Con Bergoglio ciò che è Bene diventa male e ciò che è Male diventa bene.

Dopo la stravagante uscita, di Papa Francesco, contro gli “aggettivi” per definire chi è e come deve essere un Cristiano, un Martire, la stessa Dottrina, o come non lo possa essere, vedi qui,  veniamo ora deliziati  dalle solite “interviste-confessioni” private (o lectio, sic!),  che egli solita elargire (troppo) abbondantemente e senza più alcun freno inibitore e remora, senza più prudenza, ai suoi “Compagni” Gesuiti nei vari viaggi apostolici come l’ultimo nel Madagascar.

Ovviamente non è un caso che queste “lectio-interviste” NON sono inserite nel magistero pontificio, di questo bisogna tenerne conto perché non costituiscono il magistero “papale” e perciò non sono vincolanti per nessuno. Ma c’è un problema grave: queste risposte a braccio vengono prese in seria considerazione e perciò non diventano solo materiale “vincolante” per i Gesuiti, ma diventa materiale di imposizione strategica… Cioè… VIENE IMPOSTO COME INSEGNAMENTO e i gesuiti, o chi da esso viene raggiunto, deve farlo proprio…

Quando vi diciamo che per capire questo pontificato e quanto sta accadendo è fondamentale studiare il gesuitismo “rifondato” da Petro Arrupe, vedi qui, non dovete prendervela con noi o accusarci di complottismo. Sempre in questa intervista (vedi qui testo ufficiale ed integrale) è proprio Bergoglio a dire quello che diciamo noi da anni. Alla domanda sulla sua formazione del passato, ecco come ha risposto:

  • «Era un noviziato classico, come si faceva una volta: tutto era regolato. Ringraziate che la Compagnia ha avuto come Generale il p. Pedro Arrupe, che ha messo mano alla formazione!».

La risposta non va presa sottogamba…. termini quali “noviziato classico, regolato…“, infatti, sottolineano i lineamenti fondamentali non solo in materia di disciplina morale e personale ma, soprattutto TEOLOGICA E DOTTRINALE…. nei seminari c’era il “Giuramento antimodernista“, vedi qui, e in tutti i seminari nella Chiesa bisognava attenersi scrupolosamente alla teologia TOMISTA… studiare san Tommaso d’Aquino (certamente anche altri autori) quale fondamento per la teologia e tutto era regolato, appunto, con Norme severe (ma neppure tanto a quanto pare) perché non avesse a risentirne la dottrina e la stessa teologia. La famosa XXXII Congregazione dei Gesuiti guidati da Pedro Arrupe (Bergoglio era all’epoca giovane e neo sacerdote) fu una sorta di Vaso di Pandora… Arrupe non mise mano solo alla formazione… ma su tutta la teologia scalzando l’Aquinate e sostituendolo, molto furbescamente, con la teologia del loro confratello Karl Rahner, con un pizzico di panteismo, cristianesimo cosmico di Teilhard de Chardin… e con alcune dosi della “nuova chiesa” di de Lubac con la sua “nouvelle theoligie”… La torta avvelenata, impastata durante anche il periodo del concilio, era pronta e servita… la nuova “formazione” arrupiana varcava i confini della neo-compagnia per entrare in tutti i seminari diocesani, comprese le grandi Università pontificie. Cliccate qui per saperne di più: Gesuiti: sono forse loro la “chiesa nella Chiesa” vista in molte profezie?

Che Paolo VI fosse contento di quanto stesse combinando Pedro Arrupe è una INVENZIONE di Bergoglio ed è una grave deformazione e menzogna dei Gesuiti di oggi, forse non tutti, ma di quelli che sono oggi al potere e guidano la chiesa con Bergoglio, sì! Mentono sapendo di mentire oppure, a dargliela buona, potrebbe trattarsi di quel che dice San Paolo: che a causa della loro superbia, il Signore, ha posto in loro un velo, uno spirito di inganno, perché non vedano la verità e credano nell’errore.. (cfr.2Tess.2,1-12).

Scusate questa premessa, ma è fondamentale per capire quanto segue. Non stiamo qui a fare “cronache” tanto per passare il tempo, calunniare, o alimentare qualche tifoseria pro o contro qualcuno, siamo qui per ragionare e siamo pronti ad accogliere qualche smentita, naturalmente correlata di prove.

