E’ vero che a pensar male è peccato: ma spesso ci si azzecca!

«.. la Chiesa del Vangelo è strutturata in profondità dalla legge d’Incarnazione. È assai più di una Chiesa di segni e di figure. (…) La Chiesa indubbiamente non desisterà mai dal ricordare ai governanti, in nome stesso del Vangelo, i loro precisi doveri di capi del potere temporale, di un temporale che deve essere influenzato e orientato dall’alto mediante la luce del Vangelo, e che deve rispettare, fra le altre, le libertà divine delle anime. Ma per nulla fa affidamento su di essi per conservare i popoli cristiani nell’ortodossia e per convertire le razze di colore alle beatitudini del Discorso della Montagna. (..) Non saremo, così, più bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, alla mercè dell’inganno degli uomini, della loro astuzia nel macchinare l’errore…» (cardinale Charles Journet – Teologia della Chiesa)

Questa “cronicas…” è un tantino impegnativa e parte da una notizia pubblicata qui da Aldo Maria Valli e che, purtroppo, non ha avuto la diffusione che merita, perché ci aiuta a capire alcune dinamiche – il progetto – dei Gesuiti Modernisti in America Latina…. Abbiate la pazienza di seguire il discorso.

Dopo che per 25 anni, Giovanni Paolo II insieme a Ratzinger poi Benedetto XVI, hanno tentato in tutti i modi di spegnere i riflettori sulla Teologia della Liberazione (TdL) condannandone i contenuti come “anticattolici ed antidottrinali“, ammonendo e riprendendo il fondatore Gutiérrez e ammonendo gli stessi Gesuiti, Bergoglio alias Papa Francisco, ci riporta al punto di partenza e, naturalmente, non con la TdL ma con la sua variante tanto a lui cara: la Teologia del Popolo (TdP). Ma come  regola impone: l’addizione gode di alcune proprietà basilari. È commutativa, ovvero cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. È associativa, ovvero quando si sommano più di due numeri, il risultato è lo stesso indipendentemente dall’ordine in cui vengono effettuate le addizioni…

La questione Latinoamericana è molto complessa e deve essere inquadrata – onestamente – in quel “gesuitismo novatoredel quale troverete qui ricco dossier. Fattore scatenante di questa apostasia, provocata da questo gesuitismo modernista, è stata la cosiddetta “ingiustizia sociale”. Sconfiggere tale “ingiustizia sociale” è sempre stata la “buona intenzione” della stragrande maggioranza dei falsi profeti e dei cattivi maestri (cliccare qui), ma il modo adottato, questa “nuova pastorale”, ha condotto inesorabilmente all’apostasia, dal momento che si è voluto procedere dissociandosi dalla tradizione della Chiesa (Dottrina sociale della Chiesa, come del resto denunciava Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI nelle visite in quei Paesi, e come denuncia lo stesso professore Stefano Fontana, oggi, su La Chiesa di Karl Rahner). Del resto, la dottrina cattolica insegna che il fine non giustifica i mezzi mentre, a quanto pare, per Bergoglio è esattamente il contrario.

Che Papa Francesco stia sdoganando il progetto gesuitico della XXXII Congregazione guidata da Pedro Arrupe degli anni ’70, è fuori discussione – vedi qui e non è un problema solo “sociale” quanto anche e gravemente dottrinale – vedi qui. E allora, che cosa è accaduto di così grave? Un avvicendamento tra un vescovo che lascia ed uno che arriva, non è infatti la “notizia del giorno”, sono atti normalissimi e legittimi e  dovere di un Pontefice… ciò che possiamo sondare è allora cosa si muove dietro certe nomine.

Non ci vogliamo intrufolare nelle discussioni del “mi piace – non mi piace“, schieramenti dei pro o dei contro, ma prendere atto dei fatti, lasciando poi ogni lettore elaborare con la propria ragione sui contenuti.

