi non sappiamo cosa disse o fece realmente Gesù Cristo, perché a quel tempo non c’erano dei registratori che abbiano fermato le sue parole. Di nuovo, silenzio totale da parte del signore argentino. Non avrebbe dovuto intervenire? Di fronte a una sparata così grossolana, così intollerabile, così blasfema, il papa, custode del Magistero e quindi del Deposito della fede, non aveva il preciso dovere di far sentire la sua voce, e di ribadire a un miliardo e trecento milioni di cattolici che i Vangeli vanno letti con fede, ma anche con assoluta fiducia nella loro storicità e nella loro sostanziale esattezza? Invece, niente: silenzio assoluto anche quella volta. Gioco di squadra, appunto.

Nonostante la regola fissata da Ignazio di Loyola, che vieta ai gesuiti di diventare cardinali o papi, il signore argentino, roso da un’ambizione smisurata si è fatto valido strumento della mafia di San Gallo e della massoneria ecclesiastica per de-cattolicizzare la Chiesa cattolica e la fede cattolica !

Facciamo qualche altro esempio. Il cattolicesimo, anzi l’intero edificio del cristianesimo, si regge sulla divinità di Gesù Cristo. Se Gesù non era Dio, non avrebbe potuto risorgere dai morti; se non è risorto dai morti, non aveva il potere di rimettere i peccati: in quel caso era un millantatore e un bugiardo, perché aveva affermato, durante la sua vita pubblica, proprio il contrario. A quanti peccatori non aveva detto: Vai in pace, ti sono rimessi i tuoi peccati? Però adesso vien fuori il falso teologo Enzo Bianchi, che non è nemmeno prete, anche se si veste come se lo fosse, a dire che Gesù era un profeta: un profeta che raccontava Dio agli uomini: così come – vien fatto di pensare - la sera si raccontano le fiabe ai bambini, per farli addormentare. Ma se era solo un profeta, certamente non è risorto dalla tomba; e come avrebbe potuto rimettere i peccati, cosa che solamente Dio può fare? Ebbene: davanti a una simile enormità, non solo affermata a voce (verba volant, specialmente se non ci sono registratori a portata di mano), ma scritta, nero su bianco, dal signor Bianchi, che cosa ha fatto il signore argentino, custode del Deposito della fede e pastore del gregge di Cristo? Niente, assolutamente niente. Anzi, ha fatto qualcosa di molto peggio: si è preso vicino più volte il signor Bianchi, con grandi sorrisi e complimenti, e ha dichiarato pubblicamente, con orgoglio, con fierezza, di considerarlo il suo teologo di riferimento. Gioco di squadra: Bianchi nega la divinità di Cristo; Bergoglio promuove Bianchi al rango di teologo prediletto: la conclusione è che Bergoglio approva l’affermazione di Bianchi, negante la divinità di Cristo. Lui, però il signore argentino, non lo ha mai detto: lo ha lasciato dire ad altri. Formalmente è a posto. Però ha ottenuto lo stesso il suo scopo: che i fedeli cominciassero a pensare a Gesù nel senso indicato dal signor Bianchi. La sua strategia è questa: cambiare il sentire dei fedeli, cambiare i contenuti della dottrina, anche quelli fondamentali, come in questo caso, per gradi, con un gioco di sponda, uno fa il palo e l’altro svaligia la gioielleria; uno scaglia il sasso e rompe il vetro, l’altro si gira dall’altra parte e non vede, non sente, non interviene. La forma è salva, almeno fino a un certo punto; ma la sostanza, cioè la fede di milioni di persone, è colpita al cuore. Un ben sporco lavoro, davvero: un delitto del quale l’autore non si vuole sporcare le mani. Del resto, sono quasi sei anni che i buoni cattolici glielo dicono. Come quel professore belga di religione, Snyers: Santo Padre, chi è lei veramente? Lei mi fa paura. Parole terribili, che avrebbero dovuto farlo arrossire fino alla radice dei capelli. Parole che certamente ha letto, che certamente gli sono state riferite, perché, come tutti i tiranni, Bergoglio è estremamente sospettoso e si tiene informatissimo su tutto quel che si dice di lui, dentro e fuori la Chiesa; e ha un ufficio stampa che lo informa espressamente di ciò. E cosa ha risposto al professor Snyers, il Santo Padre? Niente, assolutamente niente. Lui non si abbassa a rispondere, come faceva sempre il nostro Signore Gesù Cristo, perfino a Giuda, perfino a Pilato, perfino al ladrone crocifisso con lui sul Calvario. Lui non risponde ai cardinali che lo interrogano su questioni di fede e non risponde ai Francescani dell’Immacolata che lui ha fatto commissariare e che sta spingendo a uscire, a centinaia, dalla loro congregazione, visto che il suo commissario ha vietato loro il rispetto del voto mariano che avevano fatto al momento di prendere i voti. Ma chi se ne frega del rispetto dei voti? Quisquilie, bazzecole, dettagli insignificanti. Nei voti del gesuita non c’è forse la piena accettazione della regola fissata da Ignazio di Loyola, che vieta ai gesuiti stessi di diventare cardinali o papi? Forse che questo è stato un problema per il signore argentino, roso da un’ambizione smisurata e prontissimo a farsi valido strumento della mafia di San Gallo, cioè a de-cattolicizzare la Chiesa cattolica e la fede cattolica, per conto della massoneria ecclesiastica, se lo avessero eletto papa?

