Francesco I
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Antonio Socci: la doppia moneta di Silvio Berlusconi trova tifosi a sinistra

24 giugno 2017

È noto che - per superare i disastri dell’euro - da qualche tempo Berlusconi propone l’introduzione in Italia di una moneta parallela. Idea che sui giornali e nel dibattito pubblico è stata snobbata come una trovata insensata fatta solo per venire un po’ incontro ai No euro di centrodestra. Ma adesso - per quanto sorprenda - a definire e a rilanciare l’idea della doppia moneta è la rivista Micromega (nell’ultimo numero appena uscito in libreria), cioè proprio l’Accademia dell’antiberlusconismo.

A dire la verità la rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais rivendica una sorta di primogenitura dell’idea, avendo pubblicato nel 2015 l’eBook Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall’austerità senza spaccare l’euro con la prefazione e l’avallo di Luciano Gallino che considera questa idea un primo passo dello Stato per riprendersi la sovranità monetaria. «Il nucleo centrale del progetto di moneta fiscale - si legge sulla rivista - è stato originariamente elaborato da Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi in La soluzione per l’euro. 200 miliardi per rimettere in moto l’economia italiana (Hoepli, Milano
L’ambizione di questo progetto è quella di evitare l’uscita dall’euro e da Maastricht (che si ritiene troppo traumatica), rimediando con l’altra moneta ai disastri provocati dall’euro e rimettendo in moto l’economia. Sull’idea della moneta parallela - a quanto si legge sulla rivista - potrebbero convenire, oltre a Berlusconi, pure la Lega di Salvini e il M5S di Grillo, «inoltre questo progetto è guardato con interesse dalla Cgil e da Sinistra italiana». È indubbio tuttavia che è stato Berlusconi a dare a questa proposta una vera e decisiva valenza politica, prospettandola come possibile terreno di mediazione con i No euro della Lega e di Fratelli d’Italia (infatti sulla decisiva questione euro/Unione europea il centrodestra è oggi obiettivamente spaccato). Potrebbe essere quindi la base programmatica di una nuova unità del centrodestra ed è singolare che l’elaborazione tecnica dell’idea si debba a Micromega.

Alberto Bagnai [VIDEO]

LA DISCUSSIONE
Va detto che questa rivista ha aperto un meritorio dibattito sull’euro: solitamente sui media è inesistente, come tutti i veri dibattiti di idee. Nel dossier di Micromega si segnala anzitutto un ottimo saggio di Alberto Bagnai. Il professor Bagnai è da tempo uno dei leader intellettuali dei No euro e - come economista accademico - ha fornito solide ragioni tecniche alla critica della moneta unica e all’idea di uscita da essa. A partire dal suo libro Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazie e benessere in Europa, uscito cinque anni fa, ho seguito la sua assidua presenza sulla rete, dove mette a disposizioni analisi ed elaborazione di dati continuamente aggiornate. E devo rilevare che non sono mai riuscito a trovare qualcuno che confutasse le sue tesi con argomenti e dati altrettanto solidi.
Per gli euristi - insofferenti alle critiche - l’euro è diventato un dogma di fede, sostenuto ed esaltato in sé come Bene, in totale spregio di tutte le smentite fattuali. L’eventuale uscita dell’euro viene dunque rappresentata in modo apocalittico come un’uscita dal Bene e l’ingresso nel regno del Male e della devastazione universale. Il saggio che Bagnai ha pubblicato su Micromega ha proprio l’obiettivo di smontare queste tesi catastrofiste sull’uscita dall’euro, tipiche di chi non ha seri argomenti. E Bagnai egregiamente dimostra che l’incubo prospettato dagli euristi con l’uscita dalla moneta unica è esattamente l’incubo in cui di fatto ci troviamo grazie all’euro: disoccupazione giovanile galoppante, de-industrializzazione, aumento del debito pubblico e delle tasse, precarietà del lavoro (residuo) e bassi redditi, dilagare della povertà, crollo del sistema bancario e decrescita economica. Praticamente l’anticamera del baratro. Insieme alla perdita di sovranità e di democrazia. Peggio di così si muore (e infatti si sta morendo). In sostanza Bagnai dimostra che l’uscita dall’euro lungi dall’essere una catastrofe, è per l’Italia il modo migliore per sfuggire al baratro che si avvicina sempre di più.
Professor Claudio Borghi Aquilini [VIDEO]

