Lasagnetta al ragù di manzo e cotoletta di tacchino alla bolognese insaporita con crema di parmigiano reggiano, patate alla provenzale, una maxi torta di riso, un centrotavola con uva bianca e nera e prugne settembrine. Le maestose volte gotiche della basilica di San Petronio, luogo simbolo laico e religioso della città di Bologna, fanno da cornice al pranzo che Papa Francesco condivide con 1400 “ospiti” in una delle tappe più significative dell’intera visita nel capoluogo emiliano. Sono gli “ultimi”, gli abitanti di quelle «periferie», geografiche ed esistenziali, che per Bergoglio rappresentano invece il «centro» da cui tutto inizia: poveri, homeless, rifugiati, disabili, anziani abbandonati, ex tossicodipendenti, persone con disturbi psichici, individuati fra diverse realtà e associazioni, enti, parrocchie, di ispirazione cristiana e non solo.

Tutti si ritrovano braccio a braccio con il Pontefice e l’arcivescovo Matteo Zuppi nelle grandi tavolate bianche allestite dalla Caritas diocesana che trasforma così la basilica conosciuta come la sesta più grande d’Europa (quarta in Italia dopo San Pietro e il Duomo di Milano e di Firenze) in un refettorio dove consumare un «pranzo di solidarietà». Pranzo durante il quale, afferma Francesco nel suo saluto iniziale, «possiamo condividere il nostro pane quotidiano». Che non è solo il cibo offerto da chef e ristoratori bolognesi, ma anche quello «più prezioso» che è «il Vangelo, la Parola di quel Dio che tutti portiamo nel cuore, che per noi cristiani ha il volto buono di Gesù».

Bergoglio fa consegnare a tutti un Vangelo: «È per voi! È rivolto proprio a chi ha bisogno! Prendetelo tutti e portatelo come segno, sigillo personale di amicizia di Dio che si fa pellegrino e senza posto per prepararlo a tutti», sottolinea. Nella società probabilmente state ai margini, ma «oggi - dice ai suoi ospiti - siete al centro di questa casa. La Chiesa vi vuole al centro. Non prepara un posto qualsiasi o diverso: al centro e assieme». Perché «la Chiesa è di tutti, particolarmente dei poveri» e tutti «siamo degli invitati, solo per grazia». «Siamo dei viandanti, dei mendicanti di amore e di speranza, e abbiamo bisogno di questo Dio che si fa vicino e si rivela nello spezzare del pane».

È un «mistero» incomprensibile per il mondo e che Dio compie gratuitamente, rimarca il Papa: Lui «ci vuole suoi, qui, non per merito, ma per suo amore». Amore che si riversa su una moltitudine di uomini. «Che strana la matematica di Dio: si moltiplica solo se si divide!», esclama il Pontefice. E raccomanda di «apparecchiare sempre una mensa di amore per chi ne ha bisogno». «La carità non è mai a senso unico, è sempre circolare e tutti donano e ricevono qualcosa», aggiunge, «tutti riceviamo e tutti sappiamo e possiamo donare tanto. Gesù non scarta nessuno, non disprezza. Lui ha sete e ci chiede di dargli da bere perché cammina con noi e soffre con noi. E proprio noi abbiamo quella brocca, magari un po’ usata, che può dargli acqua, che è il nostro cuore! La nostra vita è sempre preziosa e tutti abbiamo qualcosa da dare agli altri».

Con queste persone che conoscono «la fragilità, il bisogno di tendere le mani, di farsi aiutare mettendo da parte l’orgoglio», Francesco recita infine il “Padre Nostro”, la preghiera – evidenzia – in cui «tutti riconosciamo l’esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell’accoglienza reciproca».

Tutto il pranzo è stato preparato da Camst e Felsinea Ristorazione, che hanno messo in campo 12 cuochi e 20 persone per il servizio. La torta è stata invece realizzata da cinque pasticceri del Cna Bologna che rappresentano l’eccellenza dell’artigianato locale. Le stoviglie usate sono totalmente biodegradabili. Ed è stato inoltre siglato un accordo con il Banco alimentare a cui verranno consegnate le eccedenze e i pasti non consumati per evitare lo spreco di cibo.

LEGGI ANCHE: Quei poveri che pranzano in chiesa, e l’accusa di “profanazioneˮ (Commento di A.Tornielli)

I commenti dei lettori