Bari

Migranti, a Bari 4 indagati per il business del Cara: uno è coinvolto nell'inchiesta 'Mafia capitale'

Il 12 aprile la prefettura ha dato il via libera all'aggiudicazione provvisoria del nuovo appalto alla cooperativa dei fratelli Chiorazzo. I quali, raccontano le altre inchieste, sono da sempre vicini alla Cascina
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Centinaia e centinaia di documenti. Carte e atti acquisiti dalla guardia di finanza per verificare una ipotesi investigativa: anche a Bari, nella gestione del Cara, l'accoglienza e l'assistenza ai migranti potrebbe essersi trasformata in un vero e proprio business. L'inchiesta della Procura nei giorni scorsi è sfociata in una richiesta di proroga delle indagini. E sotto accusa sono finiti i fratelli Pietro e Angelo Chiorazzo. A loro è riconducibile l'Auxilium, la società che per tre anni ha gestito il centro e che con ogni probabilità continuerà a farlo.

Il 12 aprile scorso la prefettura di Bari ha dato il via libera all'aggiudicazione provvisoria del nuovo appalto per la gestione del Cara alla cooperativa dei due fratelli. I quali, raccontano le carte di altre inchieste (della procura di Potenza e della Dda di Roma), sono da sempre vicini a Cascina. E nelle indagini della magistratura inquirente di Bari compaiono anche i nomi di Salvatore Menolascina, ex numero uno di Cascina travolto dall'inchiesta su 'Mafia capitale', e Camillo Aceto, ex componente del consiglio di amministrazione di Auxilium ed ex vicepresidente di Cascina. Ai quattro imprenditori il magistrato Gaetano De Bari contesta il reato di frode in pubbliche forniture.

Il fascicolo aperto a Bari trae spunto da una relazione della guardia di finanza di Potenza che ha introdotto sospetti sull'affidamento di alcuni appalti alla cooperativa Auxilium. Uno è quello per la gestione del Cara di Palese. Il resto, e cioè il sospetto che sulla seconda accoglienza dei migranti qualcuno abbia lucrato, è arrivato dopo, con le indagini dei militari di Bari. Secondo una prima ipotesi accusatoria, i vertici della cooperativa nei tre anni in cui si sono occupati del centro sono riusciti a far lievitare i costi del servizio, facendo figurare voci di spesa gonfiate, come i tre milioni di euro, sostengono gli uomini della guardia di finanza, impiegati soltanto sulla carta per le certificazioni e le misure antincendio.

Giocando sui centesimi, la cooperativa Auxilium sarebbe riuscita a incassare più del dovuto o comunque garantendo un servizio più scadente di quello previsto dal capitolato d'appalto. Il servizio per la gestione della seconda accoglienza, in passato affidato all'Auxilium, è da 14 milioni e mezzo di euro. Per ogni singolo mingrante, alla cooperativa al giorno sono andati 33 euro (a ciascuno ospite vanno 30 euro e 50 centesimi in beni e prodotti). L'Auxilium, che fino a pochi anni addietro faceva parte della galassia Cascina, ha sede a Senise, in provincia di Potenza. Stesso paese che ospita la Senis Hospes, riconducibile a Camillo Aceto, ex socio dei fratelli Chiorazzo.

"Una coincidenza, nulla di più", hanno sempre fatto sapere dall'Auxilium. Auxilium e Senise Hospes sono anche le due società che alla nuova gara d'appalto per l'affidamento per la gestione del Cara si sono classificate rispettivamente prima e seconda. Dopo aver chiesto chiarimenti sulle offerte presentate e giudicate "anormalmente basse", la commissione istituita in prefettura ha confermato la graduatoria stilata il 16 marzo. Con 94,50 punti l'Auxilium, cioè la stessa società al centro dell'inchiesta della Procura di Bari, si è aggiudicata provvisoriamente la gara. Al secondo posto, con un punteggio di 92,05, la Senis Hospes, che ha staccato di 14 punti la terza classificata.