Padre, Figlio e Spirito Santo: la Trinità che «è come uno di quei triangoli musicali che da qualsiasi lato si tocchi vibra tutto e dà lo stesso suono». Parla per metafore, padre Raniero Cantalamessa, richiamando nella sua seconda predica d’Avvento suoni e immagini per spiegare questa «sinfonia trinitaria» che è emblema dell’amore al prossimo, fulcro del cristianesimo, e invito a vincere ogni discordia. Anche quella per «questioni dottrinali e pastorali».

Parlando dinanzi al Papa e ai membri della Curia romana nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico vaticano, il predicatore della Casa Pontificia sottolinea durante la sua riflessione - riportata da Vatican News - che «c’è un solo “luogo” al mondo dove la regola “ama il prossimo tuo come te stesso” è messa in pratica, in senso assoluto» ed è, appunto, la Trinità.

Il cappuccino rende plastica questa immagine richiamando la famosa icona lignea dipinta nel 1425 da Andrej Rublev, discepolo di San Sergio di Radonež e custodita nella sua chiesa, che rappresenta la Trinità attraverso la simbologia dei tre angeli che appaiono ad Abramo alle querce di Mamre per annunciargli la nascita del figlio Isacco.

La “Trinità” di Andrej Rublev (1422)

Una immagine riprodotta nel mosaico di Rupnik della Cappella Redemptoris Mater. Indicandola Cantalamessa la definisce «modello di tutte le rappresentazioni della Trinità»: «Le figure presenti sono tre e ben distinte, ma somigliantissime tra loro», spiega, esse sono contenute «idealmente dentro un cerchio che mette in luce la loro unità». 

Da questa icona si sprigiona «un silenzioso grido»: «Siate una cosa sola, come noi siamo una cosa sola». Le tre Persone sono infatti «unite, senza essere confuse; ogni Persona si “immedesima” nell’altra, si dona all’altra e fa essere l’altra», dice il cappuccino. In questo senso tale dogma ci indica «il vero cammino verso l’unità». Un dono, osserva, che «tutti desideriamo dal profondo del cuore». 

Ma perché allora è così difficile «fare unità»? Vogliamo, sì, che ci sia unità, «ma intorno al nostro punto di vista». «Il problema - spiega il predicatore - è che l’altro che mi sta davanti sta facendo esattamente la stessa cosa con me. Per questa via non si raggiungerà mai alcuna unità. Si fa il cammino inverso…». 

Farà bene, allora, contemplare la Trinità in cui «ogni persona divina ama l’altra esattamente come se stessa». «Contemplare la Trinità aiuta a vincere la discordia del mondo», afferma padre Cantalamessa. «Si può essere divisi nella mente, in ciò che ognuno pensa su questioni dottrinali o pastorali ancora legittimamente dibattute nella Chiesa, ma mai divisi nel cuore: in dubiis libertas, in omnibus vero caritas (libertà nelle cose dubbie, carità in tutte)». Questo significa imitare «l’unità della Trinità», questo è l’«unità nella diversità» di cui parla spesso Papa Francesco.

Ma «c’è qualcosa di ancora più beato che possiamo fare nei riguardi della Trinità che contemplarla e imitarla», aggiunge il predicatore pontificio, ed è «entrare in essa», entrare in questo mistero. Come? «Cristo ci ha lasciato un mezzo per farlo: l’Eucaristia», spiega, «al momento della Comunione si realizza in senso stretto la parola di Cristo: io in loro e tu in me». Nell’Eucaristia, ci viene offerta la grazia di «essere commensali della Trinità».

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