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giovedì 9 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 53-56

Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèzaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.

Beda: Essi lo conobbero non dal viso, ma a causa della sua fama. È anche possibile che egli fosse stato conosciuto di vista da molti di loro, a causa dello splendore dei suoi miracoli. Nota la fede di questi abitanti del paese di Genèzaret, i quali non si accontentano di possedere essi stessi la salvezza, ma mandano inviati nei dintorni, a tutte le altre città, perché tutti accorrano dal medico.

Teofilatto: Essi non lo pregavano di venire nelle case per guarirvi i malati, ma portavano essi stessi i loro malati. Il miracolo dell'emorroissa era giunto alle orecchie di un gran numero di persone, e comunicava a molti quella fede che doveva salvarli.

Beda: In un senso mistico per frangia del vestito si intende il più piccolo dei precetti: colui che lo trasgredirà sarà chiamato il più piccolo nel regno dei cieli. Oppure vi possiamo vedere la carne presa dal Figlio di Dio, mediante la quale giungiamo fino a lui per godere della sua maestà.

sabato 4 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 45-52

E subito ordinò ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso la quarta vigilia della notte venne da loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Ma essi, vedendolo camminare sul mare, ritennero che fosse un fantasma e gridarono: tutti infatti lo videro e furono turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: Coraggio, sono io, non temete! Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, poiché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore accecato.

Glossa: Il Signore mostrò, nel miracolo della moltiplicazione dei pani, che egli era il creatore di tutte le cose; e, camminando sulle onde, che egli aveva un corpo libero da ogni peso di peccato, e che egli era il Signore degli elementi calmando i flutti e l'ira del mare.

Crisostomo: Congeda il popolo con la sua benedizione e con alcune guarigioni. Se è detto che egli forzò i suoi apostoli, è perché non era facile per loro separarsi da lui, e ciò sia per il loro attaccamento a lui sia per il dubbio sul come egli avrebbe potuto raggiungerli.

Teofilatto: Il Signore permise che i discepoli fossero nel pericolo perché divenissero pazienti; per cui non li assistette subito, ma permise che fossero in pericolo per tutta la notte, così da insegnare loro ad aspettare pazientemente, e non a sperare subito l'aiuto nelle tribolazioni.

Segue: e voleva oltrepassarli. Agostino: Come poterono intendere questo se non perché andava in direzione diversa, volendo tralasciarli come estranei, dai quali non era riconosciuto così da essere ritenuto un fantasma? Segue infatti: Ma essi, vedendolo camminare sul mare, ritennero che fosse un fantasma e gridarono: tutti infatti lo videro e furono turbati. Teofilatto: Vedi poi che, mentre Cristo doveva domare i loro pericoli, incute invece loro un maggiore timore, ma subito con la voce li conforta; segue infatti: Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: Coraggio, sono io, non temete. Crisostomo: Subito lo conobbero dalla voce, e il timore svanì. Agostino: Perché dunque voleva voleva superare quelli che adesso conforta timorosi se non perché quella volontà di andare oltre serviva a far emettere quel grido a cui bisognava sovvenire?

mercoledì 1 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 35-44

Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare. Ma egli rispose: Date voi stessi loro da mangiare. Gli dissero: Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare? Ma egli replicò loro: Quanti pani avete? Andate a vedere. E accertatisi, riferirono: Cinque pani e due pesci. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e avanzarono dodici ceste piene di frammenti di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Teofilatto: Notate il progresso dei discepoli di Cristo in ciò che concerne la carità fraterna: essi hanno compassione della folla, intercedono per essa, e, per questo si avvicinano a Cristo. Ma il Signore volle provare se la loro fede faceva loro credere che egli poteva nutrire una moltitudine. Beda: Dicendo ciò, egli provoca gli Apostoli a rompere essi stessi il pane, per far loro constatare che essi non avevano nulla, e per rendere questo miracolo più evidente.

Teofilatto: Egli guarda al cielo per insegnarci che dobbiamo chiedere il nostro nutrimento a Dio, e non al diavolo, come fanno coloro che ricevono il pane da un lavoro ingiusto. Con ciò mostrava anche che egli non era nemico di Dio, ma che lo pregava. Egli dà il pane ai discepoli per servirlo alle folle. Cosi che, avendo il pane fra le loro mani, questo miracolo non abbia più nulla di dubbioso per loro, ma del tutto evidente ai loro occhi.
Segue:
Tutti mangiarono e si sfamarono, e avanzarono dodici ceste piene di frammenti, affinché il miracolo paresse ineffabile quando si vedeva ogni Apostolo ritornare carico di una delle ceste. C'era lì l'opera di una potenza sovrabbondante, non solo perché furono nutriti tanti uomini, ma anche perché furono raccolti tanti cesti. Se Mosè dava la manna, non dava a ciascuno se non il necessario, e il resto era subito guastato dai vermi. Elia, nutrendo la vedova, non le dava più del necessario. Gesù solo, come Signore, agiva in maniera sovrabbondante.

domenica 28 aprile 2024

Se Difendi....

