Le profezie escatologiche del Signore – Don Dolindo Ruotolo

RIFERIMENTI BIBLICI

Mt 24, 1-44
Mc 13, 1-37
Lc 21, 5-36

Si veda anche:

Il discorso escatologico del Signore: luce per i credenti degli ultimi tempi


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Don Dolindo Ruotolo scrive il suo commentario alla Sacra Scrittura tra gli anni '30 e '40 del secolo scorso

1. I SEGNI DELLE GRANDI TRIBOLAZIONI CHE COLPIRANNO LA CITTÀ DI GERUSALEMME, LA CHIESA ED IL MONDO

Gesù Cristo uscito dal tempio si ritirò sul monte Oliveto che stava ad Est della città di Gerusalemme; ora siccome il tempio aveva la facciata proprio rivolta ad Est, dall’alto essa si ammirava in tutta la sua magnificenza. Fu questa circostanza che dovette concentrare di più l’attenzione degli apostoli sulla profezia del Maestro. Stavano seduti, ed in quella posizione di riposo era loro più facile meditare; guardavano il tempio lontano, e stimavano che quella immensa mole non potesse crollare che nel cataclisma finale, e perciò domandarono a Gesù quando sarebbe avvenuta quella rovina e, come soggiunse san Matteo, quando sarebbe avvenuta la fine del mondo, senza la quale non sapevano concepire la distruzione del tempio.

Per essi era indubitato che dovesse durare fino al termine dei secoli. Domandarono anche quali sarebbero stati i segni precursori del cataclisma finale, per quel senso di preoccupazione che prende l’anima al pensiero di una grande sventura.

Avrebbero voluto inconsciamente che quell’immane disastro predetto da Gesù fosse lontano da loro, e nello stesso tempo avevano la preoccupazione che potesse essere vicino. Essi dovevano sentire spesso discorrere della fine del mondo, come avviene spontaneamente nei tempi di grandi calamità sociali, e le parole di Gesù li posero in orgasmo. C’erano, infatti, quelli che credevano riconoscere nelle sventure nazionali i sintomi della fine dei tempi, riportandosi a modo loro alle profezie, e c’erano quelli che sognavano proprio allora un trionfo ed una rinascita nazionale, sembrando loro maturi i tempi del Messia e del suo regno temporale.

Forse per questo Gesù rispose: Badate che nessuno vi seduca, poiché molti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e soggiunse subito che le guerre e i rumori di guerre non erano un segno della fine. È necessario che queste cose avvengano, disse, cioè, le guerre sono state e saranno in ogni tempo, data la malvagità e la cupidigia degli uomini, ma non sono un segno dell’imminente fine. Con questa risposta Gesù preveniva gli apostoli contro quelli che, qualificandosi per messia, avrebbero portato la nazione alla rovina, come avvenne veramente nell’assedio di Vespasiano e di Tito, e li preveniva anche contro gli allarmisti che in ogni sconvolgimento vedevano un segno della fine del mondo. Le guerre sarebbero state anche un segno remoto della fine, ma le guerre universali, ossia quelle conflagrazioni che spingono popolo contro popolo e regno contro regno.

Dal modo di parlare di Gesù si vede chiaro che egli risponde agli apostoli guardando alla fine del mondo ed a quella di Gerusalemme che la figurava, e riguardava gli eventi con quello sguardo d’insieme che poteva avere Egli solo a cui tutto era presente (1).

Il segno della fine di Gerusalemme e del mondo sarebbe stato molteplice. Prima di tutto si sarebbe sviluppata la Chiesa tra grandi angustie e grandi persecuzioni.

Non era dunque da pensare ad un’imminenza degli eventi disastrosi.

Le persecuzioni contro la Chiesa avrebbero assunto un carattere sempre più violento e negli ultimi tempi sarebbero state spaventose e sommamente inumane.

