L'unico distintivo dei cristiani (Gv 15,12)

Gesù non si stanca di mettere in guardia da atteggiamenti "religiosi" (Mt 23). Questi danno all'uomo l'illusione di aver già raggiunto la sua pienezza ma ne paralizzano di fatto il processo di crescita. Al contrario dei maestri spirituali della sua epoca, Gesù lascia piena libertà ai suoi nella vita spirituale. Mai impone ai suoi delle preghiere o dei comportamenti particolari che distinguano il gruppo. Il "distintivo" della comunità di Gesù non consisterà né in abiti né in oggetti particolari da indossare e né da proibizioni o regole igienico alimentari. L'unico distintivo dal quale si riconosce che un individuo appartiene al gruppo di Gesù è un amore che assomigli sempre più a quello di Dio: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Gesù ponendo - come unico distintivo della sua comunità - la pratica visibile di questo amore, esclude ogni altro criterio. L'identità della sua comunità non verterà in osservanze, leggi o culti. Ciò che distingue è in realtà quel che avvicina agli altri. Infatti mentre ogni distintivo (sia esso abito, segno di riconoscimento, culto, ecc.) "distingue" cioè separa, l'amore, che è un linguaggio universale, unisce. E' esemplare in questo senso la descrizione dei cristiani fatta da un anonimo autore nella seconda metà del II sec.:

"I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi. Non abitano città proprie, né usano un gergo particolare, né conducono uno speciale genere di vita... Pur vivendo in città greche o barbare - come a ciascuno è toccato - e uniformandosi alle abitudini del luogo nel vestito, nel vitto e in tutto il resto, danno l'esempio di una vita sociale mirabile..." Discorso a Diogneto, 5.

Quindi - fatto salvo l'impegno d'amare - il credente può comportarsi in piena libertà (Gal 5,13) usando a sua discrezione quegli strumenti che crede necessari alla sua crescita nell'amore, tenendo però ben presente che quando questi non vengano intesi come tali, cioè mezzi per conseguire l'unico scopo che è quello di un amore sempre più gratuito e generoso agli altri, ma come fine a se stessi, ostacolano il progetto di Dio sull'uomo, impedendo a questi di raggiungere la sua pienezza. In questo caso non si tratta più di libertà, ma di abuso di libertà.

ISTRUZIONE CATTOLICA