PROFEZIA DI MALACHIA – ABBAZIA DI SCOLCA DI RIMINI: la profezia sull’ultimo Papa (di inquietante attualità) passa dal colle di Covignano.

La profezia che indica nel 111° Papa “Gloria olivae”, ovvero Benedetto XVI, l’ultimo dei pontefici, seguito da un Petrus secundus e poi la fine, ha uno dei suoi fulcri nella Abbazia di Scolca, più nota come parrocchia di San Fortunato. Che nel 1500 ha ospitato il monaco al centro di questa stupefacente storia, insieme al libro contenente la profezia e ad una importante opera d’arte, quest’ultima ancora presente e visibile nel museo di Scolca. Il recente studio che proietta nuova luce sulla profezia di Malachia, dà conto anche della intervista che mons. Negri concesse a Riminiduepuntozero, che ha creato un terremoto per il riferimento al ruolo della amministrazione Obama nelle dimissioni di papa Ratzinger.

Visto il titolo, cominciamo col togliere subito d’impaccio l’abate di Scolca (è questo il luogo cardine della storia, forse più noto come parrocchia di San Fortunato-San Lorenzo a Monte): don Renzo Rossi non ha nulla a che fare con la profezia in questione, attribuita al vescovo Malachia (1095-1148). Ma l’Abbazia di Scolca e i benedettini sì. Ancora più precisamente, è un monaco benedettino che vive fra la seconda metà del 1500 e gli inizi del 1600, a pubblicare la profezia nel suo Lignum Vitae: accade a Venezia nel 1595. Il monaco si chiama Arnold de Wyon, il quale da Scolca transita e lascia tracce importanti in parte ancora presenti. Se invece l’abate di Scolca, che sta celebrando in grande stile i 600 anni della Abbazia olivetana, ha un ruolo nella vicenda che stiamo per raccontare, questo è del tutto positivo perché, grazie al museo da lui inaugurato nel 2008, si conserva ed è visibile al pubblico una delle opere cardine ricomprese nel contesto della profezia di Malachia di Armagh sui papi. Lo vedremo a breve.

E diciamo però immediatamente che la profezia ha una gigantesca forza d’urto perché riguarda l’istituzione più solida che attraversa i secoli da oltre due millenni: la Chiesa cattolica. E in particolare il successore di Pietro, anzi “i” successori di Pietro, che convivono – per la prima volta nella storia – in Vaticano. Secondo la profezia l’ultimo Papa di Santa Romana Chiesa sarebbe Ratzinger, un “Gloria olivae”. Mentre Bergoglio non viene nemmeno definito Papa ma Petrus Romanus, (e in effetti è con “vescovo di Roma” che ama farsi chiamare Bergoglio, che ha scelto anche di non abitare negli appartamenti papali ma a Santa Marta) a capo di una cattolicità in preda ad incertezze e disordine. La profezia così viene tradotta: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che lascerà il gregge fra molte tribolazioni. Passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine”. Come se già non bastasse l’abisso che questa formula spalanca sull’oggi, esiste anche un’altra versione della profezia che risulta ancora più sovrapponibile ai giorni nostri: anziché di Petrus Romanus parla di Petrus secundus. Questa formulazione si trova in un testo stampato a Ferrara nel 1794 dal titolo La Profezia dei sommi Pontefici romani.

Praticamente Malachia profetizza che “il ciclo della successione pontificale piena” (come scrive lo studioso Alfredo Maria Barbagallo, a cui va il merito di scoperte recenti che gettano nuova luce su una questione dibattuta nei secoli), arriverebbe a conclusione col 111 Papa “Gloria olivae”, ovvero Benedetto XVI, e col 112 (Bergoglio) saremmo in presenza di un “supremo ed autorevole traghettatore della Chiesa verso lidi incogniti ed in un contesto generale drammatico” scrive Barbagallo.

La cui sconvolgente scoperta aggiunge un innesto di impressionante ulteriore attualità alla profezia. Barbagallo ha messo le mani sullo scritto di un gesuita, pubblicato nel 1951, René ThibautLa mystérieuse prophétie des Papes, che indicava nel 2012 la sostanziale conclusione del ciclo dei pontefici. Sessantasette anni prima, descrive cioè la sofferta decisione alla quale Papa Ratzinger accenna per la prima volta nell’aprile 2012 (lo rivela il card. Bertone nel libro I miei Papi, da poco nelle librerie) e che poi comunica ufficialmente l’11 febbraio 2013, ovvero la decisione di dimettersi: “… ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”.

