GIOVANNI BATTISTA ALLA LUCE DEI PIÙ RECENTI STUDI STORICI

di Pier Luigi Guiducci -

 

Giovanni preparò “la strada” a Gesù. E le sue vicende possono essere lette alla luce non solo dei Vangeli ma anche dei testi storici contemporanei e dei contributi dell’archeologia.

 

 

La figura di Giovanni[1] il Battista assume un significato particolare nella storia della Chiesa degli inizi perché si colloca al centro di due realtà. Da una parte è diffusa una generale attesa messianica (si aspetta colui che salverà Israele). Dall’altra, il compimento delle profezie (la venuta del Messia). In tale contesto gli storici si sono posti alcuni interrogativi tenendo conto dei dati forniti dalla fonte “Q”,[2] dai Vangeli, dagli Atti degli Apostoli (At 1,21-22; 10,37; 13,24-25), dall’opera Antichità Giudaiche dello storico ebreo Flavio Giuseppe[3], e dai contributi dell’archeologia[4].

Giovanni è esistito?

Flavio Giuseppe Tito Flavio Giuseppe, nato Yosef ben Matityahu, nacque a Gerusalemme nel 37/38 ca. Morì a Roma nel 100 ca. Storico giudeo, partecipò alla rivolta contro i Romani (67). Fu alla fine protetto dalla Famiglia Flavia. Scrisse quasi tutte le sue opere in greco.[5] In Antichità Giudaiche, con riferimento al Battista, annota: «In questi giorni un uomo vagava tra i giudei vestito con abiti insoliti, poiché portava avvolte in pelli tutte le parti del corpo non ricoperte dai suoi capelli. Inoltre, a giudicare dal suo aspetto, egli sembrava proprio un selvaggio. Quest’uomo si recò dai giudei e li invitò alla libertà, dicendo: “Dio mi ha inviato per insegnarvi la via della legge, mediante la quale vi potrete liberare dal grande sforzo di provvedere a voi stessi. Nessun mortale regnerà su di voi, solo l’Altissimo che mi ha inviato”. All’udire questo, la gente si rallegrò; e tutta la Giudea, la regione che attornia Gerusalemme, lo seguì. Egli non fece altro che immergerli nella corrente in piena del Giordano per poi lasciarli andare, facendo loro notare che dovevano smettere di compiere opere inique e promettendo che avrebbero ricevuto un re, che li avrebbe liberati e avrebbero conquistato tutti i popoli, che non erano ancora loro sudditi, mentre nessuno di coloro dei quali stiamo parlando sarebbe stato vinto. Alcuni lo ingiuriarono, ma altri, persuasi, gli credettero. In seguito fu condotto da Archelao[6], presso il quale si erano riuniti uomini esperti nella legge, costoro gli chiesero chi era e dove era stato per tutto questo tempo. A tale domanda, egli rispose così: “Io sono puro, perché lo spirito di Dio è penetrato in me, e nutro il mio corpo con canne, radici e trucioli”. Allora, colto da collera, insorse Simone, uno scriba di discendenza essena, che esclamò: “Noi leggiamo ogni giorno i libri divini. Ma tu, che sei appena uscito dai boschi come una bestia selvatica, come osi insegnare a noi e sedurre il popolo con i tuoi sermoni scandalosi?”. E si slanciò in avanti con l’intenzione di fargli del male. Ma, egli, rimproverandoli, disse: “Io non vi rivelerò il segreto che si cela dentro i vostri cuori, perché voi non lo avete voluto. Perciò una sventura inenarrabile si abbatterà su di voi e sui vostri disegni”. E dopo aver parlato così, si trasferì nell’altra parte del Giordano e, poiché nessuno osava rimproverarlo, faceva esattamente ciò che aveva fatto prima».[7]

