Maruta fu vescovo di Mayferkqat in Siria, città situata tra il fiume Tigri e il lago Van, ai confini del regno di Persia, luogo in cui i cristiani erano soggetti a frequenti aggressioni. Quando nel 399 Yezdigerd I salì al trono, Maruta si recò a Costantinopoli per domandare all'imperatore Arcadio di volgere l'influenza che poteva esercitare sul nuovo re a favore dci cristiani perseguitati.
La corte imperiale, troppo preoccupata della questione riguardante l'esilio di S. Giovanni Crisostomo (13 set.), non prestò però molta attenzione a quest'appello.
Maruta venne perciò lasciato solo, ma dei suoi problemi ebbe notizia proprio il Crisostomo, che dal luogo dell'esilio scrisse una lettera a S. Olimpia, intima amica, informandola che aveva già scritto due volte a Maruta senza però ottenerne risposta e pregandola di andare a fargli visita: «Ho urgentemente necessità di lui per le questioni persiane. Cercate di scoprire quale successo abbia ottenuto nella sua missione. Se è restio a metterlo per iscritto, che mi comunichi l'esito tramite voi. Non indugiate nel tentativo di incontrarlo».
Maruta si recò quindi di persona alla corte di Yezdigerd per cercare di assicurare l'appoggio del re ai cristiani e nella missione gli furono di grande,. aiuto — come racconta lo storico Socrate — le conoscenze mediche che possedeva e che gli permisero di curare il re da violente emicranie.
I sacerdoti zoroastriani, preoccupati che il beneficio ricevuto potesse convincere il re ad abbracciare la fede cristiana, escogitarono uno stratagemma per screditare Maruta: nascosero un uomo sotto il pavimento del tempio perché, nel momento in cui il re fosse entrato per il culto, apparisse come dal nulla. Così avvenne e l'uomo inscenò un pianto dicendo: «Mandate via da questo luogo santo colui che, empiamente, crede a un sacerdote dei cristiani». Impressionato dall'apparizione Yezdigerd si decise a scacciare Maruta ma egli lo persuase a ritornare nel tempio e qui gli mostrò la botola nascosta dalla quale era comparso lo "spirito".
Qualunque sia la veridicità della vicenda, è certo che Yezdigerd tollerò la presenza cristiana, anche se non accettò mai di convertirsi e non divenne mai il "Costantino di Persia" che i cristiani avevano sperato. Durante questo periodo di pace in Persia Maruta ricostruì le chiese che erano state distrutte con le persecuzioni volute in precedenza da re Sapore.
Oltre a compilare gli Atti di quelle persecuzioni, raccolse un tale numero di reliquie nella sua città episcopale che questa prese il nome di Martiropoli, tuttora sede episcopale.
Scrisse inoltre svariati inni in onore dei martiri, ancora in uso nel rito siriaco. Una nuova ondata di persecuzioni esplose probabilmente nell'anno in cui Maruta morì.
Non si è a conoscenza della data esatta della morte, ma è certo che sia avvenuta prima di quella di Yezdigerd, deceduto nel 420. Per via degli scritti a lui attribuiti, Maruta è onorato come campione dei dottori siriaci.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nel regno di Persia, san Marúta, vescovo, che, ristabilita la pace per la Chiesa, presiedette il Concilio di Seleucia, restaurò le Chiese di Dio crollate durante la persecuzione del re Sabor e collocò le reliquie dei martiri di Persia nella città sede del vescovo, da allora chiamata Martiropoli.
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