Francesco I
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Trump “defensor christianorum” firma la legge sul genocidio

Applausi grati di vescovi mediorientali e statunitensi per il capo della Casa Bianca, dopo la firma da lui posta alla legge che impegna il governo Usa a sostenere le minoranze vittime dei jihadisti in Iraq e Siria, e dare la caccia agli autori dei crimini
La foto ricordo della firma del presidente Trump della legge sul “genocidio dei cristiani”

Il presidente Usa Donald Trump indossa di nuovo i panni del “Difensore dei cristiani”, tra gli applausi grati di vescovi mediorientali e leader influenti e facoltosi di circoli ecclesiali d’Occidente. Lo ha fatto martedì 11 dicembre, firmando l’“Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act (HR390)”, la legge che impegna ufficialmente il governo degli Stati Uniti a fornire assistenza umanitaria e non solo a cristiani e yazidi del Medio Oriente, rappresentati come vittime di un «genocidio» che sarebbe stato perpetrato ai loro danni in anni recenti dalle reti jihadiste in Siria e Iraq.
La foto ricordo della cerimonia della firma ritrae Trump circondato da una piccola compagnia festante, che comprende tra gli altri l’ambasciatrice Usa in Vaticano Callista Gingrich, il Cavaliere supremo Carl Anderson (leader dei Cavalieri di Colombo) e un raggiante Bashar Warda, arcivescovo caldeo di Erbil. Trump ha anche incassato i pubblici ringraziamenti dell’arcivescovo Timothy Broglio, ordinario militare Usa e nel contempo alla guida della Commissione dei vescovi cattolici Usa per la pace e la giustizia internazionale. Mentre qualche giorno fa, in un’intervista al website iracheno ankawa.com, lo stesso arcivescovo Warda – che nel febbraio 2015 era stato uno degli ecclesiastici più espliciti nel richiedere all’Occidente un intervento militare contro Daesh in «difesa dei cristiani» - ha definito la legge in via di approvazione come «un punto di luce alla fine del tunnel».
La legge firmata da Trump prende atto e trae le conseguenze della scelta – tracciata dai legislatori Usa già ai tempi dell’Amministrazione Obama – di applicare la definizione di “genocidio” ai crimini perpetratati nei confronti di cristiani e yazidi in Iraq e Siria da parte dei gruppi estremisti di matrice jiadista, come quelli affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh). Il nuovo strumento legislativo trasforma in asset della politica nazionale Usa il sostegno finanziario per progetti umanitari miranti alla stabilizzazione, alla tutela e alla difesa delle minoranze religiose colpite dai crimini delle milizie jihadiste. La legge consente al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di condurre indagini penali e arrestare i soggetti identificati come autori di violenze e persecuzioni a danno delle minoranze religiose.

Nei commenti rilasciati dopo la firma, lo stesso Trump ha confermato l’impegno degli apparati statunitensi a perseguire e colpire i responsabili di tali crimini. «In questo disegno di legge», ha dichiarato Kristina Arringa, vicepresidente della Commissione Usa sulla libertà religiosa internazionale (Uscirf), «riconosciamo anche il messaggio che i responsabili di questi crimini, compreso il genocidio, non sfuggiranno alla giustizia».

La legge firmata da Trump aveva ottenuto il consenso unanime e bipartisan sia della Camera dei Rappresentanti che del Senato. Su indicazione del nuovo atto legislativo, i progetti e i finanziamenti a favore delle minoranze religiose mediorientali sofferenti potranno essere gestiti anche da gruppi motivati dalla fede religiosa (faith based groups) già impegnati nel sostegno ai cristiani e a altre comunità etnico-religiose presenti nelle aree di conflitto in Medio Oriente. Tale scelta operata dall’attuale Amministrazione Usa suscita interesse e nuovi stimoli nella galassia di lobbies e reti mobilitate negli Stati Uniti e nell’Occidente nord-atlantico sotto la bandiera della difesa e della protezione dei cristiani mediorientali. Tali soggetti potranno ora gareggiare nella raccolta e gestione delle risorse che gli apparati Usa mettono a disposizione dei progetti di sviluppo in aree del mondo seguite con interesse dalle politiche di sicurezza nazionale statunitensi.
A puntare sul coinvolgimento delle organizzazioni di matrice religiosa nella gestione dei programmi umanitari finanziati dagli Usa è stato soprattutto il vice-presidente Mike Pence, anche in chiave polemica con le strutture e gli apparati che fanno capo all’Onu. Pence aveva preannunciato l’intenzione dell’Amministrazione Usa di gestire direttamente finanziamenti e aiuti a favore dei cristiani in Medio Oriente - collaborando con organizzazioni religiose e senza più passare attraverso gli organismi Onu - già il 25 ottobre 2017, durante la cena di solidarietà annuale per i cristiani in Medio Oriente promossa a Washington dall’organizzazione Usa “In Defense of Christians”. «Non ci affideremo più solo alle Nazioni Unite per aiutare i cristiani perseguitati e le minoranze», aveva detto Pence in quell'occasione, riferendo che le agenzie federali avrebbero in futuro lavorato «fianco a fianco con gruppi di fede e organizzazioni private per aiutare coloro che sono perseguitati per la loro fede. E questo – aveva aggiunto Pence – perché «i gruppi d’ispirazione religiosa con provata competenza e radici profonde in quelle comunità sono più che desiderosi di aiutare» mentre «le Nazioni Unite troppo spesso ignorano le loro richieste di finanziamento».

La legge firmata da Trump corona con il successo l’attività di lobbying messa in atto sotto la precedente Amministrazione presidenziale da organizzazioni USA come i Cavalieri di Colombo, il cartello “In Defense of Christians”, il Family Research Council, la Commissione per l’etica e la libertà religiosa della Convenzione dei Battisti del Sud, e il Centro per la libertà religiosa dell’Istituto Hudson.
La premessa fondamentale per arrivare alla firma della legge da parte di Trump risale indietro nel tempo, e risiede nei voti plebiscitari con cui il Parlamento Usa aveva chiesto all’Amministrazione Obama di definire come “genocidio” le violenze perpetrate sui cristiani del Medio Oriente dai jihadisti del Califfato Islamico. Secondo l’ordinamento costituzionale statunitense, davanti ai casi riconosciuti di genocidio il presidente Usa è tenuto a valutare «quali azioni possono essere prese per assicurare che i responsabili siano sottoposti a giudizio per tali crimini» in un tribunale competente. Tale disposizione non innesca in maniera automatica nessuna opzione politica e militare. Ma l’eventualità di giustificare interventi armati a difesa dei cristiani riconosciuti come vittime di genocidio aveva continuato ad aleggiare intorno a tutta la campagna di mobilitazione per il riconoscimento del cosiddetto “genocidio” dei cristiani in Medio Oriente. E all’inizio della campagna per le ultime elezioni presidentiali, i candidati alla Casa Bianca accreditati come più accesi supporter della dichiarazione di “genocidio” erano Hilary Clinton, Marco Rubio e Ted Cruz.
Gianni Valente

lastampa.it
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Interessante anche quest'iniziativa www.youtube.com/channel/UCau23h1uU0VjL7… del Rosario quotidiano, affinché Trump diventi Cattolico (espressamente del Piccolo Resto!).