Awyon1-minrnold de Wyon commissiona anche tre raffigurazioni pittoriche sulla Gloria benedettina. Una si trova nella Abbazia di Scolca sul colle di Covignano, ed ha per soggetto l’albero genealogico benedettino. “Il libro contenente la profezia e la riproduzione artistica sullo stesso soggetto (una elaboratissima incisione in rame) erano quindi presenti insieme nella stessa Abbazia, ed in basso a sinistra nella riproduzione è raffigurato lo stesso Wyon in persona”, scrive Barbagallo. Un altro quadro si trova a Perugia e il terzo nella Chiesa di Santa Maria di Loreto ad Alessandria, proveniente – tenetevi saldi – dalla Abbazia benedettina di San Pietro in Bergoglio (non più esistente). Il libro sparì dalla biblioteca della Abbazia di Scolca, che subì anche l’invasione delle truppe napoleoniche. Ma è rimasta l’opera d’arte (foto qui sopra) di cui si è occupato anche il prof. Andrea Donati con un approfondimento pubblicato su L’Arco (periodico realizzato dal 2002 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, ideato, curato e a lungo diretto da Enzo Pruccoli) nel 2005.

Il documento appena messo online da Barbagallo ha un’altra attinenza sorprendente con Rimini. Anzi con Riminiduepuntozero. Richiama infatti l’intervista, che tanto rumore ha suscitato, da noi pubblicata a Mons. Luigi Negri. Alla domanda “si è fatto un’opinione sul perché Benedetto abbia rinunciato al papato, un gesto clamoroso nella millenaria storia della Chiesa?”, mons. Negri rispose: “Si è trattato di un gesto inaudito. Negli ultimi incontri l’ho visto infragilito fisicamente, ma lucidissimo nel pensiero. Ho poca conoscenza – per fortuna – dei fatti della Curia romana, ma sono certo che un giorno emergeranno gravi responsabilità dentro e fuori il Vaticano. Benedetto XVI ha subito pressioni enormi. Non è un caso che in America, anche sulla base di ciò che è stato pubblicato da Wikileaks, alcuni gruppi di cattolici abbiano chiesto al presidente Trump di aprire una commissione d’inchiesta per indagare se l’amministrazione di Barack Obama abbia esercitato pressioni su Benedetto. Resta per ora un mistero gravissimo, ma sono certo che le responsabilità verranno fuori. Si avvicina la mia personale “fine del mondo” e la prima domanda che rivolgerò a San Pietro sarà proprio su questa vicenda”. Una vera bomba quella che l’arcivescovo decise di far deflagrare. Se non che Barbagallo ha trovato un’altra relazione sconvolgente con la profezia, rinvenendo nel romanzo (La vigilia dell’eternità) di uno scrittore indiano la figura di mezzo fra Gloria olivae e Petrus Romanus: Caput nigrum. Ovvero l’ex presidente americano e il ruolo che avrebbe giocato nelle dimissioni di Benedetto. Scrive Barbagallo: “…alcune opinioni internazionali su incogniti ambienti tendenti ad esercitare indirette pressioni sulla decisione di Papa Benedetto venivano prudentemente citate in una recente intervista da Mons. Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara e Comacchio. L’intervista in questione era rilasciata in data 6 marzo 2017 alla redazione del diffuso sito web di informazioni locali Riminiduepuntozero.it, per poi venire rimandata dalla stampa nazionale. Su ciò si sarebbero poi inserite alcune emotive forzature interpretative, che l’autore avrebbe immediatamente smentito“. E aggiunge: “naturalmente ci apparirebbe interessante domandare alla cortesia di Mons. Negri se all’atto della intervista fosse a conoscenza della presenza a Rimini stessa dell’opera rinascimentale commissionata da Arnold de Wyon, oltre che della stesura settecentesca a Ferrara – luogo dell’intervista web – del citato testo di relazione alla Profezia di Malachia”.