Bene, detto ciò, come al solito, gli “Strilloni” mediatici non hanno perso tempo a seguito della lunga intervista pubblicata da Civiltà Cattolica… e questa volta non hanno tutti i torti, i contenuti delle parole di Bergoglio sono davvero macigni che gravano pesantemente su tutta la Dottrina Cattolica. Se come un Vescovo ha affermato (e non ci sono smentite, al contrario ci sono conferme) che se il Sinodo per l’Amazzonia andrà in porto “la Chiesa non sarà più come prima…“, ci troviamo allora al grande finale del progetto MODERNISTA contro la Chiesa Cattolica del quale, il neo-gesuitismo, ha la sua parte centrale e fondamentale.

Ecco una delle sequenze delle parole di Bergoglio che hanno fatto persino scrivere a Vladimir (in arte Luxuria) sul suo social: “Sono stata assolta!” con tanto di faccina che ride, a ridosso della foto del papa….

  • Il clericalismo ha come diretta conseguenza la rigidità. Non avete mai visto giovani sacerdoti tutti rigidi in tonaca nera e cappello a forma del pianeta Saturno in testa? Ecco, dietro a tutto il rigido clericalismo ci sono seri problemi. Ho dovuto intervenire di recente in tre diocesi per problemi che poi si esprimevano in queste forme di rigidità che nascondevano squilibri e problemi morali.
  • Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento. Una volta un gesuita, un grande gesuita, mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore «angelicità»: orgoglio, arroganza, dominio… E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne. La Chiesa oggi ha bisogno di una profonda conversione su questo punto.
  • D’altra parte, i grandi pastori danno alla gente molta libertà. Il buon pastore sa condurre il suo gregge senza asservirlo a regole che lo mortificano.

Notare bene che Bergoglio inserisce il discorso per L’ACCUSA DI CLERICALISMO… facendo passare il “Buon Pastore” come colui che non discute e non condanna il peccato… Possiamo rispondere in questo modo: l’errore di tutto sta nel contrapporre due o più mali, più peccati, quasi l’uno fosse UN BENE e l’altro, un tipo solo, il male. In verità è MALE sia il peccato della carne, della sessualità fine a se stessa trasformata in sesso, quanto il frodare il povero, essere arroganti, la calunnia (Ottavo Comandamento), e così via.

Il famoso caso dell’incestuoso, descritto da san Paolo (1Cor.5,5), vedi qui, non riguarda solo “un caso” ma molti altri di peccatori impenitenti e l’atteggiamento stesso – errato – di tutta la comunità che si adeguasse al peccatore, fa scattare nel “Buon Pastore”, una severa reprimenda che non lascia scampo alle ambiguità… Per sradicare il peccato dal singolo, ma anche da tutta la comunità perché non ne sia contagiata ed infetta, san Paolo agisce di autorità divina, per stroncare il morbo… San Paolo – con la giovane Chiesa – aveva già chiara la vera PASTORALE, LA PRASSI più consona contro l’insistenza del peccato contro il sesto Comandamento. Dobbiamo forse ricordare il motivo per cui muore san Giovanni Battista?? Il problema, allora, non sta come la dice Bergoglio, ma al contrario e cioè, che oggi la sessualità è degenerata  in sesso… e il vero “clericalismo” è semmai al potere nel mentre COPRE i casi di pedofilia all’interno del clero e si compromette con il mondo omosessualista. Questo non ci farà MAI dire o pensare che TUTTA la Chiesa è coinvolta, si tratta sempre di una minoranza, ma che oggi non viene affatto combattuta dalla gerarchia e Bergoglio, con le sue gravi affermazioni, lo conferma.

Il problema vero è semmai come la spiegava il grande e prossimo beato mons. Fulton Sheen: “Coloro invece che presumono di intendersi profondamente di sesso, in realtà non sanno nulla del suo mistero, perché altrimenti non sarebbero così loquaci in materia.” …la sessualità infatti e il suo uso, è una cosa del tutto naturale donata da Dio e che va educata per l’uso corretto, mentre il sesso è la sua deformazione  che degenera in peccato anche contro natura, alimentando un linguaggio osceno fino ad alimentare ogni forma di pornografia, corrompendo le menti e i cuori… La “fissazione morale“, per come la intende Bergoglio, è esattamente l’errore, ma è tutto suo non della Chiesa nel suo ministero della Confessione. E’ lui, semmai, l’ossessionato e il fissato…. Bergoglio è loquace, infatti, nel condannare il Vangelo stesso sul peccato contro il sesto Comandamento

_01 SULLA LUSSURIA 2In sostanza: laddove – forse – può anche essere vero che la Chiesa debba convertirsi di più contro le gravi ingiustizie sociali (quasi come se Giovanni Paolo II o Benedetto XVI non fossero mai esistiti e non avessero mai condotto una dura battaglia sull’argomento), ciò che è sbagliato è negare la gravità degli altri peccati, quasi declassandoli… come giustamente ha fatto notare Vladimir (in arte Luxuria) con la sua frase trionfalistica!

