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Il 19 marzo una nuova esortazione di Papa Francesco: l’invito per tutti di Gesù è alla santità

Sarà firmata il 19 marzo, nel quinto anniversario dell’inizio del pontificato, e parlerà della chiamata per tutti all’essere santi testimoniando la gioia evangelica nella quotidianità.

Sarà probabilmente firmata il 19 marzo, festa di San Giuseppe e quinto anniversario dell’inaugurazione del pontificato: è la nuova esortazione apostolica di Papa Francesco dedicata al tema della santità. Mercoledì 28 febbraio, a margine della presentazione del libro di Fabio Marchese Ragona (“Tutti gli uomini di Francesco”) ne ha fatto un piccolo cenno il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del Consiglio di nove cardinali che collaborano con il Papa per la riforma della Curia e il governo della Chiesa universale. «Ho sentito appena appena una voce lontana – ha detto il porporato honduregno – che dice che il Papa sta preparando un bel documento sulla santità. Siamo tutti chiamati alla santità, se non ascoltiamo questa chiamata la riforma non va».

Il documento, a motivo dei tempi necessari per la traduzione, difficilmente sarà pubblicato in occasione del quinto anniversario dell’inizio del pontificato, che si inaugurò con la messa in piazza San Pietro il 19 marzo 2013. Uscirà successivamente, attorno a Pasqua. Secondo quanto affermato da Maradiaga l’oggetto principale dell’esortazione – che dovrebbe essere di misura ridotta rispetto alle precedenti e più corpose Evangelii gaudium, la road-map del pontificato (2013) e Amoris laetitia (2016) – è la santità e la vocazione, la chiamata alla santità per tutti i battezzati. Un tema contenuto nel capitolo V della costituzione conciliare Lumen gentium: Papa Francesco ha già più volte tratto spunto da qui per le sue catechesi e anche per il suo magistero sul «popolo santo e fedele di Dio» così centrale nei suoi interventi.

 

Il 19 novembre 2014, all’udienza generale, Papa Francesco affrontò il tema della vocazione universale alla santità richiamata dal Concilio, spiegando innanzitutto che «la santità non è qualcosa che ci procuriamo noi, che otteniamo noi con le nostre qualità e le nostre capacità. La santità è un dono, è il dono che ci fa il Signore Gesù, quando ci prende con sé e ci riveste di sé stesso, ci rende come Lui». La santità, affermava Bergoglio, «non è una prerogativa soltanto di alcuni: la santità è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano». E per essere santi, «non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi» o per chi ha la possibilità di «staccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera».

 

La santità, spiegava ancora Francesco, «è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi. E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova… Ma tu sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli».

«Quando il Signore ci invita a diventare santi – affermava il Papa in quella catechesi – non ci chiama a qualcosa di pesante, di triste… Tutt’altro! È l’invito a condividere la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore per le persone che ci stanno accanto». Il richiamo alla gioia rappresenta un rimando sia aEvangelii gaudium sia ad Amoris laetitia. Quest’anno, come ha comunicato lo stesso Francesco, si celebrerà la canonizzazione di Paolo VI, il Papa che il 9 maggio 1975, in pieno Anno Santo, pubblicò un’esortazione apostolica dedicata alla gioia cristiana, Gaudete in Domino.

 

Numerosi sono poi i riferimenti che Papa Bergoglio ha fatto nel corso di questi cinque anni all’importanza e alla centralità del «santo e fedele popolo di Dio». In particolare, lo ha fatto nella lettera (datata 19 marzo 2016) inviata al cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America latina. In quel testo Francesco aveva scritto: «Il nostro ruolo, la nostra gioia, la gioia del pastore, sta proprio nell’aiutare e nello stimolare, come hanno fatto molti prima di noi, madri, nonne e padri, i veri protagonisti della storia. Non per una nostra concessione di buona volontà, ma per diritto e statuto proprio. I laici sono parte del Santo Popolo fedele di Dio e pertanto sono i protagonisti della Chiesa e del mondo; noi siamo chiamati a servirli, non a servirci di loro».

di Andea Tornielli per Vatican Insider

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