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  Un patriarca dimenticato: Massimo V di Costantinopoli

Patriarca Ecumenico di Costantinopoli dal 20 febbraio 1946 al 19 ottobre 1948

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Il 20 febbraio di 67 anni fa (1946) è salito al trono patriarcale di Costantinopoli il metropolita di Calcedonia Maximos (Vaportzis), divenuto con il nome di Massimo V il 267° arcivescovo di Costantinopoli Nuova Roma e patriarca ecumenico.

Maximos Vaportzis, figlio di Eleftherios e Katherini Vaportzis, è nato il 26 ottobre del 1897 a Sinope del Ponto, nel nord della costa turca del Mar Nero. Dopo aver terminato gli studi nella sua città natale, grazie all'aiuto del metropolita Germano (Karavangelis) di Amasia, ha ricevuto la sua formazione teologica presso il seminario teologico di Halki. Si è laureato presso la Scuola teologica di Halki nel 1919. Il 16 maggio 1918 è stato ordinato diacono nel monastero della Fonte Vivificante a Baloukli per mano del metropolita Costantino di Calliopoli; contemporaneamente è divenuto insegnante nella scuola cittadina di Theira. Ha servito come arcidiacono i metropoliti Gregorio di Calcedonia e Gioacchino di Efeso e nel 1920 è entrato nel tribunale patriarcale come diacono patriarcale. Il 27 ottobre 1922 il patriarca di Costantinopoli Melezio IV lo ha promosso al rango di codificatore e il 15 aprile 1924 il patriarca di Costantinopoli Gregorio VII lo ha promosso a sottosegretario. Il 17 dicembre 1927 è stato promosso a primo segretario ed è stato ordinato sacerdote il 1 gennaio 1928 dal patriarca Basilio III di Costantinopoli. Lo stesso giorno ha ottenuto il titolo di archimandrita. L'8 febbraio 1930 è stato eletto metropolita di Filadelfia. La consacrazione episcopale è stata alla chiesa patriarcale di san Giorgio, il 9 marzo 1930, Domenica dell'Ortodossia. La consacrazione è stata celebrata dal patriarca Fozio II di Costantinopoli. È rimasto al posto di primo segretario fino al 16 maggio 1931. È stato vicario del grande vicario patriarcale dal 9 settembre 1931 fino al 28 giugno 1932. Il 28 giugno 1932 è stato eletto metropolita di Calcedonia.

Nel 1942-43, quando la Germania era all'apice del suo potere sull'Europa, il governo turco (dominato da un partito unico autoritario) ha proposto una legge iniqua di imposta patrimoniale, che ha terrorizzato le minoranze. Tra i pochi che hanno trovato il coraggio di reagire c'è stato proprio il metropolita Maximos di Calcedonia, che ha caratterizzato l'imposta sulla proprietà come una morte bianca dell'ellenismo in Turchia, diretta a perseguitare la Chiesa; in seguito alle sue proteste è stato stato arrestato dalle autorità turche e deportato a Bursa per "ragioni di sicurezza".

Il 20 febbraio 1946, all'età di quasi 50 anni, il metropolita Maximos è stato eletto patriarca ecumenico, senza che si siano registrati problemi e interventi esterni. L'elezione è stata accompagnata dalla speranza di un nuovo impulso alla carica, di fronte ai problemi posti dal ristretto quadro che era stato imposto al Patriarcato Ecumenico dal Trattato di Losanna.

Un dialogo greco-turco iniziato sotto il patriarca Massimo ha portato ad alcuni risultati positivi sulle esenzioni dalle tasse delle opere di beneficienza e delle scuole greco-ortodosse. Un fatto indicativo del miglioramento dei rapporti è stata la visita del presidente della Repubblica turca Ismet Inonu presso la scuola teologica di Halki.

