Trame e trappole dei demoni per dannare le anime – Rivelazioni alla venerabile Maria d'Agreda

La Mistica Città di Dio della Venerabile Maria di Gesù d'Agreda

Libro VII

Estratti dal capitolo 15

"Si parla della guerra che i demoni muovono nascostamente alle anime e di come il Signore le difenda per mezzo dei suoi angeli, di Maria beatissima e da se stesso".


277. Grazie all'abbondante dottrina dei testi ispirati ed a quella dei dottori e maestri, la Chiesa cattolica è già avvertita della vigilantissima malizia e crudeltà con la quale l'inferno si ingegna nella sua astuzia di portare tutti i suoi figli ai tormenti perenni, qualora gli sia consentito. Dalla Bibbia sappiamo anche che il potere infinito di Dio ci aiuta affinché, se vogliamo avvalerci del suo invincibile favore e sostegno, camminiamo sicuri sino a raggiungere la felicità senza fine che egli ci tiene preparata per i meriti di sua Maestà, se da parte nostra ce la guadagniamo. San Paolo dice che ciò è stato scritto per confermarci in tale fiducia e per consolarci con tale certezza, perché la nostra speranza non risulti vana se è accompagnata dalle opere. Per questo l'apostolo Pietro unisce l'una e le altre; infatti, dopo averci invitato a gettare ogni preoccupazione nel Signore, che ha cura di noi, subito soggiunge: Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.
278. Da questi ed altri ammonimenti generali, nonché dalla continua esperienza, i cristiani potrebbero discendere a formarsi un'opinione particolare e prudente delle trame e persecuzioni che i demoni ordiscono contro tutti per procurarne la perdizione; ma come uomini terreni ed assuefatti solo a quanto colgono attraverso i sensi non sollevano il pensiero a realtà più elevate e vivono in una falsa tranquillità, non rendendosi conto della spietata e segreta malvagità con cui essi provocano e conseguono la loro rovina. Non riconoscono neanche l'assistenza dell'Altissimo, che li soccorre e li salva, e, da ciechi e ignoranti, non sono grati per questo beneficio né temono quel pericolo. Giovanni proclama nell'Apocalisse: Guai a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore. L'Evangelista udì questa dolorosa voce nel cielo, dove i beati, se fossero stati capaci di afflizione, l'avrebbero provata nell'apprendere la celata guerra che un avversario così forte, sdegnato e mortale veniva a combattere. Quantunque non possano soffrire, però, essi senza mestizia ci commiserano mentre, immersi in una simile dimenticanza e in un letargo tanto profondo, non sentiamo né pena né compassione verso noi stessi (...)

279. L'animosità del drago nei confronti dell'umanità è antica quanto la sua disobbedienza, ed è violenta e feroce nella misura della sua superbia contro Dio, da quando in cielo scoprì che il Verbo si sarebbe incarnato e sarebbe nato da colei che vide vestita di sole. Dalla riprovazione di tali decreti della somma sapienza e dal rifiuto di sottomettere il proprio giudizio derivò il suo odio verso sua Maestà, e dal momento che non può sfogare la rabbia su di lui cerca di farlo sulle sue creature. Poiché per la sua natura angelica progetta con immobilità, per non retrocedere da quello che allora stabilì, sebbene muti avviso nell'escogitare espedienti, non cambia nella volontà di infierire su di esse. Anzi, il suo rancore è cresciuto e cresce sempre più per i doni concessi ai giusti e ai santi, e per le vittorie che ottiene su di lui la stirpe della sua rivale; di essa gli fu detto in minaccia che, anche se egli l'avrebbe insidiata, gli avrebbe schiacciato la testa.

