Atti umani e atti dell'uomo

Nel precedente articolo abbiamo trattato della moralità degli atti umani illustrando brevemente e spero abbastanza chiaramente perché ogni atto umano è classificabile sempre anche come atto morale. Questo sì basa, come abbiamo visto, sulla specificità di tali atti che sono compiuti unicamente dalla persona umana in quanto tale. Ora, c'è da fare un'ulteriore precisazione perché non tutti gli atti compiuti dall'uomo sono specificamente umani, in quanto molte cose che noi facciamo sono compiute anche dagli animali: mangiare, bere, dormire, etc. Se ci pensiamo questi atti sono comuni e non hanno nulla di specificamente umano; in questo caso c'è da distinguere bene tra atti umani, cioè atti morali propri della persona, e atti dell'uomo in quanto compiuti da un individuo umano ma potenzialmente attuabili da creature ontologicamente inferiori, quali per esempio gli animali. Facciamo subito un esempio: un cane non ha libertà di scelta perché non ha la ragione perciò egli compie atti del tutto indifferenti dal punto di vista morale poiché - come andiamo già visto in precedenza - per il darsi dell'atto morale vi è come condizione necessaria quella che sia un atto libero, quindi impraticabile da qualsivoglia animale privo di ragione che è la condizione necessaria per il darsi della libertà. Ora, ciò che distingue l'uomo dall'animale è la ragione perciò ogni atto umano è un atto di ragione e di conseguenza ogni atto di ragione è un atto morale. Questo mostra chiaramente la differenza sostanziale che c'è tra le azioni più nobili dell'uomo e quelle più basse: si dice che quando l'uomo commette un peccato grave, pensiamo al vizio della lussuria per esempio, si degrada al livello delle bestie (e a volte ahimè, anche al di sotto!). Se leggiamo cosa dice Aristotele invece per quanto riguarda le azioni umane più nobili egli paragona l'uomo a un dio quando si applica alla ricerca della conoscenza. La vita buona per l'autore classico è la vita intellettuale, quella che ci distingue dai nostri cari amici animali e dagli oggetti inanimati. Dio e il Logos (Gv 1,1) cioè la Ragione creatrice e increato; l'uomo che si applica alla cura della propria anima, assomiglia più al divino che all'animale; viceversa colui che segue le proprie passioni invece della propria ragione che dovrebbe regolare i sensi e sottometterli al bene, assomiglia più alle bestie che, prive di ragione, vivono di istinti e di piacer bassi.

MariaRosaMystica condivide questo
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