ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 1 marzo 2019

Il pregiudizio e i cannoni della sinagoga di oggi

«Io, dall'Australia, vi dico che il cardinale Pell è innocente»

«Conosco molto bene la cattedrale di Melbourne, molto spesso sono andata a messa lì ed è impossibile commettere un abuso nelle circostanze raccontate in tribunale». «La crisi della Chiesa australiana fa da sfondo alla sua condanna: da anni, l'intellighenzia nazionale e una parte dello stesso clero, attaccavano il cardinale per le sue posizioni conservatrici e l'ambiente gay gli aveva dichiarato guerra da un ventennio, proprio dal 1996, anno in cui avrebbe commesso il crimine di cui è accusato». Ecco la testimonianza di una docente australiana che conosce bene il cardinale Pell e la situazione della Chiesa in Australia. 
- THE ORIGINAL LETTER (IN ENGLISH)


                            George Pell
Caro direttore,

ti scrivo a proposito della condanna del cardinale George Pell per abusi sessuali nei confronti di due ragazzini del coro. Prima di tutto: non credo che giustizia sia stata fatta in questo processo. Ha tutta l’apparenza di un sacrificio sugli altari di una cattiva agenda politica.


Sono spesso andata a Messa, esattamente in quel transetto sotto la nicchia dell’organo della cattedrale di Melbourne (la più bella cattedrale in Australia, con la più nobile delle guglie gotiche del mondo, oserei dire). Sono spesso stata a pochi metri da quella porta che conduce a uno stretto passaggio per la sacrestia e spesso ho visto i chierichetti, il coro e i preti andare in processione dentro e fuori da essa. Non posso semplicemente credere che quello possa essere il luogo in cui Pell ha commesso il suo atto vizioso, quello per cui ora è stato condannato dalla giuria di un tribunale. E men che meno, che lo abbia fatto durante una Messa Solenne di domenica.

Ho avuto l’onore di ascoltare a lungo, più di una volta, monsignor Charles Portelli, che era maestro cerimoniere di Pell, nei cinque anni in cui Pell era arcivescovo di Melbourne. Portelli è un uomo di fine intelletto, probità e cultura. Ha assistito l’arcivescovo per tutto ciò che riguardava la liturgia domenicale e tutti i suoi atti preparatori e successivi. In tutto ciò che Pell faceva era assistito e accompagnato da Portelli.

Anche lo stesso George Pell è un uomo di grande probità, intelligenza e cultura, a livelli eccelsi, direi, fra i vescovi australiani. Ciò lo ha già messo fuori gioco, a causa della “sindrome dell’alto papavero” (invidia sociale, ndr), una cultura abbastanza caratteristica della società australiana. Non ho dubbi che il cardinal Pell, come me d’altronde, sia un peccatore e che nel suo intimo percorso di castità di fronte al Signore, abbia dovuto lottare, poiché la virtù che non viene tentata non è neppure una virtù. Ma nell’ambito di ciò che è nel suo intimo, nel provato della sua anima. È impensabile che dopo trent’anni e passa di vita sacerdotale ed episcopale impegnata e provata intellettualmente e moralmente, subito dopo essere stato nominato Metropolita, si sia macchiato di un così crasso, crudo e sordido atto di pedofilia, per cui è stato condannato dalla magistratura. No, si deve prendere una certa china di degradazione morale prima di arrivare a tanto.

Ora, soffermiamoci un po’ sul più ampio contesto della Chiesa e della società australiane. Prima di tutto vorrei citare una notizia del 1996 che ricordo perfettamente. Molto presto, un gruppo di gay ha organizzato una protesta “arcobaleno” durante la Messa domenicale. Quando si sono messi in fila per prendere la comunione, Pell gliel'ha rifiutata. L’ambiente omosessualista nella Chiesa e nella società gli sta sparando contro da allora. Uno dei più efferati attacchi contro il cardinale, in tempi recenti, è stato quello di David Marr, un “intellettuale impegnato” della sinistra australiana, un omosessuale dichiarato da tempo, difensore della causa gay e anti-cattolico viscerale. L’indignazione morale appassionata di costui, il suo continuo agitare il dito contro la Chiesa cattolica, ci suggerisce che ci sia qualcosa di più profondo rispetto al dire e al fare del dibattito politico e legale.

