Gesù nel
pane o Gesù sotto le apparenze del pane?
Papa
Francesco, nell’omelia del 23 giugno 2019 per il Corpus Domini ha pronunciato,
fra l’altro, le seguenti parole:
«Davanti
all’Eucaristia, a Gesù fattosi Pane,
a questo Pane umile che racchiude il tutto della Chiesa, impariamo a benedire
ciò che abbiamo, a lodare Dio, a benedire e a non maledire il nostro passato, a
donare parole buone agli altri. [...] lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane».
Possiamo
porci alcune domande: Gesù si trasforma in pane ? Gesù diventa pane? Che cosa
intende dire il Papa? Di quale pane si tratta? Evidentemente non può trattarsi
di ciò che noi comunemente chiamiamo «pane», del pane del fornaio e del pane
delle nostre tavole, che mangiamo tutti i giorni. Nella celebrazione della
S.Messa il pane è già sull’altare. Alle parole della consacrazione Gesù non
diventa ciò che c’è già sull’altare. Ma è questo pane che diventa il Corpo di
Cristo, si transustanzia in questo Corpo; ossia, come dice il Concilio di
Trento, tutta la sostanza del pane si converte nella sostanza del Corpo di
Cristo.
Tuttavia è chiaro
che Gesù può essere considerato «pane» in senso metaforico o analogico, ossia
come il pane materiale nutre il corpo consentendogli di vivere fisicamente,
così Gesù è il pane divino, che nutre lo spirito e dà la vita eterna. E difatti
Egli stesso chiama Se stesso «pane» di vita eterna disceso da cielo (Gv 6,
48-58).
È chiaro però che qui Gesù parla in senso
metaforico; intende presentarsi come nutrimento celeste delle anime. In quella
circostanza si limita a spiegare che quel pane, quell’alimento spirituale è la
sua «carne». Solo all’Ultima Cena chiarirà che mangiare la sua carne vuol dire
la Comunione eucaristica.
Qui però
Gesù prese il pane e non disse «questo pane è il mio corpo» oppure «io sono in questo
pane» o «io sono presente in questo pane» oppure «io divento questo pane» o
«questo pane significa o rappresenta il mio corpo», ma QUESTO È IL MIO CORPO. Il
predicato «è» significa la sostanza, la natura o l’essenza di una cosa, della
quale si predica l’essere quella data cosa. Se io dico «il triangolo è una
superficie a tre lati», io definisco l’essenza del triangolo. Se Gesù ha detto
«questo È il mio Corpo», ha definito l’essenza dell’ostia consacrata: è il suo
corpo, al di là delle apparenze sensibili, che la fanno sembrare pane.
Io, quindi,
se ho fede nel Signore, non constato per esperienza o con evidenza razionale
che l’ostia è il Corpo di Cristo, ma devo CREDERLO sulla sua parola, nonostante
le apparenze contrarie. Tuttavia, non si tratta di un’assurdità, perché non è
metafisicamente impossibile che gli accidenti di una sostanza siano separati dalla
stessa sostanza. Chi pensa che dopo la consacrazione il pane resti pane,
dimostra di NON CREDERE alle parole di Cristo.
Da notare
che Gesù usa il neutro (lat.hoc, gr.tuto) a significare che la
transustanziazione avviene nel momento in cui Egli sta pronunciando le parole
della consacrazione. «Questo», quindi,
non è nè il pane né il Corpo, ma è ciò
che non è più pane e non è ancora Corpo; è il momento in cui il pane diviene
Corpo, il passaggio ontologico dal pane al Corpo.
Inoltre, quanto
avviene sull’altare alle parole della consacrazione non può essere assimilato
al processo dell’Incarnazione, per il quale possiamo effettivamente parlare di
un «Dio fatto uomo» o «Verbo divenuto carne», perché qui il Verbo si unisce
ipostaticamente ad una natura umana o assume una natura umana – la natura umana
di Cristo – nell’unità della Persona del Figlio.
Cerchiamo
inoltre di evitare paragoni impropri. Alle parole della consacrazione Cristo non
si rimpicciolisce per entrare nel pane, non entra in composizione col pane come
l’uva passa nel panettone, né si unisce al pane come la marmellata che vi si
spalma sopra, e tanto meno si trasforma nel pane, come la farina cotta al
forno.
Tutti questi
paragoni sono ridicoli ed irriverenti, e nulla hanno a che vedere con quanto
avviene realmente nel momento in cui il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione.
Ciò che realmente avviene è invece il fatto che Cristo transustanzia la sostanza
del pane nella sostanza del suo proprio corpo, in modo tale che i sensi avvertono
le qualità e le proprietà del pane. Solo la fede sa che cosa avviene realmente.
