Nella chiesa di Bergoglio, anche per gli aggettivi cristiani, arriva lo spoglio

leggete dove siamo arrivati: GUERRA AGLI AGGETTIVI CATTOLICI.... fonte originale

La Chiesa è intransigente sui princìpi, perché crede, ma è tollerante nella pratica, perché ama. I nemici della Chiesa sono invece tolleranti sui princìpi, perché non credono, ma intransigenti nella pratica, perché non amano (R. Garrigou-Lagrange)

Cominciamo subito con il chiarire che, quanto segue, non intende assumere il ruolo del professore di italiano e dunque non si intende correggere papa Francesco nel suo uso – e consumo – della lingua italiana… Tuttavia essendo stato proprio Bergoglio ad aver fatto una lezione di “grammatica cristiana” e ad averci offerto il tutto su di un piatto d’argento, riteniamo doveroso intervenire per salvare certi aggettivi dall’impietoso e – regal-papale – abbattimento.

Questa mattina 23 settembre, vedi qui, papa Francesco ha ricevuto il Dicastero per la Comunicazione e, come da sua abitudine, tralascia il testo originale per comunicare agli Ospiti più liberamente: “dire quello che ho nel cuore “…. Prima di procedere è bene tenere a mente le parole di Benedetto XVI che, nel descrivere il compito del Papa, annienta subito questo modo arbitrario di “pensare” da parte di Bergoglio:

“Egli (il papa) non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo…” (Benedetto XVI – Omelia dalla Cattedra 7.5.2005)

Dire quel che “si ha nel cuore” è cosa lodevole, ma non per inventare qualcosa di nuovo. Se dovessimo togliere gli aggettivi dal Discorso di Benedetto XVI, che cosa rimarrebbe?

Vediamo così che nel Discorso ufficiale, consegnato da Bergoglio al Dicastero, non c’è nulla di ciò che ha detto a braccio ma è bene tenere a mente che – questo metodo di consegnare il testo ufficiale e poi parlare a braccio – sta ad intendere come deve essere interpretato, poi, il testo consegnato! Inoltre bisogna tenere a mente che i Gesuiti si ritengono da sempre MAESTRI ASSOLUTI… ma non ci addentreremo ora in questo.

Ecco il passaggio che deve far discutere, delle parole dette a braccio da papa Francesco, non spezzate il discorso, va letto integralmente:

Guardo questo Arcivescovo lituano qui davanti, e penso all’Emerito di Kaunas, che ora sarà fatto cardinale: quell’uomo, quanti anni in prigione ha passato? Con la testimonianza ha fatto tanto bene! Con il dolore… Sono i nostri martiri, quelli che danno vita alla Chiesa: non i nostri artisti, i nostri grandi predicatori, i nostri custodi della “vera e integra dottrina”… No, i martiri. Chiesa di martiri. E comunicare è questo: comunicare questa ricchezza grande che noi abbiamo. Questa è la seconda cosa.
La terza la prendo da quello che ho detto poco fa, che mi dà un po’ di allergia quando sento dire: “Questa è una cosa autenticamente cristiana”, “questo è veramente così”. Siamo caduti nella cultura degli aggettivi e degli avverbi, e abbiamo dimenticato la forza dei sostantivi. Il comunicatore deve far capire il peso della realtà dei sostantivi che riflettono la realtà delle persone. E questa è una missione del comunicare: comunicare con la realtà, senza edulcorare con gli aggettivi o con gli avverbi. “Questa è una cosa cristiana”: perché dire autenticamente cristiana? È cristiana! Il solo fatto del sostantivo “cristiano”, “sono di Cristo”, è forte: è un aggettivo sostantivato, sì, ma è un sostantivo. Passare dalla cultura dell’aggettivo alla teologia del sostantivo. E voi dovete comunicare così. “Come, tu conosci quella persona?” – “Ah, quella persona è così, così…”: subito l’aggettivo. Prima l’aggettivo, forse, poi, dopo, come è la persona. Questa cultura dell’aggettivo è entrata nella Chiesa e noi, tutti fratelli, dimentichiamo di essere fratelli per dire che questo è “così” fratello, quello è “nell’altro modo” fratello: prima l’aggettivo. La vostra comunicazione sia austera ma bella: la bellezza non è dell’arte rococò, la bellezza non ha bisogno di queste cose rococò; la bellezza si manifesta dallo stesso sostantivo, senza fragole sulla torta! Credo che questo dobbiamo impararlo.