Padre Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, dice un bel giorno che il diavolo non esiste: in quale pagina, in quale paragrafo del catechismo si dice che il diavolo non esiste? Sono ancora cattolici questi signori?

Un altro esempio ancora. Monsignor Galantino dice, parlando a una platea di ragazzi, che Iddio è stato talmente misericordioso da risparmiare Sodoma e Gomorra. Chiunque abbia letto la Bibbia, chiunque abbia una sia pur minima conoscenza di quel che c’è scritto nella Bibbia, sa che non è così; sa che è vero il contrario: che Dio, pur avendo sperato di poter salvare Sodoma, su richiesta di Abramo, se vi avesse trovato anche solo pochi giusti, nondimeno la distrusse, perché, tranne Lot e la sua famiglia, non c’era nessuno, in essa, che fosse immune dal peccato della sodomia. Ora, monsignor Galantino non è un Pinco Pallino qualunque: è un pezzo grosso: all’epoca, era il segretario generale della C.E.I. Non è nemmeno pensabile che costui non conosca il vero contenuto della Bibbia: e dunque bisogna per forza ammettere che egli ha voluto falsificare, volontariamente e in piena coscienza, ciò che dice la Bibbia, vale a dire la Parola di Dio. Nemmeno questo meritava un intervento correttivo, da parte del papa? Ancora. La dottrina cattolica insegna, per stare in tema, che il peccato contro natura è uno dei più gravi che esistano di fronte a Dio; però il gesuita James Martin va dicendo e ripetendo che gay è bello; che il calendario è pieno di santi gay; che il catechismo della Chiesa cattolica spinge i giovani gay al suicidio. E il signore argentino, che fa? Dispone, o lascia disporre, che James Martin venga invitato come relatore e ospite di riguardo alla Giornata Mondiale della Famiglia. Anche qui siamo in piena negazione della dottrina cattolica, e anche qui l’eretico viene premiato. Ancora. Monsignor Paglia celebra le meravigliose doti umane e morali del defunto Marco Pannella, porta l’estinto a modello ed esempio di vita impegnata e “spirituale” (ha detto proprio così; anzi, di più: ha definito Pannella uomo di altissima spiritualità). E il signore argentino? Silenzio, e peggio; cioè inviti, sorrisi e complimenti con la signora Bonino, erede delle scelleratezze morali, dal punto di vista cattolico, di Pannella; e mai pentita abortista e fautrice dell’eutanasia, tanto per citarne un paio. Ancora. Il cardinale Schönborn dà la cattedrale viennese di Santo Stefano in uso ai signori LGBT, perché vi tengano un osceno concerto omosessualista: tutto normale, per un cattolico? A quanto pare sì, visto l’ennesimo silenzio del signore argentino. Qui tacet, consentire videtur, dicevano i latini. Frattanto la comunità di sant’Egidio infuria nel trasformare le più belle chiese in mense per i poveri, spostando i banchi e portando tavoli, piatti e pastasciutta; eil cardinale Sepe, nel duomo di Napoli, si mette a fare il pizzaiolo in grande stile, ma sempre per i poveri, s’intende. Ai cattolici è stato insegnato che le chiese son fatte per pregare; inoltre che sono la casa di Dio, non di Andrea Riccardi o del cardinale Sepe. Ma il signore argentino, silenzio; di più: approvazione esplicita e partecipazione.

