Poche Storie
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Tsutomu Yamaguchi (Credit: Jemal Countess/WireImage)

Nella fotografia, Tsutomu Yamaguchi (Jemal Countess/WireImage)

«Non riuscirò mai a capire perché il mondo non possa capire l’agonia delle bombe nucleari», disse attraverso la propria figlia. «Come possono continuare a sviluppare simili armi?».

Era il  6 agosto del 1945 quando gli americani sganciarono la prima bomba atomica, la Little Boy, su Hiroshima. Il giovane ingegnere Tsutomu Yamaguchi si trovava nella città giapponese per un viaggio di lavoro, impegnato per la società per cui lavorava, la Mitsubishi Heavy Industries. Stava scendendo dal tram quando la prima bomba atomica fu sganciata sulla città a tre chilometri di distanza da dove si trovava. Come racconta il sito History, l’esplosione gli provocò notevoli lesioni, distrusse i suoi timpani, lo accecò temporaneamente e gli lasciò gravi ustioni sulla metà superiore sinistra del suo corpo. Ma, si salvò. Il giorno dopo decise di scappare da quell’inferno per ritornare a casa, a Nagasaki. Non poteva immaginare che di lì a poco avrebbe dovuto assistere all’esplosione di una seconda bomba atomica. La mattina del 9 agosto avrebbe dovuto assistere, con i propri occhi, anche all’esplosione di un secondo ordigno, Fat man. Tsutomu fu l’unica persona a essere riconosciuta ufficialmente come superstite delle due bombe atomiche, quella di Hiroshima e quella di Nagasaki. Morì il 4 gennaio del 2010 all’età di 93 anni, a causa di un cancro allo stomaco. Gli è stato riconosciuto lo status di superstite  di entrambi i bombardamenti nucleari: “hibakusha nijyuu” lo chiamava il governo giapponese, «persona due volte bombardata». Nel 2009 in un’intervista all’Independent, dichiarò:

“Quando io sarò morto, desidero che le generazioni successive agli hibakusha – in giapponese coloro che sono sopravvissuti alle esplosioni – sappiano cosa è successo alla nostra”.

Ingegnere in trasferta – Yamaguchi aveva 29 anni quando si ritrovò a Hiroshima per progettare una nuova petroliera. Il lavoro era praticamente finito e quel 6 agosto 1945 doveva essere il suo ultimo giorno in città prima di tornare da sua moglie Hisako e dal figlio appena nato, Katsutoshi. Stava facendo l’ultimo sopralluogo quando sentì il rumore di un aereo sopra la sua testa, alzò lo sguardo e vide che dal B-29 americano venne sganciato un oggetto. Venne sbalzato a terra, in un campo di patate lì vicino.

Mettersi in salvo – Quando riaprì gli occhi, aveva grandi ferite sul corpo e non riusciva a vedere con precisione quanto lo circondava. Iniziò a vagare per il cantiere e trovò due colleghi, sopravvissuti per miracolo. Insieme si nascosero in un rifugio antiaereo, che abbandonarono la mattina seguente per raggiungere la stazione e tornare a casa. Fuggire dall’orrore. Partiti, scoprirono insieme ad altri sopravvissuti, che avevamo appena assistito all’esplosione della prima bomba atomica della storia. A sedici ore dall’esplosione il presidente Usa Harry Truman tenne il discorso in cui rivelava la vera natura del bombardamento. Arrivato a Nagasaki, si rimise subito al lavoro: i suoi colleghi non credevano a quanto raccontava. Ne avrebbero avuto le prove, sulla loro pelle, tre giorni dopo. Yamaguchi, sopravvissuto all’orrore, testimoniato dalle ferite riportate sul corpo, ha lottato contro il nucleare, anche chiedendo all’assemblea delle Nazioni Unite che l’atomica fosse bandita.

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