Allora, intanto ci rincuora che il papa abbia detto: “Credo che…” sollevandoci, nella sostanza, da un obbligo vincolante… E’ bene tuttavia ragionare sulla gravità di questo modo di pensare.

Bergoglio afferma che i nostri martiri NON SONOi nostri custodi della “vera e integra dottrina”…“, i nostri martiri non sarebbero così, per Bergoglio, neppure I GRANDI PREDICATORI (??) Per Bergoglio, i martiri sono coloro che (??? punti interrogativi perché di fatto non esplicita) sono stati in prigione… hanno comunicato la vita della Fede con la propria vita. E questo è vero, ma ciò che si vuole omettere è il SOGGETTO: per CHI?? In nome di CHI? Questo per papa Francesco è superfluo, a volte lo da per scontato e dunque non c’è bisogno di esplicitarlo. Ma ciò che sgomenta è la netta separazione dei “grandi PREDICATORI” della Fede, dei Confessori della Fede che, se morti per difendere la FEDE, non rientrerebbero nel concetto di MARTIRIO

Quando il Papa afferma: “E comunicare è questo: comunicare questa ricchezza grande che noi abbiamo…“, di quale ricchezza sta parlando? Lo accenna nel paragrafo dopo riportato integralmente. Per Bergoglio è sufficiente dirsi CRISTIANI E BASTA, capite dove sta arrivando? Alla eliminazione dell’aggettivo CATTOLICO…. infatti afferma: “Il solo fatto del sostantivo “cristiano”, “sono di Cristo”, è forte: è un aggettivo sostantivato, sì, ma è un sostantivo. Passare dalla cultura dell’aggettivo alla teologia del sostantivo...”

E’ vero che il solo sostantivo basterebbe, ma non sempre perché ci sono i CRISTIANI PROTESTANTI e quando Bergoglio dice: “E voi dovete comunicare così. “Come, tu conosci quella persona?” – “Ah, quella persona è così, così…”: subito l’aggettivo. Prima l’aggettivo, forse, poi, dopo, come è la persona. Questa cultura dell’aggettivo è entrata nella Chiesa e noi, tutti fratelli, dimentichiamo di essere fratelli..”, chi vi credete a chi allude? Agli aggettivi entrati nella storia della Chiesa ma non certo per colpa della Chiesa, come vorrebbe far credere. ELIMINARE IL TERMINE CATTOLICO E QUELLO DI PROTESTANTE sarebbe, per Bergoglio uno di quei muri da abbattere per facilitare l’ecumenismo…

Come possiamo essere certi di questa interpretazione? A parte i tanti editoriali nei quali abbiamo annotato il ricco florilegio di questo pontificato, ma leggiamo sempre da questo Discorso quanto segue:

“Questa è una cosa cristiana”: perché dire autenticamente cristiana? È cristiana! Il solo fatto del sostantivo “cristiano”, “sono di Cristo”, è forte: è un aggettivo sostantivato, sì, ma è un sostantivo.

Certo che basterebbe il sostantivo “cristiana”, ma come DISTINGUERSI DAL CRISTIANESIMO PROTESTANTE?? Eccola qui la soluzione di Bergoglio: eliminate gli aggettivi perché distinguono… e lo ha specificato quando ha detto: “Sono i nostri martiri, quelli che danno vita alla Chiesa: non …i nostri grandi predicatori, i nostri custodi della “vera e integra dottrina”… No, i martiri. Chiesa di martiri…”, ma se NON sono MORTI per difendere la VERA E INTEGRA DOTTRINA CATTOLICA, per cosa sarebbero morti? Per Bergoglio è sufficiente che sono morti “per Cristo”, punto.