Il patriarca Massimo era noto per le sue posizioni 'di sinistra' e per i suoi stretti legami con il Patriarcato di Mosca; aveva cominciato a coltivare stretti rapporti con l'ambasciatore russo a Costantinopoli e, per estensione, con Mosca. Questi eventi non sono passati inosservati, nel clima anti-sovietico dell'inizio della guerra fredda, da parte delle potenze occidentali, che non approvavano le connessioni di Costantinopoli con il Patriarcato di Mosca controllato dai sovietici.

Nei primi mesi del 1947 il patriarca Massimo ha mostrato sintomi di nevrastenia acuta. Nel mese di maggio 1947, per motivi di salute, si è recato in Grecia, dove è stato ricevuto con grandi onori, e quindi in Svizzera. Le stesse autorità che lo hanno ricevuto ad Atene hanno subito pressioni dagli Stati Uniti per screditare il patriarca con accuse di "sinistrismo" e "russofilia"; un articolo del metropolita Crisostomo di Zacinto arriva addirittura ad accusarlo di "slavismo e papismo". I diplomatici greci in Turchia hanno iniziato a parlare delle dimissioni del patriarca con il pretesto del decorso della sua malattia (sono stati gli unici a parlarne esplicitamente, mentre Londra, Washington e Ankara hanno compiuto analoghe pressioni senza neppure motivarle).

Quindi le intese diplomatiche hanno iniziato a cercare una nuova "forte personalità" con un chiaro orientamento "anti-russo", che potesse trasformare il Patriarcato in "baluardo anti-comunista". Si è parlato inizialmente dell'ex arcivescovo di Atene Crisanto, respinto però dalla Turchia come persona non grata fin dal tempo in cui era metropolita di Trebisonda nel periodo 1916-1922. Allora gli Stati Uniti hanno proposto, e in seguito sostanzialmente imposto, l'arcivescovo Atenagora (Spirou), per la sua "fedeltà comprovata alle autorità del blocco occidentale." Così Ankara e la stampa turca hanno iniziato a promuovere Atenagora come "amico fedele della Turchia". Atene ha inizialmente espresso alcune riserve, ma l'isteria anticomunista ha rapidamente portato ad accettare la questione della sostituzione patriarcale come un "assegno in bianco".

Le reazioni del Fanar sono state particolarmente intense quando hanno cominciato a essere chiari questi movimenti diplomatici. A cercare di difendere l'indipendenza del patriarcato sono stati soprattutto i metropoliti Gioacchino di Derka, Massimo di Laodicea, Crisostomo di Neocesarea, Adamanzio di Pergamo, Massimo di Sardi e Cirillo di Chaldia. Nel mese di ottobre del 1948 le pressioni politiche sono divenute insopportabili, con l'arrivo a Istanbul di alcuni 'negoziatori' americani. Si dice che il patriarca si sia nascosto nel seminario di Halki per non ricevere visite di rappresentanti stranieri. L'alternanza di pressioni (incluse minacce di scandali) e di promesse di abbondanti aiuti finanziari ha costretto Massimo V a scrivere una lettera autografa di dimissioni il 18 ottobre 1948, dopo poco più di due anni e mezzo di carica patriarcale. Il clero ortodosso e i fedeli di Costantinopoli hanno preso con amarezza la notizia delle dimissioni del patriarca.

Ufficialmente, il patriarca Massimo si dimetteva per ragioni di salute, ricevendo il titolo di "ex primate di Costantinopoli ed Efeso", che ha mantenuto fino alla sua morte. È stato sostituito sul trono dall'arcivescovo Atenagora di America, che è arrivato a Istanbul sul jet privato del presidente degli Stati Uniti Harry Truman.

L'ex patriarca Massimo si è trasferito a vivere in Svizzera, dove alla fine del 1971 si è ammalato di broncopolmonite acuta. È morto il 1 gennaio 1972. Il funerale, il 4 Gennaio 1972 è stato presieduto dal metropolita Melitone di Calcedonia (il patriarca Atenagora era malato). Il suo corpo è stato trasferito a Costantinopoli, dove è stato sepolto con tutti gli onori nel cortile esterno del monastero della Fonte Vivificante a Baloukli.

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