Foreign fighters, Fatima su skype: "Papà, prendi la mamma per i capelli. Sei il marito: portala qui in Siria"

Le conversazioni della giovane d'Inzago: emerge la titubanza della madre. "Ma cosa farò lì? C'è l'orto? e la lavatrice?" di Mario Consani e Anna Giorgi FOTO - Fatima, il profilo Facebook / Foreign fighters, dall'Italia all'Isis

Maria Giulia Sergio a sinistra, con il velo, e a destra

Maria Giulia Sergio a sinistra, con il velo, e a destra

MIlano, 2 luglio 2015 - –«Noi dobbiamo odiare i miscredenti, a questa gente deve essere tagliata la testa ok?». «Non vedo l’ora di morire da martire». «Noi non siamo musulmani d’Italia, noi siamo qui nel Califfato per fare il jihad: noi uccidiamo per questo». «Prima abbiamo fatto la guerra, poi abbiamo bruciato le chiese. E ora abbiamo tutta la Siria». «Se voi qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah (...) lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e vengono qui, vanno a combattere (...) mujaheddin che hanno 15 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande». «Papà, tu sei chiamato dall’Islam, tu comandi in casa: prendi la mamma per i capelli e portala qui in Siria. Tu sei il marito, lei è obbligata a obbedirti». Stralci di conversazione intercettata dalla Digos di Milano, su skype con la famiglia, ancora in Italia, c’è Fatima Az Zahara, questo il nome da convertita di Maria Giulia Sergio, 27 anni, nata a Torre del Greco, vissuta a Inzago, prima di lasciare gli studi di farmacia alla Statale e trasferirsi in Siria con il secondo marito, che lei definisce orgogliosamente «combattente sanguinario». «Sono italiana convertita all’Islam e Allah dice alle donne indossate degli abiti che non eccitino gli uomini». Le conversazioni intercettate dagli investigatori dell’Antiterrorismo raccontano la conversione di Giulia a Fatima, da studentessa a foreign fighter fanatica e combattente che convince la mamma, il papà Sergio e la sorella Marianna, sposata a un algerino, a trasferirsi in Siria. La più restia a partire è la mamma di Fatima, Assunta Bonfiglio: «Ma io che faccio lì? Che vita faccio? C’è la lavatrice? C’è l’orto? Posso coltivare?». E la figlia: «Mamma stai tranquilla, qui puoi coltivare tutta la Siria». E ancora il volto spietato di Fatima, quando su facebook esulta per le stragi, per la morte dei vignettisti del giornale satirico Charlie Hebdo «Cosa gradita per il fedele!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell’Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli dalle loro mani».

È un’altra delle conversazioni intercettate di Maria Giulia Sergio. Quando Fatima cerca di convincere la famiglia a lasciare Inzago scrive: «Io parlo a nome dello Stato islamico, lode ad Allah, e Abu Bakr Al Baghdadi chiama qui alla hijra, chiama tutto il mondo alla hijra, chiama tutti gli uomini al Jihad per causa di Dio, perché noi dobbiamo distruggere i miscredenti ..», sempre sull’attentato di gennaio a Charlie Hebdo, Maria Giulia Sergio diceva: «Habibty Allahu Akbar sono morti i vignettisti che si burlavano del Messaggero pace e benedizione su di lui... !!! bisogna fare sujud di ringraziamento». Gli investigatori dell’Antiterrorismo di Milano seguono gli spostamenti della giovane da anni. Almeno da quando alla fine del 2010 cominciò a scrivere su Facebook messaggi come «Allahumma rinsalda le nostre gambe e dacci la vittoria sui miscredenti». Qualche mese prima era comparsa in tv con il capo coperto dal hijab poi abbandonato per il niqab, velo integrale, per parlare di “donne e Islam”. A novembre il secondo marito Aldo, nel frattempo divenuto Said, aveva partecipato a un campo di addestramento in Iraq per diventare un mujahed, e aveva ricevuto - dice Fatima - il «diploma di mujahedin». 

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