280. Essendo, però, un essere intellettuale, che non si affatica e non si stanca, si affretta a perseguitarci al punto che il conflitto comincia nell'istante stesso in cui iniziamo ad esistere nel grembo materno e non termina se non quando periamo; si verifica quello che sostiene Giobbe, cioè che la vita dell'uomo è una dura lotta sulla terra. Lo scontro, inoltre, non è dato solo dal fatto che siamo concepiti nella colpa originale e ne usciamo con il fomite del peccato e con le passioni sregolate, che inclinano al male; oltre a questo combattimento, che è continuamente in noi, il demonio ci assale con ira, valendosi di tutta la sua furbizia e cattiveria e della potestà che gli è permessa, e quindi dei nostri sensi e impulsi come pure delle nostre facoltà e tendenze. Tutto ciò non gli basta, ma fa anche in modo di servirsi di altro per precluderci il rimedio della salvezza e la sopravvivenza. Se non gli riesce, non lascia mai intentata nessuna delle offese che comprende di poterci recare, per traviarci e farci decadere dall'amicizia dell'Altissimo (...).

287. Non ci sono espressioni in grado di spiegare quale e quanta sia la malizia, l'astuzia e la solerzia del tentatore per indurre i mortali al male, allorché cominciano a capire. A tal fine, parte assai da lontano, facendo in modo che durante l'infanzia si abituino a comportamenti viziosi e che ne odano e vedano altri simili nei familiari, in chi li alleva e nella compagnia di qualcuno peggiore e più grande. Inoltre, si prodiga perché i genitori trascurino di evitare la rovina in quei teneri anni nei quali, come su morbida cera o su una tavola liscia, si imprime tutto quello che viene percepito per mezzo dei sensi, e attraverso ciò il nemico muove le inclinazioni e le passioni. Ordinariamente le persone agiscono in forza di esse, se non sono dirette da un aiuto speciale; ne deriva che, appena pervengono all'utilizzo della razionalità, le seguono nelle cose piacevoli e attraenti, delle cui immagini hanno piena la fantasia. Il principe delle tenebre, spingendole a commettere una trasgressione, si impossessa immediatamente delle loro anime ed acquista nuova giurisdizione su di esse per trarle ancora in errore, come di solito succede per sventura di tante.

289. In seguito la battaglia diviene più accesa poiché, dall'istante in cui ci macchiamo di qualcosa, il serpente è terribilmente attento per procurarci la morte prima che facciamo penitenza, affinché andiamo in perdizione. Inoltre, perché incorriamo in altri delitti, riempie di lacci e di rischi le vie di ogni stato, senza eccettuarne alcuno, benché non in tutti metta gli stessi. Se questo segreto fosse noto per come è realmente, e si riconoscessero le reti e le trappole che per nostra responsabilità sono state tese, tutti camminerebbero tremando, tanti cambierebbero condizione di vita o non avrebbero l'ardire di sceglierla e altri lascerebbero i posti, gli incarichi e le dignità che bramano. Intanto, ignorando la minaccia sono malsicuri, perché non sono capaci di intendere né di credere che quanto avvertono tramite i sensi, e così non temono le insidie e i trabocchetti preparati per loro triste disgrazia. Perciò, sono tantissimi gli stolti e scarsi gli accorti e i veri saggi, molti i chiamati e pochi gli eletti, senza numero i dissoluti e rari i virtuosi e i perfetti. Con il moltiplicarsi delle colpe personali, satana acquista atti di proprietà sulle anime. Se non può uccidere chi tiene schiavo, fa almeno in modo di trattarlo da vile servo, adducendo la motivazione che costui di giorno in giorno diventa più suo ed egli stesso lo vuole essere, che nessuna giustizia può toglierlo dalle sue mani né prestargli soccorso, perché non accetta, né applicargli i meriti del Redentore, che disprezza, o l'intercessione dei beati, dei quali è dimentico.

290. Con questi ed altri titoli, che non è possibile riferire, il drago pretende di accorciare il tempo della penitenza a chi ritiene suo; se non ottiene ciò, si sforza di sbarrare le strade per le quali possa arrivare a salvarsi, e sono molti quelli in cui consegue il suo intento. A nessuno, però, viene meno la protezione degli angeli, che ci fanno scampare infinite volte da pericoli gravissimi, e questo è così certo che vi è appena qualcuno che non lo abbia sperimentato nel corso degli anni.

