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"La Parola viva di Gesù in mezzo a noi" 14/01/2013 "La Parola viva di Gesù in mezzo a noi" ALESSANDRO ZACCURI Intervista ad Alessandro Zaccuri, giornalista di «Avvenire» e scrittore. Il suo sito è …Altro
"La Parola viva di Gesù in mezzo a noi"

14/01/2013

"La Parola viva di Gesù in mezzo a noi"

ALESSANDRO ZACCURI
Intervista ad Alessandro Zaccuri, giornalista di «Avvenire» e scrittore. Il suo sito è alessandrozaccuri.it
LUCA ROLANDI
ROMA
L'eco si sta spegnendo ma ripensare il Vaticano II e soprattutto metterlo in pratica è realtà vera dentro la chiesa e la società. Esso è espressione di riflessione e riproposizione del messaggio di sempre, quello di salvezza di Gesù Cristo. Il giornalista e saggista Alessandro Zaccuri parla a Vatican, nel lungo itinerario di "Voci sul Concilio"

A cinquant’anni dalla sua apertura il Concilio cosa ha lasciato in eredità alla chiesa di oggi? Celebrare o vivere il Vaticano II?
Il Concilio ci ha ricordato che, in effetti, tra vita e celebrazione non esiste alcuna barriera. Questo è l’elemento originario del cristianesimo, discende dal mistero dell’Incarnazione ed è, anche dal punto di vista storico, la prima esperienza con cui la comunità dei credenti si è misurata. Schematizzando, si potrebbe dire che il cristianesimo rappresenta un modello di semplicità e di essenzialità rispetto alla complessa sovrabbondanza di culture, riti e credenze che si intrecciano all’epoca dell’Impero romano. Il frequente richiamo del Concilio ai testi dei primi Padri della Chiesa va esattamente in questa direzione: la complessità esiste da sempre e il Vangelo, nella sua apparente umiltà, è capace di contenerla.

2) Nel dibattito storiografico e teologico divergono i sostenitori del termine evento da quelli che prediligono avvenimento. Distinzione terminologica o interpretazioni profondamente differenti.
Il Concilio è stato anche un media event, su questo non si discute: disponiamo di un’amplissima documentazione radiofonica, cinematografica e soprattutto televisiva di quei giorni. Prima di allora, nella storia della Chiesa nessun accadimento aveva prodotto una rappresentazione di sé tanto rapida e abbondante. Sarebbe ingenuo, però, pensare che tutto sia avvenuto a favore delle telecamere. Anche del Concilio di Trento non mancano le raffigurazioni “ufficiali”, ma non per questo siamo autorizzati a sminuirne la portata. Anche se, per l’epoca in cui si è svolto, ha assunto talvolta le connotazioni dell’evento, il Vaticano II resta un avvenimento centrale nella vita della Chiesa.

Le interpretazioni storiche, le ermeneutiche, rottura, discontinuità o riforma i tempi lunghi della recezione. Una sua valutazione?
È un momento di particolare evidenza nelle vicende della Ecclesia semper reformanda. Nell’opinione pubblica un’espressione come “riforma”, se riferita alla Chiesa, porta con sé il ricordo di Lutero e quindi di una rottura. Ma chi conosce il cammino della Chiesa dalla tarda antichità lungo tutto il Medioevo sa bene che iniziative di riforma si sono susseguite con cadenza pressoché regolare, senza che mai venisse meno una continuità sostanziale nell’annuncio del Vangelo. Il Vaticano II è la conferma di questa tradizione innovativa.

Un Concilio ecumenico, quali sono state le grandi novità che hanno cambiato il mondo di essere della chiesa, soprattutto per i nativi conciliari e per coloro che del Vaticano II hanno sentito solo parlare. Quando i testimoni saranno scomparsi cosa resterà?
Domanda interessante, perché la categoria di “testimonianza” è del tutto centrale nei documenti del Concilio e va al di là del mero essere stati “lì e allora”. Testimoni siamo noi tutti, al di là delle contingenze anagrafiche. Se il Vaticano II si fosse esaurito (mettiamo caso) nella riforma liturgica, un ragazzo di oggi non avrebbe alcun interesse a riscoprirlo: il rito è già in lingua corrente, l’altare ormai è orientato verso il popolo, quel che doveva essere fatto è stato fatto… Non è così, per grazia di Dio. Alcuni testi conciliari, a partire dalla magnifica ouverture della Gaudium et spes, sono di una bellezza trascinante. Sono, a mio modesto parere, il vero capolavoro di quella nuova arte cristiana che Paolo VI ricercò con tanta passione. E sono, appunto, una testimonianza ancora attualissima.

Incontro universale della chiesa, prospettiva pastorale, riconciliazione con il mondo e la modernità, rispetto della tradizione aggiornata ai segni dei tempi. Concetti espressi più volte che molti faticano a comprendere oggi.
L’accelerazione dei fenomeni di secolarizzazione, che pure il Concilio aveva intuito con lucidità, non era prevista né prevedibile nei termini che si sono poi verificati. Questo ha dato l’impressione che l’avamposto fosse in realtà troppo arretrato oppure, da un diverso punto di osservazione, che si stesse cercando di conquistare un territorio ormai in mano ai barbari. Il rischio dell’incomprensione accompagna sempre le vicende dei santi e anche in questo il Vaticano II offre una meravigliosa lezione di santità collettiva. “Sociale”, si direbbe oggi. “Di popolo”, è meglio rdire attenendosi alla lettera e allo spirito dei documenti conciliari.

Il vissuto della chiesa e il Concilio. Più delle dispute storiche e teologiche valgono le esperienze delle comunità, la testimonianza di laici e religiosi, uomini che il Concilio l’hanno applicato nella loro vita
Il cristianesimo non è un dato sociologico, tanto meno un prodotto culturale: il cristianesimo è Gesù qui con noi, oggi. Questo ci ha insegnato il Vaticano II e già per questo avremmo il dovere della gratitudine. La mia impressione è che mezzo secolo sia una distanza ancora breve e che alcune delle grandi figure di allora abbiano bisogno di una prospettiva storica ancora più ampia per essere veramente comprese e apprezzate. Verrà il momento in cui, guardando ai “Papi del Concilio”, ci accorgeremo che la cordialità di Roncalli non è mai stata in conflitto con l’austerità di Montini. Erano, semplicemente, stili diversi per annunciare l’intramontabile attualità del Vangelo.