I Sette VIZI detti CAPITALI… significa appunto CAPITALI, ossia, che se non corretti possono condurre alla dannazione eterna… Non c’è mai stata, perciò una “fissazione morale esclusiva“…. su di un solo Comandamento… forse Bergoglio ha dimenticato, tanto per fare un esempio, il Quinto con le battaglie di Giovanni Paolo II ed una enciclica, Evangelium vitae?? O si vuole accusare di “fissazione morale esclusiva” l’Humanae Vitae di Paolo VI che è contro il quinto e il sesto comandamento? O non vorrebbe Bergoglio, per caso, promuovere ulteriormente la sua Amoris laetitia per difendere i divorziati-risposati con in piedi il primo ed unico matrimonio cristiano, e pure i conviventi? La furbizia di Bergoglio è gesuitica, non dimenticatelo mai!

Ma ritorniamo un momento al Catechismo PER GIUNGERE AD UNA DEGNA CONCLUSIONE. Abbiamo citato i Sette vizi detti capitali, ma ci sono anche i così detti “PECCATI PIU’ GRAVI” (i quali o conducono ai Sette Vizi, oppure sono i vizi che conducono al peccato mortale) e questi sono elencati in due strutture che ci provengono dai Vangeli e che la Chiesa ha inserito nel proprio magistero, essi sono i Sei Peccati contro lo Spirito Santo dei quali è Gesù a dire che, se non ci si converte, non saranno perdonati nè in terra e neppure in cielo. Tra questi sei ricordiamo: L’OSTINAZIONE NEL PECCARE….  E L’IMPENITENZA FINALE… E questi vanno a “braccetto” con i Quattro PECCATI GRAVI che gridano “vendetta al cospetto di Dio” tra i quali troviamo IL PECCATO CONTRO NATURA….  OPPRESSIONE DEI POVERI E IL DEFRAUDARE DEL GIUSTO SALARIO GLI OPERAI… Come vediamo mentre Bergoglio assolve il peccato della carne senza pentimento da parte del reo, declassandolo, per sottolineare il peccato contro l’ingiustizia sociale, già il Catechismo li contempla entrambi. Ma escludere uno, o declassarlo, per occuparsi maggiormente dell’altro è un grave errore… perché non si potrà mai essere PECCATORI MORTALI e piacere a Dio facendo le opere di bene… basta leggere la conferma in Ezechiele 3,16 ess.

Quando il messaggio di Gesù diventa radicale, cioè è esigente (per esempio che i peccati contro lo Spirito Santo non saranno MAI perdonati), si tende in tutti i modi di renderlo più accettabile abbassando il livello di queste esigenze…. Gesù è davvero radicale, ma papa Francesco è il “buon pastore”, più buono di Dio, come descriveva Dostoevskij – leggi qui – nel suo tremendo racconto in cui ha a che vedere con un gesuita, strana coincidenza! Ecco, questo abbassare i toni sui principi, di fatto diventa un ridimensionare LA VERITAS, e per tanto viene tolta alla verità l’impatto e la forza che essa ha! Allora, sembra chiedersi Bergoglio, vale proprio la pena attirarsi tante inimicizie e tanto odio? Non sarebbe più intelligente mediare questa verità evitando uno scontro diretto, frontale, che può anche diventare mortale? Occupiamoci di altre questioni…. cambiamo tattica, cambiamo canzone.

Ma il problema è che si diventa “parola di Dio-testimoni” quando non si accettano compromessi che mistificano e corrompono la verità, anche a costo della propria vita. Gesù resta fermo nella verità e chiede ai suoi discepoli di restare fermi, allo stesso modo, fino al martirio. Dinanzi al peccato non si può ne tacere e neppure derubricarlo, al fine di acquistarsi simpatie e consenso, perché ne perderebbe il senso l’Incarnazione e del Sacrificio di Gesù.