291. Nel corpo mistico della Chiesa l'asprezza delle contese varia secondo i differenti stati delle anime. Generalmente, i custodi impiegano per tutte come armi comuni il battesimo, il carattere, l'amicizia divina, le doti, le azioni rette, i meriti, la devozione per i santi, le invocazioni dei giusti che pregano per esse e ogni moto positivo. Tale presidio per gli uomini dabbene è assai saldo perché, dato che sono nella familiarità con l'Onnipotente, danno agli inviati del cielo più diritto; così, questi allontanano i rivali, ai quali li fanno vedere come tremendi. Solo per un siffatto privilegio si dovrebbe stimare la grazia al di sopra di tutte le realtà create. Altri, poi, sono tiepidi, difettosi, cascano facilmente e ad intervalli si rialzano; contro di loro il maligno può infierire più crudelmente. I ministri dell'Eterno, però, li sostengono e pongono grande diligenza perché, come dice Isaia, la canna incrinata non si spezzi e lo stoppino dalla fiamma smorta non si spenga.

292. Ci sono, quindi, alcuni tanto depravati ed infelici che non hanno mai fatto il bene da quando hanno perso la grazia sacramentale o, se talvolta si sono sollevati dal peccato, vi sono ripiombati così stabilmente che pare che abbiano concluso i conti con sua Maestà e vanno avanti come senza la prospettiva di un'esistenza oltre la morte, né timore della dannazione, né alcuna riflessione sul proprio comportamento. In essi non ci sono azioni vitali dello Spirito o impulsi di autentica virtù, e non si ravvisa niente da allegare in loro difesa. I nemici gridano: «Perlomeno questi sono nostri in tutti i modi, sono soggetti al nostro dominio e il Signore non ha parte alcuna in essi».

293. I serpenti provano anche in tutte le maniere ad ottenere che i discendenti di Adamo moltiplichino le trasgressioni, affinché si compia subito il numero delle loro iniquità e si abbrevino i loro anni e il tempo della penitenza, per trascinarli con sé al castigo perenne; ma gli esseri celesti, che si rallegrano per il ravvedimento, se non riescono a conseguirlo si prodigano per trattenere per quanto è possibile i cristiani dagli sbagli, togliendone loro una quantità immensa di occasioni e procurando che in mezzo a queste si frenino e limitino. Quando, nonostante tali premure ed altre che sono sconosciute, non sono in grado di ricondurre tanti che sono nell'errore, si valgono dell'intercessione della Vergine e la implorano di interporsi come mediatrice e di confondere i seduttori. Perché i rei vincolino in qualche modo la sua clementissima pietà, si ingegnano di far sì che abbiano una speciale devozione per lei e le prestino dei servizi che le possano venire offerti, dato che, anche se è vero che tutte le opere buone fatte nel male sono morte e sono come armi debolissime, per l'onestà dei loro oggetti e dei loro fini hanno sempre degli effetti, sebbene remoti, e rendono meno indisposti. Allorché sono presentate da loro, e ancor più dalla Madre, hanno qualcosa di vita o di somiglianza di vita al cospetto dell'Altissimo, il quale le guarda differentemente che in chi le ha eseguite e si fa persuadere non dal rispetto per esse, ma dal riguardo per chi lo supplica.

