Usare un trattamento anti-Covid a base di luce ultravioletta (UV) per disinfettare il corpo dei pazienti infetti dall’interno. È questa l’ultima idea alla quale stanno lavorando gli scienziati russi, come ha dichiarato Andrei Goverdovsky, dell’agenzia statale nucleare Rosatom, a Country Rosatom, newsletter della medesima agenzia.

Secondo quanto scritto da Newsweek, in attesa di un farmaco o di un vaccino, i fisici dell’Istituto di fisica e ingegneria energetica (Ippe) sono al lavoro per sviluppare un valido metodo per combattere i virus, tra cui il Sars-CoV-2. Uno degli ultimi progetti risponde al nome di “gas luminoso“.

Di che cosa si tratta? Goverdovsky lo ha spiegato nel dettaglio: “Finora, nessuno è riuscito a trattenere la disinfezione UV all’interno di una persona. Noi abbiamo capito come fare. Selezioniamo molecole e componenti gassosi che, una volta inalati, rimangono attivati ​​ed emettono luce ultravioletta direttamente nei polmoni. Speriamo che oltre al coronavirus, il nostro metodo possa essere usato per trattare anche altre malattie, come ad esempio la tubercolosi”. Oltre a queste parole, conosciamo pochi altri dettagli relativi al progetto gas luminoso. Sappiamo soltanto che l’assunto base è quello di piazzare la luce ultravioletta dentro il corpo di un paziente.

Un metodo alternativo

Qualche mese fa, nel corso di una conferenza stampa, Donald Trump aveva avanzato controverse osservazioni riguardo le possibili terapie da utilizzare per curare il coronavirus. Nel briefing con la stampa del 23 aprile Trump aveva avanzato l’ipotesi di affidarsi alla luce UV, visto che alcuni test di laboratorio avevano dimostrato che gli ultravioletti erano effettivamente in grado di uccidere il virus.

I commenti del presidente americano furono condannati dagli scienziati, dai media e dagli operatori sanitari. Eppure il concetto di fondo è attualmente studiato anche dagli scienziati di Cedars-Sinai, a Los Angeles, e dalla società farmaceutica Aytu BioScience.

L’organizzazione sanitaria no profit, Cedars-Sinai, ha affermato che la ricerca sulla luce UV è al momento nelle fasi precliniche. Gli scienziati sperano di sviluppare “una tecnologia che sfrutta l’ultravioletto intermittente. Una luce per il trattamento di virus e batteri”. Per il momento il trattamento non è stato testato sui pazienti, anche se, nel prossimo futuro, non è da escludere che l’UV possa essere usato per trattare Covid-19.

“Il nostro team ha dimostrato che la somministrazione di uno spettro specifico di luce UV-A può sradicare i virus nelle cellule umane infette (incluso il coronavirus) e i batteri nell’area preservando le cellule sane”, ha affermato in una nota Aytu BioScience, che sta lavorando spalla a spalla con Cedars-Sinai.

Una tecnologia efficace

Adesso l’ipotesi di curare il nuovo coronavirus con la luce ultravioletta è al vaglio degli scienziati russi. Un’idea del genere, oltre a essere stata avanzata in pubblico da Trump, era stata partorita (e concretizzata) dagli esperti cinesi. Come dimostra un video della Cgtn, il governo cinese, a metà marzo, aveva sviluppato una tecnologia basata su led ultravioletti capaci di sanificare i trasporti pubblici.

Il processo di disinfezione mediante UV è stato considerato rapido ed efficace. Stando a quanto riferito dalla stessa emittente, pare che i fasci di luce siano in grado di uccidere oltre il 99,9% dei virus presenti su una superficie. Come se non bastasse, queste luci non creerebbero alcun tipo di problemi alle superfici trattate. Adesso bisognerà capire se l’intera tecnologia potrà essere riadattata per debellare il nuovo coronavirus dal corpo dei pazienti infetti.