Alcune sottolineature
Il passo appena visto viene considerato autentico dalla maggior parte degli storici. La descrizione del Battista riferita da Flavio Giuseppe è sul piano letterario e teologico «senza legami con il racconto su Gesù, che ricorre in precedenza nel libro 18, e non contiene, pertanto, nessun riferimento al Battista. Il brano riguardante il Battista, che è due volte più lungo del brano su Gesù, è anche più elogiativo. Esso diverge dai quattro Vangeli (senza contraddirli formalmente), sia nella presentazione del ministero di Giovanni come in quella della sua morte. Di conseguenza, è difficile immaginare che un copista cristiano abbia potuto interpolare due passi su Gesù e il Battista nel libro 18 delle Antichità Giudaiche, presentando la comparsa di quest’ultimo sulla scena dopo la morte di Gesù, senza nessun legame con lui e consacrandogli una trattazione più estesa e più encomiastica rispetto a Gesù. Non desta sorpresa, perciò, che siano pochi i critici contemporanei a mettere in dubbio l’autenticità del passo sul Battista»[8].
Oltre al sostegno che proviene dal criterio della molteplice attestazione, esiste anche un apporto fornito dal criterio dell’imbarazzo. Tutto ciò che vuol dire? Significa che il Battista è un elemento che crea disagio tra gli evangelisti. I motivi sono diversi.
- Il suo ministero, infatti, si presenta con un carattere di autonomia e di indipendenza rispetto all’operato di Gesù. Tale impegno religioso riceve dai contemporanei rispetto e popolarità. Si formò anche un gruppo religioso che lo seguì: la setta dei Battisti.[9]
- Inoltre, lo stesso Gesù si inserì tra coloro che vollero essere battezzati dal Battista (ponendosi apparentemente a un livello di “inferiorità” rispetto a colui che battezzava).
Per i primi cristiani, in definitiva, la figura del Battista costituì una realtà atipica. «È illogico che gli evangelisti (e le loro fonti prima di loro) si siano presi l’onere e la briga di creare un problema colossale per le loro teologie, inventando di sana pianta il personaggio di Giovanni il Battista. In breve, tanto i Vangeli quanto Flavio Giuseppe possono essere assunti come testimoni della storicità dell’esistenza e del ministero del Battista».[10]
In tale contesto, utilizzando i dati di più fonti indipendenti[11], si tende ad affermare in modo non incerto che in Palestina, nel 28 d.C. ca, operò un asceta ebreo di nome Giovanni. I suoi contemporanei lo indicarono come “il Battista”. Egli, con propria autorità, usava battezzare altri giudei. Tale atto cultuale costituiva il segno di un cambiamento di vita della gente, segnato da elementi religiosi e di giustizia.

Alcuni aspetti nodali
Nel corso del suo impegno mirato a modificare i cuori e le menti degli ebrei del tempo, Giovanni dovette affrontare diverse situazioni.
Da una parte riuscì a coinvolgere nel suo disegno di rinnovamento spirituale più persone.
Ma trovò comunque un oppositore nel re Erode Antipa, tetrarca della Galilea, che decise di arrestarlo e giustiziarlo. L’esecuzione ebbe probabilmente luogo nel 30 d.C., o nel 33 d.C. (almeno secondo i Vangeli, dove Giovanni muore prima di Gesù).
“Alcuni giudei” (secondo Flavio Giuseppe) e “i discepoli del Battista” (rif. Vangeli), dopo la morte di Giovanni, vollero continuare a riunirsi nel suo nome. Al riguardo, gli Atti degli Apostoli attestano una non sintonìa tra i discepoli cristiani e quelli del Battista[12].

Alcuni aspetti nodali (segue)

