Francesco I
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Antonio Socci: non lasciatevi ingannare, Gentiloni è un comunista ripulito

A Gad Lerner piacciono le missioni impossibili. Basti dire che tempo fa ha accettato di dar consigli alla "presidenta" Boldrini su come diventar simpatica alla gente. I risultati sono noti. Ora sembra si sia votato a un altro obiettivo sovrumano: trasformare Pisapia in un leader, in uno statista. Ma - trovandosi di nuovo ad arare il mare - sembra ripiegare su quello che gli riesce meglio: la parte "destruens", demolire le altre candidature alla leadership nella grande rissa del centrosinistra. Un' occasione d' oro gli si è presentata in questi giorni, quando Antonio Funiciello, Capo staff del presidente del consiglio Gentiloni, ha firmato sul Foglio un lungo articolo per dimostrare che l' unico possibile candidato premier del dopo elezioni è - guarda caso - proprio Gentiloni. Per accreditarlo Funiciello ha usato tanti argomenti, ma ha avuto pure la pessima idea di ricorrere anch' egli alla scorciatoia ormai percorsa da tanti: quella di riscrivere la biografia, una tentazione che solitamente porta nel pantano del ridicolo. Infatti ha affermato: «L' unico premier di centrosinistra di un paese rilevante è Paolo Gentiloni, un liberaldemocratico schietto che con la tradizione socialista ha qualche contatto, ma nessuna diretta o indiretta discendenza».

Sembra quasi il ritratto di Malagodi. A Lerner è parsa una ghiotta occasione per esercitare la sua naturale bonomia, così ha intinto la penna nel veleno e ha vergato, indirizzata sempre al Foglio, la sua risposta: «Mi stupisce che Funiciello tracci un ritratto del "suo" presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, così lontano dal vero... Noi amici coetanei ricordiamo la formazione giovanile di Paolo Gentiloni nel "Movimento lavoratori per il socialismo", confluito nel "Partito di unità proletaria". Così come ne apprezzammo l' impegno giornalistico in Pace e Guerra sotto la direzione di Luciana Castellina, seguito dalla direzione di nuova Ecologia, mensile dell' ambientalismo di sinistra. Anche quando avviò al comune di Roma la sua proficua collaborazione con Francesco Rutelli lo fece in nome e per conto di quelle componenti della sinistra. Insomma, il background di Paolo tutto è meno che liberaldemocratico. Quale inconscia pulsione muove l' autore nel figurarsi un Gentiloni così diverso?».
OCCHIO ALLE BIOGRAFIE - Si potrebbe strologare a lungo su queste biografie personali e generazionali, su quelle autentiche e sulla loro riscrittura farlocca. E si potrebbe riflettere in particolare sulla vicenda del giovin signore Paolo Gentiloni che - discendente della famiglia dei conti Gentiloni Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli e Macerata, imparentata col famoso conte Gentiloni dell' omonimo Patto d' inizio Novecento - da studentello, il suddetto rampollo Paolo, fiuta l' aria del '68 e si butta a capofitto nel "Movimento lavoratori per il socialismo", dove forse c' erano più giovanotti di sangue blu come lui che tute blu. Un gruppo - si legge su Wikipedia - che "tentò una singolare unificazione di temi maoisti con una forte rivendicazione del ruolo autonomo dei movimenti di massa per la democrazia, pur rivendicando, almeno nei primi anni di attività, il ruolo di Stalin e l' intera tradizione comunista".
Insomma una bella compagnia quella scelta dallo "schietto liberaldemocratico" Gentiloni. Gran parte dell' attuale classe dirigente del Paese (perlopiù proveniente dalla borghesia) ha una biografia del genere. Dovremmo ritenerli affidabili per il nostro Paese quanto lo è l' on. Razzi nei panni di "mediatore" con la Corea del Nord per scongiurare la guerra nucleare. Eppure proprio costoro sono oggi in Italia i detentori del potere nelle sue varie articolazioni (politiche, intellettuali, mediatiche, economiche) e sono anche i titolari dell' Ufficio Certificazione di Rispettabilità (cioè sono quelli che fanno l' esame del sangue agli altri decretandone o meno la presentabilità sociale).
Don Lorenzo Milani a suo tempo metteva in guardia proprio dalla classe inaffondabile che in Italia comandava da sempre e avrebbe continuato a comandare sotto tutti i regimi, sventolando tutte le bandiere e professando tutte le ideologie. Non c' è dunque da stupirsi se il Gentiloni di oggi - nella penna del suo capo staff - diventa «un liberaldemocratico schietto» che col socialismo ha avuto «qualche contatto, ma nessuna diretta o indiretta discendenza».
Come a dire che sì, il conte Paolo vide, in gioventù, dalla sua carrozza, sulla pubblica via, qualche pittoresco personaggio che si fregiava di "falce e martello", ma senza mai degnarsi di rivolgergli parola e dargli relazione alcuna. Eviteremo di infierire su questo folklore politico italiano.