Dunque: a casa il cardinale arcivescovo di Lima, Juan Luis Cipriani Thorne, per raggiunti limiti di età… e dentro il discepolo fedele della TdL Gustavo Gutiérrez, attualmente un semplice sacerdote don Carlos Castillo… Riporta Aldo Maria Valli e che naturalmente condividiamo:

  • Ma chi è  Carlos Castillo? Egli stesso si definisce “allievo” di Gustavo Gutiérrez, ritenuto il fondatore della teologia della liberazione, ma propone oggi qualcosa di diverso, una “teologia della rigenerazione”, come spiegava in questa intervista a Mauro Castagnaro del mensile Jesus nel gennaio 2004, nella quale, alla domanda su come la Bibbia concepisce la storia, rispondeva “la concepisce come storia di oppressione da cui liberarsi”.

Ora… per chi conosce bene la Dottrina sociale della Chiesa… dovrebbe anche sapere che questo modo di concepire la Scrittura è falso, fuorviante, apostata fino a rasentare l’eresia perchè, la vera liberazione di cui parla la Bibbia – con l’avvento e l’Incarnazione di Dio  – non è la liberazione “sociale” ma quella liberazione dalla CONDIZIONE DEL PECCATO CHE CONDUCE AD OGNI SCHIAVITU’. Questo modo di ragionare e procedere, che è il vero ribaltamento, è anche il “nuovo progetto” del gesuitismo modernista.

E’ vero che Bergoglio fu talmente contro la TdL tanto da vivere un eterno conflitto all’interno della Compagnia, e così tanto da averne fatto un eroe agli occhi stessi di Giovanni Paolo II che non volle ascoltare i consigli di chi gli “sconsigliava” di farlo vescovo… ma ciò che all’epoca non si volle guardare e soppesare fu che – Bergoglio – era interessato ad un’altra forma di teologia, quella del Pueblo… vedi qui, che non cambiava nulla dalla matrice ideologica e sociale della liberazione, ma solo avanzava senza armi, senza violenza e facendo del Pueblo la nuova forza dominante anche nella Chiesa. Un esempio chiarificatore fu il caso cileno nel 1984, cliccare qui.

Riporta ancora Aldo Maria Valli:

  • Quanto il pensiero di Castillo sia sovrapponibile a quello di Francesco si può notare da questo passaggio  di un’intervista che il nuovo arcivescovo di Lima diede a Mondo e missione: «….La sfida della diversità di esperienze porterà ancora a forme teologiche diversificate, assistite dalla stessa spiritualità, e ci aiuterà a costruire più una Chiesa “casa-ospedale da campo” (come dice Papa Francesco) che una Chiesa “cattedrale”. È quello il futuro di Chiesa che ci attende in America Latina, più vicina al Regno come progetto accogliente e aperto, che come sistema chiuso e formale, dove i poveri, specialmente i giovani, possano guarire le loro ferite, e diventare soggetti umani e storici di vita feconda. Ecco il compito delle teologie e dei teologi. Anche in questo, Francesco apre un orizzonte ampio che rilancia la ricerca teologica latinoamericana in diverse direzioni, ma con lo stesso spirito della scelta preferenziale per i poveri».

Tutto “bello e tutto normale” direte voi, dimenticando però che già l’esprimere il concetto di teologia al plurale significa smembrarla ed alienarla, associandola in qualche parte alle mode del momento. Non più una sola teologia, quella Cattolica e dunque universale valida ovunque, quella della Dottrina sociale della Chiesa, ma più “teologie” adattabili ad una chiesa “ospedale da campo“, la famosa frase che fu di Pedro Arrupe, per chi non lo sapesse, fatta propria da Bergoglio.