Mosaico di Giovanni il Battista, basilica di Santa Sofia, Istanbul

Mosaico di Giovanni il Battista, basilica di Santa Sofia, Istanbul

Con riferimento al racconto dell’infanzia del Battista esiste un confronto tra storici legato al fatto che permane una limitata informazione di merito. Qualche dato è riferito da Luca. L’evangelista scrive (Lc 1,5) che Giovanni era figlio di un sacerdote – Zaccaria – della classe di Abia. Questi aveva in moglie una discendente di Aronne di nome Elisabetta. La coppia non aveva figli. Al riguardo, secondo Joseph Ernst[13] e colleghi, l’indicazione dell’ambiente familiare del Battista è da ritenere attendibile. In pratica: Giovanni era figlio unico di un sacerdote del Tempio di Gerusalemme. Per tale motivo doveva rispettare un obbligo solenne: quello di subentrare al padre nei suoi compiti sacerdotali. E doveva garantire (con il matrimonio e con la prole) la continuità della stirpe sacerdotale.
In tale contesto, anche Flavio Giuseppe (cit.) indica una diversa scelta radicale di Giovanni Battista: l’allontanamento dal nucleo familiare e dagli impegni che lo attendevano, e un nuovo indirizzo di passi in direzione del deserto. Come altri ebrei, egli lo considerava un luogo di ricerca spirituale e di incontro diretto con Dio.[14] Avvertiva di essere chiamato ad operare come profeta del giudizio. Si tratta di un carisma che risulta evidente nel suo modo di agire e nel messaggio che trasmette.[15]
Analizzando invece il dato storico riguardante la prigionia e l’uccisione del Battista (fortezza del Macheronte), le fonti diventano più articolate sulla causa (senza contraddizione tra loro, a parte l’informazione sul luogo preciso della morte) ma hanno in comune un nucleo storico.
- Nel Vangelo di Marco l’arresto di Giovanni Battista è legato alla sua posizione di condanna del matrimonio irregolare di Erode Antipa – dopo il ripudio della sua prima moglie – con Erodiade, in precedenza sposata con uno dei fratelli dello stesso Antipa (Mc 6, 17-29, dato ripreso da Mt 14, 3-12).
- Giuseppe Flavio esprime solo un collegamento indiretto con le vicende matrimoniali del re. Egli preferisce sottolineare la preoccupazione politica di quest’ultimo. Giovanni, infatti, aveva dimostrato di essere ascoltato e seguito dalla gente che lo avvicinava. Poteva quindi sollevare la popolazione contro il tetrarca.
- Per altri autori esiste pure una terza ipotesi: l’avversione dei sacerdoti del Tempio verso un soggetto (Giovanni) che assume un ruolo religioso staccandosi dagli obblighi che aveva verso la casta sacerdotale.
Sul piano storico le diverse cause si possono tra loro avvicinare in modo armonico. Comunque, alcuni fatti rimangono certi: Giovanni fu un profeta ascetico (penitenza, conversione dei peccati) ed escatologico (annuncio della venuta di nuovi tempi di salvezza). Interagì con Gesù in modo significativo. Venne condannato a morte per ordine del tetrarca della Galilea, proprio nella zona ove Cristo aveva iniziato il suo ministero di redenzione.

L’inizio del ministero

L’evangelista Luca, trattando dell’inizio del ministero del Battista, indica il quindicesimo anno di Tiberio (Lc 3,1-6). Si tratta quindi di un anno che si può collocare tra il 26 e il 29 d.C. Tale individuazione è basata sul fatto che gli storici romani – Tacito, Svetonio e Dione Cassio – iniziano a contare gli anni del governo di Tiberio a partire dal 14 d.C. (anno della morte di Augusto). Si pone a questo punto un quesito. Quale calendario utilizzò Luca? Quello giuliano[16], quello lunare giudaico, quello siro-macedone[17] o quello egiziano[18]? Scrivendo per un uditorio colto greco-romano è difficile pensare a un uso del calendario giudaico o egiziano. Di conseguenza, sia che Luca abbia utilizzato il calendario giuliano o quello siro-macedone, il quindicesimo anno di Tiberio cade al 28 d.C. Tale data, in modo convenzionale, è considerata come quella dell’inizio del ministero del Battista, anche se non esiste una certezza definitiva.[19]

Una parentela con Gesù?

Su tale questione è necessario considerare i racconti dell’infanzia di Gesù. Questi testi, per la loro esposizione sintetica (agli evangelisti non interessava scrivere delle pagine di storia ma un testo catechetico[20] con al centro la Persona di Cristo risorto), non sempre aiutano il lavoro dello storico. Si può comunque ricordare il fatto che Luca accenna rapidamente a una parentela esistente tra Maria, madre di Gesù, ed Elisabetta, madre di Giovanni Battista. In questo caso utilizza un termine generico: synghenìs (“parente”; Lc 1,36). Nessun altro evangelista accenna a una parentela. Inoltre, non ci sono passi del Nuovo Testamento ove si sostiene che Gesù e Giovanni fossero cugini.

Interazione con gli Esseni di Qumran?