Alla luce di tutto ciò (ma la nostra è solo una estrema sintesi relativa quasi esclusivamente ai punti di attinenza della profezia con Scolca, mentre è consigliata la lettura del documento integrale di Barbagallo, linkato come “fonte”), non acquista un valore ancora più importante il seicentesimo anniversario di fondazione della Abbazia di Covignano? La conoscenza dei benedettini olivetani, di Arnold de Wyon in particolare, del suo Lignum Vitae e delle opere pittoriche custodite a San Fortunato, Perugia e Alessandria, diventa un motivo di interesse e di attualità che oltrepassa di gran lunga i confini di Rimini e che incastona la storia di Scolca dentro il passato, il presente e il futuro della Chiesa. Sembra poco?

Da Riminiduepuntozero

6 pensieri su “PROFEZIA DI MALACHIA – ABBAZIA DI SCOLCA DI RIMINI: la profezia sull’ultimo Papa (di inquietante attualità) passa dal colle di Covignano.

  1. Secondo altre versioni della profezia, non sarebbe papa Bergoglio l’ultimo dei papi (regnanti), ma lui sarebbe quello seduto “(durante la) in persecutione Sanctae Romanae Ecclesiae”, sostanzialmente in un ruolo attivo e passivo. L’ultimo dei papi sarebbe tale “Petrus Romanus” (o Pietro II, come immaginato ad esempio da Sergio Quinzio nel suo “Mysterium iniquitatis”, con un’espressione accolta nanche dal Catechismo della Chiesa Cattolica al punto 675 (ripresa dalla Scrittura in 2 Tessalonicesi 2, 7 della lettera di Paolo, quando viene indicato il “katehon” (il “trattenitore”, una questione dibattuta per secoli) che qui sarebbe paradossalmente il romano pontefice – come immaginato da molti, in questo caso sarebbe proprio papa Bergoglio o il suo ruolo o la sua funzione – che impedirebbe la piena manifestazione dell'”iniquo”, indicato nel prosieguo della lettera di Paolo, che potrebbe essere una figura diversa da Satana, un vero “Anticristo” – se poniamo essere “alter Christus” il ruolo del romano pontefice, questa potrebbe essere una figura che si oppone o si sta opponendo al papa – prima della manifestazione definitiva di Cristo.
    Nel dipinto c’è, mi pare di capire, un “simplex monachus” (un semplice monaco) che è seduto sulla sedia papale (sullo scranno pontificio), sedia indicata dal logo della conchiglia. Essa è simbolo della Trinità (si veda Agostino e la sua esperienza) e anche della Chiesa stessa (è utilizzata nelle acquasantiere ed è raffigurata spesso accanto alla Madonna, madre della Chiesa e simbolo ella stessa della Chiesa), conchiglia presente anche nel logo di papa Benedetto XVI, dove sono presenti anche il “caput niger” (Obama?) e l'”orso bruno” (la Russia di Putin, l’orso russo?) – il logo è recente – stemma che è anche “cappato” (e ci sono pure i re magi) (vi farei notare che il logo elettorale di Obama del 2008 riporta stilizzato un motivo con tre strisce simili alle nervature delle conchiglie). Dunque Petrus Romanus sarebbe proprio questo “simplex monachus”. Sbaglio?

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  2. Anche in questo dipinto, similmente che ne “Il trionfo dei benedettini”, è presente in maniera subliminale il volto di un rettile (si vedono i due occhi da serpente, la bocca aperta e le arcate superiore e inferiore con i denti seghettati – c’è anche una lingua penzula).

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  3. CCC 675 (http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c2a7_it.htm)

    L’ultima prova della Chiesa

    675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità.
    La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.

    Scritto (pubblicato) nel 1992

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    1. Si la chiesa deve passare attraverso molte tribolazione….e si vede,,,……mi sembra che molta gente dorme, non sano perché non vogliono sapere…
      Stano glorificando una misericordia umana, fino a quando ??….personalmente non ci sto bene in quella situazione d’oggi nella chiesa.
      Cmq tutto questo deve accadere come lo dice diversi profezie….armiamoci nella fiducia di Dio Padre in Cristo Gesù.
      Troppe cose si dicono vero, credo che un discernimento da chiedere ogni giorno al Signore è lecito, e doveroso.

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