Per decenni, la politica australiana (compreso il Partito Liberale, allora di centrodestra), i media mainstream e l’élite culturale sono slittati pesantemente a sinistra, verso il totalitarismo conformista del politicamente corretto. In parte, questo slittamento implica un’ostilità sempre meno nascosta contro la tradizione occidentale, le sue radici giudaico-cristiane in generale e la Chiesa Cattolica in particolare.

Inoltre, nella stessa Chiesa australiana, esiste un’ampia fazione ostile a Pell. In parte è costituita dai sacerdoti anziani con lo spirito degli anni Settanta. Pell è sempre stato, consapevolmente, un prete cattolico conservatore, la sua posizione riguardo il Concilio Vaticano Secondo, era nello spirito dell’«Ermeneutica della continuità» di Papa Benedetto XVI. Non ha mai condiviso la ribellione contro l’enciclica Humanae Vitae. E così abbiamo il paradosso di un ambiente cattolico “progressista” favorevole al cambiamento dell’etica sessuale della Chiesa, permissivo sul divorzio e sul secondo matrimonio, sull’aborto, sull’omosessualità e prevedibilmente a favore degli ultimi bizzarri entusiasmi politici, esso stesso pronto a sfruttare l’incidenza di abusi sessuali nella Chiesa per promuovere la sua causa. Un ambiente cattolico che ha in sé lo spirito di David Marr.

Per di più, come un vescovo in pensione mi ha detto di recente, abbiamo dato molte armi a chi ci stava attaccando dall’esterno, o sovvertendo dall’interno. C’è stato un numero imbarazzante di casi di preti dell’arcidiocesi di Melbourne implicati in scandali sessuali negli ultimi tre o quattro decenni, come è emerso da inchieste pubbliche degli ultimi anni. Senza dubbio, la Chiesa, in Australia e nel resto del mondo, è semper purificanda. La punizione severa è giunta molto in ritardo, e penso che le cose peggioreranno ancora. Pensiamo solo, francamente, alla condizione dei nostri attuali massimi vertici.

Nel bel mezzo dell’esposizione della debolezza, morale e spirituale, della Chiesa in Australia, dobbiamo subire anche un altro brutto effetto collaterale: l’accusa a innocenti, preti e non solo. È condizione difficile l’esser presi fra due fuochi, fra le vittime dei predatori sessuali clericali che gridano vendetta contro una cultura omertosa e le vittime clericali delle false accuse di predazione. Ho sentito, in questi giorni, che tutti i preti accusati sono trattati dai loro vescovi come “patate bollenti”: sono semplicemente scaricati. Sembrano un po’ codardi, questi vescovi. O come dicono loro: “prudenti”.

Non so quale sarà l’esito del processo di appello contro la condanna a Pell. Prendiamo la peggiore delle ipotesi, che venga condannato di nuovo. In quel caso, la mia idea sulla situazione di Pell è un po’ questa: Gesù Cristo, suo Signore, lo ama troppo per abbandonarlo, proprio mentre è all’apice della carriera ecclestica. Pell si unisce alle schiere delle vittime innocenti, da Abele fino a Nostro Signore. Forse è chiamato a portare il fardello della sofferenza per tanti fratelli preti e fedeli che non sono così innocenti e per una Chiesa che ha così tanto bisogno di pentirsi.

Probabilmente, in altro modo, Pell si è meritato la migliore delle “promozioni” ecclesiastiche possibili, avvicinandosi a quella che era la condizione originaria degli Apostoli nei primi anni della Chiesa. “Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati”. (1 Cor 4:9-10)

Anna Silvas è Adjunt senior Research Fellow alla University of New England e docente di Patristica e Storia medievale all'Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia di Melbourne

Anna Silvas

http://www.lanuovabq.it/it/io-dallaustralia-vi-dico-che-il-cardinale-pell-e-innocente

