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Concilio di Costanza (1414-1418): cosa stabilì

Il Concilio di Costanza (1414-1418) fu convocato dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, nella città di Costanza, per porre fine allo Scisma d’Occidente.

Si aprì il 5 novembre 1414. Vennero deposti il papa pisano Giovanni XXIII, il papa romano Gregorio XII e il papa avignonese Benedetto XIII; al loro posto venne eletto Martino V (11 novembre 1417), che fu universalmente riconosciuto.

In ambito cristiano, il concilio è un’assemblea composta esclusivamente o prevalentemente da cardinali, riunita per decidere in materia di fede e di disciplina ecclesiastica. Al concilio di Costanza, invece, parteciparono non soltanto i cardinali ma anche i rappresentanti di ogni nazione. Il diritto di voto fu esteso a tutti, poteri laici compresi. Non solo, l’assemblea riuscì a ottenere che si votasse non per testa (avrebbe avvantaggiato la Chiesa) ma per nazione (il papato poté contare sui voti della sola nazione italiana).

Il concilio sancì inotre la condanna al rogo come eretico di Jan Hus.

Si chiuse nell’aprile 1418 senza che fosse risolta la questione dell’ideologia del conciliarismo che sosteneva la superiorità del concilio sul papa.

Fu quindi facile, ai papi che vennero dopo il Concilio di Costanza, ristabilire la loro autorità suprema e recuperare quella pienezza di poteri che si era solidamente costruita durante tutta l’età medievale.

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