Un’altra questione è legata a un interrogativo. Giovanni Battista ebbe collegamenti con la comunità degli Esseni che viveva a Qumran?[21]
Esistono al riguardo alcuni elementi che farebbero pensare a una possibile interazione.
Ad esempio: la comunanza della vita ascetica, il respingimento di stili di vita ordinari e della forma di sacerdozio e culto del tempio dell’epoca, l’azione sviluppata nel deserto di Giuda, la convinzione dell’arrivo imminente e definitivo di Dio nella storia, lo sviluppo di un’azione mirata a preparare la venuta del Messia[22], l’impegno a predire la salvezza o la dannazione degli israeliti a seconda della loro risposta agli avvertimenti dati, la pratica di celebrare riti di purificazione interiore.
Ci sono però anche delle significative differenze tra l’azione del Battista e quella degli Esseni di Qumran.
- Giovanni esortava il popolo di Israele a pentirsi. Inoltre, seguiva un progetto missionario.
- Al contrario, i singoli membri della comunità di Qumran si concentravano su una propria vita interiore. Si sentivano predestinati ad essere i “Figli della Luce”.
- Gli Esseni, inoltre, svilupparono termini unici per descrivere la loro fede che gli autori del Nuovo Testamento non attribuiscono mai a Giovanni.
- Gli stessi “bagni rituali” che praticavano gli Esseni erano differenti dal battesimo nel fiume di Giovanni. Quest’ultimo amministrava un battesimo non ripetibile, e lo faceva di persona. La gente lo identificò con quest’unico genere di lavacro al punto che lo indicò (solo lui) come ‘il Battista’ (malgrado la co-presenza di altri giudei che praticavano riti di purificazione).
In tale contesto, qualcuno ritiene che Giovanni Battista potrebbe aver vissuto per un breve periodo a Qumran. In seguito, potrebbe aver lasciato (senza dinamiche conflittuali) la comunità per più motivi. Soprattutto per guidare i suoi discepoli e per preparare la strada al Messia.
- Gli Esseni di Qumran osservavano in modo puntuale la legge mosaica. In Giovanni, al contrario, non esistevano preoccupazioni legate a minuziose questioni legali. Ciò è attestato dai Vangeli e da Flavio Giuseppe.
- Flavio Giuseppe, nei suoi scritti, fa riferimento anche a un altro eremita di nome Banno[23] e alla comunità di Qumran. Da come annota i dati in suo possesso si può osservare l’esistenza di un non collegamento tra Banno, il Battista e gli Esseni.
Si può concludere sottolineando il fatto che esiste in Palestina (I sec. a.C. e I sec. d.C.) un movimento giudaico di ebrei marginali e penitenti che battezzano nella regione del fiume Giordano. Quest’ultimi si spostavano in modo autonomo, mantenendo delle proprie caratteristiche.

Gesù discepolo del Battista?

Un’altra ricerca storica è stata sviluppata in merito a una questione. In pratica: Gesù, dopo il “battesimo”, è rimasto tra i discepoli del Battista? Divenne un discepolo del Battista? Tali quesiti tengono conto di alcuni dati: Cristo effettivamente seguì una spiritualità ascetica, osservò il celibato e rispettò la prassi del digiuno. A questo punto è utile un chiarimento.
L’ipotesi del permanere di Cristo tra coloro che seguivano il Battista utilizza il criterio storico dell’imbarazzo. Al riguardo, si ricorda che i primi cristiani (tra questi l’evangelista Giovanni), dovettero confrontarsi con la setta di coloro (i Battisti) che continuarono a venerare il Battista, anziché Gesù, come fosse il Messia. Esisteva quindi una situazione non favorevole alla nuova religione.
Per questo motivo l’evangelista Giovanni non esalta il ruolo del Battista. C’è silenzio sul battesimo che Gesù si fece amministrare da Giovanni. Malgrado ciò, l’autore del quarto Vangelo indica la presenza di Gesù proprio nei luoghi ove operava il Battista (la Perea). In tal modo, e indirettamente, l’evangelista – secondo alcuni autori – indica Cristo come discepolo del Battista. Accanto a Gesù ci sono Andrea e Filippo (anche Pietro e Natanaele?). La dinamica che si delinea sarebbe la seguente: nel Vangelo di Giovanni (non favorevole ai seguaci del Battista) Gesù segue Giovanni Battista, e anche alcuni futuri apostoli aderirono prima al Battista e poi a Gesù.
Esiste ancora una ulteriore considerazione. Se nei Vangeli si fosse presentato Gesù come colui che battezzava in prima persona, si correva il rischio di far dire alla setta dei Battisti che Cristo imitava il Battista. Per tale motivo, l’evangelista Giovanni delinea una dinamica che rispetta da una parte la tradizione legata al Battista, mentre dall’altra l’orientamento del testo rimane profondamente cristocentrico.
In tale contesto, taluni autori non escludono sul piano storico una possibile presenza di Gesù nel circolo dei seguaci del Battista per un breve periodo.

