In quest'epoca di confusione rileggiamo un chiaro testo di Romano Amerio
«In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge (iota unum aut unus apex), senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Non sarà mutato un solo iota, cioè il segno più piccolo dell’alfabeto greco – noi diremmo “non una sola virgola” – dice Gesù nel discorso della montagna (Mt. 5,18-19). E invece, quanto è stato mutato dal Concilio Vaticano II in poi all’interno della Chiesa? Molto, moltissimo, ben più di uno iota: praticamente l’intero alfabeto, a cominciare dall’abolizione (de facto) della lingua latina e dallo stravolgimento (de iure) della liturgia. Romano Amerio, filosofo svizzero di origine piemontese che aveva seguito i lavori del Concilio per conto del vescovo di Lugano e aveva poi attentamente osservato i mutamenti nella Chiesa, nel 1985 diede alle stampe un volume imponente che subì una congiura del silenzio.
Perché, se la qualità del suo saggio era inattaccabile? Evidentemente perché la sua oggettiva diagnosi risultava troppo spietata nel sottolineare senza mezzi termini (pur nel dovuto rispetto) le responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche per l’attuale crisi della Chiesa. Essa si è infatti trasformata, per usare una terminologia semplice, in ente assistenziale, privilegiando la Carità alla Verità e perdendo il motivo principale del suo primato, il principio ultimo e trascendente, che unifica e ordina tutti i valori secondari del mondo. Carità e Verità: non a caso l’ultima enciclica papale sottolinea il giusto rapporto tra questi due elementi: Caritas “in” veritate, radicata nella verità, non separata da questa. Grazie al magistero di Benedetto XVI, che riprende alcuni temi di Amerio (pur nella cosiddetta “ermeneutica della continuità”), la figura di Amerio torna in auge: lo conferma l’attenzione che la casa editrice Lindau presta alla sua opera, che pubblica assieme a Stat Veritas – cioè la Verità sta, ossia è ferma, solida, irremovibile – seguito e aggiornamento del saggio principale, che analizza e commenta la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Tertio Millennio Adveniente scritta nel 1994 in preparazione del giubileo dell’anno 2000, per definire gli orientamenti pastorali per la Chiesa del nuovo millennio. In Stat Veritas Amerio contesta all’insegnamento cattolico postconciliare di aver trascurato la Verità metafisica del Logos divino e di essersi concentrato sul tema della Carità, riducendo la Chiesa a mero soggetto storico, sociale e culturale che si confronta con le varie opzioni filosofiche e morali proposte dalla società moderna: il messaggio cattolico ha così smarrito la sua identità rispetto alle altre religioni e si è dimostrato impotente di fronte al diffondersi, anche all’interno del mondo cristiano, della secolarizzazione e del relativismo. Vanno segnalate anche altre iniziative editoriali fiorite attorno ai temi suscitati da Iota unum (che beneficia anche di un’altra edizione a cura di Fede&Cultura, p. 645, € 40): la biografia di Amerio (Marco, Cosenza 2005) redatta dal suo maggiore studioso, Enrico Maria Radaelli (che nell’edizione Lindau di Iota Unum firma un’approfondita postfazione); Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare di mons. Brunero Gherardini (Casa Mariana editrice, Frigento 2009), che si pone dubbi sulla reale “continuità”, se non del Vaticano II, almeno del suo “spirito” (già criticato, tra l’altro, da Paolo VI, che parlò a questo proposito di «fumo di Satana entrato nel Tempio»).
Si tratta comunque sempre di opere che pongono le proprie basi su questo imprescindibile saggio che, ripetiamo, anticipa alcuni importanti temi dell’attuale pontefice e, come scrive nella sua prefazione il cardinal Darío Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, «ci ha aiutato a discernere e ammirare l’inalterabile identità della nostra Chiesa».
Ecco il testo:
Romano Amerio - Iota Unum
Non sarà mutato un solo iota, cioè il segno più piccolo dell’alfabeto greco – noi diremmo “non una sola virgola” – dice Gesù nel discorso della montagna (Mt. 5,18-19). E invece, quanto è stato mutato dal Concilio Vaticano II in poi all’interno della Chiesa? Molto, moltissimo, ben più di uno iota: praticamente l’intero alfabeto, a cominciare dall’abolizione (de facto) della lingua latina e dallo stravolgimento (de iure) della liturgia. Romano Amerio, filosofo svizzero di origine piemontese che aveva seguito i lavori del Concilio per conto del vescovo di Lugano e aveva poi attentamente osservato i mutamenti nella Chiesa, nel 1985 diede alle stampe un volume imponente che subì una congiura del silenzio.
Perché, se la qualità del suo saggio era inattaccabile? Evidentemente perché la sua oggettiva diagnosi risultava troppo spietata nel sottolineare senza mezzi termini (pur nel dovuto rispetto) le responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche per l’attuale crisi della Chiesa. Essa si è infatti trasformata, per usare una terminologia semplice, in ente assistenziale, privilegiando la Carità alla Verità e perdendo il motivo principale del suo primato, il principio ultimo e trascendente, che unifica e ordina tutti i valori secondari del mondo. Carità e Verità: non a caso l’ultima enciclica papale sottolinea il giusto rapporto tra questi due elementi: Caritas “in” veritate, radicata nella verità, non separata da questa. Grazie al magistero di Benedetto XVI, che riprende alcuni temi di Amerio (pur nella cosiddetta “ermeneutica della continuità”), la figura di Amerio torna in auge: lo conferma l’attenzione che la casa editrice Lindau presta alla sua opera, che pubblica assieme a Stat Veritas – cioè la Verità sta, ossia è ferma, solida, irremovibile – seguito e aggiornamento del saggio principale, che analizza e commenta la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Tertio Millennio Adveniente scritta nel 1994 in preparazione del giubileo dell’anno 2000, per definire gli orientamenti pastorali per la Chiesa del nuovo millennio. In Stat Veritas Amerio contesta all’insegnamento cattolico postconciliare di aver trascurato la Verità metafisica del Logos divino e di essersi concentrato sul tema della Carità, riducendo la Chiesa a mero soggetto storico, sociale e culturale che si confronta con le varie opzioni filosofiche e morali proposte dalla società moderna: il messaggio cattolico ha così smarrito la sua identità rispetto alle altre religioni e si è dimostrato impotente di fronte al diffondersi, anche all’interno del mondo cristiano, della secolarizzazione e del relativismo. Vanno segnalate anche altre iniziative editoriali fiorite attorno ai temi suscitati da Iota unum (che beneficia anche di un’altra edizione a cura di Fede&Cultura, p. 645, € 40): la biografia di Amerio (Marco, Cosenza 2005) redatta dal suo maggiore studioso, Enrico Maria Radaelli (che nell’edizione Lindau di Iota Unum firma un’approfondita postfazione); Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare di mons. Brunero Gherardini (Casa Mariana editrice, Frigento 2009), che si pone dubbi sulla reale “continuità”, se non del Vaticano II, almeno del suo “spirito” (già criticato, tra l’altro, da Paolo VI, che parlò a questo proposito di «fumo di Satana entrato nel Tempio»).
Si tratta comunque sempre di opere che pongono le proprie basi su questo imprescindibile saggio che, ripetiamo, anticipa alcuni importanti temi dell’attuale pontefice e, come scrive nella sua prefazione il cardinal Darío Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, «ci ha aiutato a discernere e ammirare l’inalterabile identità della nostra Chiesa».
Ecco il testo:
Romano Amerio - Iota Unum