_010 massoneria 6E allora, togliere la coscienza del peccato – anche uno solo, fosse il più veniale – produce un peccato più grave, un peccato che non è più perdonabile, è il peccato contro lo Spirito Santo che poi consiste nel ritenere che Gesù non è il Salvatore del mondo. Se si nega il peccato si nega anche l’azione salvifica di Cristo come Messia. Se uno dice a parole la sana dottrina su Gesù Cristo e dice di ritenerlo suo salvatore (leggasi Lutero), ma declassifica IL PECCATO, anche uno solo, lo sta già rinnegando nella prassi! Sta mentendo!

Il motivo per cui l’uomo possa arrivare a non considerare più il peccato come peccato, risiede in un atto che va contro la Fede e che rimodula, in diverso modo, un modo diverso di vedere il Bene e il male (cfr.Isaia 5,20). Così si ha che ciò che è Bene diventa male e ciò che è male diventa bene. E questa trasformazione è di fatto una tentazione che è sempre in agguato per l’uomo e che ha l’origine nell’invidia che il diavolo ha di Dio. Per tanto quando l’uomo considera il vero come falso, e il falso come vero, non fa altro che aderire al peccato dell’invidia e della superbia del diavolo. Un peccato che non può mai essere più perdonato perché è un peccato contro lo Spirito Santo.

Chi sceglie questa strada della mistificazione di ciò che è vero, avrà come conseguenza quella di OSTINARSI nei propri peccati e, chi si ostina nei propri peccati diventa oramai cieco alla verità e si ridurrà a giungere alla fine della sua vita privato della giusta penitenza, che è la sola che può chiedere ed ottenere la Misericordia di Dio. L’uomo che giungerà alla morte da impenitente, vedrà calarsi nella sua vita futura la più grande disgrazia che gli può capitare, cioè… quella di restare CONFUSO IN ETERNO (cfr.Ezech.3,16 ess). Lo stesso dicasi ovviamente per un sacerdote che, nel confessionale, osasse mentire al penitente, addolcendogli la pillola, ingannandolo sulla realtà del peccato commesso.

  • RICORDA CHE: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri,  né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
    E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!” (1Cor.6,9-11).
    “Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme” (1Cor.5,9-11).
  • “Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace..” (Ebr.13,16).

“Rahner ha rovinato tutto e non capisco come mai i gesuiti l’abbiano sopportato fino all’ultimo. Chi di voi gesuiti se ne vuole andare se ne vada, ma chi resta deve essere come sant’Ignazio” (cardinale Giuseppe Siri, vedi qui).


Un grazie al sito di cooperatoresVeritatis per aver dato voce catechetica all’articolo:


AGGIORNAMENTO: Peccati carnali, la porta che apre a quelli spirituali

di Padre Riccardo Barile O.P.

Peccati di natura sessuale meno gravi di quelli più spirituali? Sì, ma la frase del Papa pronunciata ai gesuiti è una mezza verità che contiene un grande rischio pastorale: i peccati carnali non sono mai da soli e sono la porta verso forme di insensibilità che conducono a peccati più alti o spirituali. Il risultato è quello di far abbassare le difese e spianare la strada ai peccati più alti o spirituali. Ecco un po’ di documentazione.

«Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento. Una volta un gesuita, un grande gesuita, mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore “angelicità”: orgoglio, arroganza, dominio… E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne. La Chiesa oggi ha bisogno di una profonda conversione su questo punto».

Così ha detto il Romano Pontefice in un incontro piuttosto informale con 24 gesuiti in Mozambico lo scorso 5 settembre. Come di consuetudine in questo tipo di incontri, sono stati i presenti a porre delle domande alle quali il Pontefice ha risposto. I media si sono concentrati su tre punti critici: quello sopra riportato; il Pontefice in preda a tentazioni ed assedi; la promozione a tutto campo della civiltà e della cultura del meticciato. Qualche sito più tradizionalista ha reagito con fastidio all’immancabile stoccata sui giovani preti in talare e cappello Saturno.

In realtà i contenuti emersi dall’incontro risultano molto più ampi e alcuni toccanti e positivi, ad esempio quando il Pontefice parla della sua vita spirituale o quando tenta di distinguere con esattezza l’evangelizzazione dal proselitismo. Qui tuttavia mi concentro su di un punto solo, quello dei peccati materiali e spirituali, per tentare una valutazione più profonda e più complessa, in quanto l’osservazione del Romano Pontefice è esattissima sul piano della teologia pura, ma, se non è integrata da altre considerazioni, è rischiosa (scivolosa?) sul piano pastorale.

ESATTEZZA TEOLOGICA
I peccati “meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria”? Ma certamente! Anche perché affermare il contrario suonerebbe stranezza se non follia.