Somiglianze tra le azioni di Gesù e del Battista

Tra il ministero di Gesù e quello del Battista sono state evidenziate talune somiglianze. Ciò ha indotto alcuni studiosi ad affermare che Gesù, sul piano pratico, non fece altro che ripetere quanto aveva visto fare da Giovanni. Poi, si dice, per qualche motivo, ebbe in seguito – rispetto al Battista – una migliore fortuna e una maggiore popolarità. Al riguardo si possono annotare alcune considerazioni.
Certamente nel muovere i primi passi si individuano nell’agire di Gesù elementi che si trovano anche nel Battista:
- proclamazione di un messaggio escatologico: una precedente storia (che riguarda Israele) si apre a una prospettiva universale e salvifica;
- invito pressante a cambiare in modo radicale cuore e vita;
- predizione di conseguenze nefaste a chi non accoglie il messaggio;
- accoglienza di discepoli con i quali cui condividere la vita;
- battesimo con acqua dei discepoli;
- indirizzo del ministero verso Israele, non verso i pagani;
- attuazione di un ministero itinerante ove è incluso il celibato.
Malgrado ciò, occorre comunque ricordare che Gesù inserì dei mutamenti originali nella sua predicazione e prassi.
- Cristo non attende le persone in un dato luogo (la Perea) ma le avvicina percorrendo le regioni del tempo;
- sosta in modo non frettoloso nei villaggi (es. Cafarnao) e a Gerusalemme;
- trasmette un annuncio particolare: è già possibile partecipare al Regno di Dio su questa terra. Non tace comunque gli effetti negativi che derivano dall’esperienza del peccato;
- opera guarigioni, esorcismi (e altri miracoli);[24]
- “apre” ai peccatori (misericordia) con scandalo dei contemporanei;
- espone delle proprie idee su aspetti della legge mosaica scritta, delle tradizioni orali e del tempio di Gerusalemme (con conseguenti controversie e ostilità);
- annuncia la buona notizia della signoria regale di Dio in tutto Israele (dimostrata con guarigioni, esorcismi, accoglienza di peccatori e di esattori delle tasse).

Una sottolineatura
Nel contesto fin qui delineato giova ricordare che lo stesso Gesù, rispondendo a una domanda che proveniva dal Battista in carcere (“Sei tu colui che viene?”), indica aspetti della sua missione, del proprio ministero, che divergono dai comportamenti di Giovanni fino a superarli. Questa è la risposta del Messia: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Mt 11,2-6).
Questo messaggio[25], che i discepoli del Battista devono riferire al loro maestro, attesta:
- un modo di rispondere non segnato da incertezza;
- Gesù fa comprendere che il suo operato non tiene conto solo di Israele, o solo dei discepoli del Battista, ma si rivolge anche alla stessa persona di Giovanni;
- Cristo, quindi, non si scosta dalla fede di Giovanni, ma non può neanche essere considerato un suo discepolo o successore. Egli è apportatore «di una situazione escatologica qualitativamente differente da quella proclamata o realizzata dal Battista».[26]
Esiste in definitiva, con l’avvento di Gesù, un cambiamento radicale. I miracoli, l’annuncio del Vangelo ai poveri, la prossimità con soggetti emarginati modificano la prospettiva. È il Regno di Dio che diventa il contenuto centrale del messaggio di Gesù, un aspetto completamente assente in Giovanni Battista. È attraverso il ministero dello stesso Gesù che l’azione divina entra nella storia per giudicare e salvare. Tutto questo non cancella le esortazioni e l’escatologia del Battista ma vi aggiunge un elemento-chiave: la gioia della salvezza. Chi si converte può sperimentare, attraverso Cristo, la realtà del Regno e il superamento di ogni avversità.