Prima della fine del mondo il Vangelo sarebbe stato annunziato a tutte le nazioni, ed in questa dilatazione mirabile della Chiesa non sarebbero mancate le persecuzioni. Sarebbero cominciate prima di tutto a Gerusalemme e nella Palestina, e per questo Gesù parla di sinedri e di sinagoghe; poi si sarebbero allargate nell’impero romano e nelle nazioni, e per questo soggiunse che i fedeli sarebbero comparsi innanzi ai presidi ed ai re, per rendere loro testimonianza della fede.

In tutte queste persecuzioni Gesù raccomanda la piena fiducia nell’assistenza dello Spirito Santo, il quale avrebbe suggerito le risposte da dare ai giudici nei momenti più penosi e difficili. Quest’assistenza si controllò nella primitiva Chiesa e si controlla ogni giorno là dove infieriscono le persecuzioni.

Incalzando le persecuzioni esse sarebbero diventate crudeli e spietate fino al punto di far dimenticare persino i vincoli del sangue e sarebbero culminate in un odio terribile contro di Lui, e quindi contro Dio. Gesù soggiunse: Chi persevererà sino alla fine questi sarà salvo, non solo per esortare alla costanza, ma per dire che le ultime persecuzioni richiederanno una particolare fortezza, tanta sarà la loro insidiosa malignità e crudeltà.

Si può dire, infatti, che le prime persecuzioni alla Chiesa furono motivate quasi dalla difesa dell’ebraismo e del paganesimo contro la fede novella, mentre le ultime saranno persecuzioni di odio verso Gesù Cristo e contro Dio, come già abbiamo visto avverarsi nel Messico, nella Russia, nella Spagna, nella Germania e altrove.

Gesù Cristo parla poi dell’abominio della desolazione posta dove non dovrebbe, cioè, nel tempio, e con questo allude specialmente alla distruzione di Gerusalemme, e figuratamente alla fine del mondo. L’abominio della desolazione, cioè un’abominevole desolazione nel luogo santo, una profanazione che lo desola; e questo avvenne quando il tempio diventò luogo di stragi per opera degli zeloti, avviene quando la Casa di Dio è orribilmente profanata rendendola luogo di peccati e di sacrilegi, ed avviene anche quando l’anima consacrata a Dio è profanata dal peccato con malizia raffinata.

Gesù Cristo, alludendo alle profanazioni del tempio, preludio dell’assedio romano a Gerusalemme, e quindi dell’inevitabile rovina, consigliò i fedeli a non porre tempo in mezzo, ad uscire dalla città e rifugiarsi sui monti. Per indicare meglio che non dovevano perdere tempo, disse che dovevano pregare che la fuga non avvenisse nell’inverno, quando, a causa delle piogge, in Palestina era quasi impossibile viaggiare, e disse che sarebbero state in maggiore pericolo le donne gravide od allattanti, impossibilitate dal loro stato e dai figli piccoli a fuggire con prontezza. Soggiunse di non prestare fede ai falsi profeti, i quali avrebbero illuso il popolo con la speranza della vittoria, e gli avrebbero fatto credere che il Messia politico che l’avrebbe riportata era fra loro.

Tutto questo si verificò letteralmente nell’assedio di Gerusalemme e fu figura di quello che in più vaste proporzioni si avvererà alla fine del mondo.

La fine dei tempi sarà caratterizzata da tribolazioni sociali che imporranno di fuggire precipitosamente; le guerre che si succederanno, saranno guerre di sterminio, e per mettersi in salvo occorrerà fuggire senza indugio in luoghi deserti.
Questo oggi si capisce bene, quando si pensa alle incursioni degli aeroplani, alle bombe incendiare od asfissianti, ed alla guerra così detta batteriologica, fatta con la diffusione di microbi pestilenziali. Vi saranno, inoltre, mestatori di popoli, falsi profeti di nuove ideologie, che cercheranno di indurre all’apostasia tutti, anche i più fedeli cristiani. Di questi falsificatori della vita noi vediamo già come le avanguardie, nei pretesi creatori di nuovi ordini sociali. Negli ultimi tempi questi scellerati si moltiplicheranno e culmineranno nell’anticristo, il più perfido ed il più astuto di tutti.

