Dopo la concessione della facoltà di confessare lecitamente che Francesco ha esteso anche oltre il Giubileo ai sacerdoti della Fraternità San Pio X, un nuovo passo di avvicinamento viene compiuto da Roma verso i lefebvriani. Con una lettera approvata dal Papa vengono autorizzati i vescovi delle diocesi nelle quali è presente la Fraternità a delegare un sacerdote perché presenzi al momento del consenso nel rito del matrimonio dei fedeli lefebvriani. Se necessario il vescovo potrà anche delegare direttamente il prete della Fraternità che celebra le nozze.

«Malgrado l’oggettiva persistenza per ora della situazione canonica di illegittimità in cui versa la Fraternità di San Pio X - si legge nel testo - il Santo Padre, su proposta della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Commissione Ecclesia Dei, ha deciso di autorizzare i Rev.mi Ordinari del luogo perché possano concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale della Fraternità, secondo le modalità seguenti. Sempre che sia possibile, la delega dell’Ordinario per assistere al matrimonio verrà concessa ad un sacerdote della diocesi (o comunque ad un sacerdote pienamente regolare) perché accolga il consenso delle parti nel rito del Sacramento che, nella liturgia del Vetus ordo, avviene all’inizio della Santa Messa, seguendo poi la celebrazione della Santa Messa votiva da parte di un sacerdote della Fraternità».

 

«Laddove ciὸ non sia possibile, o non vi siano sacerdoti della diocesi che possano ricevere il consenso delle parti - continua la lettera - l’Ordinario può concedere di attribuire direttamente le facoltà necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana quanto prima la documentazione della celebrazione del Sacramento».

 

«Certi che anche in questo modo si possano rimuovere disagi di coscienza nei fedeli che aderiscono alla FSSPX e incertezza circa la validità del sacramento del matrimonio - conclude la lettera - e nel medesimo tempo si possa affrettare il cammino verso la piena regolarizzazione istituzionale, questo Dicastero

confida nella sua collaborazione».

La “Lettera della Pontificia commissione Ecclesia Dei ai presuli delle Conferenze episcopali interessate circa la licenza di celebrare i matrimoni dei fedeli della Fraternità San Pio X”, resa nota il 4 aprile 2017, è firmata dal cardinale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Gerhard Ludwig Müller e dal Segretario dell’Ecclesia Dei, l’arcivescovo Guido Pozzo, ed è stata approvata da Francesco. Un documento che, sulla scia della decisione già presa sulle confessioni, tiene conto delle esigenze dei fedeli e sana un problema finora esistente per le nozze celebrate dai preti della Fraternità. 

Perché un matrimonio sia valido e lecito, non basta infatti l’ordinazione del ministro assistente al rito (i cui celebranti sono gli sposi), serve anche la giurisdizione. Il ministro assistente di fronte al quale gli sposi formulano il consenso, perché questo sia valido, deve aver ricevuto la delega da parte del vescovo o più comunemente del parroco del luogo presso cui ci celebra il matrimonio. Neanche un cardinale o un nunzio apostolico possono benedire le nozze di una coppia di sposi senza questa delega. È rimasto famoso il caso del nunzio apostolico Federico Tedeschini (poi creato cardinale da Pio XI), che negli anni Venti benedisse in Spagna tante nozze senza aver ricevuto la delega né dal vescovo né dal parroco: tutti quei matrimoni furono dichiarati nulli dalla Sacra Rota per difetto di forma canonica. 

Senza la delega dell’ordinario diocesano o del parroco del luogo, il matrimonio è infatti nullo per difetto di forma canonica, anche se la nullità va provata in sede giudiziale. Questo ovviamente non vuol dire che tutte le nozze celebrate fino ad oggi per i fedeli della Fraternità siano nulle: è sempre esistita la possibilità di chiedere la delega, o di chiedere una “sanatio” (una sanatoria ex post) dopo il matrimonio. Ora questa difficoltà non esisterà più, dato che grazie alla lettera pubblicata oggi viene superato ogni dubbio giuridico: qualsiasi vescovo diocesano è espressamente autorizzato per volontà del Papa a concedere la delega e dunque a permettere che anche i matrimoni celebrati da sacerdoti lefebvriani siano validi e leciti.

Nel rito preconciliare secondo il messale del 1962 promulgato da Giovanni XXIII, quello usato dalla Fraternità San Pio X, il sacramento del matrimonio viene celebrato all'inizio della messa. Non è cioè incorporato nella celebrazione liturgica come avviene normalmente nel rito della riforma post-conciliare, pur essendo sempre possibile celebrarlo al di fuori della messa. Il vescovo è dunque ora autorizzato a nominare un sacerdote suo delegato per ricevere il consenso degli sposi quando il matrimonio è celebrato da un prete della Fraternità e può decidere di delegare direttamente il sacerdote lefebvriano. Dopo la pubblicazione del documento odierno, il vescovo non può più addurre come motivazione per negare il consenso e la delega il fatto che i sacerdoti della Fraternità non abbiano uno status giuridico nella Chiesa cattolica.

Il gesto di Francesco è dunque un ulteriore passo di attenzione e benevolenza nei confronti della Fraternità, con l’auspicio, dichiarato anche nel testo della lettera, che presto si possa giungere alla piena riconciliazione. Com’è noto, la Santa Sede ha proposto nei mesi scorsi al superiore della San Pio X, il vescovo Bernard Fellay, una nuova versione della dichiarazione dottrinale da sottoscrivere, praticamente concentrata nella “Professio fidei”, la professione di fede cattolica. Quando la Fraternità l’avrà accettata, si perfezionerà in tempi brevi la concessione dello status giuridico per i vescovi e i preti lefebvriani. La formula scelta da tempo è quella della “prelatura personale” direttamente dipendente dalla Santa Sede.

Dopo la pubblicazione della lettera, la Casa Generalizia della Fraternità San Pio X ha divulgato un comunicato nel quale si dice «profondamente grata al Santo Padre per la sua sollecitudine pastorale, che viene espressa nella lettera della Commissione Ecclesia Dei, con l'obiettivo di togliere i dubbi circa la validità del sacramento del matrimonio».

 

«Papa Francesco vuole chiaramente, come nel caso delle confessioni, che tutti i fedeli i quali desiderano sposarsi in presenza di un sacerdote della Fraternità San Pio X, siano in grado di farlo senza alcuna preoccupazione circa la validità del sacramento. Si spera che tutti i vescovi condividono la stessa sollecitudine pastorale».

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