Se difendi il matrimonio come lo vuole Gesù, ti lapideranno. Se invece difendi il matrimonio tra due persone dello stesso sesso ti applaudiranno. Se difendi la vita che dimora nel grembo di una donna, ti lapideranno. Se invece difendi la vita di un cane, ti faranno una statua in una piazza della città dove abiti. Se difendi la vita di un malato terminale, ti lapideranno perché sei crudele. Se invece somministri il veleno a un uomo che soffre, ti diranno che sei misericordioso.
Gli esempi possono essere moltiplicati. La cosa più triste e dolorosa che questa mentalità, in maniera subdola, si sta facendo strada anche in alcuni personaggi della Chiesa. Il diavolo sta seminando zizzania nel campo della Chiesa. Molti pastori dormono, invece di vegliare e pregare. Fanno finta che le loro comunità parrocchiali e religiose sono senza nemici del Vangelo. Non sono come il profeta che esclama davanti al Tempio: "Per amore di Gerusalemme non tacerò. Farò presente a Gerusalemme i suoi diritti".
Spesso IL GRANELLINO viene attaccato e perseguitato. Anche quando parla attraverso Radio Maria. Per molti la parola e voce de IL GRANELLINO è dura e sgradevole. IL GRANELLINO si occupa solo di trasmettere gli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica per adulti. Purtroppo un gran numero di cattolici adulti hanno una fede ancora infantile che non genera altri cristiani.
Fratello o sorella che ti sforzi di vivere il Vangelo ogni giorno, non avere paura di annunciare Cristo che è sempre al tuo fianco come un prode valoroso. Ogni vero profeta viene lapidato; perciò non aspettarti di essere accarezzato per la verità che annunci. Mi fanno ridere quei cristiani che dicono: "Padre Lorenzo, faccio tanto bene e la gente non mi apprezza e mi scarta. Sono veramente deluso." La ricompensa non viene dagli uomini, ma da DIO. E questo lo sto sperimentando nella mia vita. Mentre qualcuno mi umilia, subito dopo il Signore mi consola e con la consolazione che il Signore mi dona riesco a consolare quelli che sono nella tribolazione. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

Cardinale Giacomo Biffi - Pericoli Mortali

Ci corre l’obbligo di se­gnalare due pericoli mortali che incombono sull’azione evangelizzatrice del nostro tempo. Tutti e due provengono dal desiderio improvvido di «facilitare» la nostra missione accorciando arbitrariamente, per così dire, la distanza che separa la miseria dell’uomo dalla salvezza di Dio.
È la tentazione di sostituire alla pietà del Signore che vuol trasformare i cuori con la luce della verità, una nostra apparente misericordia che – illanguidendo la distinzione sia tra i fatti avvenuti e le pure idee sia tra il bene e il male – toglie alla creatura ogni ragione di purificarsi e di ele­varsi secondo il disegno del suo Creatore.
C’è prima di tutto l’inclinazione a risolvere il fatto salvifico – che esige il «salto» coraggioso dell’atto di fede – in una serie di valori agevolmente esitabili sui mercati mon­dani. Così il Vangelo non è più precipuamente il vangelo della morte redentrice, della risurrezione, dell’universale signoria di Cristo: diventa il vangelo della solidarietà, del dialogo tra i popoli e le religioni, del progresso, della pro­mozione umana, della ecologia ecc.
A questo modo, se ci si arresta a questi valori e non si riesce a risalire all’evento pasquale, che tutti li fonda, più che evangelizzare si viene mondanizzati; più che offrire un riscatto, che ci è donato dall’alto, si dà all’umanità l’illusio­ne che possa riscattarsi da sola con una serie di buoni pro­positi; più che apostoli di Gesù di Nazaret, si diventa pro­pagandisti omologati dei miti secolaristici.
Il discorso è delicato e può provocare dei frainten­dimenti. Perciò mi pare opportuno tornare a chiarire, come ho già fatto altrove, il rapporto che c’è tra la persona del Salvatore e l’offerta di alcune mète come socialmente ap­prezzabili per se stesse.
È indubitabile che il cristianesimo sia prima di ogni al­tra cosa «avvenimento»; ma è altrettanto indubitabile che questo avvenimento propone e sostiene dei «valori» irri­nunciabili. Non si può, per amore di dialogo, sciogliere il fatto cristiano in una serie di valori condivisibili dai più; ma non si può neppure disistimare i valori autentici, quasi fos­sero qualcosa di trascurabile. Occorre dunque un discerni­mento.
Ci sono dei valori assoluti: tali sono il vero, il bene, il bello. Chi li percepisce e li onora e li ama, percepisce, ono­ra e ama Gesù Cristo, anche se non lo sa e magari si crede ateo, perché nell’essere profondo delle cose Cristo è la ve­rità, la giustizia, la bellezza.
Ci sono valori relativi, come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto della natura, l’atteggiamento di dialogo, ecc. Questi meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione da ogni ambiguità.
Solidarietà, pace, natura, dialogo possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio ini­ziale e informale a Cristo e al suo mistero. Ma se nella sua attenzione essi si assolutizzano fino a svellersi del tutto dal­la loro oggettiva radice o, peggio, fino a contrapporsi al­l’annuncio del fatto salvifico, allora diventano istigazioni all’idolatria e ostacoli sulla strada della salvezza.
Allo stesso modo, nel cristiano, questi stessi valori – so­lidarietà, pace, natura, dialogo – possono offrire preziosi impulsi all’inveramento di una totale e appassionata ade­sione a Gesù, Signore dell’universo e della storia. Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo e di buon vicina­to con tutti, quasi senza avvedersene stempera sostanzial­mente il fatto salvifico nella esaltazione e nel conseguimen­to di questi traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, e consuma a poco a poco il peccato di apostasia.