SUPER EX E PELL: I CANNONI IN AUSTRALIA, I PROIETTILI FABBRICATI IN VATICANO…



Cari amici di Stilum Curiae, Super Ex è tornato a manfestarsi – ogni tanto ritornano, per fortuna – e questa volta ci parla del caso Pell, dei suoi ricordi vaticani sul cardinale australiano e sui suoi nemici, quelli clericali e quelli laici. Sono riflessioni molto interessanti, e che concordano con accenni e voci che chi scrive aveva colto in Vaticano, quando anni fa Pell era le bestia nera dei baroni dei soldi dietro le mura, e il pontefice lo aveva mandato a sbattere le corna contro interessi solidissimi, lasciandolo poi solo nella battaglia…Buona lettura.
Ipotesi in libertà sul caso Pell, senza presunzione di dire nulla di particolare. Sono stati già in tanti a notare che qualcosa non torna, che l’accusa nei confronti del cardinale fa acqua da tutte le parti. Bisognerebbe aggiungere che in quasi tutti questi processi c’è molto di opinabile: a tanti anni di distanza, senza testimoni, senza prove ma con tanti pregiudizi…
Ma a parte questo vorrei ricordare una voce che ho sentito molte volte tra il clero romano che conta, almeno a partire dalla fine del 2016: “i cannoni sono in Australia, ma i proiettili li hanno fabbricati in Vaticano”.
Chi mi diceva questa frase sibillina, o qualcosa di analogo, ai tempi in cui monsignor Dario Edoardo Viganò era ancora in sella, alludeva a scontri piuttosto pesanti della cerchia bergogliana contro il cardinale australiano. Il quale, effettivamente, non è certo un membro del cerchio magico, anzi! Qualcuno ricorderà il suo ruolo all’epoca del sinodo sulla famiglia per ostacolare il tentativo di monsignor Bruno Forte e soci di sterilizzare il dibattito tra i padri, al fine di presentarli tutti come accesi kasperiani.
Pell è uno che, quando si arrabbia, batte i pugni, Bergoglio o non Bergoglio. Se si convince che una cosa sia giusta, la persegue come un bulldozer. E si sa anche che l’argentino è piuttosto aggressivo con i deboli, ma si lascia intimidire dai pochi che gli resistono a viso aperto.
Insomma, Pell è un carro armato ed era piuttosto temuto. L’ipotesi è questa: che si sia trovato tra due fuochi? Quello “amico”, clericale (questo è il clericalismo di cui Bergoglio dovrebbe occuparsi!) e quello nemico, laicista e massonico, che vedeva in lui un conservatore, un tradizionalista da eliminare?
Molti indizi lo fanno pensare, fatto sta, però, che la notizia della nomina è accaduta in un tempo molto particolare.
Quando mi dissero quella frase che ho citato, la lobby gay vaticana era in piena salute e Pell poteva essere un singolo uomo da sacrificare; ma la condanna è arrivata dopo che la lobby ha iniziato ad andare in crisi, perdendo molti pezzi, e finendo al centro della bufera, grazie al caso McCarrick, alle vicende cilene, al dossier Viganò (Carlo Maria), all’ignominioso comportamento del cardinale ultra bergogliano Donald Wuerl, alle voci sul nuovo caso Zanchetta…
E dunque? E dunque l’operazione “sfasciamo Pell” con contributo clericale, potrebbe essersi rivelata un boomerang, perché per l’opinione pubblica, che nulla conosce dei retroscena, Pell non è oggi che l’ennesimo uomo di Bergoglio (l’unico tra tutti i citati, in verità, a non esserlo) a finire nello scandalo!
Insomma nelle sacre stanze, la voce dovrebbe essere questa: “che bella notizia, sarebbe, se non fosse arrivata adesso, ma due anni fa! Adesso non ci voleva proprio!”.
Ma se l’ipotesi è vera, il povero Pell?
Porta la croce! Come la portò padre Pio agli inizi di questa lunga notte della Chiesa, perseguitato da quel “papa buono”, molto sinistro e molto innovatore, che tanto assomiglia al “papa misericordioso”, altrettanto sinistro ed ancor più innovatore!
E’ così, c’è poco da fare: mentre uomini di Chiesa si affannano a distruggerla, altri uomini di Chiesa, da padre Pio in passato, a Caffarra, Meisner, Burke, padre Manelli ecc. la ricostruiscono con il martirio.
Se Pell è innocente, se Pell è quell’uomo di fede che penso, Pell sta portando la croce di Cristo, condannato come lui dalla sinagoga di oggi.
1 Marzo 2019 Pubblicato da  16 Commenti --
Marco Tosatti 