Ci corre solo l' obbligo di osservare che tutti questi personaggi sono usciti dall' infatuazione marxista e rivoluzionaria - che per l' Italia negli anni Settanta fu disastrosa - con una veloce autoassoluzione collettiva, senza dolorose autocritiche e motivate conversioni.
Anzi, si sono autoproclamati "la meglio gioventù" e come tali si celebrano nelle narrazioni generazionali che sono diventate oggi le narrazioni ufficiali, perché la storia sono loro. Arroganza mista a superficialità che evidenzia però la pochezza culturale e umana di queste presunte élite. Gad si chiede "quale inconscia pulsione" porti oggi Funiciello a riscrivere la biografia del "suo" Gentiloni. In realtà non c' è nulla di inconscio. All' origine della "riscrittura" c' è invece un' analisi implacabile e lucida di Funiciello sull' attuale naufragio planetario di tutte le Sinistre (e del Centrosinistra) che pone la necessità - per chi voglia restare al potere - di prenderne le distanze.

VICENDE INTERESSANTI In questo il Capo staff di Gentiloni è molto interessante. Comincia col «declino disastroso della socialdemocrazia europea», poi sorvola il baratro in cui è sprofondato il partito Democratico negli Stati Uniti, perdendo non solo la Casa Bianca, ma pure il governo degli stati federali. Funiciello ripercorre anche le cifre del fallimento dei presidenti Clinton e Obama in America e di Blair e Schroeder in Europa. Quindi fotografa l' inaccettabile "massimalismo" di Jeremy Corbyn (l' attuale leader laburista britannico), con cui vengono liquidati anche i massimalisti di sinistra di casa nostra e poi ricorda il fallimento in Italia del renzismo sancito dal referendum del 4 dicembre 2016. Infine menziona il triste decennale odierno dell' italico Partito Democratico «in crisi di identità» e allo sbando.
In questa devastazione generale cosa resta? A cosa aggrapparsi per restare al potere e accreditarsi per il dopo elezioni? Resta la Germania della Merkel, che - sia pure ammaccata dalle recenti elezioni - continua a rappresentare la potenza imperiale continentale, sebbene travestita con l' abito di scena chiamato Unione Europea. Quindi la prospettiva è cercare la legittimazione e l' investitura della Germania della Merkel e proseguire nella (devastante) sudditanza dell' Italia a Berlino.
Perciò Funiciello - ideologo di riferimento di Gentiloni - "inventa" una verginità liberaldemocratica a Gentiloni e con essa cerca di lanciarlo per la nuova legislatura come il più credibile "fiduciario" della Germania merkeliana (ops!, pardon, dell' Europa), nella guida dell' Italia. Funiciello lo dice così: «Per i paesi europei (per l' Italia, quindi, e per il Pd) l' occasione di un nuovo sforzo di integrazione unitario è il naturale spazio politico... La sinistra può ritrovare la sua ambizione in questo obiettivo». In fondo non devono fare altro che continuare a prendere ordini da Bruxelles (cioè da Berlino e Francoforte) come hanno fatto finora e continuare ad affondare l' Italia. Ma come spiegarlo agli italiani? Qui la risposta del Capo staff di Gentiloni è esilarante: «L' unica possibilità di rilanciare l' Europa è farla percepire dalle persone come utile a qualcosa».
Facile come far percepire la simpatia della Boldrini e le innate doti di statista dell' on. Razzi.
di Antonio Socci

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