Giosuè
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Padre nostro - “fà che non cadiamo in tentazione” (Mt 6, 13)

Questa mia riflessione sul passo del Padre nostro «non c’indurre in tentazione» ([1]) è stata bene ponderata e nasce dal amore alla Parola di Dio, e quindi dal amore verso Dio, e alla sua verità. Si parla molto questo periodo e forse si forza la difesa del testo sacro, quando chi l’ha tradotto a suo tempo ha impostato delle regole che non rispettano la bontà e il significato del testo stesso in tutte le sue parti, e che la Santa Chiesa ha adottato. La traduzione che ne da la CEI di questo passo è “non abbandonarci alla tentazione”([2]), in realtà essa non concorda con le parole di Gesù nella notte della Passione durante la quale Gesù affermava: «pregate, per non cadere in tentazione» ([3]). Infatti Gesù non ci chiede di pregarlo perché Lui ci abbandonerebbe alla tentazione, ma ci esorta nel passo di Matteo a chiedere il suo aiuto perché non cadiamo nella tentazione. La traduzione che ne ho ricavato è «fà che non cadiamo in tentazione», la quale si accorda con l’esortazione di Gesù ed è una richiesta di intercessione perché siamo sostenuti nella tentazione. Cari miei Dio non induce in tentazione e io sono fedele al Vangelo e io accordo la Parola di Dio a quanto espresso nel Vangelo in altre parti della Parola sacra e anche con chi ha esaminato accuratamente le scritture sacre e mi dà ragione. Del resto anche il Padre nostro nel passo successivo il testo sacro originario della Parola di Dio, come ci è trasmessa può essere tradotta «ma liberaci dal male» e può essere anche tradotta «ma liberaci dal maligno» (satana) «από τύο πονερου».
L’autore dell’articolo “SENECIO” (Direttore Andrea Piccolo e Lorenzo Fort) che cito (pag.2) spiega il perché «le traduzioni antiche hanno preferito seguire il testo greco parola per parola, una soluzione di comodo che rinuncia a correre rischi e perciò pone il credente di fronte a oscurità e ambiguità che non si riscontrano nel testo originale. La traduzione dal greco del Padre nostro fatta dai Settanta è essenzialmente letterale e quindi si presta, nella traduzione italiana, a molti fraintendimenti». Vedasi per riferimento il testo citato al link:

www.senecio.it/sag/Giolo_padre_nostro.pdf
Ma ritorniamo alla questione sollevata, nella lettera di Giacomo della Sacra Scrittura ([4]) è scritto: «Nessuno, quand'è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato dal male, ed Egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce». In questo modo comprendiamo che la traduzione ufficiale non rispetta il significato della Sacra Scrittura in altre parti, perché in quanto ispirata da Dio non può avere in sé contradizioni, ma deve essere un tutto coerente.
Perciò «Non c’indurre in tentazione» secondo il testo dell’autore di Senecio (pag.12) «non significa che Dio introduca o faccia entrare l’uomo nella tentazione, come in una trappola che lo prenda, ma che egli possa condurre qualcuno in una situazione critica di tentazione», così come lo Spirito Santo condusse Gesù nel deserto affinché possa essere tentato da Satana ([5]). Perciò non è Dio che tenta, ma permette la tentazione per un fine spirituale più alto. Del resto i grandi santi hanno resistito alle tentazioni, che satana ha provocato nell’uomo.
«Un’altra interpretazione s’appoggia su un semitismo che, nel caso di un verbo causativo, permette di tradurre “fa’ che noi non entriamo in tentazione”» (pag. 13). Di fatto il verbo latino che traduce dal greco dei Settanta scrive «Et ne nos inducas in tentationem dove il termine “indurre” in italiano non ha il significato del verbo latino “inducere” che significa introdurre, come “inducere milites in pugnam”, introdurre (condurre) i soldati in battaglia. La traduzione dovrebbe essere perciò: o Dio, fà in modo che noi non cediamo alla tentazione»(pag. 13).
L’autore conclude (pag. 15) con la traduzione «fà che noi non cadiamo in tentazione», che risulta la più congruente con la richiesta che fa Gesù nella Passione ai suoi discepoli che trova addormentati: «pregate, per non cadere in tentazione» ([6]).


Giosuè

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[1] Mt 6, 13
[2] Mt Ibidem
[3] Mt 26, 41
[4] Gc 1, 13-14
[5] Luca 4, 1
[6] Mt 26, 41
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