L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia“L’identità europea svanita” – è sorprendente visto chi lo ha pubblicato (il Corriere della sera del 5/2).

Considerando i finanziamenti alla ricerca della UE, quasi tutti convogliati sull’area tecnico-scientifica, mentre irrisori sono quelli per le materie umanistiche, Galli trae due conclusioni. Continua

La Giornata del Tricolore, ieri, è stata sofferta dal Pd: nessun leader del partito ha ritenuto di pronunciare una sola parola. Evidentemente sono imbarazzati da quella bandiera, cioè dal concetto di Patria (parola che invece il presidente Mattarella ha pronunciato) e dall’Italia evocata dal Capo del governo Meloni (“custodire le nostre radici”).

Ma così non si accorgono di regalare al centrodestra i valori che dovrebbero essere di tutti e che sono quelli della Costituzione (l’Italia, la patria, l’identità nazionale, l’interesse nazionale). Continua

Con i venti di guerra che soffiano sul mondo ci mancava l’aurora boreale di domenica notte, fenomeno rarissimo alle nostre latitudini, per evocare le profezie di Fatima.

Un sito cattolico ha subito ricordato che la Madonna, il 13 luglio 1917, preannunciò una guerra peggiore di quella allora in corso (la prima guerra mondiale) se l’umanità non si fosse convertita e disse che il nuovo conflitto sarebbe stato annunciato da “una notte illuminata da una luce sconosciuta”. Continua

Forse le diatribe ecclesiastiche di cui parlano i giornali interessano soltanto pochi addetti ai lavori (spesso addetti ai “livori”). Il popolo, praticante e non praticante, guarda alla Chiesa con altri occhi. Con altre aspettative.

In genere rivolge lo sguardo verso la Chiesa alla ricerca di un padre. L’affetto manifestato dalla gente in questi giorni verso Benedetto XVI va letto in questo orizzonte. Continua

Ieri si è tornati a parlare di rinuncia del Papa. Cosa è successo? Due giornalisti del quotidiano spagnolo ABC hanno chiesto a Francesco “cosa succede se un pontefice resta improvvisamente impedito da problemi di salute o da un incidente”. E lui ha risposto tranquillamente: Io ho già firmato la mia rinuncia. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato”. Continua

Giovanni Paolo II ancorava l’amor di patria al comandamento: “Onora tuo padre e tua madre”. Un pensiero profondo, bellissimo, e ancora tutto da sviluppare.

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“Quando si farà l’Europa unita, i francesi ci entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei”. La battuta di Indro Montanelli è la perfetta illustrazione dell’europeismo delle élite progressiste che hanno dominato in Italia in questi decenni.

Le quali – oltre all’idea di Patria – delegittimano addirittura la difesa dell’interesse nazionale che invece le classi politiche degli altri Paesi difendono vigorosamente.

Giustamente Ernesto Galli della Loggia, sul “Corriere della sera”, ha lamentato la cancellazione dell’identità nazionale che abbiamo subìtosempre più convinti a sproposito della presunta assoluta inattualità dell’idea di nazione (si provino gli illustri membri dell’Ispi o dell’Aspen a organizzare un seminario su tale inattualità a Parigi o a Berlino: si provino, si provino)”.

Spesso si “scomunica” il patriottismo sovrapponendolo al nazionalismo, ma è come confondere il polmone con la polmonite. Hanno caratteristiche e origini ben diverse.

È stato un papa, Giovanni Paolo II, a riproporre nel nostro tempo il valore del patriottismo, insegnando ad amare le patrie terrene come prefigurazione della patria celeste (e questo orizzonte trascendente è un antidoto ai nazionalismi). Continua

Oggi – Domenica in Albis – per la Chiesa è la festa della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Giovanni Paolo II e papa Francesco la celebra per la prima volta con una Messa pubblica nella Basilica di San Pietro.  Anche negli ultimi due anni lo ha fatto, ma a causa del Covid, in forma privata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia.

La misericordia è il tema che ama: fondamento del suo pontificato. Nel 2016 il Pontefice ha indetto addirittura un Giubileo dedicato alla misericordia. Ma, a spiegare questa solenne celebrazione, c’è anche il momento storicoche viviamo col divampare di una guerra che rischia di diventare un conflitto mondiale che porta alla distruzione totale dell’umanità.

La messa del Papa in San Pietro per invocare la Divina Misericordia è un altro momento – come la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina – con cui il Vicario di Cristo sta innalzando una barriera di preghiere (il katéchon di San Paolo) per fermare il dilagare nel mondo dell’odio fratricida e della guerra. È una “diplomazia soprannaturale” a cui il Papa ricorre, deluso da quella mondana. Continua

Ci sono molte drammatiche analogie fra i giorni che stiamo vivendo e quelli che precedettero la Prima guerra mondiale, da cui scaturirono i totalitarismi del Novecento e la Seconda guerra mondiale, con i fantasmi che ancora oggi agitano il mondo.

Anche cento anni fa si poteva intuire quale abisso stava per spalancarsi. Il 29 luglio 1914, Winston Churchill scriveva a sua moglie: “Ogni cosa tende alla catastrofe e al collasso (come se) un’ondata di follia avesse colpito la mente del mondo cristiano”.

E il ministro degli esteri inglese, Edward Grey, il 3 agosto 1914, mentre si stava decidendo l’entrata in guerra, affermò: “Le luci si stanno spegnendo in tutta l’Europa. Dubito che le vedremo accendersi di nuovo nel corso della nostra vita”.

Fu una carneficina. Il papa Benedetto XV continuò a implorare la fine dell’“inutile strage”. Ma nessuno lo ascoltò. Come oggi i potenti non ascoltano l’identico grido di papa Francesco, anche se rischiamo una terza guerra mondiale e l’apocalisse nucleare. Continua

Il nono anniversario della sua elezione – ieri – è stato per papa Francesco il più triste. Addirittura angoscioso. Perché dopo aver lanciato l’allarme per anni sulla terza guerra mondiale che si stava combattendo “a capitoli”, ora si ritrova un mondo che rischia di precipitare definitivamente in una guerra planetaria. Che sarebbe l’ultima…

E incredibilmente – dopo che nessuno ha ascoltato i suoi allarmi, compresi quelli contro la corsa agli armamenti degli Stati – c’è chi afferma, come il quotidiano Le Monde, che la sua condanna della guerra in Ucraina non è come a Parigi si vorrebbe.

Eppure è impossibile equivocare i suoi interventi. Nessuno in queste settimane ha pronunciato parole così forti di condanna del conflitto, dell’odio, e di pietà e solidarietà per le vittime.

Ieri all’Angelus ancora più accorato ha detto:

Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inerminon ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!”

Poi ha esortato di nuovo “all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo”, ha ringraziato “per la grande rete di solidarietà che si è formata” e ha chiesto a tutta la Chiesa di intensificare “i momenti di preghiera per la pace” perché “Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace”. Continua