Domenica, 21 aprile 2019 – Pasqua di Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo – da Casa Spirlì, in Calabria

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È la notte della Resurrezione. Dovrei pregare, riflettere, riconciliarmi. Ma ho un gran peso sull’anima. Un macigno che soffoca ogni Ave, Pater e Gloria. Un masso che ha rotto il sentiero verso Dio. Un cono di silenzio nel canto dell’Alleluia. Quasi una bestemmia, per un umile pellegrino in faticoso cammino, quale sono io.

La mia Fede bambina e innocente è continuamente schiaffeggiata, confusa, stressata da questa maniacale ansia di chi indossa la veste bianca di umanizzare fino allo spasimo la Carne Divina dell’Agnello.

Se avessi voluto seguire un guru, un filosofo, un capopopolo, non avrei consegnato la mia vita al Mysterium Fidei, a Dio, a Gesù, alla Sua Santa e Immacolata Madre: avrei cercato fra i vecchi libri del liceo  e mi sarei inebriato delle eleganti pagine scritte da Platone. Il mio adorato compagno di gioventù. L’amico a cui mi affidavo quando, bollente e rivoluzionario,  volevo capire cosa significasse accettare la Legge a costo della vita…

Ma non voglio un compagno di passeggiata, né un maestro di vita. Non mi basta più! Ora che L’ho trovato, dopo anni di dolori profondi e gioie fugaci, voglio poter riposare nel cuore di Dio. E non permetto ad un vecchio signore, che indossa, spesso sciattamente, un trasparente grembiule bianco sopra ad evidenti abiti da pensionato, di annichilire il Mistero e trattarlo come fosse una rivendicazione sindacale.

In questi giorni, chi veste di bianco dovrebbe riflettere su quanti morti stia consegnando il popolo di Cristo a crudeli assassini che, legittimati dalla confusione della Chiesa, si credono giustizieri e non abominevoli e diabolici boia! Sembra che ammazzare i Cristiani, metaforicamente o realmente, sia quasi permesso, dovuto. Mentre il ricollocamento di delinquenti, clandestini e mignotte sia diventato il nuovo sacramento.

No! Questo peso sulla mia Fede non glielo perdono. Questo malanimo che mi trasmette, mi procura, ogni giorno, non glielo posso proprio perdonare. Questo pianto di rabbia che mi sgorga dalle viscere ad ogni comizio travestito da omelia, lo dovrà pur scontare, il signor Bergoglio. Perché non è da Papa che parla, ma da attivista di periferia disagiata. Da assistente sociale di favela.

Il Papato è altro. E il rispetto della scelta dello Spirito Santo ce lo deve, il prete di strada venuto dalla fine del mondo…

… il vitello d’oro 2.0 è l’imbarbarimento della predicazione, la dimenticanza della liturgia, l’annacquamento del messaggio evangelico, del rigore paolino e petrino… martiri per niente, ormai.

Ci pensi, Bergoglio. E Viva il Papa!

 

 

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