28 giugno 2019 - 22:50

«Facciamo un funerale a papà»
Le frasi choc ai bimbi in affido

I minori tolti alle famiglie. I doni dei genitori che nessuno consegnava ai figli. Ora le relazioni del tribunale dovranno decidere se come i minori torneranno dai genitori

di Alessandro Fulloni inviato a Reggio Emilia

I regali, mai consegnati, nella stanza dei Servizi Sociali a Bibbiano I regali, mai consegnati, nella stanza dei Servizi Sociali a Bibbiano
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Una foto con tanti regali accatastati e mai consegnati e un disegno che ritrae un uomo mentre accarezza ambiguamente una bimba. Ma il disegno è falso perché qualcuno ha aggiunto due lunghe braccia. Sono le due immagini che raccontano, in sintesi, l’indagine sui finti abusi segnalati dai servizi sociali della Val d’Enza, nel Reggiano, per togliere i bambini a famiglie deboli e affidarli (con aiuti mensili variabili tra i 600 e 1.300 euro al mese) ad altre coppie giudicate più adatte dagli operatori finiti sotto inchiesta.

La foto dei regali

La foto è quella dei regali e delle lettere spediti ai figli da quei papà e quelle mamme che se li sono visti togliere senza che ci fossero state denunce alle forze dell’ordine. Pacchi dono ammucchiati (in genere per Natale e Pasqua ma anche per compleanni e promozioni) in una stanzetta dei Servizi sociali di Bibbiano, il comune travolto dall’inchiesta e il cui sindaco, il pd Andrea Carletti, è ai domiciliari per abuso d’ufficio e falso. Altre cinque persone rispondono di varie accuse tra cui compare in alcuni casi il reato di maltrattamenti ai minori. In un angolo si vedono una Barbie, degli scarpini da calcio, un pandoro, una console, altri giocattoli e dei vestiti. Una voce femminile intercettata nella stanza da una «cimice» piazzata dai carabinieri dice che «giacciono qua per mesi. Nessuno glieli consegna (ai bambini tolti e dati in affido, ndr) perché dicono che è meglio così...». «Il punto è che si voleva annichilire, direi annullare, qualunque forma di presenza dei veri genitori» è il ragionamento fatto da un investigatore che si è commosso alla lettura di lettere e bigliettini — «pensieri affettuosi e testimonianze d’amore» — mai arrivati a destinazione.

Il disegno contraffatto

E poi c’è il disegno contraffatto, il «caso pilota» da cui è partita l’inchiesta. Tratti ingenui a matita di una bimba che si ritrae accanto all’ex compagno della madre. Compaiono anche quelle braccia innaturalmente protese verso la piccola. Una modifica fatta «personalmente» dalla psicologa della Asl di Montecchio Emilia che seguiva la bimba, scrive il gip Luca Ramponi nell’ordinanza che ha disposto 16 misure cautelari. L’operatrice riferisce che la bambina le ha confidato che l’ex convivente della madre a cui era stata sottratta la toccava nelle parti intime. L’aggiunta serviva per avvalorare quanto affermato nella relazione.

Frasi manipolate

Nelle carte dell’indagine coordinata dal procuratore Marco Mescolini e dal comandante dei carabinieri Cristiano Desideri c’è anche il caso di un assistente sociale che, assieme a una dirigente comunale, inserisce tra virgolette delle frasi pronunciate da un’altra bambina. Parole però «frutto dell’elaborazione dei due indagati». Per esempio: «Mia mamma non fa più da mangiare perché papà non le dà i soldi per la spesa». E ancora: in casa «cibo avariato lasciato sui mobili da diversi giorni». Ma un sopralluogo dei carabinieri smentisce poi la circostanza.

Le relazioni dei tribunale

In un’altra circostanza, una psicologa dell’Asl diagnostica alla bambina una sintomatologia «seduttiva e sessualizzata». Ma omette di riferire delle precedenti crisi epilettiche della piccola, «che avrebbero consentito una diversa valutazione». Oppure due affidatarie dichiarano falsamente che la stessa bambina aveva detto loro di temere che i genitori «potessero rapirla». Non manca, infine, una singolare «terapia di elaborazione del lutto» per considerare emotivamente morto un genitore e farlo sparire dai ricordi: «Dobbiamo vedere tuo padre nella realtà e sapere che quel papà non esiste più e non c’è più come papà. È come se dovessimo fare un funerale!», spiega una psicoterapeuta a un ragazzino. I sei minori — di età compresa tra i cinque e gli undici anni — tolti alle famiglie (ma i casi su cui si indaga sono «svariate decine») rientreranno a casa. Ma non subito: servono altre relazioni del tribunale e per intanto resteranno dagli affidatari.

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