L’ELENCO DEI DIFETTI
A sostenere le ragioni dell’euro su Micromega c’è Pierluigi Ciocca, ma paradossalmente pure lui fa un lungo elenco dei problemi e dei fallimenti che costellano la storia dell’euro. Poi Ciocca muove ai No euro tutte le obiezioni a cui però Bagnai ha già risposto. Infine c’è l’articolo di Enrico Grazzini, quello cioè che illustra la proposta della moneta parallela già formulata da Micromega nella pubblicazione di cui ho parlato (di cui Grazzini è un coautore). Due cose vanno sottolineate nell’articolo di Grazzini. La prima è il giudizio sull’euro sostanzialmente simile a quello di Bagnai. Scrive infatti Grazzini: «La moneta unica frena lo sviluppo», «L’euro rappresenta gli interessi della grande finanza e della Germania. L’euro e la Bce, il guardiano della moneta unica, sono nati a Maastricht secondo criteri notoriamente dettati dal governo tedesco, dalla Bundesbank e dalle élite dominanti tedesche che ne hanno disegnato l’architettura a immagine e somiglianza del marco. L’architettura dell’euro è quella del mercantilismo tedesco».
Grazzini conclude: «La moneta europea è così diventata la leva principale per imporre l’egemonia tedesca sulle economie più deboli. L’euro è insomma una moneta tutt’altro che neutrale. La moneta unica impone austerità perché: a) impone il pareggio strutturale di bilancio e restrizioni draconiane sui deficit (il famoso 3%) e sui debiti pubblici, e queste limitazioni impediscono di attuare politiche fiscali anticicliche. In tempo di crisi i governi non possono fare gli investimenti pubblici indispensabili per rilanciare l’economia, e anzi devono tagliare la spesa pubblica e i salari. Così la politica dell’eurozona distrugge attivamente il modello sociale europeo che nei decenni passati ha caratterizzato la nostra civiltà; b) la moneta unica europea è fondata sul principio cardine del liberismo: la libera e incontrollata circolazione dei capitali. Così gli Stati vengono annichiliti dal ricatto della grande finanza sui debiti pubblici, debiti denominati in una moneta straniera (l’euro) che gli Stati non controllano più. E la Bce per statuto non può monetizzare i deficit pubblici dei singoli paesi. Così, caso unico al mondo, paesi e i popoli europei sono lasciati completamente indifesi, alla mercé della speculazione finanziaria internazionale; c) i paesi più deboli non possono svalutare. La moneta unica ha infatti eliminato l’uso del tasso di cambio per il riallineamento della competitività dei paesi membri dell’eurozona, approfondendo quindi i divari competitivi».

[articolo] Sei premi Nobel dell'economia contro l'euro.(Nella foto sir Christopher Pissarides)

IL POPULISMO
Un giudizio durissimo con molti altri capi d’imputazione in stile Bagnai. Significa che anche a Micromega sono dei populisti, dei nazionalisti anti-europeisti? Oppure significa che questo giudizio negativo sull’euro sta ormai prendendo piede dovunque perché è quello vero ed è storicamente dimostrabile? C’è un secondo aspetto da sottolineare: Grazzini, nel suo articolo, fa un lungo elenco di Stati dove la moneta parallela è già stata applicata e ha conseguito efficacemente gli scopi per cui era stata decisa. Dagli Stati Uniti di Lincoln al wir svizzero. Questa casistica fa capire che non si tratta solo di una teoria accademica, ma di una strada che è già stata sperimentata positivamente. Del resto, scrive Grazzini, anche «in Francia un gruppo di autorevoli economisti ha recentemente pubblicato su Libération un appello per una moneta fiscale abbastanza simile a quella di cui si discute in Italia». Potrebbe funzionare anche per noi? Forse sì. In ogni caso, se non dovesse funzionare o non dovesse essere applicata, si riproporrebbe il tema dell’uscita tout court dalla moneta unica secondo il Bagnai-pensiero. Oppure potrebbero essere i fatti a metterci davanti all’implosione dell’euro.
di Antonio Socci

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