294. Per questa strada moltissimi escono dal traviamento e dalle grinfie di satana con l'assistenza della Regina, qualora quella degli spiriti superni non basti perché hanno raggiunto condizioni così spaventose da aver bisogno di un braccio tanto forte. Perciò i nostri avversari sono assai tormentati nella loro collera nello scorgere un peccatore che la invoca o si ricorda di lei; infatti, poiché è loro nota la misericordia con la quale lo accoglie e sanno che accettandone la difesa fa sua la causa, rimangono senza speranza né vigore per resisterle, ed anzi si danno all'istante per vinti e abbattuti. Se il supremo sovrano intende realizzare una conversione singolare, succede spesso che ella imponga loro con autorità di allontanarsi e di precipitare nelle voragini sotterranee; altre volte, anche senza ciò, egli li fa scappare terrorizzati e sconfitti mostrando al loro intelletto immagini delle prerogative e dell'eccellenza di lei, in modo che lascino le anime libere per corrispondere alla grazia che ella stessa ottiene loro dal Figlio (...).


295. Ho però compreso che, se le nostre colpe non ci avessero reso così smisuratamente indegni della sua pietà, Dio si servirebbe sovente della sua potenza illimitata a vantaggio di molti, anche con miracoli. Lo farebbe soprattutto per proteggere il suo corpo mistico e alcuni stati cattolici, sventando le trame con le quali il maligno disegna di mandare in rovina la cristianità; in questi infelici secoli lo osserviamo con i nostri occhi e intanto non ci guadagniamo il soccorso, perché tutti senza eccezioni irritiamo la giustizia celeste e il mondo si è alleato con il serpente, in balìa del quale viene permesso che si abbandoni, dal momento che si ostina nella sua follia tanto ciecamente e caparbiamente.

LA REGINA DEL CIELO
PARLA ALLA VENERABILE


303. "Voglio svelarti adesso un altro segreto. Ti è già noto che Gesù afferma nel Vangelo che gli angeli gioiscono se un peccatore si pente e si converte al cammino della vita; lo stesso succede allorché i retti fanno atti di autentica virtù e degni di ulteriori gradi di gloria. Ora, al contrario questo avviene nei nemici per tutte le colpe, nessuna delle quali, per quanto piccola, manca di recare loro soddisfazione; quelli che hanno indotto ad esse avvisano subito gli altri abitanti delle carceri perenni, affinché pure costoro se ne rallegrino, le segnino come in un registro per accusarne i responsabili presso l'equo giudice e sappiano di avere accresciuto il proprio dominio sugli infelici soggetti alla loro volontà secondo la gravità di ciò di cui questi si sono macchiati. Tanto smisurato è il loro odio per gli uomini e tanto sleale la modalità del loro tradimento quando li ingannano con qualche diletto passeggero e apparente! Il Signore, però, che è giusto in tutte le sue opere, per punire questa spietatezza ha deciso che il ravvedimento dei malfattori e le azioni belle delle persone dabbene siano una tortura particolare per loro, che si allietano con somma iniquità di quella che è una sciagura.

304. Tale flagello della Provvidenza li molesta pesantemente, perché non solo li confonde e li affligge nella tremenda avversione che hanno per l'umanità, ma con le vittorie dei santi e di quanti si sono già convertiti toglie loro in gran parte le energie che ha dato e dà ad essi chi si lascia abbindolare dalle menzogne e disobbedisce al vero Dio. Per la sofferenza che provano in questa circostanza, infieriscono ancor più sui dannati: come nelle altezze per il bene c'è nuova allegrezza, nel loro regno si esasperano la mestizia e lo scompiglio con le loro urla e i loro dispetti, che causano nuovi patimenti accidentali a chi dimora in quel luogo di orrore. In questo modo nell'empireo e negli abissi si verificano effetti opposti. Quando un'anima è risanata dai sacramenti, specialmente da quello della riconciliazione, se accompagnato da sincera contrizione, spesso i diavoli per un po' di tempo non ardiscono comparire alla sua presenza e per molte ore non osano guardarla, a meno che essa stessa non ne dia loro la forza mostrandosi irriconoscente, con il rivolgersi immediatamente ai rischi e alle occasioni di sbagliare; ciò, infatti, li libera dalla paura introdotta in essi dalla compunzione e dal perdono".

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