Scoperto il palazzo di Davide?

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Un’archeologa israeliana, Eilat Mazar, avrebbe scoperto nella parte orientale di Gerusalemme quello che potrebbe essere il leggendario palazzo del biblico re. Il che costituirebbe la prova che Gerusalemme era davvero la capitale del regno ebraico descritto nella Bibbia.

Anche se altri studiosi sono più cauti nell’affermare che si tratti proprio delle fondamenta delle mura del palazzo di Davide, riconoscono tuttavia l’importanza della scoperta: sono stati infatti portati alla luce i resti di un grande edificio pubblico databile attorno al 10° secolo a.C., nonché frammenti di ceramica che risalgono all’epoca di Davide e Salomone e un bulla, il sigillo di un alto funzionario – Jehucal o Jucal, figlio di Shelemiah, figlio di Shevi – citato almeno due volte nel Libro di Geremia.

La scoperta è probabilmente destinata a rinfocolare la vecchia disputa che agita l’archeologia biblica: se cioè il regno di Davide occupi un posto a sé nella storia o se invece i re non fossero altro che piccoli capi tribali che governavano su una delle tante polverose colline. Gli archeologi non sono concordi sulla reale importanza della città a quel tempo: secondo alcuni era di modeste dimensioni e il regno poco importante: il sito dell’antica Gerusalemme, stretto fra due valli sul crinale sud del Monte del Tempio, è molto piccolo, meno di 10 acri.

Non solo dispute archeologiche, ma anche querelle politica per stabilire se Gerusalemme fosse davvero il luogo d’origine degli ebrei che possono quindi vantare qualche speciale diritto sulla città, o se invece come molti palestinesi sostengono, l’origine ebraica in Gerusalemme è soltanto una leggenda creata per giustificare conquista e occupazione. Un professore palestinese di archeologia vede nell’archeologia biblica lo sforzo degli israeliani per far coincidere l’evidenza storica con il contesto biblico: a suo avviso mancherebbe completamente l’anello di congiunzione con la narrazione biblica, che è molto posteriore.

Tuttavia neppure gli archeologi israeliani sono tanto sicuri che lo scavo abbia davvero riportato alla luce il palazzo, la dimora che Hiram, re di Tiro, costruì per il re vittorioso, almeno stando a quanto scrive Samuele (2:5). Potrebbe anche trattarsi della Fortezza di Sion che Davide conquistò ai Gebusei, che regnarono a Gerusalemme prima di lui, o di qualche altra struttura di cui la Bibbia tace.

Sia come sia, l’importanza del ritrovamento è sconvolgente. E’ un ritrovamento significativo dato che di Gerusalemme come capitale del regno unificato non se ne sa nulla. E uno dei primi segnali che emergono della città di Davide e Salomone, un periodo che ha tenuto in scacco gli archeologi per l’ultimo secolo.

Basandosi sulla Bibbia e su un secolo di ricerche sul posto, la Mazar congettura che la famosa struttura a gradini scavata precedentemente facesse parte della fortezza conquistata da Davide e che il suo palazzo fosse stato costruito proprio fuori delle mura originarie dell’angusta cittadella, sulla via su cui suo figlio.

“La Bibbia dice che per combattere i Filistei Davide scese dalla sua casa alla fortezza. Ma scese da dove? Mi chiedo. Presumibilmente da dove viveva, cioè dal suo palazzo. Perciò, mi sono detta, qui ci sarà qualcosa.”

Gli scavi cominciati cinque mesi fa proseguono, anche se le difficoltà non mancano, dato che al momento attuale sul sito dove lei vorrebbe continuare le sue esplorazioni vivono ben tre famiglie: una musulmana, una cristiana e una ebrea.