È chiaro, anche dalle vicende di questi giorni, che ci sono persone che hanno molta paura del vaccino anti covid. Quali sono i motivi? Sono timori fondati? Analizziamo uno dei temi più diffusi, fra i Novax, forse quello che più alimenta la paura e il rifiuto della vaccinazione: le morti improvvise.

Sui social i Novax rilanciano continuamente notizie di cronaca relative a morti per infarto, trombosi, ictus, arresti cardiaci di persone che da pochi giorni hanno fatto il vaccino.

Di fatto, in certi ambienti, si è diffusa la convinzione che il vaccino sia molto pericoloso. Un’idea vaga e del tutto indimostrata che però alimenta la paura e anche i peggiori sospetti verso le istituzioni che esortano a vaccinarsi (i toni sono spesso duri).

Inutile far notare che le morti improvvise dovute a problemi cardiaci (purtroppo) ci sono sempre state.

L’impatto emotivo delle notizie di cronaca travolge gli argomenti razionali quando la persona che è deceduta ha fatto il vaccino due o tre giorni prima. L’argomento “post hoc, ergo propter hoc” è immediato, istintivo, umanamente comprensibile. Sembra evidentissimo. Però è sbagliato. Lo si può dimostrare anche statisticamente.

Omar Ottonelli, laurea in economia politica, dottorato in Storia delle dottrine economiche (oggi insegna Economia), ha fatto una semplice analisi dei dati Istat.

È partito dalle 176 mila persone che nel 2014 sono morte in Italia per malattie cardiache o cardiovascolari (più o meno è di questo ordine di grandezza il dato di ogni anno: ovviamente consideriamo il periodo precedente l’epidemia).

“Sono 8 morti esatti al giorno per milione di abitante”, spiega Ottonelli. “Se in Italia sono state somministrate una media di 300 mila dosi quotidiane di vaccino (86 milioni in 9 mesi), questo significa che, in ogni momento, ci sono state e ci sono in giro circa 6 milioni di persone che hanno assunto una dose di vaccino negli ultimi 20 giorni”.

Se – come abbiamo visto – “ogni giorno è statisticamente attesa, a prescindere dal vaccino, la morte per le citate malattie di 8 persone per milione di abitante, ne deriva che, stando ai dati annuali, si prevede la morte – per cause indipendenti dal vaccino – di circa 48 persone (appunto: 8 per milione) che hanno assunto un vaccino negli ultimi 20 giorni. Quindi ci si deve attendere addirittura che 2 o 3 sfortunati, ogni giorno, muoiano di infarto, trombosi, embolia o simili entro le 24 ore dal vaccino: tutto a prescindere dal vaccino stesso”.

Già questo dovrebbe far riflettere. È comprensibile che l’impatto emotivo di questi tragici eventi possa indurre familiari e amici della persona morta a immaginare una correlazione con il vaccino e tutto questo solitamente finisce sulle cronache dei giornali che parleranno della morte improvvisa di una persona appena vaccinata. Ma non ha senso stabilire una correlazione automatica.

L’eventuale correlazione deve essere stabilita caso per caso dai medici e, nel complesso, se il dato della mortalità per le cause citate non dovesse subire correzioni, quegli eventi sono da ricondurre a valori statisticamente attesi, sono cioè morti che si sarebbero verificate egualmente.

Non sorprende dunque se molte analisi mediche tendono sinora ad escludere, con discreta regolarità, l’esistenza di un rapporto di causa ed effetto con il vaccino.

Ovviamente i dati su cui Ottonelli ha proposto la sua riflessione sono generali. Ma la cifra di partenza è prudenziale. Basti dire che nel 2017, l’Associazione per la lotta alle trombosi e alle malattie cardiovascolari (Alt) calcolava che in Italia ogni anno muoiono più di 230 mila persone a causa di ictus, infarti e malattie cardiovascolari da trombosi.

Pure i dati Eurostat relativi al 2016 sono più alti. Ottonelli mi spiega: “I dati Eurostat, analogamente, hanno contato, nel 2016, una media di 10,58 vittime quotidiane per milione di abitante per malattie cardiache e circolatorie. Quado viaggiavamo a 3 milioni di somministrazioni settimanali, il valore atteso delle morti giornaliere di soggetti che avevano assunto il vaccino nell’ultima settimana era dunque pari a 31,7 e, ciascun giorno, era mediamente da attendersi il decesso di 4,5 persone vaccinate nelle ultime 24 ore a prescindere dall’assunzione del vaccino”.
Riflettere con serena razionalità su questi dati dovrebbe indurre a non stabilire più correlazioni automatiche e dovrebbe far capire che è obiettivamente sbagliata la paura del vaccino.

Ma soprattutto è assurda la sottovalutazioni dei rischi connessi al Covid che non solo può portare alla morte (e ha già ucciso 5 milioni di persone nel mondo), ma anche a complicanze gravi, con conseguenze perfino in chi lo ha contratto in forma lieve.

Ecco perché un addetto ai lavori come il professor Roberto Burioni dice: Non dovete avere paura di un vaccino che è tra i farmaci più sicuri della Terra e vi protegge da un virus che è tra i più pericolosi della Terra. Vaccinatevi. Con la salute non si scherza”.

Di fatto è un vaccino somministrato ormai a miliardi di persone, un vaccino che sta spegnendo (almeno da noi) l’epidemia e probabilmente è più sicuro di quanto lo sia il viaggio in auto che ogni giorno facciamo per andare a lavoro, se consideriamo che, in Italia, nel 2019, ci sono stati 172.183 incidenti stradali con lesioni a persone: 3.173 sono state le vittime – morte entro 30 giorni dall’evento – e 241.384 i feriti. Eppure a nessuno viene in mente di evitare l’automobile, la moto o la bici e nessuno evita di uscir di casa.

Conosciamo la fragilità della nostra condizione umana e sappiamo che il rischio zero non esiste, nemmeno per i farmaci (a cui peraltro dobbiamo, in buona parte, l’allungamento della vita media).

Anche per il vaccino anti Covid possono esserci effetti collaterali, come per tutti i farmaci, ma non in proporzioni che possano destare allarme collettivo.

Del resto può essere pericolosa qualsiasi medicina e anche lo stesso ricovero in ospedale, dove si possono contrarre infezioni gravi, pure mortali (sono molte). Tuttavia non risulta che i Novax rifiutino farmaci e cure ospedaliere.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 13 ottobre 2021

 

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