Trani (BAT)  - Italia

XI secolo


In un anno imprecisato intorno all’anno 1000, una donna ebrea che viveva fuori le mura della città di Trani e a cui in seguito venne dato il nome di Zaches, pensò di poter irridere la fede cattolica verificando se l’Ostia consacrata si mutasse effettivamente in Carne. Per la bisogna si mise d’accordo con un’altra donna perché le procurasse un’Ostia consacrata.

La donna complice, approfittando della grande presenza di fedeli, il Giovedì Santo si recò nella chiesa di San Basilio (oggi di Sant’Andrea) e assunse l’Ostia consacrata; ritornò subito al suo posto e fingendo di raccogliersi devotamente mise in un fazzoletto l’Ostia che aveva in bocca.
Finita la Messa, si recò a casa dell’ebrea e le consegnò l’Ostia consacrata.
L’ebrea, ricevuta l’Ostia tra le mani, congedò la donna cristiana. Quindi accese il fuoco, e vi pose una padella piena di olio e quando questo cominciò a friggere vi immerse l’Ostia.




Raffigurazione del miracolo

A questo punto avvenne il miracolo: la bianca Ostia divenne carne sanguinolenta da cui continuò a scorrere il sangue; la quantità fu tale che il sangue traboccò dalla padella, si riversò sui focolari e inondò il pavimento fino ad uscire dalla porta di casa.

L’ebrea, vedendo una così miracolosa trasformazione, tentò di occultare il sacrilegio, ma il suo gesto fu vano. Terrorizzata dalla copiosità di sangue incominciò a gridare.
A quelle grida, accorse tutto il vicinato. Le persone, vista quell’impressionante scena di sangue, si sparsero per la città annunziando la prodigiosa trasformazione.

Fu subito informato il vescovo che, trasecolato da quell’insolita notizia, immediatamente si portò sul luogo del sacrilegio, raccolse i resti dell’Ostia fritta ancora tiepidi e li adorò intensamente.
Poi decise di trasportare quei pezzi di carne fritta nell’antica Cattedrale, indicendo una processione popolare di riparazione e penitenza per il sacrilegio perpetrato.
Il popolo e le Autorità imperiali con il clero vi parteciparono tutti scalzi, facendo ala al Vescovo che solennemente mostrava, raccolte in un panno, la misericordia e l’amore di Cristo, divenuto per amore Corpo e Sangue.
(F. Spaccucci e G. Curci, Storia dell’Ostia miracolosa di Trani, Napoli 1989).




La casa dell'ebrea, poi trasformata nella cappella del Santissimo Salvatore


La casa dove si verificò il miracolo fu trasformata nel 1706 in una cappella dedicata al “Santissimo Salvatore”, come ricorda Antonio Paoli, allora vicario generale della diocesi, in uno scritto del 1719: “Vita di San Nicola Pellegrino”, dedicato al Patrono della Terra di Bari.

Qualche anno prima, nel 1616, Fabrizio de Cuneo, nobile della storica famiglia appartenente al Seggio del Campo, donò alla Cattedrale un reliquiario d’argento per riporre l’Ostia miracolosa, conservata  in un batuffolo di bambagia.




Il reliquario


La Stando alle ricognizioni della reliquia, essa  è composta da due pezzi di ostia “di colore bruno nerastro nella parte superiore e di colore bruno rossastro in quella inferiore”. La prima  ricognizione venne fatta nel 1616, a cui ne seguirono altre nel 1678, 1706, 1719, 1824, 1886 e infine nel 1924 in occasione del Congresso Eucaristico Interdiocesano tenutosi in città.

L’episodio, ricordato come Miracolo Eucaristico di Trani, viene richiamato durante una Solenne Processione Penitenziale detta dei Misteri, che si tiene durante la sera del Venerdì Santo.



La processione dei Misteri


La Reliquia veniva mostrata in Cattedrale durante il giorno delle Palme.
Il reliquiario si trova oggi nella chiesa di Sant’Andrea, dopo essere stato trasferito nel 1981 dalla Cattedrale, ed è custodito dal gruppo di preghiera di Padre Pio.

In seguito alla devozione mostrata da San Pio da Pietralcina verso il miracolo dell’ostia, il vescovo Mons. Giuseppe Carata, si fece promotore del ritorno della Reliquia nella processione del Giovedì Santo, la cosa suscitò numerose polemiche soprattutto da parte della comunità ebraica; forse è per questo che Papa Giovanni Paolo II qualche anno dopo vietò l’ostensione di questo tipo di reliquie: dal 1987 viene portata in processione la chiave d’argento del reliquiario e una reliquia della Santa Croce.

A partire dalla Settimana Santa del 2021, per decisione dei sacerdoti reggenti la Parrocchia territoriale di San Francesco, i Canonici Mons. Saverio Pellegrino e Don Michele Torre, si dispose per permettere continuamente la preghiera nella cappella del Santissimo Salvatore, tenendo aperta la cappella dal mattino presto alla sera tardi.




L'Altare della cappella del Santissimo Salvatore