Infatti la fede
sa che ciò che sembra pane non è più pane, ma Corpo di Cristo. Da notare che il
dire che l’ostia consacrata ha le apparenze del pane, non significa assolutamente
dire che le proprietà colte dai sensi non sono reali ma apparenti. No, no. Sono
reali; solo che ad esse non soggiace la loro sostanza, ma la sostanza del Corpo
di Cristo. Gli accidenti del pane sono miracolosamente sostentati
dall’onnipotenza divina.
Per questo,
dopo la consacrazione il pane non è più pane, ma Corpo di Cristo. Inoltre, occorre
ricordare che nell’Eucaristia Cristo non si unisce momentaneamente ad una
porzione di pane, che resta pane, come credeva Lutero, per separarsi di nuovo
dal pane, che pertanto può successivamente essere consumato come una qualunque
altra porzione di pane comune. Infatti, come sappiamo, i luterani non ammettono
l’adorazione dell’Eucaristia conservata nel tabernacolo.
Anche
ammesso che nel tabernacolo vengano conservate le oblate offerte nella
precedente Cena del Signore, siccome queste oblate sono semplice pane privo della
presenza reale di Cristo, per i luterani sarebbe superstizione adorare queste oblate,
che sono prive della concomitanza della divinità. Quindi per i luterani
l’adorare le oblate sarebbe come adorare del semplice pane. Quello che un pio cristiano
può fare davanti al tabernacolo, secondo luterani, è tutt’al più sostare in ammirazione
per la funzione svolta dalle oblate con atteggiamento simile a quello col quale
in una pinacoteca ammiriamo il quadro di un famoso pittore.
In base a
quanto detto dobbiamo notare che la presenza di Cristo nell’Eucaristia, detta
«presenza reale», è cosa ben diversa dalla generica presenza di Dio a tutte le
creature con la sua potenza creatrice e la sua provvidenza. Infatti, qui si tratta
di una presenza per contatto immediato della causa con l’effetto, restando ontologicamente
distinti l’uno dall’altra. La concezione luterana della presenza reale non si
scosta dalla generica presenza di Dio ad ogni creatura.
Invece, nel caso
dell’Eucaristia, abbiamo una presenza specialissima di Cristo, unica in tutto l’universo,
in quanto Cristo è presente nell’ostia consacrata a modo di sostanza del suo Corpo sotto gli accidenti del pane. Quindi
abbiamo un’unica entità creaturale-divina, un’unica sostanza, l’ostia, dove gli
accidenti del pane sono fatti sussistere miracolosamente da Dio, mentre la sostanza
che sta sotto agli accidenti è la stessa
sostanza del Corpo di Cristo. Quindi in questo caso Dio stesso entra nell’ostia
consacrata per concomitanza a sostituire la sostanza del pane col Corpo di Cristo.
Infine, fermiamoci
un momento a commentare la frase: lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane". Presa come suona,
ha un sapore luterano. Ritengo che sia sfuggita al Papa per malconcepito
desiderio di usare un linguaggio popolare o intento ecumenico. Ma il vero
ecumenismo non è cedere ai fratelli dove sbagliano, ma proporre ad essi la
verità, laddove ad essi manca, così come si dà da mangiare a chi ha fame e si
dà da bere a chi ha sete.
P.Giovanni
Cavalcoli, OP
Fontanellato, 27 giugno 2019
Articolo inviato a Libertà e persona (Tanel)
Pubblicato il 24 agosto 2019 : http://www.libertaepersona.org/wordpress/2019/08/gesu-nel-pane-o-gesu-sotto-le-apparenze-del-pane/
Articolo inviato a Libertà e persona (Tanel)
Pubblicato il 24 agosto 2019 : http://www.libertaepersona.org/wordpress/2019/08/gesu-nel-pane-o-gesu-sotto-le-apparenze-del-pane/
Caro Padre Cavalcoli, perché sente la neccessità di spiegare e interpretare le parole di francesco?
RispondiEliminaUn papa che ha bisogno di interpreti non è un buon papa!
Ritengo che non gli sia sfuggita quella infelice frase dal sapore luterano, semplicemente il papa non crede alla reale presenza di Nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento, altrimenti si ingignoccherebbe alla Sua Presenza.
Non si arrampichi sugli specchi per negare questa palese evidenza, non le fa onore... non sono i domenicani ad aver fatto voto di difendere il papa, lo hanno fatto i gesuiti ...ma se un gesuita diventa papa come fa ad adempiere questo voto??? Mah!
Tutti i Papi hanno detto in varia misura cose bisognose di essere interpretate e sono stati in vari modi equivocati in buona o cattiva fede. Questo Papa forse si distingue dagli altri perché il grado di equivocità di certi suoi discorsi ha raggiunto un livello mai successo in precedenza. Ma ciò non toglie che in altre cose sia del tutto chiaro.
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