L’uomo è molto, ma molto furbo: il grande alleato del bugiardo argentino è l’indisponibilità della maggior parte dei cattolici a lasciare che le parole, i silenzi e le azioni di costui vengano interpretate nel modo giusto.

Per capire esattamente quel che il signore argentino sta facendo, bisogna tener conto sia di quello che dice, sia di come lo dice; sia di quel che non dice, ma lascia dire ad altri; sia del momento che sceglie per dire una certa cosa, sia delle sottolineature che fa. E questo perché l’uomo è molto, ma molto furbo; e, dietro una maschera di apparente semplicità, e perfino, qualche volta, d’ingenuità, si cela una strategia estremamente precisa, estremamente meticolosa, studiata fin nei minimi dettagli per produrre l’effetto più dirompente, ma, per così dire, a scoppio ritardato. Le parole, i gesti, i silenzi che caratterizzano la sua “pastorale” hanno la finalità di creare il massimo disorientamento, il massimo turbamento e la massima angoscia possibili, però nella maniera più dissimulata, almeno finché questo è possibile; e quindi sono calibrati in modo da deflagrare a distanza di ore, giorni, mesi da che egli ha fatto quel discorso o compiuto quel gesto o scelto quel silenzio. Non è affatto un uomo semplice; rozzo, sì; ignorante, anche; totalmente cinico e sprezzante del male che distribuisce intorno a sé, pure; ma semplice o ingenuo, proprio no. Forse nessun papa del post Concilio è stato guardingo, astuto, calcolatore come lo è lui. Non agisce affatto d’impulso, come vorrebbe far credere. E anche quando parla a braccio, il che accade quasi sempre, sugli aerei, durante le interviste alla stampa (una stampa pietosamente asservita, sicché sono soliloqui e mai veri dialoghi, con vere domande e vere risposte), ma anche alla platea quotidiana della Casa Santa Marta, e, attraverso di essa, alla televisione che rimanda quelle immagini in tutto il mondo, improvvisa, sì, ma secondo uno schema preciso, calcolato in anticipo: nessuna parola è casuale, nessuna espressione è veramente improvvisata; tutto fa parte di un disegno complessivo, di una strategia ad amplissimo raggio. E poi l’ambiguità: è la sua arma favorita. Dire e non dire, dire senza dire, dire con allusioni, suggerire, far intendere; e poi suggerire, sussurrare, o dire chiaro e tondo, l’esatto contrario di quel che aveva detto il giorno prima, o che dirà il giorno dopo: questo è il suo modo di fare il papa. Così diventa difficilissimo coglierlo in fallo; i suoi sostenitori possono sempre dire: Ma come puoi rimproverargli di aver detto questa cosa, se ha detto tutto il contrario! Sì, ma sono vere entrambe le cose: che ha detto e che ha disdetto. Ciascuno pesca, nel mare dei suoi discorsi, ciò che gli piace; e quanti hanno deciso, per partito preso, che il suo è un pontificato impeccabile, anzi, il migliore che si potesse desiderare, hanno buon gioco nel pescare le frasi ortodosse, le parole compatibili con la vera dottrina. Il resto, per loro non esiste. E qui entra in gioco il secondo, grosso problema: che non è il signore argentino vestito di bianco che usurpa il ruolo di papa, ma il grado di addormentamento dei cattolici di oggi, ormai disposti a mandar giù qualsiasi cosa, anche la più scandalosa, incapaci come sono, ormai, di riconoscere la vera dottrina da quella falsa, il vero parlare di un vicario di Cristo dai discorsi ingannevoli, che vengono dal suo nemico.

Una situazione talmente surreale, da non sembrare vera con una contro-chiesa "nichilista" radicaleggiante e anti cattolica: oggi i nemici storici della Chiesa, gli artefici della "distruzione" dei valori della vita e della famiglia: vengono indicati come esempio !

