Milano, 22 marzo 2017 - 21:21

La lettera a chi non vaccina i figli
dei genitori del bambino malato

Il piccolo, di sei mesi, è stato ricoverato in condizioni critiche per morbillo.
La vaccinazione si può fare solo dopo i 12 mesi di età

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Ad Ancona un bimbo di sei mesi è stato ricoverato in condizioni critiche per morbillo all’ospedale pediatrico Salesi. Troppo piccolo per essere vaccinato (il vaccino può essere fatto soltanto dopo i 12 mesi di età). Così i suoi genitori e la sua pediatra hanno deciso di appendere una lettera nello studio medico e di inviarla anche su Facebook, per ringraziare «Chi non vaccina i propri figli consentendo il dilagare di una malattia che nel 2017 sarebbe dovuta essere estinta» (invece nel 2016 in Italia si sono state 844 nuove infezioni). Un caso che illustra bene come esercizio di libertà e prevaricazione possano essere separate talvolta da un abisso dello spessore di un capello.

Immunità di gregge

I virus non possono perpetuare la loro infezione se sono circondati da ospiti «non accoglienti»: è l’effetto della cosiddetta immunità di gregge. Fa quasi sorridere se si pensa al virus come a un lupo feroce ridotto all’impotenza da «pecore organizzate», ma è proprio così, e quando non è così sono i più deboli, quelli che non possono difendersi, per esempio per limiti di età o per altre condizioni, a pagare il prezzo più alto. Come è capitato a Milano, dove nel gennaio scorso in un asilo nido si sono verificati dodici casi di morbillo di cui due hanno riguardato piccoli ancora in fasce, o come quando, sempre il Lombardia, è morto un bambino di 18 mesi affetto da una forma di leucemia con un’elevata possibilità di guarigione, compromessa forse proprio dal morbillo. «Ho capito che l’immunità è uno spazio condiviso, un giardino di cui ci prendiamo cura insieme»: ha concluso la scrittrice americana Eula Biss nel suo libro inchiesta Vaccini e altre immunità.

La sfida

Eppure le argomentazioni scientifiche, la forza dei dati, non riescono a scalfire convinzioni nutrite da una cultura aneddotica ma seducente, capace di titillare le corde della paura, che vibrano a frequenze più alte di quelle della razionalità e anche di quelle della responsabilità. Ora l’iniziativa di una mamma e di un papà suona sfidante più di mille numeri, pur convincenti e solidi. Una delle obiezioni più ricorrenti sulla vaccinazione contro il morbillo è che «Quando eravamo piccoli l’abbiamo fatto tutti e non è mai morto nessuno». Sicuri? Si potrebbe ribattere che non è affatto così e che i 200 bambini all’anno che morivano in Italia prima dell’arrivo del vaccino semplicemente non possono partecipare alla discussione. Ma, molto più banalmente, qualcuno ha il coraggio di dire la stessa cosa ai genitori del bimbo di Ancona?

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