Cardinale Pell. Un processo assurdo


Sappiamo che prendere certe posizioni è come gridare nel deserto. Pell ormai è "cardinale pedofilo" per i media e il fango non si placherà, anche se venisse assolto in appello. La coscienza però impone la Verità e se non parlassimo sarebbe un grave peccato di omissione. Raggiungeremo poche persone, ma non ci interessa.
Il processo al cardinale Pell è finito, in primo grado, con una condanna dunque. Lo hanno anche arrestato e lui farà appello. Sin dall'inizio, questo procedimento davanti alla corte australiana è parso oscuro e pieno di falle (ne avevamo parlato qui quando le accuse vennero lanciate e qui quando le accuse si sgretolarono). Ci sono state fasi del processo in cui agli avvocati non è stato permesso l'accesso agli atti, testimoni che scagionavano l'imputato, accuse per fatti non verificabili risalenti a decenni fa. Un accusatore mantiene l'identità segreta, così tanto per. Le prerogative dell'imputato sono state violate in ogni modo. Solo per punirlo. Pell, lo ripetiamo, si era opposto ad un sistema di risarcimenti automatici che vedeva la Chiesa australiana sborsare milioni per accuse di pedofilia spesso campate per aria. Di seguito alcuni contributi per ricostruire la situazione. (A cura di Francesco Filipazzi)

Un processo pieno di falle. Oltre 20 testimoni scagionano l'imputato

da Tempi. Link intero qui

L’allora arcivescovo di Melbourne avrebbe abusato di due ragazzini in sacristia. Una delle due presunte vittime, morto nel 2014, disse di non avere subito molestie. Oltre 20 testimoni l’hanno scagionato.

Non accetto la condanna a George Pell

di Andrew Bolt per the Herald Sun (Australia)
Il cardinale George Pell è stato ingiustamente condannato per aver abusato sessualmente di due adolescenti. Questa è la mia opinione, basata sulle evidenze schiaccianti.
E la mia opinione si basa anche su quante volte Pell è stato accusato di crimini e peccati che non ha chiaramente mai commesso.
Ma alla fine un po’ del carico di fango gettato contro di lui gli è rimasto addosso. A questo si aggiunge che Pell, il cattolico più in vista d'Australia, è stato costretto a pagare per i peccati della sua chiesa e una campagna mediatica di denigrazione.
È un capro espiatorio, non un abusatore di bambini. Secondo me.
Precisazione: ho incontrato Pell forse cinque volte nella mia vita e lo apprezzo. Non sono Cattolico né Cristiano.

Ma ecco perché non posso credere a questo verdetto, che ha chiaramente scioccato i giornalisti quando è stato annunciato per la prima volta (ma soppresso) l'anno scorso, e che Pell sta appellando perché ingiusto.
Ci dicono di credere che Pell a metà degli anni '90 abbia trovato due ragazzi del coro nella sagrestia della Cattedrale di San Patrizio mentre bevevano il vino dell’altare subito dopo una Messa alla quale Pell aveva officiato.
Ci dicono di credere che Pell abbia costretto un ragazzo a fare sesso orale con lui mentre tratteneva l'altro, e poi abbia molestato entrambi.
Ed ecco perché non credo a questa storia gotica - o non abbastanza da pensare che questa condanna sia ragionevole.
Uno dei ragazzi, ora morto, ha negato di essere stato abusato. 
L'altro, la cui identità e testimonianza rimangono segrete, non ne ha parlato per molti anni.
L'abuso sarebbe successo subito dopo la messa, quando è noto che Pell ha l'abitudine di parlare ai fedeli che lasciano la chiesa.