Il battesimo di Gesù

In alcuni casi, taluni autori che scrivono sulla vita di Gesù scelgono di iniziare dall’episodio del suo “battesimo” presso il fiume Giordano. Ciò avviene perché la sinteticità dei dati storici riguardanti il periodo dell’infanzia del Messia non aiuta gli studiosi a sviluppare un dettagliato quadro storico. A questo punto un riferimento chiave rimane il Vangelo di Marco[27]. Nel testo si fa riferimento anche a una teofanìa.[28]
Ciò premesso, è importante sottolineare che nello studio della storicità del “battesimo” di Gesù non pare applicabile il criterio della molteplice attestazione:
- esiste solo la fonte indipendente costituita dallo scritto di Marco;
- inoltre, nemmeno Flavio Giuseppe fa riferimento a contatti tra Giovanni e Gesù.
Malgrado ciò, esistono comunque degli argomenti a sostegno della storicità dell’episodio in esame.
1) Applicando il criterio dell’imbarazzo, ci si può chiedere: per quale motivo la comunità cristiana primitiva avrebbe dovuto inventarsi un racconto che poteva generare delle serie difficoltà per un’apparente “inferiorità” del Figlio di Dio rispetto all’iniziativa del Battista?[29]
2) Scrive al riguardo Meier: «l’idea che Gesù, considerato dai primi cristiani senza peccato e fonte del perdono dei peccati per l’umanità, potesse essere associato con dei peccatori sottoponendosi ad un battesimo di conversione per il perdono dei peccati è difficilmente una invenzione della Chiesa, a meno che la Chiesa si divertisse a moltiplicare le difficoltà per se stessa».[30]
3) L’”imbarazzo” che si individua con più facilità è quello dell’evangelista Giovanni. Quest’ultimo non inserisce nel suo racconto il “battesimo” di Gesù.
Ma il quarto Vangelo può comunque essere utile per usufruire anche del criterio storico della molteplice attestazione. Esistono infatti «buoni motivi di ritenere che il quarto Vangelo abbia intenzionalmente soppresso un avvenimento che esisteva nella tradizione del suo Vangelo, un avvenimento che però poteva essere strumentalizzato da un gruppo rivale, dalla setta dei Battisti della sua epoca».[31]
Per meglio comprendere ciò è utile considerare la prima lettera di Giovanni.[32]. In questo scritto l’autore polemizza con un gruppo di persone (vicine a tesi gnostiche) che si è separato dalla comunità giovannea. A un certo punto, dopo aver affermato l’identità del Gesù umano e terreno con il Figlio di Dio inviato dal Padre, Giovanni scrive: «Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e il sangue» (1 Gv 5,6). Tale espressione evidenzia la dimensione pienamente umana di Gesù nello sviluppo del suo ministero terreno. Si tratta di una vicenda segnata – a inizio vita pubblica e a fine missione – da due punti-chiave: il suo battesimo ad opera di Giovanni (prossimità con i peccatori), e il suo sangue (crocifissione). Tutto questo presuppone ciò che il quarto Vangelo non indica ma che la prima lettera allude: il “battesimo” di Gesù.
Se quanto annotato si aggiunge agli argomenti che soddisfano il criterio dell’imbarazzo, e all’assenza di argomenti contrari alla storicità di tale evento, è possibile studiare la vita di Gesù iniziando dal suo ministero pubblico (episodio del “battesimo”).

Il Battista ha preparato la strada a Gesù?

Nel trascorrere del tempo, l’approfondimento degli studiosi è rimasto concentrato su alcuni elementi-chiave. Il Battista è un profeta che: annuncia realtà nuove in arrivo; riconosce in Gesù il Messia che stava annunciando; prepara la strada a Cristo. In tale contesto, il dibattito storico ha fatto emergere anche alcune considerazioni.
1) Secondo taluni autori l’annuncio di Giovanni Battista (cf Mt 3,7-10) è privo di caratteristiche specificatamente cristiane, non ha riferimenti a Gesù o a un mediatore umano nel giudizio finale di Dio.
2) Tuttavia, in Mt 3,11-12 (presente nella fonte Q, condivisa anche da Lc 3,16-18), «si affaccia la possibilità di qualche mediatore ulteriore di salvezza oltre a Giovanni».[33] Il Battista, infatti, introduce all’improvviso un’affermazione: «Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
3) A questo punto ci si chiede: a chi si riferisce Giovanni? Per qualche autore “il più forte” non può essere che Dio.[34] Ma alludere a Dio dopo averlo già citato poco prima fa nascere perplessità.
4) Altri studiosi suggeriscono che il riferimento è al profeta Elia[35], al Figlio dell’Uomo apocalittico[36], ad un’altra figura messianica, a figure come il sacerdote Melchisedek[37]. Ma anche queste ipotesi lasciano dubbiosi.
5) Probabilmente una certa genericità nelle frasi del Battista potrebbe essere intenzionale. Forse, sottolineano alcuni autori, anche lui non aveva una chiara idea su chi potesse essere l’inviato di Dio, capace di realizzare la Promessa.
6) Forse, evidenziano altri studiosi, Giovanni non si riteneva abbastanza forte nell’affrontare una missione che si inseriva nel disegno salvifico divino.
7) Nel contesto delineato occorre poi tener presente che il Vangelo di Marco non offre indizi sul fatto che Giovanni riconosce in Gesù “colui che viene”.
8) La fonte “Q” lascia inoltre intuire che il Battista si pone, in realtà, degli interrogativi su Gesù e il suo ministero (Mt 11, 2-3. Lc 7, 18-19).

