Baldacchini è un fisico, che per molti anni ha ricoperto ruoli di responsabilità all’Enea di Frascati. E’ anche uno studioso appassionato di quell’oggetto misterioso che è la Sindone di Torino, e proprio in questi giorni ha raccolto le sue riflessioni in un lavoro, reperibile nella sua integralità a questo collegamento.

In particolare, avanza un’ipotesi affascinante per rispondere a una serie di quesiti sulla formazione dell’immagine, e su come il corpo all’interno del lenzuolo funebre possa essere scomparso. Baldacchini pone due ipotesi di lavoro: che la Sindone sia un falso medioevale utile alla Chiesa Cattolica per pratiche devozionali e/o propaganda religiosa, come tante altre reliquie o sia autentica e che abbia realmente avvolto il cadavere di Gesù Cristo, e sia stata testimone della sua Resurrezione.


“La Sindone è un lenzuolo di lino antico di circa 4,40x1,10 mq sul quale ci sono molti segni tra i quali una debole immagine corporea (IC) frontale e dorsale, e macchie di liquidi organici e inorganici. Negli ultimi decenni è stato scoperto che la IC non è un disegno o una pittura eseguita con tecniche conosciute, e alcune macchie rossastre sono state causate da sangue umano (Antonacci, 2000), (Wilson, 2010).

Naturalmente non possiamo ancora escludere un falso, e allora supponiamo che la Sindone sia un falso medioevale realizzato dal più geniale falsario mai apparso sulla Terra e ancora oggi sconosciuto (Baldacchini, 2011). Ne consegue che l’ipotetico autore, od autori, conoscessero alcune tecnologie o informazioni prima della loro invenzione e divulgazione”. Baldacchini elenca undici elementi scientifici determinanti per fargli concludere che la Sindone non è un falso. Per ragioni di spazio non possiamo elencarli tutti, e vi preghiamo perciò di fare riferimento al testo originale.

Lo studioso ricorda che “La Sindone non contiene tracce di liquidi e gas putrescenti (questi segni sono prodotti dopo circa 40 ore dalla morte, e quindi il corpo non c’era già più prima di allora ma non troppo prima, per via delle macchie di sangue che hanno richiesto del tempo per formarsi per la liquefazione del sangue già coagulato, processo di emolisi)”, e che “ Il corpo non è stato rimosso manualmente (non ci sono tracce di trascinamento in corrispondenza delle macchie di sangue)”.

Ma il corpo come è sparito? Risponde Baldacchini: “L’unico fenomeno conosciuto in Fisica che conduca alla sparizione completa della massa con produzione di energia equivalente è il processo di annichilazione materia-antimateria (AMA), che oggi può essere riprodotto solo a livello subatomico nei laboratori di particelle elementari, ma che è stato invece dominante subito dopo il Big Bang, cioè negli istanti iniziali di esistenza del nostro universo”.

La “teoria dell’annichilazione” soddisfa anche le caratteristiche richieste da ipotesi precedenti: “Infatti, solo una piccola parte della energia della massa a riposo è liberata, mentre il corpo si annichila completamente e riappare praticamente come era prima anche fuori della Sindone”. Le ipotesi precedenti riguardavano l’energia radiante (MEB), e l’ipotesi del corpo meccanicamente trasparente, (Reb) ed erano completate dall’ipotesi del “Metodo storico consistente” (chm).

Tutte teorie elaborate negli anni passati per dare una spiegazione alla scomparsa del corpo, che non è stato spostato meccanicamente dal lenzuolo funebre. “ Quindi, il corpo di Gesù Cristo diviene trasparente per la Sindone come richiesto dalla ipotesi MTB, mentre emette una limitata quantità di energia radiante come per la ipotesi REB, senza i problemi della ipotesi HCM”. Nella discussione che completa lo studio, il fisico afferma che “L’ipotesi AMA non ci dice nulla, eccetto che il corpo si è smaterializzato all’interno della Sindone e istantaneamente si è materializzato di nuovo in altro luogo morto o vivo, che non fa differenza per le leggi della Fisica che così non sono in contraddizione con i racconti evangelici che invece lo descrivono risorto e quindi vivo”.

E sono in accordo con le caratteristiche chimiche e fisiche della Sindone di Torino. “Mi sono mosso quasi ai limiti delle conoscenze scientifiche attuali, ma ho cercato di rimanere all'interno delle leggi della fisica conosciute oggi, principalmente la conservazione dell'energia e la non conservazione di alcuni parametri fondamentali nei processi elementari che sono alla base della esistenza del nostro universo”, conclude lo studioso.

I commenti dei lettori