E’ la Teologia del Pueblo! Una Chiesa non più docente in dottrina, ma accompagnatrice nel sociale… I temi assai cari espressi da don Castillo sono quelli cari a Bergoglio: l’accoglienza, la misericordia, l’ecologia integrale, i percorsi di solidarietà con i poveri. E LA CONVERSIONE AL CRISTO? E la conversione dai peccati? Facendo un excursus storico, don Castillo denuncia  – strumentalizzando il caso del vescovo domenicano Bartolomé de Las Casas (1484-1566), come l’uso della dottrina cattolica finì per distruggere le popolazioni indigene…. e di come sia giunta – finalmente  – l’ora del RISCATTO DEL POPOLO…. al quale spetta di “creare nuove teologie popolari” (la famosa chiesa dal basso), senza l’impiego delle armi ovvio, ma della forza numerica e dell’appoggio sociale (non dottrinale) della Chiesa.

Ci sarebbe molto altro da dire… ma queste sono solo “cronache” e l’argomento è molto complesso, una complessità che – come tutte le questioni create dagli uomini – generano confusione e imbrigliamenti e che però facilitano la strada ai “novatores”, i rivoluzionari come è bene definirli, spianando la strada al progetto della chiesa di Papa Francesco che è frutto NON del concilio, ma di quello “spirito” che però fu condannato dai suoi Predecessori, anche se poi nei fatti non fecero nulla, o più di tanto, per sradicare il male e l’errore alla radice, ma piuttosto hanno essi stessi promosso personaggi molto discutibili, che oggi governano nella Chiesa.

Qualcuno dovrebbe chiedersi quanto segue: come mai per oltre 30 anni – almeno dagli anni ’70 e fino alla nomina a pontefice – Jorge Mario Bergoglio fu avverso ed avversato dai Gesuiti messi in riga da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, che mai frequentò e che quando veniva a Roma evitava di incontrare diligentemente tanto da non soggiornare mai tra i “confratelli”, ma in una pensione ecclesiastica per il Clero? E come mai, dopo essere stato eletto Papa è sbocciato l’amore gesuitico a tal punto da averli oggi alla guida di imponenti punti nevralgici nella Chiesa e persino nella Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo aver defenestrato il cardinale Muller? E si pensi bene al fatto che – i gesuiti che oggi lo sostengono – sono i propagatori di quelle teologie denunciate e condannate dai Papi precedenti.

Concludiamo con le parole di un saggio cardinale:

  • «Secondo la classica tesi protestante, questa appropriazione della redenzione di Cristo avviene mediante la fede, intesa come una fiducia in Cristo che produce nel fedele una completa convinzione della propria salvezza. E così avviene che quelli che si appropriano la redenzione di Cristo, continuano ad essere, realmente e intrinsecamente, peccatori; però, Dio imputa loro la giustizia di Cristo, li copre del mantello di Cristo, e li considera giusti. Sicché la Chiesa e Cristo formano insieme una sola persona giuridica e la giustizia di Cristo passa alla Chiesa come il peccato della Chiesa passa a Cristo, che è stato fatto per noi «peccato» e «maledizione». Ma la dottrina cattolica dell’appropriazione, la dottrina tradizionale è tutta diversa.» (cardinale Charles Journet – Teologia della Chiesa)

Laddove è vero che a pensar male si fa peccato e chiediamo perdono a Dio… è anche vero che molte volte ci si azzecca. Non chiediamo consensi, ma le prove ed argomenti che, dopo aver verificato quanto da noi riportato, possano indurci a dire: scusateci, abbiamo sbagliato tutto.

 

5 pensieri riguardo “E’ vero che a pensar male è peccato: ma spesso ci si azzecca!

  1. “[…] ma con lo stesso spirito della scelta preferenziale per i poveri”. Ma lo vogliono capire che la scelta preferenziale non è per i poveri ma per Cristo?? E’ Dio il primo…l’uomo, il povero viene dopo. Hanno trasformato il povero in un idolo, mettendolo al posto di Dio. Che pena!