Una sottolineatura
In tale contesto, gli studiosi non vanno oltre. Rimane comunque un consenso sull’autenticità storica del passo contenuto in Mt 11. Esistono infatti degli argomenti a sostegno non deboli:
- una rara coincidenza di testi: Marco (Mc 1, 7-8) , la fonte “Q” (utilizzata da Matteo e da Luca), gli Atti degli Apostoli (At 13,25), Giovanni evangelista (Gv 1,26-27);
- l’indeterminatezza della profezia di Giovanni. Questa, depone contro una ipotetica successiva invenzione del Cristianesimo primitivo;
- dall’indeterminatezza cit. si passa poi a un elemento di chiarezza. Il Battista fa chiedere a Cristo (Mt 11,2-6): «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». La formulazione corretta è ho erchòmenos, cioè: “colui il cui avvento era stato profetizzato”.[38] Anche questo passaggio conserva una certezza storica. La domanda di Giovanni a Gesù «stona con quanto ci aspetteremmo in un racconto inventato dalla Chiesa primitiva per esaltare Gesù come la figura escatologica definitiva o per convertire i settari Battisti, persuadendoli che “questo è ciò che Giovanni cercava”.[39] Tale sottolineatura è legata a una constatazione: né il giudaismo pre-cristiano né la fonte “Q” utilizzano “colui che viene” come titolo usuale per indicare il Messia o qualche altro personaggio escatologico.

Alcune note di sintesi

A questo punto l’intera vicenda acquista un orientamento chiaro se si considera la “risposta” del Battista a Gesù. Ciò costituisce un argomento-chiave a favore della storicità di questo dialogo. Su tale punto scrive Meier: «Se i primi cristiani inventarono questa pericope[40] come mezzo di propaganda contro la setta dei Battisti della loro epoca, allora questi cristiani avevano davvero una strada idea di propaganda».[41] Infatti, né nella fonte “Q”, né in altra tradizione del Nuovo Testamento viene riportata una risposta favorevole da parte del Battista all’appello di Gesù di riconoscere in lui la realizzazione del disegno di Dio. Questo “silenzio” di Giovanni soddisfa i criteri storici di imbarazzo e di discontinuità.
Esiste poi un altro passaggio evangelico da non sottovalutare. È la precisazione di Gesù: «La legge e i profeti arrivano fino a Giovanni; da allora in poi il regno di Dio è annunciato e ognuno si sforza di entrarvi» (Lc 16,16). Nell’affermazione riportata Gesù vede «non solo Giovanni Battista, ma anche il tempo della sua apparizione in una transizione; nel medesimo tempo conclude il periodo d’Israele ed inizia o inaugura il periodo di Gesù».[42]
Tenendo conto di quanto annotato in precedenza, non è debole affermare che Giovanni “preparò la strada”, annunciò Gesù.

 


 

 

Note

[1] Giovanni: dall’ebraico Yehohanan. Questo termine è formato da Yoh o Yah che è l’abbrevazione di Yahweh o Geova (nome proprio di Dio nella tradizione ebraica) e da hanan che significa “ebbe misericordia”. Quindi: “Dio ha avuto misericordia” o anche “dono del Signore”.

[2] Con la lettera Q –  in tedesco Quelle (fonte), da cui Q – si indica una possibile fonte utilizzata nella stesura dei Vangeli sinottici. Si tratterebbe di un elenco di detti di Gesù.

[3] Nella descrizione del Battista fatta da Flavio Giuseppe non si trovano proclamazioni escatologiche e messianiche. Si tratta di un testo che rimane indipendente dai Vangeli.

[4] Progetto: The Baptism Archaeological Park. Progetto: Le ossa di Giovanni Battista. Focus TV, cf il documentario: https://www.youtube.com/watch?v=_PwLxIhIzKU.

[5] Flavio Giuseppe, Autobiografia, Fabbri Editori, Milano, 2001.

