Papa Francesco: "Il futuro è nella natalità, avanti con gli aiuti alle famiglie"

Il Pontefice elogia il governo per l'assegno unico e invita al sostegno della condizione femminile, ancora troppo ai margini

Papa Bergoglio incontra Mario Draghi a cui stringerà la mano

Papa Bergoglio incontra Mario Draghi a cui stringerà la mano

Roma - “Senza natalità non c’è futuro”. Il Papa, agli Stati Generali della natalità, invita a non arrendersi allo stato delle cose ma ad andare avanti per invertire la rotta: “A volte vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare il bene e costruire il futuro”. In tal senso un ruolo importante lo gioca anche l’informazione: si parli degli altri con rispetto e delicatezza, come se fossero propri parenti. E che al tempo stesso - dice il Pontefice - porti alla luce gli interessi e le trame che danneggiano il bene comune, le manovre che girano attorno al denaro, sacrificando le famiglie e le persone. La solidarietà convoca poi i mondi della cultura, dello sport e dello spettacolo a promuovere e valorizzare la natalità”. “La cultura del futuro non può basarsi sull’individuo e sul mero soddisfacimento dei suoi diritti e bisogni. Urge una cultura che coltivi la chimica dell’insieme, la bellezza del dono, il valore del sacrificio”, ammonisce.

Benissimo anche l’assegno unico, per il Papa. Ma sia solo l’inizio di un radicale cambiamento di impostazione. Papa Francesco è soddisfatto della prima misura concreta di sostegno del governo  in tanti anni a favore di chi, in un’Italia in pieno e buio inverno demografico, si sobbarca il compito di essere (non di tenere insieme) la societa’ e di garantire il futuro. Da oltre un anno, pero’, lo ripete: dalla crisi del coronavirus non si uscira’ uguali a prima. O saremo migliori, o saremo peggiori.

 Aprendo gli stati generali della natalita’, Bergoglio elenca quello che c’e’ da fare per evitare la seconda eventualita’. I dati sulla pandemia migliorano, e’ ora di pensare a cosa verra’ dopo l’emergenza. In altre parole: si deve cogliere l’occasione per mettere mano a quelle riforme, queste si’ veramente strutturali, che segnerebbero un’inversione totale di tendenza dopo decenni di quello che lo stesso Mario Draghi, parlando prima del Pontefice, ha cura di definire un ottimismo poco responsabile.

Anche perche‘, ricorda introducendo i lavori il forum delle Associazioni Familiari, Gigi De Palo, “c’e’ stato un terremoto” e “la natalita’ e la politica hanno una cosa in comune: i tempi lunghi”. Da cogliere anche un altro inciso nel discorso di De Palo: “dietro questi stati generali non c’e’ niente dietro; semplicemente ci eravamo stufati di commentare due ore i dati dell’Istat e poi tutto finiva li’”. Come un voler prendere le distanze da altre iniziative che, sullo stesso argomento, hanno avuto luogo in tempi vicini e lontani.

 E’ il momento, scandisce il Pontefice, di “rimettere in moto l’Italia” a partire dalla promozione della vita e della famiglia. Vedere donne costrette a nascondere la gravidanza sul posto di lavoro e’ “vergognoso”, ed altrettanto si deve pensare di fronte alle “sabbie mobili” che inghiottiscono la famiglia in un gorgo melmoso di disoccupazione e spese insostenibili. I giovani vorrebbero avere figli, ma sanno che non potranno. Anche la fuga dei cervelli nasce da qui.

Qualche segnale positivo c’e’, e va colto. “Finalmente in Italia si e’ deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce”, sottolinea Bergoglio ed esprime apprezzamento. Poi pero’ aggiunge: “auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sara’ futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”.

 In altre parole, nessuno deve sentirsi con la coscienza a posto. C’e’ ancora molto, moltissimo da fare. Se infatti il tema centrale del discorso del Pontefice e’ la solidarieta’, e’ lo stesso Francesco che declina il concetto in modo molteplice. Deve essere sociale, quindi, generazionale, soprattutto strutturale. Cioe’ deve entrare a fondo nel sistema e negli ordinamenti, e non esserne piu’ espulsa. Di qui il ragionamento si estende alla scuola, persino all’informazione. Audience e urla non sono per la famiglia. La famiglia deve essere tutelata anche con una buona e costruttiva programmazione radiotelevisiva. L’idea della scuola che, pare di capire, insinua la concorrenza tra istituti e tra ragazzi deve essere superata nel nome della scuola che crea comunita’. Da ultimo, una riflessione sulla responsabilita’ sociale dell’impresa.

Aiutare la natalita’, infatti, “e’ un compito che riguarda da vicino anche il mondo dell’economia: come sarebbe bello veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie”. E’ successo, e’ successo: la pandemia ha visto anche esempi di autentica umanita’ applicata alla logica del mercato, fino a sopravanzarla.

 Uomini e donne che hanno interpretato il loro ruolo di imprenditori non come semplice costruttori di profitto personale (cosa in se’ non certo illegittima) ma come investiti del dovere di garantire il piu’ possibile la dignita’ ed il futuro dei loro dipendenti, Quello che si e’ visto nel momento della prova della pandemia di covid puo’ divenire la normalita’ quando ci saremo gettati alle spalle tutta questa bruttura. E’ lo spirito della prima parte della Fratelli tutti, quella che ha suscitato qualche mugugno nel suo sancire che la proprieta’ privata e’ un diritto, ma non primario. Prima c’e’ l’uomo. E qui il messaggio di Bergoglio, a trent’anni dalla “Centesimus Annus”, si fa ancora piu’ ardito. Ma anche in linea con il magistero di Wojtyla.