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  2. E’ proprio vero quel che è scritto nell’articolo e per convincersene suggerisco consiglio di leggere il libro – se riuscirete a trovarlo in prestito da qualche biblioteca pubblica, essendo introvabile da nuovo – I Gesuiti scritto da Malachi Martin, un gesuita particolare che fu segretario e confidente del cardinale Bea e che su di lui influì al Concilio Vaticano II. Lì si leggerà come Padre Arrupe si prese gioco di Paolo VI e promosse con i suoi numerosi seguaci quella virata modernista della Compagnia di Gesù. La Compagnia è ora divenuta una vera e propria lobby di potere nella Chiesa. I Gesuiti sono sempre stati un problema per la Chiesa. Sisto V fu loro contrario, Clemente VIII Aldobrandini si rese conto del grave problema suscitato da Luis de Molina, Innocenzo XI Odescalchi accusò i Gesuiti di lassismo morale al pari del successore Alessandro VIII Ottoboni, Clemente XI Albani condannò la pastorale missionaria gesuitica, Innocenzo XIII dei Conti nutrì profonda avversione constatando la loro disobbedienza e stava per sopprimere la Compagnia che verrà poi condannata anche da Clemente XII Corsini ( il papa che che emanò la prima condanna della Massoneria); Benedetto XIV Lambertini oltre che condannare il loro metodo ordinò a loro carico un’inchiesta per disordini finanziari. Infine Clemente XIV Ganganelli avallò le accuse a carico della compagnia e la sciolse. LO sconfinamento nell’eresia non fu solo di Molina e di Suarez, saranno soprattutto i gesuiti del secolo ventesimo da Teilhard a Marechal, da Arrupe a Rahner per giungere ai numerosi fanatici della teologia della Liberazione a mettere in crisi l’intera Chiesa.

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  3. Carissimi fratelli, la teologia è stata sempre plurale…. Basta vedere come nella bibbia ci sia una teologia paolina, una giovannea, una lucana, ecc.,
    più in là nei tempi si possono considerare le teologie del padri orientali ed occidentali, ecc.
    Non è mai esistita una teologia unitaria… Nel senso che ci sono molti approcci al mistero di Dio rivelato in Cristo Gesù…. Un caro saluto a tutti!!

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    RISPONDIAMO QUI
    Gentile Massimo,
    rispondiamo qui perché o lei NON ha compreso la critica al concetto delle “teologie” al plurale; o ha una concezione della teologia errata tanto da sconfinare nel POLITEISMO.
    Infatti – la teologia – essendo il parlare dell’Unico Dio e con l’UNICO Dio… non può essere poliedrica, pluralista ecc… ma MONOTEISTA 😉

    Ora laddove è vero che esistono le teologie in quanto ESPRESSIONE DEGLI STUDI FATTI DAI SINGOLI, la critica che poniamo è che le teologie moderniste e di cui si parla nell’articolo – Teologia della Liberazione e teologia del popolo – NON fanno parte di quel sano pluralismo che confluisce infatti NELL’UNICA TEOLOGIA APPROVATA DALLA CHIESA…. e che riscontriamo per esempio in san Tommaso d’Aquino e nella cosiddetta DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA che però è un tutt’uno con san Tommaso e tutti i Padri della Chiesa!

    Gli stessi scritti dei Padri e Dottori non costituiscono affatto “teologie diversificate” al contrario… queste diversità teologiche sono confluite NELL’UNICO MAGISTERO DELLA CHIESA, perciò quando parliamo per esempio di san Tommaso, o di sant’Agostino pur distinguendo i contenuti teologici, parliamo però di UNA SOLA IDENTICA DOTTRINA COMUNE…. mentre, per restare all’esempio, quando parliamo di queste teologie moderniste quali la nouvelle teologie, o queste della liberazione e del popolo, allora siamo davanti a nuove teologie NON PIU’ IN COMUNIONE CON LA CHIESA… e che mantengono un plurale che è divisorio.