San Tommaso d’Aquino “mette ordine” tra le virtù morali stabilendo che la temperanza non è la massima delle virtù: la giustizia, la fortezza e la prudenza le sono superiori e ancor di più le sono superiori le virtù teologali (cf II II, q 141, a 8), per cui anche la gravità dei peccati deve tenere conto di questo ordine. Il peccato di sesso è di per sé grave, ma non è mai grave come l’incredulità, la disperazione, l’odio di Dio (peccati contro le tre virtù teologali e dunque direttamente contro Dio).

Trattando poi della gola, il più basico tra i peccati materiali, san Tommaso spiega che non è un massimo peccato e sì, si può arrivare al peccato mortale, ma a condizioni che raramente si realizzano (cf II II, q 148, a 2-3). Da qui la battuta che circolava in certi ambienti ecclesiastici secondo la quale il desiderio di una buona mangiata – buona in qualità e quantità – era l’ultimo desiderio casto di un prete; per non parlare poi di Umberto Eco, noto e vorace buongustaio, il quale affermò che erano stati i preti ad avviarlo al piacere della buona tavola.

RISCHIO PASTORALE
Parlare di “rischio pastorale” è… rischioso per due ragioni. La prima, perché si tratta di parole del Romano Pontefice, sia pure proferite in un contesto confidenziale: sia chiaro che ne parlo con molta riverenza e senza nessuna intenzione di sminuire il suo magistero, ma solo di fare qualche riflessione. La seconda ragione è che tacere una esattezza teologica per ragioni pastorali non ha senso: che danno può mai arrecare la verità alla pastorale?

Qui però c’è il nodo metodologico fondamentale. Rimanendo intatta l’esattezza dell’impostazione teologica, va subito aggiunto che, nel concreto della vita umana e cristiana:
a) i peccati materiali o carnali non sono mai da soli;
b) questi peccati sono la porta verso forme di insensibilità che conducono a peccati più alti o spirituali. Per cui non dire questo in aggiunta, significa dire una verità teorica, che però in concreto resta una mezza verità con il risultato di far abbassare le difese e spianare la strada ai peccati più alti o spirituali. Non si tratta di una mia pensata, per cui adduco una minima documentazione.

Le connessioni e la convivenza dei peccati anzitutto. Negli ultimi tempi gli uomini saranno «senza amore, sleali, calunniatori (…), intrattabili, disumani», ma insieme saranno anche «intemperanti (akrateisincontinentes)» (2Tm 3,3). In positivo, insieme ad altre virtù, è richiesto di «aggiungere… alla conoscenza la temperanza (enkrateiancontinentia), alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà» (2Pt 1,6).

Più organico e preciso è il Catechismo della Chiesa Cattolica in un testo che è un capolavoro non solo spirituale, ma pastorale: «La sesta beatitudine proclama: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). I “puri di cuore” sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza e la propria volontà alle esigenze della santità di Dio, in tre ambiti soprattutto: la carità (cf 1Tm 4,3-9; 2Tm 2,22), la castità o rettitudine sessuale (cf 1Ts 4,7; Col 3,5; 2518 Ef 4,19), l’amore della verità e l’ortodossia della fede (cf Tt 1,15; 1Tm 1,3-4; 2Tm 2,23-26). C’è un legame tra la purezza del cuoredel corpo e della fede» (CCC 2518). Chiaro che bisogna perseguire tutto, compreso il servizio fattivo del prossimo e, perché no, l’impegno politico, ma il legame tra questi tre elementi fa sì che un peccato contro la “rettitudine sessuale” metta in pericolo la carità e l’ortodossia. E di fatto, guardandosi un poco intorno…

In secondo luogo i peccati della carne sono un impedimento verso aperture più alte e sono la strada verso peccati più alti o spirituali. San Tommaso d’Aquino lo ripete con frequenza quasi cadenzata. Ad esempio i puri di cuore sono «coloro che hanno la purezza della carne; nulla infatti impedisce la spirituale contemplazione quanto l’immondezza della carne» (Commento al Vangelo di Matteo 5,8 n. 435). I vizi carnali poi intaccano profondamente la fede poiché «comportano una grandissima veemenza rispetto agli altri piaceri, per cui l’uomo attraverso di essi si volge con intensità alle cose corporali e resta debilitato nelle operazioni intellettuali (…). Per cui dalla lussuria nasce la cecità della mente, che esclude in modo quasi totale la conoscenza dei beni spirituali; dalla gola nasce l’ottundimento (hebetudo) del senso, che rende l’uomo debole circa gli stessi oggetti» (II-II, q 15, a 3). Altrimenti detto, con i vizi carnali in atto si perde il gusto della lectio divina, del catechismo, delle parabole evangeliche, dell’intensità dei discorsi di Cristo nel vangelo di Giovanni, dei grandiosi affreschi paolini sulle fasi della salvezza ecc.