[6] Figlio di Erode il Grande, Erode Archelao (23 a.C. - 18 d.C.) fu etnarca di Giudea dal 4 a.C. al 6 d.C..

[7] Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, cap.18,5,2 e cap. 18,116-119.

[8] J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 2, Queriniana, Brescia 2003, p. 34.

[9] Questo gruppo entrò poi in polemica con i primi cristiani.

[10] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, pp. 17-19.

[11] Quattro Vangeli, le loro fonti pre-cristiane e Flavio Giuseppe.

[12] At 19, 1-3.

[13] Professore di Nuovo Testamento all’Università di Paderborn. Cf: J. Ernst, Johannes der Täufer, Cambridge University Press, Cambridge 1997, pp. 269-272.

[14] Riguardo alla solitudine come luogo d’incontro con Dio è illuminante la storia del profeta Elia che solo sul monte Oreb sperimenta la presenza di Dio (1 Re 19).

[15] Comunque gli evangelisti non sottolineano una ipotetica rottura di Giovanni il Battista con l’ambiente familiare.

[16] Calendario solare. Promulgato nel 46 a.C. da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice massimo.

[17] Solare. Cominciava con il mese di ottobre dell’anno giuliano, dal quale non differiva che nel nome dei mesi.

[18] Composto da tre stagioni di quattro mesi di 30 giorni ciascuno, per un totale, quindi, di 360 giorni. A fine anno venivano aggiunti 5 o 6 giorni (detti epagomeni).

[19] Un errore sarebbe comunque modesto perché le altre possibilità sono il 27 o il 29 d.C..

[20] Che utilizza anche dati storici.

[21] Sull’esperienza degli Esseni cf anche: L. Gusella, Esperienze di comunità nel giudaismo antico, Nerbini, Firenze 2003. C.P. ThiedeI rotoli del Mar Morto. Le radici ebraiche del cristianesimo, Mondadori, Milano, 2003.

[22] Gli Esseni individuavano nel passo di Isaia 40,3 una profezia riguardante la loro opera, intesa come fase di preparazione a tale evento.

[23] G. Barbaglio, Flavio Giuseppe discepolo di Banno, in: G. Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea. Indagine storica, EDB, Bologna 2002, p. 362.

[24] Né Flavio Giuseppe, né le varie fonti sinottiche e neppure il quarto Vangelo registrano qualche tradizione su un Giovanni Battista taumaturgo che opera miracoli. Al contrario, una delle prime qualifiche con cui Flavio Giuseppe presenta Gesù è paradoxon ergon poietes (“operatore di fatti sorprendenti”).

[25] Contenuto nella fonte “Q”.

[26] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, pp. 194, 229.

[27] Gli evangelisti Matteo e Luca dipendono, in questo caso, da Marco.

[28] I cieli che si aprono, la colomba che discende, la voce di Dio …

[29] Gesù segue una linea di umiltà, in un contesto di apparente inferiorità rispetto al Battista.

[30] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, p. 126.

[31] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, p. 131.

[32] Venne scritta da un cristiano del circolo giovanneo in una data poco più tardiva del IV Vangelo.

[33] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, p. 62.

[34] Descritto nella fonte “Q” con l’immagine del rude contadino che taglia l’albero cattivo e lo scaglia nel fuoco.

[35] IX secolo a.C.. Gli episodi della sua missione sono narrati nei due libri dei Re della Bibbia.

[36] L’espressione Figlio dell’uomo appare sovente nella Bibbia.

[37] Gn 14,18.

[38] La frase ricorda la sua stessa profezia (“viene dopo di me uno che è più forte di me”).

[39] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, Queriniana, Brescia 2003, p. 187.

[40] Breve passo estratto da un testo (nda).

[41] J.P. Meier, op. cit., vol. 2, Queriniana, Brescia 2003, p. 191.

[42] J. Fitzmyer, The Gospel according to Luke, Yale University Press, New Haven (Connecticut) 1970, p. 1115.

Per saperne di più

Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), Gesù di Nazaret. Dal battesimo alla trasfigurazione, BUR, Milano 2011.
Flavio Giuseppe, Le Antichità giudaiche (XVIII, 117, 118, 119).
E. Lupieri, Giovanni Battista nelle tradizioni sinottiche, Paideia, Torino 2000.
J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 2, Queriniana, Brescia 2003.
“Le ossa di Giovanni Battista” – Focus TV. Cf: https://www.youtube.com/watch?v=_PwLxIhIzKU.