L’ultima parte del discorso di Gesù riguarda solo la distruzione del mondo mediante lo sconvolgimento di tutte le forze della creazione: il sole si oscurerà, forse perché comincerà a raffreddarsi; la luna non darà la sua luce perché non la riceverà dal sole ed avrà solo riflessi e bagliori di sangue, cadranno le stelle dal cielo, cioè si sconvolgeranno, e faranno cadere bolidi infiammati sulla terra, consumandola col fuoco. Allora avverrà la risurrezione dei morti, verrà dal Cielo il Redentore con grande potenza e gloria per giudicare tutti gli uomini e, con l’ultima sentenza di benedizione o di condanna eterna, terminerà la scena di questo mondo.

2. NON OCCORRE SAPERE IL TEMPO DELLA FINE DEL MONDO: MA OCCORRE VIGILARE ED ESSERE PRONTI AL GIUDIZIO DI DIO

Gli apostoli avevano domandato a Gesù quando sarebbero avvenute la distruzione del tempio e la fine del mondo; ma il Redentore a questa domanda non rispose, dicendo che il giorno e l’ora di quelle catastrofi erano noti solo al Padre. È evidente che Egli come Dio lo sapeva, essendo una sola cosa col Padre, ma come uomo poteva dire d’ignorarlo, giacché il computo del tempo della giustizia finale non sta nelle possibilità umane, dipendendo dall’intreccio di tutte le responsabilità occulte dell’umana coscienza e dell’umana libertà. Solo Dio che guarda dall’alto, ed al quale tutto è manifesto, può valutare quando le umane iniquità raggiungono l’estremo limite, e fanno traboccare il peso della giustizia.

L’umana libertà, infatti, può influire sugli eventi della storia e può affrettarli o ritardarli; una sola azione buona può arrestare un castigo, ed una sola iniquità può darvi l’ultima spinta; ciò che succederebbe in questo anno può essere trasportato in un altro o in tempi lontani per l’intreccio di un’azione libera che interferisce gli eventi.

Ora se si tiene presente il numero stragrande degli uomini dal principio del mondo ad oggi, e gl’innumerevoli intrecci della loro azione, delle loro responsabilità, e dei loro meriti, se si pensa al coordinamento di queste azioni con tutto l’ordine morale e fisico dell’universo, si capisce che il calcolo del giorno e dell’ora di avvenimenti definitivi nella storia di un popolo od in quella del mondo può farlo solo Dio.


I segni prossimi o remoti, della fine del mondo in particolare, possono distare anche secoli dall’evento, quando qualche anima privilegiata, controbilancia con azioni sante il tracollo della giustizia.

È uno dei tratti delicati della divina provvidenza.

Così si spiega come in tante epoche della storia si è creduto di veder i segni della fine del mondo, senza che nulla sia avvenuto dopo. È impressionante che fin dai tempi di san Gregorio Magno si parlasse della fine del mondo come di evento vicino, ed è impressionante che lo stesso santo ne parlasse con convinzione; non è improbabile che allora gli eventi realmente precipitassero, e che le preghiere della Chiesa l’abbiano ritardato. Non è cosa che può sembrare strana, ma è cosa che deve farci essere pensosi, considerando che noi abbiamo sul capo questa spada di Damocle (2).


Gesù Cristo ci esorta ad essere attenti, a vigilare ed a pregare perché, questo interessa all’anima nostra. Gli eventi li regola il Signore, ed il conoscerli anticipatamente con certezza potrebbe anche essere per la nostra malizia un pretesto od un’occasione di maggiore spensieratezza. L’incertezza angosciosa che in ogni secolo può determinarsi sull’imminenza della fine può spingerci più facilmente a pensare ai beni eterni, ed a distaccare l’anima da tutto quello che è vana illusione della vita del mondo.

Chi può convergersi, fino a dimenticare l’anima nelle stesse discipline della vita presente che appariscono ideali? Arte, scienze, lettere, dominio, monumenti grandiosi, che cosa sono di fronte all’eternità?