sabato 27 aprile 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 30-34

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù, e gli riferirono tutto ciò che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco. C'erano infatti molti che venivano e tornavano, e non avevano più nemmeno il tempo di mangiare. E saliti sulla nave andarono in un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono a correre là a piedi e li precedettero. Sbarcando, Gesù vide molta folla e ne ebbe compassione, poiché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Teofilatto: Apprendiamo anche noi, quando saremo invitati per un ministero qualunque, a non diventare estranei a colui che ci ha invitato, a non oltrepassare la nostra missione, ma a ritornare a colui che ci ha invitato e a rendergli conto di tutto ciò che abbiamo insegnato e fatto. Beda: Poiché non bisogna solo insegnare, ma anche fare. Ora, non solamente gli Apostoli annunciano al Signore ciò che hanno fatto e ciò che hanno insegnato, ma anche ciò che ha sofferto Giovanni durante la loro predicazione: essi e i discepoli di Giovanni, così come riferisce Matteo, lo annunciano al Signore.

Teofilatto: Il Signore si ritira nel deserto per umiltà, e portando i discepoli per farli riposare ci insegna che quanti lavorano nella parola e nell'azione meritano di riposare, e non devono continuamente lavorare.

Beda: L'Evangelista esprime la necessità in cui si trovava il Signore di far riposare i discepoli; qui si dimostra la felicità di quel tempo in cui tale era lo zelo degli uditori e il lavoro degli insegnanti.

Beda: Non solamente i discepoli, ma anche il Signore con loro; insieme navigarono verso un luogo solitario, come riferisce Matteo. Egli prova così la fede della folla, e facendosi seguire nel deserto constata quale desiderio essi hanno di ascoltarlo. E questa folla, seguendolo non su animali o veicoli di qualsiasi tipo, ma attraverso le fatiche di un cammino a piedi, mostra chiaramente quanto grande sia il suo desiderio di salvarsi.

lunedì 22 aprile 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 17-29

Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e faceva molte cose su suo consiglio, e lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò. E le fece questo giuramento: Tutto ciò che mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno. La ragazza, essendo uscita, disse alla madre: Che cosa devo chiedere? Quella rispose: La testa di Giovanni il Battista. Ed entrando subito di fretta dal re fece la richiesta dicendo: Voglio che tu mi dia subito su un piatto la testa di Giovanni il Battista. E il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non la volle contristare. Mandata una guardia, comandò che venisse portata la testa di Giovanni su un piatto. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò il suo capo su un vassoio, lo diede alla ragazza e la ragazza lo diede a sua madre. Udito ciò, i suoi discepoli vennero e portarono via il suo corpo e lo posero in un sepolcro.

Beda: Un'antica storia racconta che Filippo, figlio di Erode il grande, sotto il potere del quale il Signore fuggì in Egitto, e fratello di quell'Erode sotto il quale Cristo ha sofferto, aveva sposato Erodiade, figlia del re Areta. Più tardi suo suocero, in seguito a qualche dissidio che era sorto fra lui e suo genero, donò la figlia in sposa a Erode, in odio al suo primo marito, nemico di questi. Ciò che Giovanni Battista rimproverava a Erode erano questa nozze illecite e il fatto di avere sposato la moglie di suo fratello ancora vivo. Teofilatto: Altri invece dicono che Filippo, già morto, lasciò da sé una figlia; per cui Erode non doveva sposare la moglie del fratello, sebbene defunto. La legge infatti comandava che il fratello prendesse la moglie del fratello se il defunto non aveva prole; ora, egli aveva una figlia, per cui erano nozze scellerate.

Beda: Erodiade temeva che Erode a un certo punto si ricredesse, o diventasse amico di Filippo suo fratello, e così le nozze illecite sarebbero state sciolte dal ripudio.

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