Preghiera e ribellione, estasi e commozione - Danilo Quinto - Chiesa e Post Concilio - 5 novembre 2017


Ad Adelfia, un paese vicino Bari, tutti conoscono la casa di Giovanni Gasparro, il grande artista e pittore pugliese. Per i suoi compaesani, è un grande orgoglio e felicità averlo come ospite e Gasparro li ripaga sancendo questo legame con la sua terra d’origine anche ora che – pur giovane, ha solo 34 anni - è conosciuto nel mondo intero con la sua arte. Di lui, Vittorio Sgarbi ha detto: “Giovane valentissimo con una carica di passione e di vitalità che lo ha portato a dipingere 18 pale, prove di un impegno formidabile. Per San Giuseppe Artigiano la scelta di un autore figurativo è la prova di una visione liturgica ed estetica in ordine agli scritti di Papa Benedetto XVI che indicano in modo molto chiaro quale debba essere la funzione delle opere d’arte in una chiesa: una funzione eminentemente liturgica”. A Gasparro si attaglia perfettamente quanto scriveva Giulio Carlo Argan sull’arte vera, reale: “Una realtà non più assunta come oggetto d’osservazione e d’imitazione, ma come esperienza interiore, antinomia necessaria perché il dato di cultura non si risolva in se stesso e urga invece alla coscienza come problema umano”.

E’ proprio questa dimensione quella che si respira osservando le opere di Gasparro, come mi è capitato di fare qualche giorno fa nella sua curatissima mansarda-studio. E’ stata una visita breve, ma molto intensa, che ha suscitato in me e in un mio caro amico – anch’egli artista - che mi accompagnava, sentimenti di grande ammirazione insieme alla certezza di trovarci di fronte ad un pittore che sa mettere l’arte al servizio del soprannaturale, in maniera delicata e sublime, come i grandi maestri del passato ai quali egli si ispira, primo fra tutti Caravaggio.

Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma, Gasparro, persona mite e schiva, di grande cultura e spessore umano, ha esposto il dipinto Ultima cena nella scenografia del film Saturno contro del regista Ferzan Ozpetek. La sua prima mostra personale si tiene a Parigi, in Rue Saint-Honoré, Galerie 91 e sancisce da subito la sua dimensione internazionale. Seguono altre prestigiose presentazioni delle sue opere. Tra le altre: all’Artefiera di Bologna, all’ArtParis al Grand Palais di Parigi, ArtVerona e numerose mostre collettive e personali fra Roma e Milano, Palermo e Catania, Reggio Emilia e Udine. Del 2010 è l’esposizione alla Biennale Internazionale d’Antiquariato di Roma di Palazzo Venezia, accanto ad opere di Picasso e De Chirico, Lorenzo Lotto e Canaletto, Luca Giordano e Canova. Per la 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Gasparro fu invitato da Vittorio Sgarbi, curatore del Padiglione Italia, a rappresentare con altri artisti il Padiglione della Regione Lazio, esponendo il dipinto Deus absconditus nella sede romana di Palazzo Venezia. Nel 2012 realizza un’opera per la più grande nave da crociera d’Europa nella flotta di Costa Crociere. Ha esposto anche al Castel Sismondo di Rimini, presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna ed il Museo Nazionale della Fotografia Alinari di Firenze. L’Arcidiocesi de L’Aquila, a seguito del devastante sisma del 2009, gli commissionò la realizzazione dell’intero ciclo pittorico (19 tele monumentali) per la decorazione della Basilica di san Giuseppe Artigiano, che costituiscono il più grande ciclo pittorico religioso realizzato in Italia negli ultimi anni. Con l’opera Casti connubii ispirata all’omonima enciclica di Papa Pio XI, vince il 2013 Bioethics Art Competition della Cattedra in Bioetica e Diritti Umani, dell’UNESCO: il dipinto è stato esposto ad Hong Kong, New York, Roma e Houston. Per il mese di dicembre del 2017, Gasparro terrà una mostra prestigiosa sui Papi presso il Museo e la Pinacoteca Diocesani di Imola.

Tra le ultime sue opere, splendida e fortemente simbolica è “San Pio V e San Carlo Borromeo difendono il Cattolicesimo dall'Islam e dall'eresia protestante” (olio su tela, 220 X 160 cm, 2017; collezione privata), così commentata da Camillo Langone su Il Foglio del 4 novembre 2017: “San Carlo Borromeo flagellatore dei protestanti, ti invoco in occasione della tua festa e dell’infatuazione di tanti chierici verso Lutero, testimoniata finanche da mostre ambrosiane e francobolli vaticani. Ma dove cedono i preti resistono i pittori: Sergio Padovani che espone in questi giorni a Imola un ritratto opportunamente intitolato “Martin Lutero, eretico”, e Giovanni Gasparro che ad Adelfia sta dando le ultime pennellate al seguente clamoroso soggetto: “San Pio V e San Carlo Borromeo difendono il Cattolicesimo dall’islam e dall’eresia protestante”. Commissionato non da un ecclesiastico, figuriamoci, bensì da un laico. Colui che San Giovanni Bosco definì “accecato eresiarca” e San Pietro Canisio “empio bestemmiatore” vi è raffigurato insieme a un maiale e con occhietti suini: inclinato al male, alle gozzoviglie e alle monache, i contemporanei lo chiamavano infatti Porcus Saxoniae. Benedici, San Carlo, questi due pittori che spesso dipingono Santi e che oggi, con coraggio e coerenza, mostrano chi era l’uomo che il culto dei Santi osò aggredire”.

E’ proprio vero che quando un’anima è grande, la sua arte tende solo al Divino. Guardando le figure di quest’artista, è necessario sottolineare quanto la sua umanità sente il peso della materia e la sublima. Ecco perché il suo figurativo esprime il limite imposto dalla primordiale Disobbedienza a Dio, che si trasforma nel dolore di questa coscienza. Quest’ultima è lo slancio della sua arte, che non si avvolge su se stessa, ma si depone in uno slancio profondo, pari all’abisso che lo separa da Dio. Le figure sono caravaggesche, ma portano un messaggio tutto nuovo, fortemente originale. Seicento anni sono trascorsi, ma nel mare impetuoso dell’esistenza cristiana il grido di dolore non è più maniera, ma squarcio di colori che lasciano al soggetto la possibilità di diventare l’oggetto. Il quadro è un tu che parli al mondo trascendente, è un’osmosi continua tra preghiera e ribellione, estasi e commozione: è un’umanità sublimata dall’arte che Gasparro ha voluto e saputo imprimere. Deo Gratias.