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IL CASO

Terremoto e castigo divino, fulmini su Radio Maria

Monsignor Becciu, numero 2 della Segreteria di Stato vaticana, si scaglia contro Radio Maria per un intervento di padre Cavalcoli, accusato di aver affermato che il recente terremoto è il castigo divino per la legge sulle unioni civili.

DALLI AL PADRE CAVALCOLI, di Lorenzo Bertocchi

Ecclesia 05_11_2016
Monsignor Angelo Becciu

E alla fine toccò anche a Radio Maria entrare nel mirino dei nuovi giudici implacabili che puniscono inesorabilmente quanti non si sottomettono alla dura legge della Misericordia. Fatto senza precedenti, è stato addirittura il numero 2 della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, a intervenire pesantemente per ammonire Radio Maria a «correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell’anno giubilare». Parole che sono pietre per una emittente che, pur di dimostrare fedeltà agli indirizzi pastorali di papa Francesco, ha eliminato dalla conduzione diversi collaboratori di peso. Ma cosa avrà combinato il buon padre Livio Fanzaga per meritare questa reprimenda?

In realtà padre Livio c’entra poco, il “crimine” è stato commesso da padre Giovanni Cavalcoli, teologo domenicano, durante la sua trasmissione lo scorso 30 ottobre. Secondo l’Espresso, che per primo ne ha dato notizia, padre Cavalcoli avrebbe detto che il recente terremoto è conseguenza dell’approvazione della legge sulle unioni civili. Da qui lo scatenarsi della bagarre, l’intervento di monsignor Becciu e a ruota altri vescovi, e controreplica di Cavalcoli che invita tutti a ripassare il catechismo. Ma ricostruiamo tutta la vicenda.

PADRE CAVALCOLI

Avesse veramente detto le cose come sono state riportate dalla stampa, indubbiamente padre Cavalcoli avrebbe detto qualcosa di insostenibile, come del resto aveva già spiegato Gesù: «Quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc. 13, 4-5). Il disastro naturale non è la punizione diretta per un peccato, piuttosto costituisce un invito alla conversione.

Ma per tornare a padre Cavalcoli, in realtà il suo discorso è stato molto più articolato nel tentativo di rispondere a un ascoltatore sul tema delle conseguenze del peccato mortale e dell’eventuale relazione tra peccati mortali e terremoti. Padre Cavalcoli ha spiegato il significato di peccato mortale; ha affermato che le catastrofi naturali sono conseguenza del peccato originale; è stato molto prudente nel collegare il terremoto alla conseguenza di gravi peccati come quello dell’approvazione delle unioni civili «per non trarre conclusioni che rischierebbero quasi la superstizione»; ma allo stesso tempo ha detto che sì, può essere anche pensato come «castigo divino» ma non nel «senso afflittivo» quanto «nel senso di richiamo alle coscienze».

LA STAMPA

I giornalisti ci hanno messo un po’ ma alla fine l’Espresso è uscito denunciando la “frase choc” di radio Maria: “il terremoto è la punizione per la legge sulle unioni civili”. Una semplificazione scorretta, una evidente strumentalizzazione. All’inizio la frase viene attribuita a padre Livio, poi corretta: responsabile del misfatto è padre Cavalcoli, che immediatamente si ritrova nel tritacarne dell’informazione. A ruota arrivano tutti i giornali, ovviamente nessuno si disturba a verificare quanto abbia effettivamente detto. E allora quella frase, così ingiusta nei confronti degli sfollati del Centro Italia, arriva ai piani alti del Vaticano…

MONSIGNOR BECCIU

… e il numero 2 della Segreteria di Stato, monsignor Becciu, interpellato dall’ANSA, non si fa pregare e spara a zero:  «Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede», dice monsignor Becciu che, dopo aver impartito altre lezioni di misericordia, allarga il discorso dal singolo intervento all’attività della radio: «Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell'anno giubilare». Seguono le scuse alle vittime del terremoto. 

L’intervento del Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana, come prevedibile, fa il giro del mondo. E a ruota lo seguono altri vescovi: monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, parla di «scempiaggini blasfeme»; e monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, non può «tacere davanti alle bestemmie che vengono elargite da pulpiti digitali, stampati o parrocchiali quando si attribuisce al terremoto la valenza di "castigo di Dio per le unioni civili"». È chiaro che nessuno di loro ha ascoltato o letto per intero l’intervento di padre Cavalcoli, sono bastate poche righe sui giornali di regime per decretare la sentenza. E del resto padre Cavalcoli, immediatamente accalappiato dai conduttori del programma radiofonico La Zanzara, non fa nulla per placare la tempesta, magari spiegando la differenza fra ciò che aveva detto e ciò che è stato riportato, anzi rincara la dose citando anche Sodoma e Gomorra.

RADIO MARIA

Prima ancora che monsignor Becciu scagliasse i suoi fulmini, nel tentativo di prevenire la tempesta Radio Maria si era affrettata a smentire il coinvolgimento di padre Livio e a prendere le distanze da padre Cavalcoli, di cui però – sul sito dell’emittente - veniva correttamente riportato audio e trascrizione completa dell’intervento: «Le espressioni riportate – si legge nel comunicato – sono di un conduttore esterno, fatte a titolo personale, e non rispecchiano assolutamente il pensiero di Radio Maria al riguardo». Evidente l’imbarazzo per un “incidente” che rischia di far saltare delicati equilibri ecclesiali a danno dell’emittente. Imbarazzo tale da non tentare neanche di chiarire cosa ha effettivamente detto padre Cavalcoli, abbandonato così al suo destino. Ma l’intervento di monsignor Becciu dimostra che, malgrado l’estrema abnegazione con cui padre Livio sostiene la linea pastorale del pontificato – fedele allo statuto dell’emittente –, a Roma ci sono molti che non amano Radio Maria e il rilancio dei messaggi di Medjugorje.

Fa comunque molto riflettere la pesantezza dell’intervento di monsignor Becciu, che non ha assolutamente precedenti. Considerando le vere e proprie eresie che spesso vengono diffuse da giornali ed emittenti cattoliche anche istituzionali senza che dai vertici Cei o vaticani venga articolato un solo suono, il siluro lanciato per una interpretazione tendenziosa di un intervento lascia stupefatti. Non può poi certo essere ignorato il fatto che monsignor Becciu non si è limitato a stigmatizzare l’infelice uscita di padre Cavalcoli, ma ha voluto regolare i conti con la conduzione di Radio Maria in generale. Cambi linguaggio e si converta al messaggio della Misericordia, ha detto chiaramente; e non si sa con quale autorità visto che Radio Maria non dipende dalla Santa Sede.

Ma si capisce che in questo clima di pacificazione con il mondo, la nomenclatura non tollera neanche che si usi un concetto come “castigo”, che pure ha fondamento biblico e si trova anche in una preghiera popolare come l’Atto di dolore («…peccando ho meritato i Tuoi castighi»). Nessuno credo abbia in mente di proporre l’idea di un Dio vendicativo ma fare credere alla gente che il peccato non abbia conseguenze temporali, oltre che eterne, è un inganno bello e buono.

E questo, pur lasciando in pace le popolazioni vittime del terremoto, che hanno bisogno di aiuti materiali ma anche di preghiere, non certo di battaglie ideologico-religiose e di regolamenti di conti giocati sulla loro pelle.