Vale la pena di affannarsi tanto nelle cose della vita, quando si sa che esse periscono? Dobbiamo, sì, compiere la missione che Dio ci ha assegnata, dobbiamo operare per la sua gloria, ma non possiamo farci assorbire talmente dalle idealità terrene da trascurare quelle eterne.

Chi potrebbe essere così stolto da consumarsi per fare un’opera d’arte con una materia che si disfa? Le opere dello spirito rimangono in eterno; quelle della materia periscono, e quelle del tempo fugace sono vanità; dobbiamo, dunque, nell’operare tener presente la fine di tutto per fissare il nostro pensiero al fine ultimo della nostra vita.

Un uomo, disse Gesù, partito per lontano paese lasciò la casa, e diede ai suoi servi il potere di far tutto, ed ordinò al portinaio di vigilare. Ecco l’immagine del mondo: il Signore è il padrone di ogni cosa e, quasi fosse assente, lascia agli uomini la libertà di operare come vogliono, costituendo sulla loro vita un portinaio che vigila. Questi è il Papa ed il sacerdozio, e la loro attività è preziosa per tutelare le anime. Occorre però che ciascuno vigili, affinché, al ritorno del Padrone, possa trovarsi pronto per dargli il rendiconto.

Non tutti ci troveremo presenti agli ultimi eventi del mondo, ma tutti compariremo innanzi a Gesù Cristo, giudice eterno; non si può dunque prendere alla leggera la vita, e bisogna vigilare per essere pronti alla chiamata di Dio.

NOTE:

1) Forse non è esatto, come fanno alcuni, il dividere il discorso escatologico di Gesù in più parti distinte, riguardanti le persecuzioni della Chiesa, la fine di Gerusalemme e la fine del mondo. Egli parlò con uno sguardo d’insieme, considerando gli eventi nella loro concatenazione fino al termine dei secoli.
2) Non è senza profonda ragione che la Chiesa ci fa leggere nella prima Domenica dell’Avvento l’omelia di san Gregorio sulla imminente fine del mondo. È un avviso che ogni anno la Chiesa ci rinnova per farci essere vigilanti.

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Una mia considerazione

Vorrei far notare che don Dolindo rispetto ad altri commentatori della Sacra Scrittura si spinge oltre e fa rilevare che il discorso escatologico di Gesù, oltre a indicare i due periodi temporali della distruzione di Gerusalemme e della fine del mondo, presenta anche premonizioni future che riguardano il tempo che deve precedere quello che noi chiamiamo "trionfo del Cuore Immacolato" in seguito alle rivelazioni di Fatima e di cui don Dolindo parlava in termini di "regno trionfante di Cristo" sulla terra, "trionfo storico della fede" e simili altre espressioni. E' dunque significativo e importante rilevare che dietro i simboli e le allusioni del discorso profetico del Signore vi è il preannuncio di tante realtà che viviamo e che siamo prossimi a vivere e che, in connessione al libro dell'Apocalisse, si riferiscono ai grandi mali e castighi che verranno nel mondo, alle sofferenze morali che i buoni dovranno patire, ecc. Insomma, sono tutte che cose che ci riguardano al vivo ma che sono ardue a comprendersi. Uno dei motivi di valore dei messaggi mariani odierni, a mio avviso, è l'esplicitazione di tante profezie oscure contenute nella Sacra Scrittuta che fanno capo soprattutto al discorso escatologico di Gesù e ai vaticini dell'Apocalisse.
Acchiappaladri
@Tempi di Maria Ha fatto bene ricordare il misericordioso ruolo di "illustrazione" della Grande Rivelazione, con punti oscuri anche per umane limitazioni degli agiografi e delle accidentali alterazioni (che crediamo essere non essenziali per il valore salvifico della Scrittura) nelle ricopiature dei testi delle Sacre Scritture durante i primi secoli, che le successive rivelazioni "private" hanno.