    Infine basti pensare alla santissima Trinità 😉 Tre Persone uguali ma distinte ma un solo Dio…. ergo così deve essere la teologia che parla di Dio, con Dio e Dio a noi! UNA SOLA RIVELAZIONE eppure abbiamo 72 libri che compongono la Bibbia e ben 4 gli evangelisti, ma la Parola di Dio E’ UNA SOLA… non si divide in funzione degli scrittori, ma si unisce nell’Unico Autore che è Dio!

    Grazie per averci dato modo di spiegare.
    Lo Staff di cronicas….

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  4. Gentile Massimo Vedova, a scanso di ulteriore confusione già così abbondante, mi permetto anch’io un pensiero, per quello che vale.
    Se io poniamo devo descrivere mia madre a chi non la conosce, ne farò una descrizione sicuramente dal mio punto di vista, e non potrebbe essere diversamente. E se io ho fratelli e sorelle che vogliano descrivere anch’essi nostra madre, c’è da giurare che ciascuno di essi ne darà una descrizione personalizzata, e non potrebbe essere diversamente, visto che ciascuno di noi – anche tra fratelli – è una persona irripetibile e unica.
    Rimane però CHE NOSTRA MADRE È UNA E UNA SOLA. Ed eventuali descrizioni troppo DISSONANTI da quelle degli altri fratelli/sorelle – fino a descrivere la madre quasi fosse la zia Rosanna o la collega d’ufficio o una sconosciuta – sarebbe indice sicuro che il fratello fuori dagli schemi, per ‘N’ motivi, NON LEGGE BENE LA REALTÀ!
    Scusi la banalità dell’esempio, era solo per spiegarmi…

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  5. scusi la redazione, comunque chi ha risposto a Massimo Vedova: nella seguente vostra frase c’è un errore teologico. Avete detto (copio e incollo): “…Infine basti pensare alla santissima Trinità 😉 Tre Persone uguali ma distinte ma un solo Dio…. ”
    Le tre Persone non sono uguali..distinte sì, però non uguali. Per vostra consultazione, copio qui la parte trinitaria della bolla ‘Cantate Domino’, che chiarisce tutto (qui il link: https://w2.vatican.va/content/eugenius-iv/it/documents/bulla-cantate-domino-4-febr-1442.html):

    “…In primo luogo, dunque, la sacrosanta chiesa romana, fondata dalla parola del nostro Signore e Salvatore, crede fermamente, professa e predica un solo, vero Dio, onnipotente, immutabile e eterno, Padre, Figlio e Spirito santo; uno nell’essenza, trino nelle persone, Padre non generato, Figlio generato dal Padre, Spirito santo procedente dal Padre e dal Figlio; crede che il Padre non è il Figlio o lo Spirito santo, che il Figlio non è il Padre o lo Spirito santo, che lo Spirito santo non è il Padre o il Figlio; ma che il Padre è soltanto Padre, il Figlio è soltanto Figlio, lo Spirito santo è soltanto Spirito santo….”

    La Chiesa, quindi noi fedeli, crediamo come dice il testo, cioè che il Padre non è il Figlio e, ovviamente il Figlio non è il Padre e via dicendo.

    certo di aver fatto cosa gradita porgo fraterni saluti…

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    RISPONDIAMO QUI A YEHOAHANAN…..

    Se legge attentamente è lei che ha interpretato male. 😉
    studi l’ATTO DI FEDE:
    Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Ed espressamente credo in te, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo.
    E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato e morto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore accresci la mia fede.

    Se NON avessimo scritto che – le Tre Persone – sono DISTINTE, avrebbe avuto ragione lei a definirlo un errore teologico, ma poiché la frase è scritta bene e viene dall’Atto di Fede che forse non ricordava…, è lei che la interpreta diversamente 😉

    Fraterni saluti dallo Staff di cronicas….

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