Per le stesse ragioni i peccati carnali intaccano la speranza, dal momento che, inficiato da questi piaceri, l’uomo «non prova più gusto per i beni spirituali, ne prova fastidio e neppure li reputa dei grandi beni, per cui neppure spera di conseguirli» (II-II, q 20, a 4). Per non parlare poi della prudenza che deve regolare e armonizzare anche umanamente il nostro agire: tutti i vizi contro di essa – l’imprudenza, la precipitazione, l’inconsiderazione, l’incostanza ecc. – «derivano massimamente dalla lussuria» e la ragione è che i piaceri venerei assorbono talmente l’anima da non permetterle più un certo distacco dal sensibile immediato, che è necessario per valutare e orientare il proprio agire (II-II, q 53, a 6).

In conclusione, «chi pratica la fornicazione non intende allontanarsi da Dio, ma solo fruire del piacere carnale, attraverso il quale però si allontana da Dio» (II-II, q 20, a 1, ad 1um). Dio infatti è solidale con la sua creazione e in particolare con le creature umane, per cui ogni disordine sugli affetti, sui sentimenti, sul corpo proprio o degli altri è anche – lo si voglia o no, lo si comprenda o no – un disordine nei confronti di Dio.

Prima ancora di san Tommaso d’Aquino, Sant’Atanasio († 373) ne La vita di Antonio, scrisse che il nemico, cioè il diavolo, dopo aver tentato il giovane Antonio in altri modi, «confidando nelle sue armi intorno all’ombelico e gloriandosi di queste (sono infatti le sue prime insidie contro i giovani), si volse contro il giovane con sconvolgimenti notturni e con tali turbamenti diurni che anche coloro che lo vedevano si accorgevano della loro lotta» (5,3) e poiché non ci riuscì, interrogato da Antonio, si lamentò dicendo: «Io sono l’amico della fornicazione; io mi sono caricato delle insidie perché si cada in essa e dei suoi solletichi rivolti ai giovani; e sono chiamato spirito di fornicazione. Quanti che volevano essere temperanti ho illuso! A quanti che professavano di esserlo ho fatto cambiare avviso, sollecitandoli» (6,2). In fondo anche il demonio ha una sua pastorale e sa che è arduo cominciare proponendo a qualcuno di odiare Dio in modo esplicito: molto più facile cominciare dai piani bassi per giungere poi senza troppa fatica ai piani alti.

Certo, tutto questo va considerato senza mettere in causa che il corpo, gli affetti, il sesso sono un dono di Dio. Ma d’altra parte non si può peccare se non partendo da qualche facoltà che è un dono di Dio, come la libertà di Adamo ed Eva. Certo, va bene non ossessionare i fedeli con i peccati sul sesto comandamento, ma guai a tacere il fatto che questi peccati sono connessi con altri e portano a peccati più alti.

Certo molti teologi rideranno del sottoscritto, ma ride bene chi…

 

3 pensieri riguardo “Con Bergoglio ciò che è Bene diventa male e ciò che è Male diventa bene.

  1. Non avrei scommesso una lira contro un miliardo se, tempo addietro, mi avessero detto che il capo della Chiesa potesse esprimersi in questo modo. Sarebbe come se il ministro della Pubblica Istruzione invitasse gli studenti a scioperare…. ma, ahimé, accade anche questo… Un unico filone diabolico ormai accomuna società civile (si fa per dire..) e comunità religiosa. Sono parole che sembrano pronunciate dai “figli dei fiori” nell’ammucchiata orgiastica di Woodstock, con in più la immensa irresponsabilità di contribuire ad avallare un mondo dove ormai il sesso, assieme alle droghe, perverte la vita di milioni di ragazzi, nella depravazione della pedopornografia, della pedofilia, nella totale delegittimazione della famiglia. Farebbe bene ad appendersi al collo una “macina girata da asino” e gettarsi da solo negli abissi del mare.
    Queste parole, comunque così lucide e spietate, non possono essere giustificate dalla semplice possessione. Solo il diavolo in persona può esprimersi così.

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