Il silenzio senza rancore «ci farà apparire deboli, e allora il demonio uscirà allo scoperto». Dopo giorni difficili in Vaticano a causa delle tensioni e dei veleni legati agli «appunti» di Benedetto XVI sulla pedofilia nel clero, arriva la Domenica delle Palme, e nell’omelia papa Francesco dice: «Nei momenti di tribolazione bisogna avere il coraggio di tacere», con mitezza. Parole che non passano inosservate, e che hanno il sapore dell’incoraggiamento a chi vuole davvero il bene della Chiesa, minacciata soprattutto da «trionfalismo e mondanità».

Oggi, 14 aprile 2019, il Pontefice presiede, in piazza San Pietro, la solenne Celebrazione. Al centro della piazza, presso l’obelisco, benedice le palme e gli ulivi e, al termine della processione che raggiunge il sagrato, celebra la Messa della Passione del Signore. 

«Le acclamazioni dell’ingresso in Gerusalemme e l’umiliazione di Gesù. Le grida festose e l’accanimento feroce. Questo duplice mistero accompagna ogni anno l’ingresso nella Settimana Santa», esordisce il Vescovo di Roma. 

Gesù mostra come affrontare «i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità o superomismo, ma è abbandono fiducioso al Padre e alla sua volontà di salvezza, di vita, di misericordia; e, in tutta la sua missione, è passato attraverso la tentazione di “fare la sua opera” scegliendo Lui il modo e slegandosi dall’obbedienza al Padre». 

Anche oggi, «nel suo ingresso in Gerusalemme, Lui ci mostra la via. Perché in quell’avvenimento il maligno, il Principe di questo mondo aveva una carta da giocare: la carta del trionfalismo, e il Signore ha risposto rimanendo fedele alla sua via, la via dell’umiltà».

 

Spiega Francesco: «Il trionfalismo cerca di avvicinare la meta per mezzo di scorciatoie, di falsi compromessi. Punta a salire sul carro del vincitore. Il trionfalismo vive di gesti e di parole che però non sono passati attraverso il crogiolo della croce; si alimenta del confronto con gli altri giudicandoli sempre peggiori, difettosi, falliti…».

Una versione «sottile è la mondanità spirituale, che è il maggior pericolo, la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa», dice citando «De Lubac». 

Ma Gesù distrugge «il trionfalismo con la sua Passione». Attenzione: Dio «ha veramente condiviso e gioito con il popolo, con i giovani che gridavano il suo nome acclamandolo Re e Messia. Il suo cuore godeva nel vedere l’entusiasmo e la festa dei poveri d’Israele. Al punto che, a quei farisei che gli chiedevano di rimproverare i suoi discepoli per le loro scandalose acclamazioni, Egli rispose: "Se questi taceranno, grideranno le pietre”. Umiltà - precisa il Papa - non vuol dire negare la realtà, e Gesù è realmente il Messia, il Re».

 

Però allo stesso tempo «il cuore di Cristo è su un’altra via, sulla via santa che solo Lui e il Padre conoscono: quella che va dalla “condizione di Dio” alla “condizione di servo”, la via dell’umiliazione nell’obbedienza “fino alla morte e a una morte di croce”. Egli sa che per giungere al vero trionfo deve fare spazio a Dio; e per fare spazio a Dio c’è un solo modo: la spogliazione, lo svuotamento di sé».

In altre parole, «tacere, pregare, umiliarsi. Con la croce non si può negoziare, o la si abbraccia o la si rifiuta. E con la sua umiliazione Gesù ha voluto aprire a noi la via della fede e precederci in essa».

 

Osserva Bergoglio: «Dietro di Lui, la prima a percorrerla è stata sua Madre, Maria, la prima discepola. La Vergine e i santi hanno dovuto patire per camminare nella fede e nella volontà di Dio. Di fronte agli avvenimenti duri e dolorosi della vita, rispondere con la fede costa “una particolare fatica del cuore”», sottolinea citando papa san Giovanni Paolo II. Si tratta della «notte della fede. Ma solo da questa notte spunta l’alba della risurrezione. Ai piedi della croce, Maria ripensò alle parole con cui l’Angelo le aveva annunciato il suo Figlio: “Sarà grande; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”». Ma poi «Maria sul Golgota si trova di fronte alla smentita totale di quella promessa: suo Figlio agonizza su una croce come un malfattore». Così «il trionfalismo, distrutto dall’umiliazione di Gesù, è stato ugualmente distrutto nel cuore della Madre»; però «entrambi hanno saputo tacere», evidenzia. 

Poi Francesco mette in risalto le «acclamazioni festose» e l’«accanimento feroce; è impressionante il silenzio di Gesù nella sua Passione, vince anche la tentazione di rispondere, di essere “mediatico”. Nei momenti di oscurità e grande tribolazione bisogna tacere, avere il coraggio di tacere, purché sia un tacere mite e non rancoroso». La mitezza del silenzio «ci farà apparire ancora più deboli, più umiliati, e allora il demonio, prendendo coraggio, uscirà allo scoperto». Bisognerà «resistergli in silenzio, “mantenendo la posizione”, ma con lo stesso atteggiamento di Gesù». Cristo è consapevole che «la guerra è tra Dio e il Principe di questo mondo, e che non si tratta di mettere mano alla spada, ma di rimanere calmi, saldi nella fede. È l’ora di Dio».nel momento in cui il Signore «scende in battaglia, bisogna lasciarlo fare. Il nostro posto sicuro sarà sotto il manto della Santa Madre di Dio». 

Questo «ci aiuterà a vivere nella santa tensione tra la memoria delle promesse, la realtà dell’accanimento presente nella croce e la speranza della risurrezione».

Poi, all’Angelus, ai 50mila presenti in San Pietro (dato della Gendarmeria vaticana) «ho voluto offrire una speciale corona del Rosario», annuncia. Sono «corone in legno di ulivo realizzate in Terra Santa espressamente per l’Incontro mondiale dei giovani a Panamà del gennaio scorso e per la Giornata di oggi (ricorrenza diocesana della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, ndr»).

Al termine della Messa e dell'Angelus Francesco sale sulla papamobile aperta per fare il giro tra la folla dei fedeli convenuti in Piazza San Pietro. Tra momenti di leggera pioggia e improvvise schiarite, il Pontefice percorre i vari settori della piazza per salutare e benedire la folla festante, composta anche da molti giovani. Bergoglio, nel suo itinerario in «jeep» tra i fedeli, ha anche sconfinato da piazza San Pietro e quindi dal territorio Vaticano, attraversando piazza Pio XII e il primo tratto di via della Conciliazione per salutare i pellegrini presenti.

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