Francesco I
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Giorgio Napolitano l'altro "grande d'Italia" secondo Bergoglio

Quando Napolitano disse: “in Ungheria l’Urss porta la pace”

I «fatti» sono noti. Nel 1956, a seguito del XX Congresso del Pcus, quello in cui Kruscëv denunciò i crimini di Stalin, nei Paesi dell’ Europa orientale si ebbero una serie di piccole e grandi rivolte da parte di popoli che chiedevano libertà e democrazia. Il 23 ottobre si mosse l’ Ungheria, con una gigantesca manifestazione a Budapest. L’ Unione Sovietica reagì inviando i suoi carri armati.
Nel 1956, all’indomani dell’invasione dei carri armati sovietici a Budapest, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano lasciarono il Partito Comunista Italiano, mentre “l’Unità” definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, Giorgio Napolitano si profondeva in elogi ai sovietici. L’Unione Sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo»…

«Napolitano non venga a Budapest. Con il Pci appoggiò i russi invasori», tratto da il Giornale, 26.5.2006.

Un portavoce dei superstiti: “Tardivo il suo ripensamento, chi pagò con la vita non vorrebbe essere commemorato da lui”.
Hanno perdonato Boris Eltsin, erede dei loro carnefici. Potrebbero, sforzandosi, mandar giù anche un boccone indigesto come Vladimir Putin «l’opportunista» ma Giorgio Napolitano no, proprio no. Il nostro presidente della Repubblica non merita sconti e in Ungheria non deve andare. Soprattutto in quei giorni, nel prossimo autunno, in cui a Budapest si ricorderanno i 50 anni dell’invasione sovietica. A lanciare il diktat è un gruppetto sparuto ma autorevole di magiari, quelli raccolti intorno a «56 Alapitvany» (Fondazione ’56). Sono in diciannove, tutti accomunati dallo stesso destino: essersi ribellati agli occupanti venuti da Mosca e aver pagato per questo con duri anni di galera.
Quando hanno saputo che il presidente ungherese Laszlo Solyom aveva invitato per il prossimo autunno a Budapest anche Giorgio Napolitano. In nove hanno firmato una lettera-appello per chiedere che Napolitano non venga. O se proprio ci tiene a visitare l’Ungheria, lo faccia prima o dopo le commemorazioni. Facendo riferimento alla posizione presa dal Pci nel 1956, la lettera afferma che il documento di allora offrì sostegno internazionale ai sovietici che «repressero nel sangue il desiderio di libertà dell’Ungheria». E Laszlo Balazs Piri, tra i nove firmatari dell’appello, membro del board della Fondazione, già condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per la sua partecipazione alla rivolta, rilancia: «Purtroppo i governi dei grandi Paesi occidentali non poterono aiutarci. L’opinione pubblica dei Paesi liberi era accanto a noi. Nello stesso tempo, però, in Paesi come Italia e Francia i Partiti comunisti erano allineati a Mosca. Furono d’accordo con questa resa dei conti sanguinosa contro la lotta di liberazione ungherese. Napolitano a quel tempo non era un bambino e aveva un’opinione».
A poco vale per i «reduci» della repressione sovietica il ripensamento del presidente italiano. Un dietrofront tardivo, sostengono. E Balasz Piri è categorico: «La comunità dei veterani del 1956 sente che quest’uomo non deve partecipare alle commemorazioni del ’56 ungherese. Chissà cosa direbbero quelli che sono stati impiccati in seguito alla repressione».
Il 26 settembre 2006, a Budapest, Napolitano ha reso omaggio alle vittime della rivoluzione del 1956, soffocata nel sangue dai carri armati sovietici. In quell’occasione ha detto: “Ho reso questo omaggio sulla tomba di Imre Nagy a nome dell’Italia, di tutta l’Italia, e nel ricordo di quanti governavano l’Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell’insurrezione ungherese e contro l’intervento militare sovietico”. Non una dichiariazione sulle responsabilità sue e dei suoi «compagni» di partito, non una richiesta di perdono alle vittime (forse 25.000), non un’affermazione che definisse il comunismo «male assoluto».

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N o t a :

Pio XII elevò

József Mindszenty

al rango di cardinale nel concistoro del 18 febbraio 1946. Il 22 febbraio dello stesso anno ricevette il titolo di it.wikipedia.org/wiki/Santo_Stefano_a….
Intanto l'Ungheria era diventata un Paese satellite dell' Unione Sovietica. La Chiesa cominciò ad essere perseguitata. Secondo una tradizione secolare, il principe-primate d'Ungheria è rivestito sia di funzioni ecclesiastiche sia di compiti civili (per esempio incorona il re e lo sostituisce in caso d'impedimento). Per i comunisti Mindszenty fu un simbolo da abbattereit.wikipedia.org/wiki/József_Mindszenty.
Il 26 dicembre 1948 fu prelevato in episcopio dalla polizia ed arrestato. Sottoposto a torture ed umiliazioni, fu picchiato per giorni, drogato e costretto ad ascoltare oscenità: il tutto per spingerlo a confessare di aver commesso reati contro il regime. Dopo un processo-farsa, l'anno successivo fu condannato all' ergastolo.
Sfinito fisicamente, sottoscrisse l'accusa cospirazione tesa a rovesciare il governo, ma ebbe la lucidità di porre in calce la sigla C.F. (coactus feci, ossia "firmai perché costretto")it.wikipedia.org/wiki/József_Mindszenty. L'arresto del cardinale ebbe grande risonanza nelle cronache e fu considerato una prova della natura antireligiosa e oppressiva del comunismo.

Il cardinale József Mindszenty
arrestato dai comunisti


Tra carcere e arresti domiciliari, Mindszenty trascorse otto anni, durante i quali non poté leggere testi sacri ed ebbe il divieto di inginocchiarsi; le guardie ricevettero l'ordine di interromperlo se cominciava a recitare preghiere. Durante la prigionia si ammalò di tubercolosi, a causa del duro regime carcerario.it.wikipedia.org/wiki/József_Mindszenty Il 1956 fu l'anno dell'insurrezione popolare. Il cardinale fu liberato dagli insorti, ma ben presto si rese conto che i carri armati sovietici avrebbero ristabilito il vecchio regime. Si rifugiò nell'ambasciata statunitense di Budapest. Non poté partecipare ai conclavi del 1958 né del 1963.

Chiaramente, come sempre, Bergoglio è dalla parte di Napolitano e non da quella del cardinale Mindszenty
Francesco Federico e un altro utente si collegano a questo post
Francesco Federico