Cronaca

Al corso che vuole 'guarire' i gay: "Prega con noi e tornerai etero"

Siamo stati nella provincia di Brescia dove Luca Di Tolve, reso noto dalla canzone di Povia, organizza seminari per "redimere" gli omosessuali. Con lui un frate e un padre passionista. "Così fai soffrire Dio, ma qui puoi trovare il coraggio che ti serve per cambiare"
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ANGOLO TERME (Brescia) - Non mi chiamo "Matteo Sacchetti", ma per 48 ore mi metto nei panni di un ragazzo omosessuale, Matteo Sacchetti. Al centro di spiritualità Sant'Obizio, in mezzo alle montagne e a un passo dalle terme di Boario, il gruppo Lot (dal nome dell'uomo che scappò da Sodoma e Gomorra prima che venissero distrutte con fuoco e fiamme da Yahwè) si propone di guarire da questa "ferita" che -  dicono -  è l'essere gay. Le tre persone a capo del seminario si chiamano "leader", e il leader dei leader è Luca Di Tolve, che poi sarebbe il Luca era gay della discussa canzone di Povia del Sanremo 2009: un ex attivista dell'Arcigay, ballerino alla discoteca Plastic di Milano, inventore delle crociere per omosessuali. Ora impegnato in questa nuova missione che però parte da un assunto smentito in tutte le lingue dall'Oms: cioè che l'omosessualità sia una malattia. Si comincia il venerdì e si finisce il martedì. Cinque giorni di messe, canti, preghiere, invocazioni dello spirito santo, confessioni, meditazioni con la luce spenta e soprattutto slide e lezioni dai titoli tipo "I meccanismi della confusione sessuale", "Narcisismo e idolatria relazionale" e così via. Tutto al prezzo di 185 euro, più una ben nutrita biblioteca con libri, riviste e dvd da comprare e studiare una volta tornati a casa. I tre leader, tutti sedicenti ex gay, sono affiancati da un frate francescano (don Enrico, capelli corti e barba da mullah, neanche 40 anni) e da un padre passionista (don Massimo, tonaca nera e una croce dentro al cuore come simbolo, esperto in esorcismo).
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Ma bisogna fare un passo indietro. Per partecipare al corso "Adamo ed Eva: dove siete?" si deve compilare e inviare un questionario all'associazione. "Descrivi il tuo problema dal punto di vista sessuale o emozionale"; "Come si manifesta il problema?"; "Hai già ricevuto una consulenza psicologica in merito? ". Dopodiché si allega la fotocopia di un documento di identità, così quelli del gruppo Lot controllano su internet che non siate agenti del nemico (militanti gay o giornalisti) in avanscoperta. Il mio "Matteo Sacchetti" passa le selezioni grazie a Photoshop.

La casa di spiritualità è una specie di convento gestito da Di Tolve insieme alla moglie, di proprietà della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth. È pensata soprattutto per incontri di gruppo, ogni mese c'è un seminario di "guarigione e liberazione interiore". Stavolta gli ospiti sono una decina: c'è chi è arrivato da Palermo, chi da Bologna, chi da Milano. Un idraulico, un imprenditore, un avvocato. Una sentinella in piedi, un ex protestante, una ex estremista di destra. Il problema è lo stesso per tutti: quelle pulsioni, quell'istinto, da sradicare in un qualche modo. "I primi due giorni saranno durissimi  -  premette Sandro (il nome è di fantasia, in famiglia non sanno del suo passato) - ma vedrete che poi starete meglio. Lasciatevi andare, lasciatevi aiutare dal Signore". Le regole del corso sono essere puntuali agli appuntamenti, non giudicare gli altri corsisti, non parlare all'esterno di ciò che qui si è detto, o almeno, non riferire le esperienze altrui. Il programma è serrato e si parte ogni mattina con la messa alle 7.45 (e solo dopo la colazione), mentre l'ultimo insegnamento finisce alle 22.30. Si pranza e si cena tutti insieme e almeno lì l'atmosfera sembra rilassata. Si gioca tutto sulla ripetitività: nello scaglionamento delle giornate, nelle canzoni, nei riti, soprattutto nel messaggio in sé.

Primo punto: "L'omosessualità non esiste e voi non siete gay, siete solo persone che hanno un problema", spiega Di Tolve. Secondo punto: se soffri non è perché non accetti ciò che è naturale, ma perché non hai ancora scoperto ciò che ti ha fatto nascere una certa inclinazione. "I bisogni insoddisfatti  -  continua  -  causano il danneggiamento della sessualità e della sfera relazionale ". Terzo punto: quel peccato ("un abominio ") fa star male Dio, e quindi "bisogna sfidarlo ed essere coraggiosi". Già alla seconda lezione qualcuno piange e non trattiene le lacrime. Si parla delle "ferite della madre". Senti di essere gay? "Magari quando sei nato sei stato lasciato in incubatrice, quindi hai perso l'affetto iniziale della mamma, e in quel dolore inconscio è germogliata l'omosessualità", ragionano i leader. Si parla dei padri: il non essersi sentito accettato, l'aver provato rancore nei suoi confronti, ecco, anche lì, si finisce per diventare gay "perché si cerca in altre figure maschili quell'antico sentimento non corrisposto". Un impasto di psicologia spicciola e fondamentalismo religioso, come il continuo richiamo a Satana, alle sue tentazioni, al suo potere, "al dominio delle tenebre". Il mondo dei media, ad esempio, "è chiaramente in mano al Diavolo". Con le associazioni gay che stanno perseguitando la famiglia naturale.

Di fronte a un particolare bisogno di consulenza, i partecipanti sono invitati a sfruttare le poche pause per parlare in privato con uno dei leader. "Come stai, come ti senti?", mi chiede un "collega" in cerca di guarigione. "Sai, io sto male, combatto questa cosa da sempre", aggiunge. E viverla per quello che è, invece? "Ci ho anche provato, ma mi sento sporco e indegno". Qualcuno prova a raccontarsi con gli altri, i più timidi invece tengono tutto dentro e non capisci mai quel che pensano davvero. La domanda da un milione di dollari è se alla fine di questo seminario esiste davvero chi, da gay, si trasforma magicamente in etero. "La guarigione dipende da quanto si apre il nostro cuore a Gesù e da quanto si è disposti a sacrificare il proprio corpo alla volontà di Dio", è la risposta. I leader -  gli ipotetici guariti - adesso sono sposati e hanno figli. Ma che fatica trasmettono in quella loro ricerca di essere "normali". Durante le cerimonie si prostrano più di tutti e, ammettono, la loro è una battaglia giornaliera.

La sera i corsisti tornano nelle proprie stanze, in due o tre per ognuna. "So di gente che si è innamorata qui dentro. Di un altro uomo ovviamente", racconta Daniele (altro nome di fantasia). Viene da pensare che no, non si guarisce dalla malattia che non esiste. L'ultimo giorno ci sarebbe la gran chiusura con tanto di santa messa e di battesimo per "suggellare rinnovo e promesse". Prima, però, le ultime lezioni: "Ripristinare la mascolinità" e "ripristinare la femminilità". Ma Matteo Sacchetti non ce l'ha fatta: è scappato prima.
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