BELLUNO - «Fuori dagli ospedali chi non si vuole vaccinare».
Minacce sul manifesto: indagata infermiera no-vax
LA BATTAGLIA
L’ordinanza del collegio è definitiva. Se gli oss vorranno continuare la battaglia dovranno presentare un ricorso ordinario (non più cautelare) al Tribunale di Belluno. Ma questo significherebbe ricominciare tutto da zero, o quasi. Perché le motivazioni, uscite venerdì, hanno ribadito una volta per tutte l’importanza del vaccino e l’infondatezza della questione di legittimità costituzionale sollevata dalla parte reclamante (avvocato Andrea Colle). Lasciando poco spazio, in questo modo, a eventuali repliche e obiezioni.
LA LEGGE
«Dopo quasi due mesi dal decreto legge – ha sottolineato Bassetti – non è accettabile che ci siano ancora medici, infermieri e altri operatori che operano nelle strutture sanitarie senza essere vaccinati contro il Covid-19. Questo non è degno di un paese civile. È assurdo e inaccettabile che non si applichi la legge dello Stato. Fuori dagli ospedali e dal contatto con i pazienti chi non si vuole vaccinare». È uno scenario che diventerà presto realtà. Il decreto 44 del primo aprile ha introdotto l’obbligo vaccinale per il personale di interesse sanitario. Chi rifiuta di farlo, pur non avendo patologie importanti, viene sospeso. Ma come si arriva a questo punto? Il decreto prevede che ciascun ordine professionale competente e ciascun datore di lavoro del comparto sanità trasmettano gli elenchi degli iscritti e lavoratori alla propria Regione di competenza. Tramite i propri sistemi informativi vaccinali, la Regione deve poi segnalare alle Ulss i nominativi dei non vaccinati (a Belluno ne sono stati comunicati 370). A quel punto partono le lettere ai diretti interessati che hanno 5 giorni per mettersi in regola o per accertare eventuali problemi sanitari. Decorsi i termini stabiliti l’azienda sanitaria ne dà comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’ordine di appartenenza, e scatta la sospensione dal diritto di svolgere mansioni o prestazioni che implicano contatti interpersonali.
VERSO LE SOSPENSIONI
È ciò che ha sottolineato, sabato, anche il presidente della Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri del Veneto Francesco Noce: «Il direttore generale dell’Ulss Dolomiti ha il dovere di sospenderli fino alla fine della pandemia e di comunicarlo all’Ordine di appartenenza». Noce si riferiva, in realtà, ai tre medici bellunesi che oltre ad aver rifiutato il vaccino (per scelta personale) hanno fatto anche ricorso contro l’Ulss Dolomiti. Si tratta del primario di Medicina Nucleare Sergio Bissoli, della dottoressa Federica Zanatta di Cure Palliative a Feltre e del dottor Cosimo Damiano Smiraglia, dirigente sanitario in Psichiatria a Feltre. In totale ci sono 52 dipendenti dell’Ulss Dolomiti (medici, infermieri, oss), 4 di Valbelluna servizi srl (Borgo Valbelluna), 4 di Azienda Feltrina (Feltre), 1 di Fondazione Casa di riposo Meano (Santa Giustina) e un altro di Le Valli scs (Longarone). Ma nei confronti dei tre medici, tutto tace. «Non commentiamo» ha risposto sabato l’Ulss Dolomiti. Mentre ieri, alla richiesta di un replica sulla vicenda e di un chiarimento su ciò che accadrà ora ai 3 medici contrari al vaccino anti-covid, il direttore generale Maria Grazia Carraro ha dichiarato: «Non interveniamo». Più ci si avvicina all’epicentro della questione e meno risposte si ottengono. Di fatto, il primario e i due dirigenti medici non sono stati sospesi. Nell’albo pretorio dell’azienda sanitaria non compare alcuna delibera in merito a sospensioni e il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Belluno Stefano Capelli ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna comunicazione. Che non siano scaduti ancora i famosi 5 giorni? Eppure, la lettera è stata inviata più di due settimane fa.