Di quale “immagine di Cristo” parliamo? NESSUNA: con questo magistero infatti, abbiamo UN SOLO DIO UNICO che deve andare bene a tutte le religioni, vedi qui, persino ai Musulmani… e allora perché non eliminare anche il Gesù Cristo CATTOLICO?? E così come il Dio di Bergoglio UNISCE tutte le religioni…. bisogna intervenire anche sul Cristo della Chiesa Cattolica perché DIVIDE… mentre quello di Bergoglio, unisce!

Senza più distinzione tra i martiri di oggi, ecco che siamo tutti accomunati da una MEDESIMA FEDE mentre, concetti o aggettivi utili a definire una dottrina, quali “autenticamente, veramente, integra, ecc…” SONO OSTACOLITogliendo quel “vera e integra” rimane DOTTRINA sì, ma di chi?? Di quale Chiesa? Di quale Credo, di quale Fede?

Forse prendemmo troppo sotto gamba
quando Bergoglio, da poco eletto papa, affermò a Scalfari di non credere in un “Dio cattolico“…. nella sua decantata “furbizia”, vedi qui, ha preso in giro tutti. Vedete, il metodo gesuitico paga perché va a toccare la FORMAZIONE, la mentalità il pensiero e l’eretico gesuita Karl Rahner lo sapeva benissimo come bisognasse entrare nei seminari, per deformare il pensiero cattolico.

Concludiamo con alcuni esempi pratici:

ATTRIBUTO/AGGETTIVO

A come attributo, A come aggettivo
SPAVALDO, TIMIDO, sovente SCHIVO.
Mi dice sempre qualcosa in piu’,
il gatto BIANCO l’hai perso tu?


Ma facciamo un altro esempio: aggettivi più usati per descrivere una poesia
lunga, breve, romantica, corta, bella, dialettale, brutta, famosa, lirica, ermetica, triste, moderna, epica, antica, satirica, allegra, bucolica, classica, difficile, latina, scritta, didascalica, facile, greca, rinascimentale, drammatica, storica…. Come sarebbe possibile valutare una poesia se… non si usasse almeno qualche aggettivo per darne motivazione?

Provate a togliere certi aggettivi dalle parole di San Paolo: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. ” (2Tim. 4, 1,5).

ed infine provate a togliere certi aggettivi anche da qui….

“Il cattolicesimo, in ciò che gli è essenziale, non può ammettere né il più né il meno: «Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»; o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina.
(“AD BEATISSIMI APOSTOLORUM” di Papa Benedetto XV)

L’aggettivo MOTIVA e specifica, senza, rischiamo davvero quel CRISTIANESIMO ANONIMO di rahneriana ed infelice memoria

✍️
Diodoro
@La Verità vi farà liberi it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Maria_Curci Un Gesuita napoletano, espulso da Napoli nel 1848 insieme a tutta la Compagnia, da Parigi combatte per la conservazione dell'indipendenza politica del Papa e per la ripresa del filo della Civiltà Cattolica, attaccata ossessivamente dai Liberali e dai Massoni. Principale fondatore della rivista "La Civiltà Cattolica"... diviene poi …Altro
@La Verità vi farà liberi it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Maria_Curci Un Gesuita napoletano, espulso da Napoli nel 1848 insieme a tutta la Compagnia, da Parigi combatte per la conservazione dell'indipendenza politica del Papa e per la ripresa del filo della Civiltà Cattolica, attaccata ossessivamente dai Liberali e dai Massoni. Principale fondatore della rivista "La Civiltà Cattolica"... diviene poi filoliberale e viene sospeso a divinis. Non siamo mai usciti, moralmente, da quegli anni tremendi: la "Modernità", intesa come assetto politico/culturale/economico scaturito dalla Rivoluzione Francese, ha "evidentemente" ragione o ha "selvaggiamente" torto?
La Verità vi farà liberi
È un po' di tempo che mi sto chiedendo quale sia stato il processo che ha trasformato i Gesuiti dall'essere intrepidi difensori della Verità all'essere degli emeriti Bugiardi...
CooperatoresVeritatis
Marziale
"In fondo Giuda al cospetto era una mezza tacca."
Giuda di Keriot è (presente eterno) il più grande peccatore della storia umana : da Adamo fino all'ultima anima che verrà creata. Credo , otttima @nolimetangere , che non si debba mai annacquare e svilire la nera figura del Traditore.
Un saluto
Marziale