Per capire una cosa, non basta che gli occhi portino le sue immagini o gli orecchi portino i suoni che ne provengono: gli organi dei sensi fanno il loro lavoro, ma è il cervello che deve rielaborare quelle informazioni, e lo deve fare nel modo giusto. La vista ci informa che qualcuno sta accendendo il fuoco in un pagliaio: è il cervello che deve dirci: Attenzione, pericolo! Fra poco qui brucerà tutto! Se il cervello non fa la sua parte, è come se noi vedessimo senza vedere, ed è come se udissimo senza udire. Gesù, del resto, lo aveva detto: e parlava precisamente di quelli che ascoltano la sua Parola e vedono le sue azioni, ma non sono disposti a trarne le conclusioni. Il lavoro del cervello è quello di rielaborare; perché la rielaborazione avvenga nel modo giusto, bisogna che ci sia una retta coscienza, rettamente formata e rettamente desiderosa del vero. Una coscienza debole, o malvagia; una coscienza meschina, che non è disposta ad aprirsi alla verità, non consente al cervello di fare la sua parte come dovrebbe. Nel nostro caso il grande alleato del bugiardo argentino è l’indisponibilità della maggior parte dei cattolici a lasciare che le parole, i silenzi e le azioni di costui vengano interpretate nel modo giusto; la loro fermissima volontà di fornire un’interpretazione diversa, di comodo, dalla sola interpretazione logica ed evidente, dopo sei anni di strategia dell’auto-distruzione e dell’auto-confusione. Perciò la domanda che dobbiamo farci è questa: che razza di cattolici siamo diventati, non da sei anni a questa parte, ma da sessanta, cioè dal conclave del 1958?

Del 07 Febbraio 2019

www.accademianuovaitalia.it/…/7265-un-sulfure…
innominata
Bolla Cum ex apostolatus officio, un eretico non è mai papa e manco cattolico, è fuori del Corpo mistico, cme può esserne capo?
Memorare
Lamendola ha tutte le ragioni per indignarsi, ma se si comprende il percorso dei gesuiti si capisce della gravissima responsabilità che hanno avuto e hanno tuttora nel de-catolicizzare la Chiesa Cattolica. Stia tranquillo Padre Pasquale nessuno denigra la Chiesa ,ma fare un ripasso del modernismo aiuta
Giordano73
Tradire Cristo e' un peccato + grave ancora!!!
padrepasquale
Denigrare la Chiesa è un grave peccato!
Francesco I
È Bergoglio che denigra la chiesa emettendo un francobollo che esalta un eretico ed un satanista: tutto questo nell'anno in cui ricorre il centenario delle apparizioni di Fatima!
Walter
Nei seminari modernisti il primo concetto che cercano di farti comprendere è che se hai un concetto di Chiesa a tua misura, anche se sei preparato, sei fuori strada… naturalmente bisognerebbe capire che cosa intendono per misura… è la misura ancorata nella tradizione o nel modernismo eretico protestante?
Marziale
"che razza di cattolici siamo diventati, non da sei anni a questa parte, ma da sessanta, cioè dal conclave del 1958?" Esattamente. Come mai non ci inginocchiamo più dal 1958 per ricevere sulla lingua Dio Eucaristia? Perché riceviamo dalle zampe di una "minEstra ordinaria della Comunione" sulle nostre zampe Dio Eucaristia? Questo è un peccato che grida vendetta al Cielo. Tutto è in diluizione. …Altro
"che razza di cattolici siamo diventati, non da sei anni a questa parte, ma da sessanta, cioè dal conclave del 1958?" Esattamente. Come mai non ci inginocchiamo più dal 1958 per ricevere sulla lingua Dio Eucaristia? Perché riceviamo dalle zampe di una "minEstra ordinaria della Comunione" sulle nostre zampe Dio Eucaristia? Questo è un peccato che grida vendetta al Cielo. Tutto è in diluizione. Continuate, continuate pure : tanto è tutta colpa di Bergoglio!
Giovanni da Rho
Nient'affatto. Neanche io gradisco additare continuamente Bergoglio, che non è un pazzoide spuntato dal nulla, ma è il frutto maturo di un albero malato: ma nemmeno questo albero, che è per certo il cosiddetto Concilio, è spuntato dal nulla: anch'esso fu seminato e coltivato da altri perfidi agricoltori.
Giovanni da Rho
Il problema fondamentale è stato centrato con precisione millimetrica: «Perciò la domanda che dobbiamo farci è questa: che razza di cattolici siamo diventati, non da sei anni a questa parte, ma da sessanta, cioè dal conclave del 1958?».