Presumibilmente accadeva nella sagrestia, normalmente un ambiente molto trafficato, dove Pell sapeva che le persone sarebbero certamente potute entrare.
I ragazzi erano presumibilmente scappati via dalla processione dopo la messa per irrompere in sacrestia, ma nessuno degli altri coristi che ha testimoniato ha detto di averli notati mentre lo facevano, né li ha notati ricongiungersi successivamente al coro.
Pell era normalmente seguito dappertutto durante e dopo la messa dal maestro del cerimoniale, monsignor Charles Portelli, che ha testimoniato di aver scortato l'allora Arcivescovo dal momento in cui arrivò alla Cattedrale fino al momento in cui se ne andò. Ha definito l'abuso impossibile.
Non un singolo testimone di quella che era una Cattedrale affollata al momento del presunto abuso ha notato qualsiasi cosa durante i 10 minuti stimati di questo presunto abuso.

Non esiste alcuna storia o esempio di abusi simili da parte di Pell, a differenza dei veri pedofili della chiesa come Gerard Ridsdale, che ha violentato o aggredito almeno 65 bambini. Pell aveva 55 anni al momento del presunto abuso.
Non meraviglia che una prima Giuria non sia riuscita a condannare Pell. Non sono in grado di dire quanto sia stata molto vicina ad assolverlo prima di liquidare la faccenda perché arrivata a un punto morto.
Oltre a ciò, l'uomo che conosco sembra non solo incapace di tali abusi, ma così intelligente e cauto da non poter mettere mai a rischio la sua brillante carriera e il suo buon nome in un assalto così folle in un luogo così pubblico.
Ci saranno molte persone che risponderebbero con rabbia che bisogna sempre credere alle vittime, o almeno credere a questa. Perché qualcuno dovrebbe fare una falsa accusa?

Ma Pell è stato accusato molto spesso di gravi offese da parte di persone che si stavano chiaramente sbagliando. Forse ricordavano male. Forse miravano al tizio sbagliato.
O forse cercavano qualcuno che pagasse per un trauma passato, e hanno scelto l'uomo che i media hanno diffamato da quando è emerso come il difensore più controverso e conservatore della Chiesa in questo Paese.

Queste accuse false o chiaramente inconsistenti includono:
Diverse accuse cadute durante il processo di convalida dopo essere state dimostrate infondate o troppo deboli per poter essere assegnate a qualsiasi giuria.
Ad esempio, è stato accusato di aver abusato di qualcuno durante una proiezione a Ballarat di Incontri ravvicinati del terzo tipo nel 1978 - sei mesi prima che il film arrivasse effettivamente in città.
Altre accuse per cui Pell avrebbe infastidito ragazzi in una piscina negli anni '70 mentre faceva saltare bambini dalle sue spalle. I pubblici ministeri oggi hanno abbandonato il caso - separandolo da quello per cui Pell è stato ora dichiarato colpevole - perché senza speranza di procedere.
La denuncia di un testimone alla Commissione Reale sugli Abusi sessuali su Minori, il quale avrebbe bussato alla porta del presbiterio di Pell a Ballarat quarant'anni fa per avvertirlo di un prete pedofilo. Pell viveva a miglia di distanza all’epoca, e quasi certamente lavorava nel suo ufficio del college a quell'ora del giorno.
Un'altra affermazione di un testimone che aveva avvisato Pell circa un prete molestatore a Ballart. Il passaporto di Pell dimostrò che viveva e studiava in Europa quell'anno.
Un reclamo di David Ridsdale, in seguito molestatore egli stesso, per cui Pell aveva cercato di corromperlo per impedirgli di dire alla polizia che era stato abusato da suo zio, il famigerato sacerdote pedofilo Gerald Ridsdale. L'ABC ha sostenuto questa affermazione, ma il consulente della Commissione Reale ha affermato che le prove non lo dimostravano.
Pell è sopravvissuto a così tante accuse false. Ora è caduto per una delle più improbabili tra tutte.
Secondo me, questo è il nostro ‘caso OJ Simpson’, ma al contrario. Un uomo è stato riconosciuto colpevole non sui fatti, ma sul pregiudizio."
http://campariedemaistre.blogspot.com/2019/02/cardinale-pell-un-processo-assurdo.html

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.